Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Elena Cecchini

Pontoni, l’agenda è piena: il bello inizia adesso

23.09.2025
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AVEZZANO – Il titolo europeo gravel con Erica Magnaldi e alcuni segnali molto interessanti nella gara maschile hanno dato la carica a Pontoni. L’inizio delle gare conclude la fase forse più faticosa di programmazione e dei complicati incastri con le squadre. Per questo vedere il tecnico della nazionale di gravel e cross correre come un folletto da un punto all’altro del percorso ha fatto capire che finalmente per Daniele è arrivata la parte bella dell’incarico. Fra tre settimane i mondiali di Maastricht chiuderanno la stagione del gravel e lanceranno quella del cross e poi il calendario non concederà più respiro.

Le convocazioni per gli europei gravel di Avezzano hanno avuto qualche defezione e qualche sorpresa dell’ultima ora. Le squadre della strada sono impegnate con la rincorsa ai punti e alcune non hanno concesso i loro atleti, al punto che forse varrebbe la pena assegnare punti anche per la semplice convocazione. Che è titolo di merito, ma distoglie il corridore dalle gare con la propria squadra. E’ giusto che la chiamata in nazionale sia vissuta come una penalizzazione?

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Gli europei sono andati bene, adesso si va verso un mondiale più veloce e meno tecnico. Così almeno si dice…

In realtà non ci hanno ancora mandato il programma e siamo qui che lo stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte l’UCI, ma ancora non ci sono novità. Mi serve saperlo anche per capire le convocazioni da fare, per atleti e staff. Sapere quante feed zone ci sono, che tipo di percorso sia. Le uniche informazioni le abbiamo avute da Elena Cecchini (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr), perché la Wiebes l’ha provato e le ha raccontato qualcosa…

E’ cominciata la tua stagione?

No, la mia stagione non finisce mai. Anzi, adesso che ci sono le gare, inizia il momento più soft. E’ tutto più bello, più facile, più semplice. Ma la testa ad esempio è anche sul cross. Fino a dicembre è già tutto programmato, quindi poi avremo da gestire l’ultimo mese, ma non abbiamo grossi problemi. Adesso dobbiamo capire bene come gestire la situazione di Agostinacchio, cosa farà realmente. Quindi se salta la categoria under 23 o meno.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
E’ stato facile fare le convocazioni per gli europei?

E’ stato un po’ uno slalom, però alla fine abbiamo fatto una bella nazionale, sia in campo maschile che in campo femminile. Abbiamo avuto due defezioni dell’ultimo momento, perché Bertizzolo e Barbieri si sono fatte male. Tra l’altro Rachele era anche indirizzata al mondiale e quindi la perderemo anche per quello, perché è difficile che possa recuperare. Aspettiamo ancora, abbiamo tre settimane.

Si parla con le squadre o con gli atleti?

Un po’ con le squadre, un po’ con gli atleti. Alcuni di loro hanno voluto esserci e sono stati bravi a spingere. Garofoli può essere sembrato una sorpresa, ma lo abbiamo concordato con Davide Bramati. Gianmarco aveva la volontà di provare e io sono stato ben felice di accoglierlo, anche perché è un atleta di alto livello.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
L’obiettivo di un cittì di solito è crearsi un gruppo con cui lavorare, mentre la sensazione è che la tua rosa cambi spesso.

I ragazzi e le ragazze si mettono a disposizione e, anche se sono nuovi o nuove, si integrano subito. Un compito importante del cittì è farli sentire partecipi del gruppo, che ci siano stati per venti volte o che sia la prima. Ho sempre detto che il nostro oro è il gruppo di lavoro, meccanici, massaggiatori e quelli che fanno il lavoro sporco. Gli atleti vanno e vengono, ma il gruppo di lavoro deve essere uno zoccolo duro di cui hai fiducia e cui delegare perché devi poterti fidare a occhi chiusi. E io dei miei ragazzi mi fido al 100 per cento.

Forse la vera squadra è proprio quella?

Esattamente così. Quando mi hanno fatto la proposta per diventare commissario tecnico, ho subito chiamato un responsabile dello staff e ho detto che se ci fosse stato lui, allora ci sarei stato anche io. Quindi ho voluto un vice come Billo (Luigi Bielli, ndr), che arrivava già da un’esperienza lunga 16 anni. Poi abbiamo il resto, dal team manager, al presidente, dal segretario ai nostri consiglieri che ci mettono nel migliore condizioni per fare questo lavoro.

Raduni, per Bielli la via maestra per far crescere i giovani

10.01.2025
5 min
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Passano le ore ma ancora si parla del grande successo riscosso dai campionati italiani giovanili di Follonica. Un successo numerico ma anche prestazionale che non coglie impreparati, considerando i prodromi stagionali ma soprattutto il lavoro che c’è dietro e che c’è stato in questi tre anni (il più breve quadriennio olimpico della storia…) da parte dello staff tecnico di Daniele Pontoni. Il cittì era stato chiaro sin dall’inizio, proponendo l’esigenza di coinvolgere il più possibile le generazioni più giovani, quelle di esordienti e allievi, già nell’attività della categoria superiore, attraverso raduni mirati.

Lo staff azzurro che segue lo sviluppo dei ragazzi, Bielli è il primo in basso a destra
Lo staff azzurro che segue lo sviluppo dei ragazzi, Bielli è il primo in basso a destra

Quasi 300 convocati

E’ tempo di fare un po’ il bilancio di questo lavoro in profondità e Luigi Bielli, braccio destro di Pontoni, lo fa dati alla mano: «Da fine 2022 abbiamo avuto nei nostri raduni quasi 300 presenze, mischiando juniores a ragazzini di età minore e attraverso questo mix sono cresciuti campioni mondiali come Viezzi ed europei come Agostinacchio, ragazze affermate come Bramati e Pellizotti, insomma tutto quel che di buono ha prodotto il settore giovanile del ciclocross italiano in questo triennio diventando un riferimento nel mondo. E’ la dimostrazione che la scelta di Daniele era quella giusta, che la strada è stata tracciata e va seguita ».

Nei raduni i giovanissimi si trovano a confrontarsi con gli juniores. Esperienze fondamentali
Nei raduni i giovanissimi si trovano a confrontarsi con gli juniores. Esperienze fondamentali
Come si è arrivati a questa scelta?

Va subito detto che non è tutto merito solo nostro né che tutto deriva dai raduni. Andiamo con ordine. Fondamentale è stato intanto l’apporto del Gruppo Performance, che ci ha permesso di tracciare un profilo molto dettagliato di ogni ragazzo/a passato attraverso i nostri incontri. Verificando i risultati dei test, abbiamo potuto stabilire per ognuno la linea giusta da seguire consigliando – e ci tengo a sottolineare questo verbo – a società, ragazzi, famiglie non solo quel che sarebbe stato utile come allenamento, ma anche tutto quel che lo circonda, dall’alimentazione alle accortezze da avere prima e dopo l’allenamento. E’ un lavoro globale, al quale hanno contribuito in tanti.

Il progresso è stato solo qualitativo o anche dal punto di vista dei numeri?

Lo stato di salute del ciclocross, come numero di praticanti fra i giovani, è sempre stato florido, lo era anche prima che inaugurassimo questo ciclo di lavoro. C’è sempre un grandissimo interesse e questo avviene dappertutto. Mi capitava spesso nei miei giri di sentire ragazzi che praticavano strada, pista, mtb che non vedevano l’ora che arrivasse l’inverno per poter iniziare l’attività. Senza alcuna paura delle intemperie, del clima e questo è sintomo di crescita del movimento. Per molti giovani è innanzitutto una sfida dal sapore di gioco, sanno che non arriveranno ai vertici ma quest’attività ha comunque una grande utilità per la loro maturazione.

I ragazzi vengono sottoposti a test dal Gruppo Performance. I dati servono per indirizzare la loro attività
I ragazzi vengono sottoposti a test dal Gruppo Performance. I dati servono per indirizzare la loro attività
Questo fermento è localizzato solo al Nord?

Il settentrione rimane un po’ l’epicentro dell’attività, soprattutto dalla Lombardia verso est, ma devo dire che ormai è palpabile il fermento che si vive al Sud, soprattutto in Puglia e Calabria dove ho visto manifestazioni molto qualificate e soprattutto frequentate dai più giovani. Non è un caso se anche dal sud ora emergono ragazzi molto forti che si stanno mettendo in luce, è una bella realtà che sta arricchendo la proposta generale del movimento e questo lo vediamo anche attraverso la partecipazione sempre più espansa non solo ai tricolori, ma anche alle tappe della Coppa Italia.

Nelle categorie minori state trovando talenti in grado di proseguire la scia tracciata da Viezzi e Agostinacchio?

Sicuramente, io credo anzi che a livello medio ci sia una crescita, una proliferazione di ciclocrossisti che potranno ottenere quantomeno risultati simili. Penso ai fratelli Cingolani che abbiamo visto protagonisti anche a Follonica, a Luca Ferro sul quale riponiamo molte speranze e non vediamo l’ora che approdi fra gli juniores, ma anche allo stesso Francesco Dell’Olio che viene proprio dal sud e che è venuto fuori con forza da un bruttissimo incidente, oppure a livello femminile le sorelle Righetto, uscite con un doppio titolo a Follonica ma che già prima avevano conquistato allori tricolori. Tutti giovani che tra l’altro vanno bene nel ciclocross ma anche su strada o mtb ottengono risultati all’altezza, quindi sono tutti prospetti da seguire con attenzione.

Molti hanno sottolineato quanto siano stati utili i raduni insieme ad atleti più grandi, assaggiando soprattutto la vita in nazionale…

E’ il segno che la scelta è quella giusta e che affiancare i giovanissimi agli juniores è un processo che porta risultati. Io sono sicuro che ce li ritroveremo anche negli anni futuri e sarà un risultato importante perché avremo provenienze le più geograficamente diverse. Io penso che sia un segno di rinascita non solo del ciclocross, ma del ciclismo italiano tutto…

La nazionale di cross in Polonia: Bielli, raccontaci tutto…

14.09.2022
5 min
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All’Orlen Grand Prix, nella tappa polacca della Nations Cup riservata agli under 23, c’era anche la nazionale italiana. Una nazionale però per certi versi originale, perché composta da specialisti del ciclocross. Il progetto voluto da Daniele Pontoni va avanti e la squadra che aveva preso parte con buoni risultati al Giro del Friuli, con Toneatti sul podio, è andata anche alla prova polacca, senza però quest’ultimo e senza lo stesso Pontoni, sostituito dal suo secondo Luigi Bielli.

La squadra è partita con 4 ragazzi (nella foto di apertura da sinistra Ceolin, Bergagna, Leone e Masciarelli) ai quali far fare esperienza pensando già a quel che sarà, alla stagione sui prati.

«Appena avuto l’invito – racconta Bielli – abbiamo colto l’opportunità. Abbiamo trovato una gara allestita davvero in maniera impeccabile, sembrava di essere a una corsa professionistica, ma non c’è da stupirsi visto che lo staff è lo stesso del Giro di Polonia».

Bielli con Bergagna al centro e Masciarelli. Per gli azzurri è stata una trasferta di lavoro
Bielli con Bergagna al centro e Masciarelli. Per gli azzurri è stata una trasferta di lavoro
La vostra era una presenza particolare, essendo tutti specialisti di un’altra disciplina…

Non siamo certo partiti per far risultato, ma per proseguire sulla rotta che ci siamo prefissi. Questa gara doveva disputarsi a fine aprile, ma la situazione bellica (si gareggia in una zona particolarmente vicina alla Bielorussia, ndr) aveva consigliato il rinvio. Era una gara di alto livello, in particolare Germania e Danimarca avevano nazionali davvero forti, mentre c’erano squadre polacche con già esperienza nelle prove professionistiche. La cosa più curiosa è stata che prima di partire mi ero sentito con Amadori per capire chi fossero i corridori da seguire. Non ci crederete ma ha indovinato in pieno il podio finale (nell’ordine il danese Nortoft, il tedesco Luhrs e l’estone Karpenko, ndr)…

Nel complesso come giudichi la prova dei ragazzi?

Io dico che se la sono cavata più che bene. Stiamo già lavorando nell’ottica degli europei di ciclocross di Namur a novembre, alcuni di loro non avevano molta esperienza su strada, anzi Samuele Leone prima di questa doppia prova a tappe ne era completamente sprovvisto. Tanto è vero che quando è salito sulla bici da crono in Friuli, non gli sembrava vero. Pedalare in gruppo, affrontare i ventagli sono esperienze delle quali era digiuno. Gli altri erano già più esperti.

Masciarelli con il meccanico Vincenzo Bonavita. In Polonia i ragazzi hanno trovato clima invernale
Masciarelli con il meccanico Vincenzo Bonavita. In Polonia i ragazzi hanno trovato clima invernale
Masciarelli è stato il migliore con il 15° posto finale.

E con un pizzico di fortuna in più poteva anche centrare la top 10. Nella prima tappa si è trovato a cambiare la bici quando davanti si erano formati i ventagli. I danesi avevano messo fuori gioco il Belgio e quindi si è sviluppata una grande battaglia fra primo e secondo gruppo. Lui è rientrato su questo, ma non c’è stato modo di ricucire e alla fine era in debito di energie. Si vede comunque che ha corso spesso su strada con il suo team belga.

Gli altri?

Avevamo in squadra Federico Ceolin che ha fatto già attività su strada quest’anno con la Beltrami Tsa Tre Colli e Tommaso Bergagna che invece si è dedicato alla mtb. Mi sono piaciuti molto nella seconda tappa. Bergagna era caduto e, appena rientrato, Ceolin ha forato durante l’ennesimo ventaglio dentro la foresta. L’altro lo ha aspettato per non fargli perdere troppo tempo. Ho visto lo spirito giusto, hanno onorato la maglia che portavano.

La volata della seconda tappa, con tripletta tedesca firmata Theiler, Luhrs e Teutenberg (foto Orlen Grand Prix)
La volata della seconda tappa, con tripletta tedesca firmata Theiler, Luhrs e Teutenberg (foto Orlen Grand Prix)
In funzione dei vostri obiettivi, che cosa chiedevate ai ragazzi?

Noi abbiamo lavorato pensando al ciclocross. I ragazzi dovevano spingere soprattutto nelle prime due ore di gara, sapendo che è il doppio di quanto avviene nelle gare invernali. Quelle due ore sono più performanti e sono quelle che servivano alle nostre necessità. Nella sera tra la prima e la seconda tappa, ci siamo anche visti in videoconferenza con Daniele, abbiamo esaminato la corsa e ripassato quel che ha funzionato di più e di meno. E’ stata comunque una trasferta molto funzionale. Tra l’altro l’organizzazione ci ha già invitato per il prossimo anno, garantendoci anche la possibilità di schierare due squadre, una di stradisti e la nostra.

Czeslaw Lang. L’ex gregario di Saronni è organizzatore anche dell’Orlen Nations GP (foto Orlen Grand Prix)
Lang. ex gregario di Saronni, è organizzatore anche dell’Orlen Nations GP (foto Orlen Grand Prix)
Ora come andrete avanti?

Intanto molti ciclocrossisti saranno già impegnati domenica nei campionati italiani gravel ad Argenta. So che buona parte vorrebbe fare anche il mondiale, al pari di alcuni stradisti che hanno già espresso l’auspicio di affrontare almeno parte della stagione di ciclocross. Non va dimenticato però che il gravel e il ciclocross sono due specialità distinte e per certi versi anche molto distanti fra loro dal punto di vista tecnico. Noi comunque terremo conto di tutto, anche di chi è ancora impegnato su strada e in questi giorni è in partenza per l’Australia: Persico e Venturelli ad esempio hanno già garantito la loro presenza nella prima parte di stagione fino agli Europei. Vedremo come venire incontro alle loro esigenze.

Da Zoccarato a Fontana, l’occhio tecnico di Bielli

11.01.2022
5 min
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Tra gli occhi degli esperti che si aggiravano sul circuito di Variano lo scorso weekend in occasione del campionato italiano di ciclocross, c’erano anche quelli di Luigi Bielli, collaboratore tecnico del cross, appunto, e cittì del settore Indoor.

Ex professionista, Bielli da anni si occupa di cross. Era vicino a Scotti e di campioni sul fango ne ha visti passare. Con lui vogliamo fare una sorta di “resoconto” degli scorsi tricolori.

Luigi Bielli classe 1964, qui con la bella Serena Autieri
Luigi Bielli classe 1964, tecnico della nazionale Indoor e collaboratore di quella di cross

Zoccarato, bell’esempio

Con Bielli partiamo da Samuele Zoccarato, che seppur un “novellino” del cross era una delle stelle presenti in corsa. Come vi abbiamo raccontato, il portacolori della Bardiani Csf Faizanè ha deciso di sua spontanea volontà di gettarsi nel fango e sull’erba. Una cosa un po’ insolita per un professionista italiano su strada che per di più ha il contratto in tasca.

«Già il fatto stesso di essere stato presente ad un evento così importante è più che positivo – commenta Bielli – Zoccarato aveva già fatto qualche gara in precedenza, ma un campionato italiano è più importante».

«Le attività invernali, che siano corsa, palestra, rulli o il nuoto… Sono sempre importanti, ma io resto del parere che quelle all’aperto lo sono ancora di più. Permettono al fisico di aumentare le proprie difese immunitarie. E nel caso del cross consentono di curare la tecnica, l’agilità e la potenza al tempo stesso. Ti danno qualità di guida per affrontare gli imprevisti. Penso per esempio al saper guidare con un tubolare a terra».

«E poi chi ha fatto questa attività da ragazzo ce l’ha nel DNA. Semmai le società sono un po’ restie a lasciarli andare. Ma secondo me non è un qualcosa di azzeccato neanche dal punto di vista del marketing. Il cross consentirebbe ai team di riempire quei 2-3 mesi invernali in cui hanno meno visibilità. Darebbero una mano ai propri sponsor».

Si parte, Zoccarato (col 37) in coda al gruppo
Si parte, Zoccarato (col 37) in coda al gruppo

Rubare con gli occhi

«Come ho visto Zoccarato? Molto concentrato – riprende Bielli – In partenza chiaramente era nelle retrovie, in quanto non aveva i punti per partire davanti. Da un punto di vista tecnico ci è arrivato molto preparato. Credo avesse il miglior materiale per le sue possibilità. Segno che vi ha dedicato attenzione.

«Riguardo alla guida si è dovuto adeguare. Credo che nei giri di prova si sia messo alla ruota dei migliori, mi sembra di uno dei due fratelli Braidot. Girandogli dietro, come si dice, ha rubato con gli occhi».

E di certo il 24enne di Camposampiero (Padova), deve aver studiato bene. E se in qualche drop è apparso più in difficoltà, è scappato via bene nei tratti in salita, specie quelli in cui si doveva correre a piedi, dove in più di qualche tornata ha guadagnato delle posizioni.

Zoccarato CX 2021
Zoccarato in azione ai tricolori di Variano. Alla fine ha chiuso al 17° posto
Zoccarato CX 2021
Zoccarato in azione ai tricolori di Variano. Alla fine ha chiuso al 17° posto

Gara elite combattuta

Oltre a Zoccarato c’erano gli altri elite, che hanno infiammato la gara. Una gara davvero bella e tesa, ma se poi si pensa ai grandi palcoscenici europei resta un po’ fine a se stessa. Pur essendosi disputato questo tricolore in un contesto degno dei grandi eventi, anche in chiave tifo.

«Dopo i primi 4-5 giri c’è stata questa bella lotta tra Fontana, Dorigoni, Samparisi, BraidotLa cosa che più mi ha colpito, è stato vedere questi ragazzini che correvano da un punto all’altro del percorso per godersi i loro idoli. E soprattutto vedere che andavano a cercarli nei punti più tecnici per capire come li affrontavano. E poi trombe, urla, motoseghe… Delle belle scene!».

«Mi è dispiaciuto che Bertolini non fosse della partita, per via di quel suo raffreddore. Avremmo avuto una lotta ancora maggiore.

«E’ vero, in Europa abbiamo vita dura, ma gli elite italiani danno sempre il massimo. Dobbiamo considerare che in Belgio e in Olanda ci nascono con il cross. I nostri fanno dei sacrifici già solo per raggiungere quei luoghi. Pensiamo solo alle gare che ci sono state da quelle parti tra il 20 dicembre e il 9 gennaio.

«Non abbiamo un talento elite ancora, ma abbiamo tanti ragazzi che stanno venendo fuori. E la speranza è che le società non ce li fermino come hanno fatto con Bryan Olivo».

Per Filippo Fontana una gara sfortunata. Prima della foratura aveva avuto anche un altro guaio tecnico (foto Instagram – Olympiacicli)
Per Filippo Fontana una gara sfortunata. Prima della foratura aveva avuto anche un altro guaio tecnico (foto Instagram – Olympiacicli)

Fontana sfortunato

«Per il resto è stata una gara molto combattuta – conclude Bielli – come ho detto, soprattutto fino a quando Fontana non ha avuto i suoi problemi tecnici. Per me era il favorito, anche più di Dorigoni. Lo vedevo da come guidava, conosceva il percorso a menadito. Anche Dorigoni guidava bene, ma un po’ meno.

«Di Fontana ho apprezzato il fatto che poteva correre tra gli under 23, invece ha voluto gareggiare con gli elite. Di là avrebbe avuto vita più facile, posto che la gara la devi sempre fare e portare a termine, tanto più nel ciclocross, in cui non sai mai cosa può accadere».

Bielli, da Scotti a Pontoni e in mezzo… il ciclismo indoor

04.11.2021
5 min
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Billo, al secolo Luigi Bielli da Siena ma di padre abruzzese, che lavorò sul set del film su Bartali e spiegò a Favino cosa sia un ciclista (foto di apertura), è passato dall’essere collaboratore di Fausto Scotti, con cui lavorava dal 2005, allo stesso ruolo con Daniele Pontoni. Eppure, quando l’altro giorno all’annuncio dei nuovi tecnici è stato detto che è anche il tecnico azzurro del ciclismo indoor, più di qualcuno è saltato dalla sedia. Un po’ perché forse non tutti sanno cosa sia il ciclismo indoor e poi perché probabilmente si ignora che l’Italia ha addirittura una nazionale.

«Ma io in realtà il ciclismo indoor ce l’avevo già – ride Billo – solo che questa volta se ne è parlato in pubblico con l’idea di valorizzarlo. Sono discipline molto popolari nel Nord Europa, fra Svizzera, Austria, Germania, Ungheria. Da noi non sono mai decollate, perché le abbiamo sempre considerate di nicchia. Lassù invece, con inverni molto freddi, si fanno solo gli sport al chiuso e allora si ritrovano con tanto pubblico per le esibizioni di ciclismo artistico e le partite di ciclopalla. Domenica scorsa si sono fatti i mondiali a Stoccarda…».

Chi sono gli italiani di queste specialità?

Ragazzi e ragazze nati all’estero, che hanno doppio passaporto e che finalmente possono indossare la maglia azzurra. Il primo si chiama Marco Gaggio, che ha cominciato nel 2012 a Dusseldorf e adesso fa il tecnico. Lui per vestire l’azzurro le prime volte usava una maglia della nazionale di calcio con lo scudetto. Poi ci sono le sorelle Zubner di Berlino, che fanno il doppio con evoluzioni anche pericolose. E poi una ragazza giovane di 19 anni che si chiama Magdalena Yukiko Muller, che ha partecipato ai mondiali. Vengono a fare la visita di idoneità a Bressanone e gareggiano come atleti azzurri.

In cosa consistono le gare?

Il ciclopalla sono delle partite con gironi, l’artistico sono gare singole o con più atleti. In cinque minuti devono fare 30 esercizi con coefficienti di difficoltà dichiarati, con penalità nel caso commettano errori o non completino il programma. Agli europei di Glasgow in cui si disputeranno tutte le discipline del ciclismo, ci saremo anche noi.

Come fai col ciclocross?

Per fortuna Pontoni ha potuto essere sui campi di gara e io sono rientrato appena finiti i mondiali. 

Scotti Bielli
Una foto dai mondiali di cross 2016 a Pont Chateau: a sinistra il cittì Scotti e a destra Bielli
Scotti Bielli
Una foto dai mondiali di cross 2016 a Pont Chateau: a sinistra il cittì Scotti e a destra Bielli
Come è stato il passaggio da Scotti a Pontoni?

Daniele è una cima, è avanti a tutti. Programma ogni cosa. Magari è ancora nella fase in cui prende le misure, ma non gli sfugge niente. Agli atleti parla molto chiaramente delle sue scelte. Da una parte li motiva, dall’altra prima delle gare di osservazione gli spiega chiaramente che cosa si aspetta perché possano essere convocati. Glielo dice in faccia, nessun segreto o sorprese successive. Sta attento ai particolari…

Ad esempio?

Se in gara si scolla il tubolare, forse il corridore non è stato abbastanza attento alla bici. Perché è vero che quella è responsabilità del meccanico, ma un corridore che punta a fare bene a certi livelli deve controllare tutto, baciare la bici, ispezionarla millimetro per millimetro. Un conto è la foratura, altro la gomma che si stacca.

Come avete preparato gli europei?

Siamo andati a Col du Vam per vedere la logistica e per studiare i percorsi. Poi siamo tornati e abbiamo riferito alle squadre e agli atleti quali potrebbero essere le condizioni in caso di freddo e vento laterale e quanto siano dure le salite. Hanno avuto tre settimane di tempo per farsi trovare pronti. E in base ai risultati si è fatta la scelta. La maglia azzurra è per pochi selezionati e vincenti, la nostra nazionale deve tornare in alto.

«Pontoni ha un bellissimo rapporto con gli alteti – dice Bielli – parla molto chiaro con tutti»
«Pontoni ha un bellissimo rapporto con gli alteti – dice Bielli – parla molto chiaro con tutti»
Abbiamo buone chance?

Abbiamo tanti atleti di ottimo livello, su tutte Gaia Realini, che ha la sfortuna di trovarsi davanti un muro come la Vas, che è pure giovanissima.

Vedi continuità tra il lavoro di Scotti e quello di Pontoni?

Direi di sì. A parte gli junior di primo anno che arrivano alla nazionale per la prima volta, il resto del gruppo è composto dalla nazionale di Fausto, da Bertolini a Dorigoni, passando per Lucia Bramati e Filippo Fontana. I due hanno anche collaborato di recente.

Nel fare cosa?

Scotti organizza il Giro d’Italia Ciclocross e Daniele gli ha chiesto di fare qualche modifica ai percorsi per poter valutare meglio gli atleti degli europei e lui l’ha assecondato. Fausto l’hanno attaccato, ma è stato un bravo tecnico. Bravissimo per organizzare le trasferte, poi può aver commesso dei piccoli errori. Ma non è facile. Si lavora per il bene dei ragazzi e nessuno di noi è infallibile.