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In attesa dei tre giganti, Iserbyt folletto imprendibile

28.11.2021
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Dodici vittorie su diciotto gare, fatto salvo il mezzo passo falso degli europei, la stagione invernale di Eli Iserbyt è da urlo. Oggi ha vinto anche a Besancon, lasciando a 10 secondi Toon Aerts, allo stesso modo in cui al mattino Lucinda Brand aveva rifilato 26 secondi alla canadese Rochette.

Fisico da scalatore

La sua dimensione è in netta crescita. E anche se l’imminente ritorno in gara di Van Aert, Van der Poel e Pidcock potrebbe ridimensionare la sua stella, è un fatto che a 24 anni Iserbyt sia uno degli specialisti più forti al mondo. E dato che pochi lo conoscono, proveremo a raccontarne la personalità attraverso le sue stesse parole.

Lo scorso anno, Iserbyt ha vinto l’europeo di ciclocross
Lo scorso anno, Iserbyt ha vinto l’europeo di ciclocross

«Non mi vedo come uno dei migliori al mondo – dice il fiammingo, alto 1,65 per 56 chili – mi considero un atleta che fa del suo meglio e questo è stato il filo conduttore della mia crescita. Mi rendo conto che tutto intorno a me è diventato più grande, ma l’obiettivo è vincere il più possibile. In Belgio vengo riconosciuto perché tutti guardano il ciclocross d’inverno. Io cerco sempre di essere poco appariscente, in questo la mascherina aiuta. La popolarità è bella e aiuta, ma ci sono così tante rivalità, che se non sei a favore di uno, sei automaticamente contro. Questo è il bello del ciclismo in Belgio. Immaginate che cambio di clima, quando l’anno scorso a causa del Covid si correva senza pubblico…».

Vincere tanto

Il pubblico dovrà imparare a conoscerlo. Difficile dire se parli perché ha avuto contatti con i tre giganti di specialità, ma certo l’ipotesi che possano mollare la presa sul cross non è peregrina e questo potrebbe aprire anche a lui la strada verso il tetto del mondo.

«Penso che anche il pubblico abbia bisogno di questo periodo di transizione – dice – perché Van der Poel e Van Aert correranno sempre meno cross. E’ la nostra occasione, ma non dovremo essere ingenui. Loro corrono sempre per vincere e non è detto che spariranno come Stybar. Per ora sono ancora in modalità full cross e non vogliono perdere. Grazie a questo le gare saranno ancora più belle. Il mio obiettivo a breve termine è vincere tanto prima che arrivino». 

Cent’anni di storia

La sua osservazione sul cross, le sue origini e il fatto che sia una specialità autoctona del Benelux è fondata. Così come è pertinente l’osservazione sulla coerenza storica della specialità.

Iserbyt e la sua compagna. Il belga è stato a lungo insieme a Puck Moonen, anche lei ciclista (foto Instagram)
Iserbyt e la compagna attuale. Il belga è stato a lungo insieme a Puck Moonen, anche lei ciclista (foto Instagram)

«Non credo che una maggiore internazionalizzazione si tradurrà in corridori stranieri più forti – dice – il cross è uno sport con forti radici regionali. E’ molto specifico e tecnico ed è nel nostro Dna. Se vedi dei bambini che si allenano, è normale che venga voglia anche a te. Ho iniziato quando avevo 13-14 anni. Da piccolo al sabato giocavo a calcio e la domenica guardavo il cross in televisione. Dieci minuti dopo la gara, prendevo la bici e andavo a giocare sulle salitelle dietro casa.

«Il nostro solo problema è che non siamo uno sport olimpico. Tutti gli specialisti britannici o francesi più forti dopo un po’ abbandonano. Ma anche con uno status olimpico, penso che i belgi continueranno a fare la differenza. In un mondo che cambia sempre, il ciclocross è lo stesso da 100 anni. E’ la tradizione che rende questo sport così grande».

Suggestione strada

Sulle sue prospettive di crescita, i margini di miglioramento e un possibile coinvolgimento nell’attività su strada della sua squadra, la Pauwels Sauzen-Bingoal, Iserbyt sembra avere idee chiare.

«Ho 24 anni – dice – e quest’estate ho svolto un carico di lavoro superiore e per la prima volta lavori di endurance. Forse la prossima estate proverò a fare bene in una corsa a tappe, anche se non ho mai avuto un picco di forma nella stagione su strada. La stagione del ciclocross richiede un periodo di picco molto lungo, per cui mentalmente e fisicamente ho bisogno dei mesi estivi per recuperare».

Settimana tipo

La sua è una vita da… sacerdote del cross. La devozione e la dedizione con cui ne parla fa anche pensare a un ragazzo consapevole di dover essere al massimo per combattere contro i giganti.

Anche Lucinda Brand è inarrestabile: vince anche a Besancon e consolida la leadership di Coppa
Anche Lucinda Brand è inarrestabile: vince a Besancon e consolida la leadership di Coppa

«La mia settimana tipo è sempre uguale – dice – faccio un giro facile il lunedì e poi un lungo di 4 ore il martedì. Mercoledì allenamento specifico di 2 ore e mezza per la gara del fine settimana. Cerchiamo di lavorare su un percorso simile. Dopo l’allenamento invece sono solo sul divano e la mia ragazza lo sa. Mi riposo più che posso. Non vedo i miei amici durante la stagione perché lavorano durante la settimana e fanno festa nei weekend. E’ un sacrificio facile da fare quando vengono i risultati».

La prossima fermata della Coppa del mondo sarà ad Anversa il 5 dicembre, poi finalmente il circo del cross sbarcherà in Italia, sui sentieri ghiacciati di Vermiglio, in Val di Sole. La testa del ranking è saldamente nelle mani di Iserbyt e Lucinda Brand. In attesa che tornino i giganti, la strada del folletto di Bavikhove continua a sembrarci eccezionale.

Bronzo azzurro a Tabor e per il resto guerra fra giganti

14.11.2021
5 min
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Tabor esige il solito tributo di fatica e chiama in prima fila i crossisti più solidi e dotati della condizione migliore, per gare dure e veloci. Le sponde ripide e gli ostacoli tecnici disseminati sul percorso della Repubblica Ceca per il sesto turno di Coppa del mondo, hanno potuto poco per rallentare il ritmo in testa, ma alla fine la differenza è stata netta e i migliori al mondo hanno imposto la loro legge.

La prova di Tabor ha richiamato un grosso pubblico, in una giornata asciutta e su un percorso tecnico e duro
Tabor ha richiamato un grosso pubblico, in una giornata asciutta e su un percorso tecnico e duro

Un altro bronzo

Per noi si comincia col brindisi e un terzo posto che fa il paio con quello della scorsa settimana di Paletti agli europei di Col du Vam. Questa volta il terzo gradino del podio è di Federica Venturelli, classe 2005, che fra le donne junior si inchina alla campionessa europea Zoe Backstedt e Leonie Bentveld.

«Questo percorso era molto duro – ha raccontato dopo le premiazioni la cremonese – non c’era posto per respirare. La gara non è stata per nulla tattica, perché siamo andate subito a tutta. Io non sono molto brava nelle partenze, quindi alla prima curva ero abbastanza indietro, ma piano piano sono riuscita a recuperare. Non con troppa foga, come invece avevo fatto all’europeo. Così sono riuscita a tenere fino alla fine e a guadagnarmi il terzo posto in volata. Non sono brava nella tecnica, ma aver fatto il sopralluogo del percorso con Pontoni e poi con i suoi consigli in gara, sono riuscita ad esprimermi al meglio».

Inchino a Brand

Fra le più grandi, annotato il 14° posto di Eva Lechner, si può sottolineare anche il quarto fra le U23 di Gaia Realini, 20ª assoluta, giusto alle spalle di Persico e Arzuffi. Ma le nostre poco hanno potuto contro Lucinda Brand e le altre dotate di cilindrate al momento superiori.

La campionessa del mondo e d’Europa ha giocato di esperienza e si è portata a casa la vittoria del sesto round di Coppa. Il percorso veloce ed erboso pretendeva resistenza e abilità dall’inizio alla fine. E se la giovane Pieterse ha dimostrato la sua affinità con il terreno fin dal primo giro, partendo subito a tutta e saltando gli ostacoli mentre le altre scendevano di sella, Brand ha mantenuto la calma fiutando che sarebbe stata una gara impegnativa.

La giovane olandese, leader della Coppa U23, ha sferrato l’attacco al quarto di sei giri, ma è stata ripresa nel corso del penultimo. E proprio in quel momento Lucinda Brand si è affacciata davanti e si è messa a dettare il ritmo. Questa volta è stata lei a fare strada tra le tavole e Pieterse, sebbene ancora molto vivace, non è stata in grado di superare l’iridata, che ha conquistato Tabor per il secondo anno consecutivo.

Nys aveva ragione

Tra gli uomini copione tutto sommato simile e la conferma che Sven Nys aveva ragione: la vittoria nell’europeo ha messo le ali a Van der Haar. Così è stato, infatti, e il campione europeo ha ottenuto una vittoria schiacciante.

Eli Iserbyt è scattato subito in testa, guidando il gruppo in una lunga fila per gran parte del primo giro, anche se non si sono viste grosse differenze fino al secondo giro. A quel punto infatti, Quinten Hermans (secondo agli europei) e Van der Haar hanno alzato il ritmo, con Vanthourenhout incollato alla ruota del campione d’Europa.

Iserbyt in testa

Iserbyt ha dato la sensazione di voler amministrare, nascondendosi nella pancia del gruppo, ma è tornato in testa al sesto giro dettando legge sui tratti più tecnici. Sembrava fatta, ma ricalcando il copione già visto agli europei, all’ultimo giro Van der Haar lo ha raggiunto e ha preso il controllo delle operazioni. Mentre dietro lo stesso Iserbyt ha cominciato a commettere errori tecnici dovuti certo alla stanchezza. Con Van der Haar primo e Iserbyt secondo, dopo Tabor il piccolo belga ha mantenuto la testa del ranking di Coppa del mondo.

Kamp 2020

Correre con la bici in spalla può fare la differenza?

09.11.2021
4 min
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Torniamo al Col du Vam e agli europei di ciclocross. Nella gara maschile under 23, quella disputata “tutti in gruppo”, è emerso un particolare tecnico interessante: nei tratti più fangosi (soprattutto sul doppio rettilineo comprendente i box, risultato spesso decisivo) Ryan Kamp preferiva caricarsi in spalla la bici, mentre i belgi avevano maggiormente la tendenza a spingerla. Il risultato era che in ogni frangente simile, l’olandese guadagnava metri che poi i suoi avversari erano costretti a recuperare. E’ vero che i tratti da fare a piedi non erano così tanti, ma alla fine anche questo può avere avuto il suo peso nell’evoluzione della corsa.

Messi da parte gli ordini d’arrivo e la fredda cronaca, abbiamo pensato di tornare sull’argomento con uno che mastica ciclocross da ormai 35 anni, Luca Bramati che aveva in nazionale tutte e quattro le sue ragazze con due top 10 conquistate: «Il bello è che io non ho mai imparato bene a correre bici in spalla, diciamo che mi arrangiavo. Chi invece era un vero fenomeno era Vito Di Tano: si caricava la bici e andava veloce come se non ce l’avesse, guadagnava tantissimo…».

Vdp Van Aert 2021
Van Der Poel e Van Aert spesso fanno la differenza spingendo sui pedali anche in condizioni impossibili
Vdp Van Aert 2021
Van Der Poel e Van Aert spesso fanno la differenza spingendo sui pedali anche in condizioni impossibili
Quindi è qualcosa che si può imparare…

Diciamo che fa parte molto dell’attitudine personale, non si insegna. Iniziamo col dire che correre con la bici in spalla e spingendola sono due cose profondamente diverse. Quando ti carichi la bici, significa che hai almeno 7-8 chilogrammi addosso, ma soprattutto su un lato, quindi ti costringe a correre squilibrato e sei impossibilitato a muovere il braccio destro (nella stragrande maggioranza si carica a destra, lo fanno anche molti mancini), quindi hai molta meno spinta. Spingendo la bici non hai questo sforzo supplementare, ma è chiaro che in alcuni percorsi come appunto quello olandese con fango così duro e colloso, la bici non scorre come vorresti e ti frena.

E’ vero quindi che il Kamp della situazione era avvantaggiato?

Sì, ma quella è una sua precisa caratteristica. La maggior parte preferisce spingere la bici per non accumulare fatica anzitempo. La bici con il fango si sporca sempre, anche quello contribuisce a frenarla. Gli europei stessi hanno dimostrato che in certe gare molto si gioca anche a livello strategico, nello scegliere il momento migliore per procedere al cambio bici.

Come mai belgi e olandesi sono più avvezzi a correre con la bici in spalla?

Dipende molto dai percorsi che affrontano. I loro tracciati sono sempre con fango o sabbia, che costringono a mettere piede a terra. A volte accade anche da noi. A Silvelle, ad esempio, è sicuramente consigliabile caricarsi la bici, perché con tanto fango proprio non riesci a spingere, a meno che si formi quella classica canalina dentro la quale si prova a far scorrere le ruote finché si può.

Alvarado 2019
Ceylin Del Carmen Alvarado, in un’immagine della scorsa stagione: anche al Col du Vam ha preferito spingere la bici
Alvarado 2019
Ceylin Del Carmen Alvarado, in un’immagine della scorsa stagione: anche al Col du Vam ha preferito spingere la bici
Queste canaline vengono preparate preventivamente dagli organizzatori?

No, sta ai corridori, anche in sede di allenamento per visionare il tracciato, cercare di “costruire” quel passaggio che poi sarà utile in corsa. Un altro esempio che mi viene in mente è Koksijde, uno dei tracciati dove vuoi o non vuoi sei costretto a correre a piedi più che in altre gare.

C’è differenza in questo senso fra le gare maschili e femminili?

Abbastanza. In campo maschile esempi come quello di Kamp ce ne sono molti, anche nel gruppo di testa c’era chi ha provato a correre con la “zavorra”, ma l’olandese era evidentemente più forte e anche più ben impostato fisicamente. Fra le ragazze si tende di più a spingere, anche se quasi tutte sanno correre anche caricandosi la bici in spalla: una delle più forti e rapide è proprio la Brand, che sprigiona potenza.

Brand Europei 2021
La Brand in azione: il suo perfetto assetto di corsa le ha permesso di fare la differenza anche a piedi
Brand Europei 2021
La Brand in azione: il suo perfetto assetto di corsa le ha permesso di fare la differenza anche a piedi
E per quanto riguarda i “tre tenori”?

Loro la differenza la fanno soprattutto in bici, anche se hanno un ottimo rendimento anche a piedi e si allenano specificamente per questo. Sempre a Koksijde, Van Der Poel e Van Aert hanno la capacità di riuscire a spingere sui pedali fin sotto al muro e questo serve per guadagnare secondi preziosi. Ma c’è un altro aspetto importante da considerare…

Quale?

Il clima. In questi giorni nei quali si parla tanto di cambiamento climatico, è vero che una volta il tempo era spesso più favorevole rispetto ad oggi, soprattutto in dati periodi dell’anno. Ma oltre che in senso temporale, la differenza si vive geograficamente: in Olanda e Belgio gareggiare con la pioggia e il fango è quasi la prassi e questo comporta che i pezzi da fare a piedi siano anche abbastanza lunghetti, da noi questo accade molto meno…

Brand Vam 2021

Backstedt e Brand, titolo vinto grazie ai particolari

06.11.2021
6 min
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Olanda batte Belgio 2-0, questo il verdetto della prima delle due giornate degli europei di ciclocross al Col du Vam, eppure in terra olandese chi ha impressionato di più è stata una ragazzina britannica, quella Zoe Backstedt che avevamo imparato a conoscere a Leuven quando vinse di forza il titolo mondiale junior su strada. Ora, a quella maglia iridata (ma la sua collezione è ampia e comprende anche la pista) ha aggiunto quella continentale.

Non è solo e tanto la vittoria che ha colpito, quanto il modo come l’ha raggiunta, schiantando la concorrenza già nel primo giro. Su quei 13” di vantaggio alla fine della prima tornata la Backstedt ha costruito la sua vittoria continuando a spingere fino a moltiplicarli in 1’06” sull’olandese Bentveld. Probabilmente quella tattica è stata di ispirazione anche per chi è molto più grande e smaliziata, come l’iridata Elite Lucinda Brand (l’arrivo di quest’ultima nella foto di apertura).

Backstedt Vam 2021
Altra grande impresa della Backstedt, che ora vanta titoli su strada, pista e ciclocross
Backstedt Vam 2021
Altra grande impresa della Backstedt, che ora vanta titoli su strada, pista e ciclocross

Una vittoria costruita in settimana

«E pensare che una settimana fa avevo finito la gara di Coppa del mondo a Overijse sulle ginocchia – ha ammesso la Backstedt a fine gara – ero a terra fisicamente e ancor più moralmente, ma col passare dei giorni ho sentito il mio fisico ritrovare le sensazioni giuste e sul percorso olandese è andato tutto al meglio. Qui basta un errore e perdi la gara…».

Venturelli cresce

Dietro, bravissima l’azzurra Federica Venturelli, sesta al suo primo anno nella categoria (e seconda fra le 2005): attenzione a questa ragazza, che da allieva ha vinto in ogni disciplina e sulla quale Alessandro Guerciotti, che l’ha appena portata nel suo team, è pronto a giurare

«Avrebbe potuto andare ancora meglio – racconta a fine gara Luigi Bielli, “aiutante in capo” del cittì Daniele Pontoni e impegnato direttamente sul percorso – ma un piccolo infortunio rimediato a inizio stagione a Jesolo ha un po’ ostacolato il suo percorso di avvicinamento. Qui però ha dimostrato il suo talento: lei è una passista e sui tratti scorrevoli andava più forte di tante altre. Ma anche in salita si è ben difesa».

Venturelli Vam 2021
Federica Venturelli, sesta partendo dalla settima fila, un grande esordio internazionale
Venturelli Vam 2021
Federica Venturelli, sesta partendo dalla settima fila, un grande esordio internazionale

Under 23: decisivo l’ultimo giro

Gara dallo sviluppo tattico ben diverso quella degli under 23. Qui nessuno ha provato a fare la differenza all’inizio tanto che si è formato in testa un gruppo di 11 corridori. Fra loro il nostro Filippo Fontana che nella penultima tornata ha anche provato a smuovere le acque. L’unico che provava a sfiancare i favoriti belgi (in 7 davanti, alla ricerca di un titolo che manca dal 2017) è stato il britannico Mason, ma è stato proprio lui a pagare quando la gara è esplosa nell’ultimo giro, dove i belgi Vandeputte e Nys (campione europeo su strada e questo connubio ciclocross-road ricorre spesso al Col du Vam) sono stati saltati sulla salita finale dalla volata lunga dell’olandese Ryan Kamp, confermatosi così sul trono di categoria. Per i due avversari la beffa è stata accolta con grande disappunto, per Nys un bronzo che sa di amaro.

Fontana, affaticato nel finale, ha chiuso nono a 35”: «Ha pagato i tanti fuori giri tenuti per rimanere attaccato ai primi – riprende Bielli – Non è ancora al massimo della forma e gli è mancato un po’ di fondo dopo la stagione di Mtb. Anche Toneatti si è ben disimpegnato, ha fatto una gara tutta in rimonta, chiudendo 15°».

Quando a decidere è il pit stop…

Dicevamo della Brand. Nella gara femminile le olandesi questa volta sapevano di non potersi giocare il titolo fra di loro, vista la presenza dell’ungherese Blanka Vas reduce dal trionfo di Overijse. La magiara si è subito ritrovata avvolta da una nuvola arancione, ma non è stato questo a determinare l’esito della corsa. Tutto si è deciso all’inizio del secondo giro. La Vas come altre del gruppo di testa ha svoltato ai box per il cambio bici, la Brand invece ha saltato il pit stop rilanciando anzi l’azione. La magiara si è accorta dell’offensiva, ma cercando di riacquistare velocità ha sbagliato traiettoria. Così ha perso quei metri che hanno favorito la fuga dell’iridata, a quel punto diventata imprendibile.

Un dato tecnico-tattico che non è casuale. Nella ricognizione Pontoni aveva sottolineato come il gioco dei box potesse incidere sulla gara. Posizionati all’esterno, costringono gli atleti a percorrere metri in più il che costa naturalmente tempo, per questo la scelta del cambio bici va ben ponderata per non giocarsi la gara, sarà molto importante nelle prove di domenica.

Podio Elite Vam 2021
Il podio della gara femminile con la Brand fra la Vas e la Kastelijn
Podio Elite Vam 2021
Il podio della gara femminile con la Brand fra la Vas e la Kastelijn

Dietro la Brand, arancione sbiadito…

La Vas nel finale è stata più accorta e ha pensato a gestire le avversarie. In verità le olandesi protagoniste in Coppa non hanno vissuto una delle loro giornate migliori (la stessa Brand dopo il ritorno dagli Usa aveva saggiamente tirato i remi in barca), con la magiara erano rimaste solo la Kastelijn e la Alvarado, quelle finora meno in vista, ma quest’ultima si è tirata fuori da sola con un’errore di guida, l’altra nulla ha potuto contro la progressione della Vas, che a 20 anni coglie la prima di quella che si annuncia una lunga serie di medaglie.

Tra Arzuffi e Persico

In chiave italiana è stata bella la sfida fra Arzuffi e Persico per il primo posto nazionale. Alla fine l’ha spuntata la tricolore per 8”, ma entrambe sono finite nella top 10, mentre la Lechner, partita fortissimo, ha chiuso solo tredicesima.

Più che l’altimetria del percorso, a mettere in difficoltà le nostre sono state le canaline scavatesi nel fango denso. Le portavano (ma non solo loro) a sbagliare direzione con improvvisi scarti del manubrio: «Quello della Persico è il maggior rammarico della giornata – dice Pontoni – era partita benissimo ed era a ruota della Vas, ma è caduta danneggiando il cambio. E’ stata anzi bravissima a insistere e, nonostante un altro scivolone , a chiudere nelle dieci. Speriamo che tanta sfortuna venga ripagata domani.

«Nel complesso siamo comunque soddisfatti della prima giornata – conclude il cittì – e un encomio va a tutti i meccanici: tra box e centro di gara ci sono 1.600 metri, il che ci ha costretti a un lavoro enorme. La logistica non è ideale, ma di questi tempi, pur di gareggiare, bisogna fare buon viso».

Brand, cinque secondi per entrare nella storia

15.02.2021
3 min
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Cinque secondi. Solo 5 secondi per alzare gli occhi al cielo e gridare tutta la propria felicità: Lucinda Brand è riuscita nella grande impresa, mettere insieme tutti gli appuntamenti principali della stagione, ossia le tre più importanti challenge e il titolo mondiale. Ma per farlo ha dovuto dare fondo a tutte le sue risorse. L’ultima gara, la tappa finale del circuito H2O Badkamers Trofée nel parco dell’università di Bruxelles, è stata una sofferenza totale, continua, lasciando gli appassionati con il fiato sospeso nella “battaglia arancione”. Una lotta tutta fra olandesi, o meglio fra la Brand e Denise Betsema, che partiva con una quarantina di secondi di ritardo ma soprattutto con una condizione di forma decisamente superiore alla Brand, che dopo la conquista del titolo mondiale sembrava la pallida copia di se stessa.

Ceylin Del Carmen Alvarado vince la prova e riscatta i mondiali
Ceylin Del Carmen Alvarado vince la prova e riscatta i mondiali

Attacco Betsema

Dopo le iniziali schermaglie, è stata l’ex iridata e grande delusa della stagione, Ceylin Del Carmen Alvarado a prendere l’iniziativa nel terzo giro, facendo di fatto esplodere la gara. A quel punto le ostilità fra le due contendenti per la classifica si sono aperte e su un tratto in contropendenza la Betsema ha piantato sul passo la Brand, che però non si è data per vinta e l’ha tenuta come punto di riferimento a una decina di secondi, ritrovandosela spesso nella visuale. Un distacco contenuto, rassicurante, che sembrava schiuderle la porta alla conquista del trofeo. Ma le difficoltà dovevano ancora incominciare…

Toon Aerts vince la corsa, ma la classifica è di altri
Toon Aerts vince la corsa, ma la classifica è di altri

Cinque secondi

Nell’ultimo giro tutto è sembrato volgerle contro. Mentre la Betsema dava fondo alle sue energie riguadagnando anche sulla Alvarado, la Brand andava in crisi e non bastasse questo, un pedale iniziava a dare problemi ogni volta che tornava a salire in bici dopo un tratto a piedi, sfuggendole in alcune pedalate. Da dietro rinveniva su di lei Manon Bakker e a seguire anche l’iridata under 23, Fem Van Empel. Il traguardo era sempre più vicino, ma le energie erano sempre meno. Il rettilineo finale è stato un calvario con i secondi che scorrevano impietosi. Alla fine la Brand, quinta, ne ha salvati 5, quelli comunque necessari per agguantare il trofeo e conseguentemente il Grande Slam, prima donna a riuscirci affiancando il suo nome a quello di Wout Van Aert nella storia del ciclocross.

Eli Iserbyt salva il primato e porta a casa il ranking
Eli Iserbyt salva il primato e porta a casa il ranking

Iserbyt salvo

Molto meno ricca di pathos la gara maschile, dove i verdetti erano praticamente già scritti. Toon Aerts ha comunque fatto il suo aggiudicandosi la gara dopo una bella battaglia con Quinten Hermans, mai così brillante in stagione. Terzo posto per Niels Vandeputte che non ha fatto rimpiangere l’assenza del campione del mondo e suo compagno all’Alpecin Fenix, Mathieu Van Der Poel, già proiettato verso la stagione su strada. Il titolo è andato a Eli Iserbyt, sesto al traguardo e, com’era successo domenica scorsa, ben protetto da Michael Vanthourenhout. La stagione sui prati si chiude qui, se ne riparlerà a settembre. Ora per la maggior parte dei suoi protagonisti iniziano altre avventure, fra strada e Mtb.

La Brand sulle porte della leggenda

13.02.2021
3 min
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Tutto in una sfida, tutto in meno di 4 minuti: per una volta, sono le ragazze e segnatamente Lucinda Brand a guadagnarsi gli onori delle cronache. La tappa finale dell’X2O Badkamers Trofée, l’ultima challenge in ordine di tempo a chiudere i battenti nel ciclocross, dovrà decretare la vincitrice. Sarà il percorso disegnato nei parchi dell’Università di Bruxelles a decidere chi fra Lucinda Brand e Denise Betsema potrà portare a casa l’ambito trofeo. La campionessa mondiale deve difendere 40” che, come si è visto domenica a Lille, non sono un grande vantaggio. Soprattutto in presenza di qualche intoppo, come accaduto sul percorso innevato (bellissimo paesaggisticamente, un po’ meno dal punto di vista tecnico essendo quasi completamente privo della benché minima difficoltà).

Lucinda Brand è a un passo dal clamoroso Grande Slam
Lucinda Brand è a un passo dal clamoroso Grande Slam

Slam in vista?

Per la Brand la gara di domenica avrà oltretutto un significato davvero speciale: con l’X2O Badkamers Trofée l’olandese potrà essere infatti la prima atleta a conseguire il Grande Slam, che accomuna le tre principali challenge alla conquista della maglia iridata. Un’impresa riuscita in campo maschile solo a Van Aert nel 2016, che fra le donne è diventata realizzabile solo nel 2015, quando è stata loro aperta la porta del Superprestige. La Brand ha già fatto sua la Coppa del mondo, ha vinto il mondiale di Ostenda e sabato scorso ha completato la conquista del Superprestige. Ora le manca un ultimo tassello per ottenere la consacrazione nella leggenda.

Laurens Sweeck ha vinto la prova di domenica scorsa a Lille
Laurens Sweeck ha vinto domenica scorsa a Lille

Iserbyt sicuro

In campo maschile la situazione è ben diversa. Il vantaggio che il campione europeo Eli Iserbyt ha nei confronti di Toon Aerts è di quelli che lasciano tranquilli, ben 3’02”. Mentre il suo compagno di squadra Michael Vanthourenhout bracca il connazionale a 3’11”.

Il vantaggio di Eli Iserbyt nei confronti di Toon Aerts è tranquillizzante
Il vantaggio di Eli Iserbyt nei confronti di Toon Aerts è tranquillizzante

Proprio nella gara di domenica scorsa, vinta dal terzo alfiere della Pauwels Sauzen Bingoal, Laurens Sweeck (che in assenza dei “tre tenori” appare come il corridore attualmente più in forma), Vanthourenhout ha dimostrato quanto sia importante per l’economia del team. Ha protetto il capitano nei momenti difficili anche a dispetto della scelta un po’ scriteriata di Sweeck di andare all’attacco nella seconda tornata, trascinandosi dietro Aerts. A quel punto Iserbyt, poco brillante in questo periodo, rischiava di saltare. Invece il compagno di colori lo ha protetto, portandolo a riaccodarsi ad Aerts che nel frattempo iniziava a cedere. A Bruxelles c’è da attendersi una “marcatura a uomo” nei confronti di Aerts, unico ostacolo rimasto sulla via del bis consecutivo per il “folletto belga”.

Superprestige: tappa a Sweeck, classifica per Aerts

06.02.2021
4 min
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Una gara strana, il ciclocross di Middelkerke che ha chiuso il Superprestige. Sicuramente la lotta per la vittoria finale nella challenge ha influito, ma l’immagine che rimane negli occhi è di una differenza quasi sconcertante per il movimento quando mancano i “tre tenori”. Chi pensava alla vigilia che dalla loro assenza ne potesse scaturire maggiore equilibrio è rimasto profondamente deluso, perché quello che si è visto è semplicemente un livello inferiore (il che era prevedibile) e una squadra in grado di fare il bello e il cattivo tempo, la Pauwels Sauzen Bingoal.

Michael Vanthourenhout si è giocato la corsa del Superprestige con Sweeck
Michael Vanthourenhout si è giocato la corsa con Sweeck

Forcing Pauwels

Per capire come si è evoluta la gara bisogna partire dalla vigilia: la classifica vedeva avanti il bronzo iridato Toon Aerts con 5 punti di vantaggio sul campione europeo Eli Iserbyt e tutti pensavano che il giovane belga avrebbe fatto di tutto per colmare il divario. La squadra si è messa al suo servizio, tanto che i primi due giri su un percorso intriso di fango e acqua, un tracciato tipico da ciclocross e molto diverso da quello inventato a Ostenda per i mondiali, vedevano la Pauwels “inventarsi” una sorta di cronometro a squadre con Iserbyt, Vanthourenhout e Sweeck in fila, a darsi cambi regolari, facendo così il vuoto alle proprie spalle.

Eli Iserbyt non ha più ritrovato la condizione degli europei
Eli Iserbyt non ha più ritrovato la condizione degli europei

Iserbyt addio

Per il piccolo Iserbyt le cose sembravano mettersi bene, anche perché dietro Aerts era vittima di uno scivolone che gli faceva perdere terreno e soprattutto posizioni preziose. Il problema però era tutto nella testa del campione continentale, che da quando ha vinto la prova titolata non è stato più lui. Già alla fine del primo giro si capiva che qualcosa non andava, appena passato il traguardo si toglieva i guanti e decideva di lasciarli ai meccanici al cambio di bici: una scelta dettata probabilmente più dal nervosismo e che era il prologo al suo cedimento, a dispetto del lavoro dei compagni, che inizialmente provavano a rallentare per tenerlo con sé, ma poi era chiaro che sarebbe diventata una corsa a perdere.

Toon Aerts è partito dalla testa della classifica di Superpestige e l’ha conquistata
Toon Aerts ha conquistato il Superpestige

Sweeck bis

Vanthourenthout e Sweeck andavano così a giocarsi la vittoria che finiva a quest’ultimo, felice di ottenere il bis del successo dello scorso anno, con i due che arrivavano in parata cercando di mettere in bella mostra il marchio coperto dal fango. Iserbyt arrivava trafelato dopo 52”, ma il piazzamento non era sufficiente per superare Aerts nella classifica del Superprestige , che nel frattempo aveva fatto i suoi conti e si era messo dietro l’olandese Lars Van Der Haar, compagno di squadra pronto a cedergli il quinto posto se Iserbyt avesse vinto. Un’eventualità non necessaria, così nel finale il belga rallentava per aggiungere con il suo sesto posto un altro trofeo alla sua collezione, ricca già di due Coppe del mondo, un titolo europeo e uno nazionale oltre a tre bronzi iridati consecutivi. Certo, non la maniera più brillante per vincere, ma tanto bastava.

Denise Betsema ha vinto fra le donne
Denise Betsema ha vinto fra le donne

Vince Betsema

Discorso abbastanza parallelo fra le donne, dove l’iridata Lucinda Brand ha messo in bacheca un altro Superprestige seppur al termine di una giornata poco fortunata, iniziata con una caduta che di fatto l’ha estromessa dalla lotta per la vittoria. Mentre davanti la Betsema, a dispetto dei suoi soliti errori tecnici in salita, faceva il vuoto, la Brand piano piano risaliva fino al terzo posto, più che sufficiente per vincere, mentre seconda era la Alvarado, apparsa ancora lontana parente di quella che era data per grande favorita a Ostenda. Insomma, un podio tutto olandese, ma questa non è una notizia…

Baroni, un quinto posto che sa di futuro

31.01.2021
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Ci sono piazzamenti che valgono come una medaglia, hanno un sapore dolcissimo di futuro: quando Francesca Baroni ha tagliato il traguardo della gara U23 dei mondiali, ha alzato il pugno come se avesse vinto. Aver tenuto dietro due olandesi, le più temute alla vigilia, ha un significato altissimo. E’ finita quinta, poteva lottare per il podio?

Le olandesi subito in forcing dal via
Le olandesi subito in forcing dal via

Trappola francese

Secondo il Ct Fausto Scotti sì, anche su un percorso così difficile e lo si capisce dalla sua lettura della gara.

«In partenza due francesi, sulla prima salita, si sono piantate – dice Scotti – e l’hanno bloccata, ha perso una ventina di secondi dalle prime che si stavano lanciando in fuga in quel preciso momento. Poi ha fatto un primo giro a tutta, transitando quinta a 25”, ma aveva speso troppo e le ho detto di stare più tranquilla. Si è ritrovata a pedalare nel secondo gruppetto, curiosamente quello con le favorite, quelle che nelle prove di Coppa del mondo viaggiano con le varie Brand e Alvarado. Non aveva timore. Nei primi due giri, sulla sabbia accusava, poi ha invertito la tendenza e ha finito per guadagnare anche su un terreno così ostico. Ha fatto un miracolo, ma dico che senza quell’intoppo iniziale era con le olandesi di testa…».

Van Empel è la più giovane delle olandesi, ma sceglie meglio il tempo: un assaggio di futuro
Van Empel è la più giovane delle olandesi, ma sceglie meglio il tempo

Tutte insieme

La gara effettivamente aveva visto subito la grande favorita, Manon Bakker (terza sia sabato scorso ad Hamme che domenica nella tappa finale di Overijse, ma contro le “grandi”) scivolare ben due volte, vedendo sfumare tutte le sue ambizioni. Davanti era la sua compagna di squadra Inge Van Der Heijden a menare le danze, provando la fuga con le altre olandese Aniek Van Alphen e Fem Van Empel insieme all’ungherese Kata Blanka Vas, altra favorita della corsa.
Gioco di squadra? Fra le ragazze olandesi è un concetto sconosciuto. La magiara, che su alcuni tratti sabbiosi guadagnava, ma su quelli più profondi, vista la sua corporatura leggerina perdeva, ha potuto usufruire del lavoro delle altre arancioni. Fatto sta che a un giro dalla fine si sono ritrovate tutte insieme, con lo spettro della grande beffa che attanagliava i tecnici arancioni.

Dietro intanto la Baroni rimaneva attaccata con la colla alla Bakker e alla britannica Kay, viaggiando sempre fra la sesta e la nona piazza, ma curiosamente dal secondo passaggio, dove il distacco era di 55”, l’azzurra non ha perso più, anche se davanti si dannavano l’anima per vincere.

Van Empel, un’altra olandese campionessa del mondo
Van Empel, un’altra olandese campionessa del mondo

Iride Van Empel

Nel giro finale è stata la Van Empel a prendere l’iniziativa, con la Van Alphen attaccata. L’ultimo passaggio su sabbia era invece fatale alla Vas che vedeva le altre allontanarsi. La situazione si cristallizzava all’ingresso nella parte più tecnica e l’olandese meno accreditata alla vigilia (la più giovane, è al primo anno di categoria) andava a conquistare l’iride con 3” sulla Van Alphen e 9” sulla Vas, che debellava la tenue resistenza di una Van Der Heijden, stravolta dalla fatica e forse anche irritata per il comportamento delle compagne.

Francesca Baroni, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Francesca Baroni è stata artefice di una rimonta eccezionale che sa di futuro
Francesca Baroni, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Per Francesca Baroni, una rimonta eccezionale

Baroni immensa

La Baroni intanto andava a mettere la ciliegina sulla sua splendida prestazione andando a riprendere l’altra olandese Puck Pieterse (la campionessa europea), finendo splendida quinta a 54”.
«Non ci credo nemmeno io – dichiarava all’arrivo – sapevo che questo percorso non era adatto a me, ma credo di essermi difesa bene anche nei tratti meno favorevoli. Non potevo finire in maniera migliore la mia militanza fra le under 23…”.

L’azzurra passerà infatti fra le elite e viste le sue caratteristiche si candida a un ruolo importante anche nella categoria maggiore. Un talento sul quale è bene investire per il futuro, per farne una valida alternativa allo strapotere olandese.

Ostenda, prima giornata tutta arancione

30.01.2021
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Una prima giornata tutta arancione, ai mondiali di ciclocross di Ostenda. I belgi avevano preparato con cura il terreno di gara. Si erano allenati su un tracciato molto diverso dai soliti, reso durissimo non solo dalla sabbia, non solo dal lungo tratto sul bagnasciuga, ma anche dalla pioggia che ha costretto gli organizzatori addirittura a drenare l’acqua nella parte finale. Tutto inutile, la nazionale olandese ha fatto il bello e cattivo tempo: 5 medaglie su 6 disponibili e soprattutto due titoli mondiali già in cascina, aspettando “Sua Maestà” Van der Poel.

Fila lunga e arancione sulla sabbia: se piove cambia tutto
Fila arancione sulla sabbia: se piove cambia tutto

Alvarado out

Fra le due gare, under 23 e donne elite, è stata quest’ultima quella più densa di emozioni, sin dalla partenza, quando alla prima curva la campionessa uscente Ceylin Del Carmen Alvarado ha svirgolato la bici frenando anche la belga Sanne Cant, che aveva preparato con cura la gara e che contava di far saltare il banco sulla sabbia.

Le due hanno perso posizioni senza più riuscire a riagganciare la vetta, mentre Denise Betsema metteva in pratica la sua tattica preferita: un primo giro a tutta per fare il vuoto. Una tattica che ha funzionato fin quasi a metà gara, ma la Brand aveva qualcosa in più soprattutto sulla sabbia (in settimana si era preparata con i colleghi maschi proprio su questo elemento) e nel terzo dei 5 giri l’ha ripresa. Solo che con lei c’era anche Annemarie Worst, quasi impalpabile per tutta la stagione, ma efficacissima nel momento che contava davvero.

Filippo Fontana era la nostra carta migliore: anche per lui 11° posto
Filippo Fontana era la nostra carta migliore: anche per lui 11° posto

Brand, era ora

Tre donne, tutte arancioni, a giocarsi la vittoria nell’ultimo giro: la Betsema è stata la prima fiammella a spegnersi, le altre due erano pronte a giocarsi tutto allo sprint e la Worst sembrava quella fisicamente più fresca, non così però mentalmente. Infatti sono stati due errori di pura concentrazione, a 4 curve dalla fine, a pregiudicarle una volata che a quel punto era di esito incerto.

Il podio U23: Kamp, Pim Ronhaar iridato e Kielich
Sul podio U23, due olandesi: Kamp e Pim Ronhaar iridato

Per la Brand, 31enne con due ori mondiali su strada (ma in prove a squadre) e tre podi iridati nel ciclocross negli ultimi tre anni, arriva la consacrazione dopo una crescita esponenziale soprattutto da fine dicembre.

«Per anni ho visto sfuggire questa maglia per un soffio – affermava non senza lacrime all’arrivo – ma ci ho sempre creduto, non mi sono preoccupata neanche quando la Betsema ha attaccato. Sapevo che la gara era lunga e dura, soprattutto dopo aver visto gli under 23».

Lucinda Brand scatena subito il forcing arancione
Lucinda Brand scatena il forcing arancione

Gabbiano Ronhaar

Già, la prova dei giovani, anche questa tutta arancione, ma non con l’epilogo atteso. Troppi gli errori commessi dal campione uscente Ryan Kamp, per ben due volte scivolato sui gradini di accesso al ponticello per errori di traiettoria. Molto più ordinato il suo connazionale Pim Ronhaar, per nulla impaurito dall’offensiva iniziale dei belgi, in 5 nei primi 8 all’arrivo ma logorati dal ritmo imposto dal rivale. Kamp saggiamente ha messo da parte le ambizioni personali, coprendo il compagno di squadra (che in apertura taglia il traguardo mimando il volo del gabbiano) e accontentandosi dell’argento.

Dopo esserci arrivata vicina tante volte, per l’arancione Lucinda Brand la maglia iridata
Dopo esserci arrivata vicina tante volte, per Lucinda Brand la maglia iridata

Fuori dai 10

Per l’Italia la “maledizione dell’11° posto”. In questo contesto aver centrato una Top 10 avrebbe dato alla spedizione azzurra un altro significato, ma prima Fontana (che pure è stato il secondo fuori dalla santa alleanza Olanda-Belgio, battuto solo dal britannico Turner che poco ha lenito la debacle dei suoi) e poi la Lechner, partita stranamente peggio della Arzuffi (finita 14esima) sono arrivati a un tiro di schioppo dall’obiettivo minimo.

Eva Lechner era molto motivata ma non va oltre l’11° posto
Eva Lechner era molto motivata ma non va oltre l’11° posto

«Hanno fatto quanto potevano in una giornata freddissima e su un percorso che non ti risparmia – il commento del Ct Fausto Scotti – con Eva abbiamo insistito parecchio, spronandola soprattutto nel finale. Fontana teoricamente valeva di più, anche un 5°-6° posto. Servirebbe che si dedicasse completamente alla disciplina, ma ha giuste ambizioni anche nella Mtb. Qui lottiamo contro i mulini a vento, tra sabbia e erba bagnata basta un attimo e sei a terra. La Worst ha perso il mondiale per una distrazione e qui non te lo puoi permettere».

Domani l’apoteosi finale, il duello Van der Poel-Van Aert, vincerà chi sbaglierà meno.