Wackermann, come va? «Ora le sensazioni sono giuste»

22.08.2021
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Parliamo con Luca Wackermann. Vi ricorderete di lui per lo sfortunato episodio che ha caratterizzato il suo 2020, l’incauta manovra di un elicottero durante la quarta tappa del Giro d’Italia gli fece volare addosso una transenna. Quel giorno lo ha segnato, nel corpo e nello spirito. Ma ora Luca è tornato, venerdì ha concluso il Tour du Limousin, una corsa di quattro tappe che la scorsa stagione si era aggiudicato con grande caparbietà, e da martedì sarà al Tour du Poitou Charentes.

Ci facciamo raccontare proprio da lui il suo percorso di guarigione e di riavvicinamento alla bici e alle corse, con la Eolo-Kometa che ha creduto in lui e nel suo recupero. E così Luca è intenzionato a tornare ai suoi livelli.

Luca Wackermann, caduta Villafranca Tirrena, Giro d'Italia 2020
Immagini della caduta a Villafranca Tirrena, al Giro d’Italia 2020. E’ tornato in gruppo nel 2021
Luca Wackermann, caduta Villafranca Tirrena, Giro d'Italia 2020
Immagini della caduta a Villafranca Tirrena, al Giro d’Italia 2020. E’ tornato in gruppo nel 2021
Cosa ti ricordi di quel malcapitato evento?

Praticamente nulla, sono sempre stato cosciente, ma ho vissuto una settimana sotto shock. Il primo ricordo nitido risale a quando ero in ospedale durante le visite mediche. Poi la mia mente fa un salto alla prima settimana a casa, quando ero ancora sotto osservazione e facevo continuamente check-up.

Come sono stati i mesi successivi?

Il primo mese, mese e mezzo, mi alzavo con un terribile mal di testa, dovuto al trauma cranico, che anche prendendo antidolorifici non passava. A questo devi aggiungerci un gran mal di schiena, ho fatto un periodo di riabilitazione e rafforzamento muscolare, ma nonostante tutto ai primi di dicembre mi sono rimesso in bici.

Nel 2009 è stato campione europeo juniores su strada
Nel 2009 è stato campione europeo juniores su strada
Ecco, ora ci arriviamo, com’è andato il tuo ravvicinamento alla bicicletta?

Ho fatto un periodo di preparazione e ben due ritiri con la squadra, ma nel momento di tornare alle corse, a febbraio, mi è venuto un gran dolore al ginocchio. Mi ha fatto restare fermo per un mese e mezzo facendomi perdere la prima parte di stagione.

Da aprile hai rincominciato a correre con costanza.

Sì, il mio esordio è stato al Gran Premio Indurain, è servito a testare la gamba e la condizione. Infatti, in accordo con la squadra, non ho partecipato al Giro d’Italia, anche se ci tenevo molto. Diciamo che volevo mettermi quel capitolo alle spalle. Non direi con costanza, ho solamente 30 giorni di corsa sulle gambe, sto correndo con continuità da luglio.

Che sensazioni hai provato nel ritornare in gruppo a pedalare?

All’inizio ho avuto timore, come normale che sia. Man mano che i pedali giravano è tornata la fiducia. A livello agonistico le sensazioni sono ritornate positive solamente in questo Tour du Limousin.

A distanza di tempo cosa pensi quando la mente torna a quel giorno?

Tante cose, penso che si sarebbe potuto evitare con un po’ di attenzione in più. Fossi passato 5 secondi prima o dopo non sarebbe capitato o comunque non avrei vissuto questo trauma. E’ capitato, l’errore umano è da considerare sempre. E’ un episodio che attribuisco al fato (la voce di Luca è pesante, porta ancora il segno di questi mesi difficili, ndr). Sono abituato a combattere, in 9 anni di professionismo mi sono capitate tante cose, questa è la più difficile, ma posso superare tutto.

Giovanni Visconti, Giro d'Italia 2020

evil eye, un debutto al Giro da ricordare

12.11.2020
2 min
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evil eye, brand di alta gamma nel mondo degli occhiali per uso sportivo di proprietà di Silhouette International (25 anni di esperienza nel settore tecnico-sportivo) ha fatto quest’anno il suo debutto al Giro d’Italia come sponsor tecnico del team Vini Zabù-Ktm.

La prima volta

Con la stagione su strada appena archiviata, abbiamo approfittato dell’occasione per scambiare due chiacchiere con Floriana Di Cesare, Marketing Manager di evil eye, per sapere come è andata questa prima esperienza nelle vesti di partner tecnico di un team ciclistico professionistico.

«Come evil eye possiamo tranquillamente affermare di essere ampiamente soddisfatti dell’esperienza vissuta con la Vini Zabù-Ktm e non solo per quel che riguarda il Giro d’Italia ma più in generale per tutta l’intera stagione, una stagione che non va dimenticato ha dovuto convivere con le problematiche legate al Covid».

Occhiali evil eye
Gli occhiali vizor pro utilizzati dalla Vini Zabù-Ktm
Occhiali evil eye
Gli occhiali vizor pro utilizzati dalla Vini Zabù-Ktm

Social scatenati

«La cosa che ci ha maggiormente colpito in positivo, è stato l’approccio e la professionalità dimostrata dal team e dal suo ufficio stampa nei giorni del Giro, con contatti continui ed un’interazione a livello social che ci ha permesso di dare ulteriore visibilità al nostro brand, soprattutto nei giorni in cui Giovanni Visconti è stato leader della classifica di miglior scalatore».

«Gli atleti sono stati sempre disponibili nel fornirci i loro feedback sull’occhiale da loro indossato, il vizor pro, il nuovo modello evil eye che ha fatto il suo debutto durante il Giro d’Italia, studiato appositamente per discipline sportive come il ciclismo che vedono l’atleta esposto al mutare improvviso delle condizioni atmosferiche».

Inseguendo Wackermann

Concludiamo la breve intervista chiedendo se c’è stato qualche episodio particolare da ricordare.

«Direi di sì e riguarda Luca Wackermann, vittima di una caduta rocambolesca negli ultimi metri della quarta tappa del Giro d’Italia. Era da giorni che cercavamo di consegnargli un nuovo paio di occhiali della sua misura ma la consegna avveniva sempre con un giorno di ritardo quando il Giro si era ormai messo in moto verso una nuova sede di arrivo. Alla fine abbiamo deciso di farglieli comunque avere recapitandogli a casa sua, dove stava trascorrendo la convalescenza. Un modo per dimostrargli che gli eravamo vicini in un momento per lui difficile».

evileye.com 

Luca Wackermann, Agrigento, Giro d'Italia 2020

Wackermann, la luce in fondo al buio

30.10.2020
3 min
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Il 6 ottobre, staccatosi per scelta a 10 chilometri dall’arrivo, Luca Wackermann pedalava con alcuni compagni verso il traguardo di Villafranca Tirrena. Il giorno dopo sarebbe andato in fuga nella tappa di Camigliatello Silano: era evidente che un attacco ben portato sarebbe infatti andato all’arrivo. Ganna può confermarlo.

«Mi ricordo bene tutta la corsa – racconta – molto poco del finale. Solo che pedalavo e c’era questo elicottero davvero molto basso. L’ultima cosa che vedo è una transenna che decolla e mi arriva in faccia. Poi il buio. L’ho riguardata due giorni dopo in televisione con Citracca che parlava e vedermi immobile per terra a quel modo è stato brutto. Capisco cosa possa aver provato mia moglie, che era al lavoro ed è stata per un’ora e mezza in attesa di notizie. Per fortuna è riuscita a raggiungermi tramite il telefono del dottore mentre mi stavano portando in ospedale. Dice che abbiamo parlato e ha capito che ero vivo, ma io non ricordo nulla. Anche delle telefonate del viaggio verso casa non ricordo nulla. C’era solo da pedalare e avere un po’ di fortuna perché il Giro fosse la ciliegina sulla torta, ma di nuovo la fortuna…».

Luca Wackermann, caduta Villafranca Tirrena, Giro d'Italia 2020
La transenna si sposta e investe i corridori della Vini Zabù, Wackermann resta a terra
Luca Wackermann, caduta Villafranca Tirrena, Giro d'Italia 2020
Caduta a VIllafranca Tirrena, Wackermann resta giù

Wackermann è a casa, ci sentiamo di mattina presto perché poi ha un’altra serie di visite. Ventotto anni, è professionista dal 2013. La prima risonanza ha evidenziato due ematomi in fase si assorbimento, si spera che la prossima confermi che tutto è posto. Certo qualche mal di testa c’è ancora e la schiena duole, ma il corridore avrebbe già voglia di tornare in bici. E questo è un buon segno.

Il Giro stava andando bene…

Il quinto posto di Agrigento con una bella azione in finale diceva proprio questo. Il morale era alto, per me e per la squadra. E da lì in avanti ci sarebbe stata la possibilità di andare in fuga. Avevo corso molto prima del Giro. Sesto a Sibiu, la corsa della ripartenza. Poi avevo vinto il Tour du Limousin. Quindi ho fatto Coppi e Bartali e Tirreno e a seguire dieci giorni in altura. C’era tutto per fare bene.

Hai parlato di fortuna.

Qualcosa che non ho sempre avuto nella mia carriera. Sono partito dalla Lampre, ma è stata una lunga serie di alti e bassi. La squadra WorldTour è grande, ma se non sfondi, hai la sensazione di essere un numero in mezzo a tanti. La professional è più una famiglia, anche se meno organizzata. E’ stato Visconti, che è un amico e compagno di allenamento, a volermi alla Vini Zabù-Ktm. Una tappa al Giro sarebbe stata una gran cosa, ma per come è andata, mi sarei accontentato di arrivare sano a Milano e di poter fare un buon inverno.

Radio mercato lo vedrebbe dal prossimo anno con la maglia della Eolo-Kometa, la squadra sognata, progettata e finalmente creata da Ivan Basso e Alberto Contador. Si vede che Luca vorrebbe dire, ma non può sbilanciarsi.

«E’ un bel progetto – dice – una bella realtà italiana, ma non c’è ancora nulla di certo. Di certo posso confermare che un contatto c’è stato».