Brand, cinque secondi per entrare nella storia

15.02.2021
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Cinque secondi. Solo 5 secondi per alzare gli occhi al cielo e gridare tutta la propria felicità: Lucinda Brand è riuscita nella grande impresa, mettere insieme tutti gli appuntamenti principali della stagione, ossia le tre più importanti challenge e il titolo mondiale. Ma per farlo ha dovuto dare fondo a tutte le sue risorse. L’ultima gara, la tappa finale del circuito H2O Badkamers Trofée nel parco dell’università di Bruxelles, è stata una sofferenza totale, continua, lasciando gli appassionati con il fiato sospeso nella “battaglia arancione”. Una lotta tutta fra olandesi, o meglio fra la Brand e Denise Betsema, che partiva con una quarantina di secondi di ritardo ma soprattutto con una condizione di forma decisamente superiore alla Brand, che dopo la conquista del titolo mondiale sembrava la pallida copia di se stessa.

Ceylin Del Carmen Alvarado vince la prova e riscatta i mondiali
Ceylin Del Carmen Alvarado vince la prova e riscatta i mondiali

Attacco Betsema

Dopo le iniziali schermaglie, è stata l’ex iridata e grande delusa della stagione, Ceylin Del Carmen Alvarado a prendere l’iniziativa nel terzo giro, facendo di fatto esplodere la gara. A quel punto le ostilità fra le due contendenti per la classifica si sono aperte e su un tratto in contropendenza la Betsema ha piantato sul passo la Brand, che però non si è data per vinta e l’ha tenuta come punto di riferimento a una decina di secondi, ritrovandosela spesso nella visuale. Un distacco contenuto, rassicurante, che sembrava schiuderle la porta alla conquista del trofeo. Ma le difficoltà dovevano ancora incominciare…

Toon Aerts vince la corsa, ma la classifica è di altri
Toon Aerts vince la corsa, ma la classifica è di altri

Cinque secondi

Nell’ultimo giro tutto è sembrato volgerle contro. Mentre la Betsema dava fondo alle sue energie riguadagnando anche sulla Alvarado, la Brand andava in crisi e non bastasse questo, un pedale iniziava a dare problemi ogni volta che tornava a salire in bici dopo un tratto a piedi, sfuggendole in alcune pedalate. Da dietro rinveniva su di lei Manon Bakker e a seguire anche l’iridata under 23, Fem Van Empel. Il traguardo era sempre più vicino, ma le energie erano sempre meno. Il rettilineo finale è stato un calvario con i secondi che scorrevano impietosi. Alla fine la Brand, quinta, ne ha salvati 5, quelli comunque necessari per agguantare il trofeo e conseguentemente il Grande Slam, prima donna a riuscirci affiancando il suo nome a quello di Wout Van Aert nella storia del ciclocross.

Eli Iserbyt salva il primato e porta a casa il ranking
Eli Iserbyt salva il primato e porta a casa il ranking

Iserbyt salvo

Molto meno ricca di pathos la gara maschile, dove i verdetti erano praticamente già scritti. Toon Aerts ha comunque fatto il suo aggiudicandosi la gara dopo una bella battaglia con Quinten Hermans, mai così brillante in stagione. Terzo posto per Niels Vandeputte che non ha fatto rimpiangere l’assenza del campione del mondo e suo compagno all’Alpecin Fenix, Mathieu Van Der Poel, già proiettato verso la stagione su strada. Il titolo è andato a Eli Iserbyt, sesto al traguardo e, com’era successo domenica scorsa, ben protetto da Michael Vanthourenhout. La stagione sui prati si chiude qui, se ne riparlerà a settembre. Ora per la maggior parte dei suoi protagonisti iniziano altre avventure, fra strada e Mtb.

La Brand sulle porte della leggenda

13.02.2021
3 min
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Tutto in una sfida, tutto in meno di 4 minuti: per una volta, sono le ragazze e segnatamente Lucinda Brand a guadagnarsi gli onori delle cronache. La tappa finale dell’X2O Badkamers Trofée, l’ultima challenge in ordine di tempo a chiudere i battenti nel ciclocross, dovrà decretare la vincitrice. Sarà il percorso disegnato nei parchi dell’Università di Bruxelles a decidere chi fra Lucinda Brand e Denise Betsema potrà portare a casa l’ambito trofeo. La campionessa mondiale deve difendere 40” che, come si è visto domenica a Lille, non sono un grande vantaggio. Soprattutto in presenza di qualche intoppo, come accaduto sul percorso innevato (bellissimo paesaggisticamente, un po’ meno dal punto di vista tecnico essendo quasi completamente privo della benché minima difficoltà).

Lucinda Brand è a un passo dal clamoroso Grande Slam
Lucinda Brand è a un passo dal clamoroso Grande Slam

Slam in vista?

Per la Brand la gara di domenica avrà oltretutto un significato davvero speciale: con l’X2O Badkamers Trofée l’olandese potrà essere infatti la prima atleta a conseguire il Grande Slam, che accomuna le tre principali challenge alla conquista della maglia iridata. Un’impresa riuscita in campo maschile solo a Van Aert nel 2016, che fra le donne è diventata realizzabile solo nel 2015, quando è stata loro aperta la porta del Superprestige. La Brand ha già fatto sua la Coppa del mondo, ha vinto il mondiale di Ostenda e sabato scorso ha completato la conquista del Superprestige. Ora le manca un ultimo tassello per ottenere la consacrazione nella leggenda.

Laurens Sweeck ha vinto la prova di domenica scorsa a Lille
Laurens Sweeck ha vinto domenica scorsa a Lille

Iserbyt sicuro

In campo maschile la situazione è ben diversa. Il vantaggio che il campione europeo Eli Iserbyt ha nei confronti di Toon Aerts è di quelli che lasciano tranquilli, ben 3’02”. Mentre il suo compagno di squadra Michael Vanthourenhout bracca il connazionale a 3’11”.

Il vantaggio di Eli Iserbyt nei confronti di Toon Aerts è tranquillizzante
Il vantaggio di Eli Iserbyt nei confronti di Toon Aerts è tranquillizzante

Proprio nella gara di domenica scorsa, vinta dal terzo alfiere della Pauwels Sauzen Bingoal, Laurens Sweeck (che in assenza dei “tre tenori” appare come il corridore attualmente più in forma), Vanthourenhout ha dimostrato quanto sia importante per l’economia del team. Ha protetto il capitano nei momenti difficili anche a dispetto della scelta un po’ scriteriata di Sweeck di andare all’attacco nella seconda tornata, trascinandosi dietro Aerts. A quel punto Iserbyt, poco brillante in questo periodo, rischiava di saltare. Invece il compagno di colori lo ha protetto, portandolo a riaccodarsi ad Aerts che nel frattempo iniziava a cedere. A Bruxelles c’è da attendersi una “marcatura a uomo” nei confronti di Aerts, unico ostacolo rimasto sulla via del bis consecutivo per il “folletto belga”.

Superprestige: tappa a Sweeck, classifica per Aerts

06.02.2021
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Una gara strana, il ciclocross di Middelkerke che ha chiuso il Superprestige. Sicuramente la lotta per la vittoria finale nella challenge ha influito, ma l’immagine che rimane negli occhi è di una differenza quasi sconcertante per il movimento quando mancano i “tre tenori”. Chi pensava alla vigilia che dalla loro assenza ne potesse scaturire maggiore equilibrio è rimasto profondamente deluso, perché quello che si è visto è semplicemente un livello inferiore (il che era prevedibile) e una squadra in grado di fare il bello e il cattivo tempo, la Pauwels Sauzen Bingoal.

Michael Vanthourenhout si è giocato la corsa del Superprestige con Sweeck
Michael Vanthourenhout si è giocato la corsa con Sweeck

Forcing Pauwels

Per capire come si è evoluta la gara bisogna partire dalla vigilia: la classifica vedeva avanti il bronzo iridato Toon Aerts con 5 punti di vantaggio sul campione europeo Eli Iserbyt e tutti pensavano che il giovane belga avrebbe fatto di tutto per colmare il divario. La squadra si è messa al suo servizio, tanto che i primi due giri su un percorso intriso di fango e acqua, un tracciato tipico da ciclocross e molto diverso da quello inventato a Ostenda per i mondiali, vedevano la Pauwels “inventarsi” una sorta di cronometro a squadre con Iserbyt, Vanthourenhout e Sweeck in fila, a darsi cambi regolari, facendo così il vuoto alle proprie spalle.

Eli Iserbyt non ha più ritrovato la condizione degli europei
Eli Iserbyt non ha più ritrovato la condizione degli europei

Iserbyt addio

Per il piccolo Iserbyt le cose sembravano mettersi bene, anche perché dietro Aerts era vittima di uno scivolone che gli faceva perdere terreno e soprattutto posizioni preziose. Il problema però era tutto nella testa del campione continentale, che da quando ha vinto la prova titolata non è stato più lui. Già alla fine del primo giro si capiva che qualcosa non andava, appena passato il traguardo si toglieva i guanti e decideva di lasciarli ai meccanici al cambio di bici: una scelta dettata probabilmente più dal nervosismo e che era il prologo al suo cedimento, a dispetto del lavoro dei compagni, che inizialmente provavano a rallentare per tenerlo con sé, ma poi era chiaro che sarebbe diventata una corsa a perdere.

Toon Aerts è partito dalla testa della classifica di Superpestige e l’ha conquistata
Toon Aerts ha conquistato il Superpestige

Sweeck bis

Vanthourenthout e Sweeck andavano così a giocarsi la vittoria che finiva a quest’ultimo, felice di ottenere il bis del successo dello scorso anno, con i due che arrivavano in parata cercando di mettere in bella mostra il marchio coperto dal fango. Iserbyt arrivava trafelato dopo 52”, ma il piazzamento non era sufficiente per superare Aerts nella classifica del Superprestige , che nel frattempo aveva fatto i suoi conti e si era messo dietro l’olandese Lars Van Der Haar, compagno di squadra pronto a cedergli il quinto posto se Iserbyt avesse vinto. Un’eventualità non necessaria, così nel finale il belga rallentava per aggiungere con il suo sesto posto un altro trofeo alla sua collezione, ricca già di due Coppe del mondo, un titolo europeo e uno nazionale oltre a tre bronzi iridati consecutivi. Certo, non la maniera più brillante per vincere, ma tanto bastava.

Denise Betsema ha vinto fra le donne
Denise Betsema ha vinto fra le donne

Vince Betsema

Discorso abbastanza parallelo fra le donne, dove l’iridata Lucinda Brand ha messo in bacheca un altro Superprestige seppur al termine di una giornata poco fortunata, iniziata con una caduta che di fatto l’ha estromessa dalla lotta per la vittoria. Mentre davanti la Betsema, a dispetto dei suoi soliti errori tecnici in salita, faceva il vuoto, la Brand piano piano risaliva fino al terzo posto, più che sufficiente per vincere, mentre seconda era la Alvarado, apparsa ancora lontana parente di quella che era data per grande favorita a Ostenda. Insomma, un podio tutto olandese, ma questa non è una notizia…

Baroni, un quinto posto che sa di futuro

31.01.2021
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Ci sono piazzamenti che valgono come una medaglia, hanno un sapore dolcissimo di futuro: quando Francesca Baroni ha tagliato il traguardo della gara U23 dei mondiali, ha alzato il pugno come se avesse vinto. Aver tenuto dietro due olandesi, le più temute alla vigilia, ha un significato altissimo. E’ finita quinta, poteva lottare per il podio?

Le olandesi subito in forcing dal via
Le olandesi subito in forcing dal via

Trappola francese

Secondo il Ct Fausto Scotti sì, anche su un percorso così difficile e lo si capisce dalla sua lettura della gara.

«In partenza due francesi, sulla prima salita, si sono piantate – dice Scotti – e l’hanno bloccata, ha perso una ventina di secondi dalle prime che si stavano lanciando in fuga in quel preciso momento. Poi ha fatto un primo giro a tutta, transitando quinta a 25”, ma aveva speso troppo e le ho detto di stare più tranquilla. Si è ritrovata a pedalare nel secondo gruppetto, curiosamente quello con le favorite, quelle che nelle prove di Coppa del mondo viaggiano con le varie Brand e Alvarado. Non aveva timore. Nei primi due giri, sulla sabbia accusava, poi ha invertito la tendenza e ha finito per guadagnare anche su un terreno così ostico. Ha fatto un miracolo, ma dico che senza quell’intoppo iniziale era con le olandesi di testa…».

Van Empel è la più giovane delle olandesi, ma sceglie meglio il tempo: un assaggio di futuro
Van Empel è la più giovane delle olandesi, ma sceglie meglio il tempo

Tutte insieme

La gara effettivamente aveva visto subito la grande favorita, Manon Bakker (terza sia sabato scorso ad Hamme che domenica nella tappa finale di Overijse, ma contro le “grandi”) scivolare ben due volte, vedendo sfumare tutte le sue ambizioni. Davanti era la sua compagna di squadra Inge Van Der Heijden a menare le danze, provando la fuga con le altre olandese Aniek Van Alphen e Fem Van Empel insieme all’ungherese Kata Blanka Vas, altra favorita della corsa.
Gioco di squadra? Fra le ragazze olandesi è un concetto sconosciuto. La magiara, che su alcuni tratti sabbiosi guadagnava, ma su quelli più profondi, vista la sua corporatura leggerina perdeva, ha potuto usufruire del lavoro delle altre arancioni. Fatto sta che a un giro dalla fine si sono ritrovate tutte insieme, con lo spettro della grande beffa che attanagliava i tecnici arancioni.

Dietro intanto la Baroni rimaneva attaccata con la colla alla Bakker e alla britannica Kay, viaggiando sempre fra la sesta e la nona piazza, ma curiosamente dal secondo passaggio, dove il distacco era di 55”, l’azzurra non ha perso più, anche se davanti si dannavano l’anima per vincere.

Van Empel, un’altra olandese campionessa del mondo
Van Empel, un’altra olandese campionessa del mondo

Iride Van Empel

Nel giro finale è stata la Van Empel a prendere l’iniziativa, con la Van Alphen attaccata. L’ultimo passaggio su sabbia era invece fatale alla Vas che vedeva le altre allontanarsi. La situazione si cristallizzava all’ingresso nella parte più tecnica e l’olandese meno accreditata alla vigilia (la più giovane, è al primo anno di categoria) andava a conquistare l’iride con 3” sulla Van Alphen e 9” sulla Vas, che debellava la tenue resistenza di una Van Der Heijden, stravolta dalla fatica e forse anche irritata per il comportamento delle compagne.

Francesca Baroni, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Francesca Baroni è stata artefice di una rimonta eccezionale che sa di futuro
Francesca Baroni, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Per Francesca Baroni, una rimonta eccezionale

Baroni immensa

La Baroni intanto andava a mettere la ciliegina sulla sua splendida prestazione andando a riprendere l’altra olandese Puck Pieterse (la campionessa europea), finendo splendida quinta a 54”.
«Non ci credo nemmeno io – dichiarava all’arrivo – sapevo che questo percorso non era adatto a me, ma credo di essermi difesa bene anche nei tratti meno favorevoli. Non potevo finire in maniera migliore la mia militanza fra le under 23…”.

L’azzurra passerà infatti fra le elite e viste le sue caratteristiche si candida a un ruolo importante anche nella categoria maggiore. Un talento sul quale è bene investire per il futuro, per farne una valida alternativa allo strapotere olandese.

Ostenda, prima giornata tutta arancione

30.01.2021
4 min
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Una prima giornata tutta arancione, ai mondiali di ciclocross di Ostenda. I belgi avevano preparato con cura il terreno di gara. Si erano allenati su un tracciato molto diverso dai soliti, reso durissimo non solo dalla sabbia, non solo dal lungo tratto sul bagnasciuga, ma anche dalla pioggia che ha costretto gli organizzatori addirittura a drenare l’acqua nella parte finale. Tutto inutile, la nazionale olandese ha fatto il bello e cattivo tempo: 5 medaglie su 6 disponibili e soprattutto due titoli mondiali già in cascina, aspettando “Sua Maestà” Van der Poel.

Fila lunga e arancione sulla sabbia: se piove cambia tutto
Fila arancione sulla sabbia: se piove cambia tutto

Alvarado out

Fra le due gare, under 23 e donne elite, è stata quest’ultima quella più densa di emozioni, sin dalla partenza, quando alla prima curva la campionessa uscente Ceylin Del Carmen Alvarado ha svirgolato la bici frenando anche la belga Sanne Cant, che aveva preparato con cura la gara e che contava di far saltare il banco sulla sabbia.

Le due hanno perso posizioni senza più riuscire a riagganciare la vetta, mentre Denise Betsema metteva in pratica la sua tattica preferita: un primo giro a tutta per fare il vuoto. Una tattica che ha funzionato fin quasi a metà gara, ma la Brand aveva qualcosa in più soprattutto sulla sabbia (in settimana si era preparata con i colleghi maschi proprio su questo elemento) e nel terzo dei 5 giri l’ha ripresa. Solo che con lei c’era anche Annemarie Worst, quasi impalpabile per tutta la stagione, ma efficacissima nel momento che contava davvero.

Filippo Fontana era la nostra carta migliore: anche per lui 11° posto
Filippo Fontana era la nostra carta migliore: anche per lui 11° posto

Brand, era ora

Tre donne, tutte arancioni, a giocarsi la vittoria nell’ultimo giro: la Betsema è stata la prima fiammella a spegnersi, le altre due erano pronte a giocarsi tutto allo sprint e la Worst sembrava quella fisicamente più fresca, non così però mentalmente. Infatti sono stati due errori di pura concentrazione, a 4 curve dalla fine, a pregiudicarle una volata che a quel punto era di esito incerto.

Il podio U23: Kamp, Pim Ronhaar iridato e Kielich
Sul podio U23, due olandesi: Kamp e Pim Ronhaar iridato

Per la Brand, 31enne con due ori mondiali su strada (ma in prove a squadre) e tre podi iridati nel ciclocross negli ultimi tre anni, arriva la consacrazione dopo una crescita esponenziale soprattutto da fine dicembre.

«Per anni ho visto sfuggire questa maglia per un soffio – affermava non senza lacrime all’arrivo – ma ci ho sempre creduto, non mi sono preoccupata neanche quando la Betsema ha attaccato. Sapevo che la gara era lunga e dura, soprattutto dopo aver visto gli under 23».

Lucinda Brand scatena subito il forcing arancione
Lucinda Brand scatena il forcing arancione

Gabbiano Ronhaar

Già, la prova dei giovani, anche questa tutta arancione, ma non con l’epilogo atteso. Troppi gli errori commessi dal campione uscente Ryan Kamp, per ben due volte scivolato sui gradini di accesso al ponticello per errori di traiettoria. Molto più ordinato il suo connazionale Pim Ronhaar, per nulla impaurito dall’offensiva iniziale dei belgi, in 5 nei primi 8 all’arrivo ma logorati dal ritmo imposto dal rivale. Kamp saggiamente ha messo da parte le ambizioni personali, coprendo il compagno di squadra (che in apertura taglia il traguardo mimando il volo del gabbiano) e accontentandosi dell’argento.

Dopo esserci arrivata vicina tante volte, per l’arancione Lucinda Brand la maglia iridata
Dopo esserci arrivata vicina tante volte, per Lucinda Brand la maglia iridata

Fuori dai 10

Per l’Italia la “maledizione dell’11° posto”. In questo contesto aver centrato una Top 10 avrebbe dato alla spedizione azzurra un altro significato, ma prima Fontana (che pure è stato il secondo fuori dalla santa alleanza Olanda-Belgio, battuto solo dal britannico Turner che poco ha lenito la debacle dei suoi) e poi la Lechner, partita stranamente peggio della Arzuffi (finita 14esima) sono arrivati a un tiro di schioppo dall’obiettivo minimo.

Eva Lechner era molto motivata ma non va oltre l’11° posto
Eva Lechner era molto motivata ma non va oltre l’11° posto

«Hanno fatto quanto potevano in una giornata freddissima e su un percorso che non ti risparmia – il commento del Ct Fausto Scotti – con Eva abbiamo insistito parecchio, spronandola soprattutto nel finale. Fontana teoricamente valeva di più, anche un 5°-6° posto. Servirebbe che si dedicasse completamente alla disciplina, ma ha giuste ambizioni anche nella Mtb. Qui lottiamo contro i mulini a vento, tra sabbia e erba bagnata basta un attimo e sei a terra. La Worst ha perso il mondiale per una distrazione e qui non te lo puoi permettere».

Domani l’apoteosi finale, il duello Van der Poel-Van Aert, vincerà chi sbaglierà meno.

Eva Lechner, Coppa del mondo Namur, 2020

Meglio strada o Mtb? A lezione da Eva Lechner

28.12.2020
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E’ una situazione particolare, quella in cui si trova Eva Lechner. Gareggia nelle principali prove internazionali. E’ regolarmente in Coppa del mondo, qualche piazzamento arriva (compatibilmente con la sua ripresa dopo la brutta caduta di Tabor), ma è come se fosse un po’ alla finestra, a guardar battagliare le sue “nemiche di sempre”, le olandesi che tutto vincono. Un osservatorio privilegiato, che le consente di esprimere un’importante analisi sul loro comportamento. E andando un po’ più in là, sulle differenze fra le puriste del cross e chi invece si dedica anche alla strada e alla mountain bike.

Lo spunto di discussione arriva dalle ripetute vittorie di Lucinda Brand, una delle più esperte dell’ambiente, che rispetto alla maggioranza delle sue avversarie abbina al ciclocross le classiche su strada.

Lucinda Brand, Coppa del mondo Namur, 2020
Lucinda Brand ha potenza da vendere grazie alle tante corse su strada
Lucinda Brand, Coppa del mondo Namur, 2020
Brand sfoggia potenza da stradista

«Lucinda è sempre stata un’atleta fortissima – dice Eva – la ricordo nelle file della Rabobank, ha vinto anche due campionati nazionali e classiche di WorldTour, insomma è una stradista affermata. Solo che negli ultimi anni ha spostato decisamente il baricentro verso il ciclocross. Ultimamente aveva avuto problemi fisici, ma ora che è in condizione è quasi imbattibile. Per ora…».

Che cosa le dà di più la sua esperienza sulla strada?

Si vede che ha più fondo e che sui percorsi molto scorrevoli riesce a sviluppare maggiore velocità, come accade a tutte le atlete che lavorano molto su strada. Come tecnica non è tra quelle che spiccano, ma va anche detto che sa imparare dai propri errori.

Chi viene dal ciclismo su strada in che cosa invece è inferiore alle specialiste pure?

La tecnica, che sui percorsi più duri e articolati è un’arma in più: dove serve capacità di guida e cambio di ritmo. Ad esempio, chi abbina al ciclocross la Mtb è avvantaggiato, perché quello è il suo pane. Il biker ad esempio è abituato a fare discese difficili e quando le condizioni climatiche e del terreno sono impervie, la differenza emerge ancora di più.

Marianne Vos, X2O Cyclocross Badkamers 2020, Herentals
Marianne Vos ha tanta forza e una buona tecnica, anche se i percorsi sono cambiati
Marianne Vos, X2O Cyclocross Badkamers 2020, Herentals
Vos ha forza e una tecnica da… aggiornare
Adesso sta rientrando nel giro anche Marianne Vos…

Lei è una campionessa che rispecchia un po’ tutte queste caratteristiche. E’ una stradista, ma da giovanissima aveva praticato anche la Mtb. Il problema è che nel frattempo le bici sono cambiate com’è cambiata conseguentemente la tecnica di guida e la Vos rischia di pagare qualcosa. 

Questo significa che il suo bagaglio di esperienze non l’aiuterà?

Non del tutto. Faccio un esempio: un’atleta junior di adesso, che pratica ciclocross e Mtb, ha un livello tecnico più alto di quello che aveva Eva Lechner alla sua età. Anche perché si trova a confrontarsi su percorsi diversi. Una volta, nella mountain bike si affrontavano salite più corte, ora gli sforzi sono prolungati e questo ha effetti anche in altri ambiti.

Ceylin Del Carmen Alvarado, X2O Cyclocross Badkamers 2020, Herentals
Ceylin Del Carmen Alvarado, iridata, la sintesi perfetta tra forza e capacità guida
Ceylin Del Carmen Alvarado, X2O Cyclocross Badkamers 2020, Herentals
Alvarado, l’identikit del crossista moderno
Abbiamo parlato di Brand, Vos e chi viene dalla strada. Inizialmente però la stagione sembrava più favorevole alle atlete con un presente offroad, come Alvarado e Blanka Vas…

Attenzione: non vanno identificate come biker tout court. Anche loro fanno tanta strada – sottolinea Lechner – anche se i risultati li ottengono e li cercano soprattutto nella Mtb, probabilmente anche per fini olimpici. La differenza principale rispetto alle altre, rispetto anche a me, è che sono giovani. Sono l’espressione di quel ciclismo multidisciplinare di oggi che è tanto in voga e inoltre hanno enormi capacità di recupero, sicuramente superiori alle nostre.

Le gerarchie attuali saranno secondo te le stesse fra un mese quando ci saranno i mondiali?

Spero proprio di no… In un mese può succedere tanto e io stessa spero per allora di essere un’altra Eva Lechner. Ora sono in crescita, ma non sono ancora a un livello molto alto. Devo lavorare e aspettare, d’altronde la caduta di Tabor ha influito molto. Ma devo dire anche che dopo la stagione di Mtb ero stanca. Intanto gareggio e mi riabituo al ritmo gara, poi tra un mese vedremo…