Da juniores ai devo team: gli otto volti (+ uno) del ciclismo italiano

17.01.2025
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Nel 2025 saranno otto gli azzurri che passeranno under 23 in un devo team: Stefano Viezzi, Lorenzo Mark Finn, Andrea Bessega, Davide Stella, Enea Sambinello, David Zanutta, Ludovico Mellano e Luca Attolini. A questi si aggiunge un nono volto, che è quello di Roberto Capello. Quest’ultimo andrà a correre il suo secondo anno da juniores all’estero: al Team Grenke-Auto Eder. Una migrazione massiccia, segno che i nostri ragazzi attraggono lo sguardo delle grandi squadre che su di loro sono pronte a investire. Affrontiamo il discorso con Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, il quale è rimasto in contatto con loro fino a pochi mesi fa. 

«Partiamo con il dire – ci aggancia Salvoldi – che non conosco le motivazioni di ognuno di loro. Alcuni parlano, chiedono dei consigli, mentre altri vanno per la loro strada. Quello che differenzia l’andare in un devo team, oppure in una formazione come la Vf Group-Bardiani-CSF Faizanè, è la prospettiva che queste realtà offrono a medio termine. Solitamente i ragazzi firmano contratti di quattro anni con la formula “due più due” ovvero: due stagioni nel devo team e due anni già nel WorldTour (la squadra dei Reverberi non ha una formazione di sviluppo, quindi i ragazzi passano subito professionisti, ndr)».

Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z
Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z

Programmazione

La grande differenza che le formazioni di sviluppo offrono è un calendario di livello e la sicurezza di avere, nella maggior parte dei casi, già degli accordi per passare professionisti. Non è sempre così, e molti ragazzi scelgono comunque di fare il salto tra gli under 23 in un devo team piuttosto che rimanere in Italia. 

«In queste squadre – prosegue Salvoldi – i corridori affrontano un calendario di grande qualità e per lo più internazionale, cosa che una squadra continental italiana fatica a proporre, alcune eccezioni in positivo ci sono. In una squadra development si affronta la stagione con una programmazione diversa. Si corre un po’ meno ma per obiettivi, i ragazzi apprendono delle caratteristiche funzionali al mondo dei professionisti. Non si guarda alla continuità di rendimento ma a una crescita. Sono discorsi che esulano dal “è troppo presto, è troppo tardi”».

Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Tutti i ragazzi che passano nel 2025 sono pronti?

Penso di sì, tutti con possibilità e caratteristiche differenti. Sono diverse anche le squadre, quindi generalizzare diventa un rischio. 

Ad esempio Lorenzo Finn continua un percorso iniziato nel 2024, quando era ancora juniores. 

Avete detto un nome non a caso. Lui è l’esempio di un corridore che ha le qualità naturali per diventare un professionista che gareggia per i grandi risultati. E’ tutto un altro modo di correre, improntato a vincere. Finn è l’esempio di uno che è pronto subito ad un certo tipo di attività, la stagione scorsa ne è un esempio (in apertura foto Maximilian Fries).

Poi c’è chi si è guadagnato questa occasione a suon di risultati, come Bessega e Sambinello

Questi due si sono guadagnati lo spazio nei rispettivi devo team grazie ai risultati ottenuti da juniores. Magari per il profilo di carriera che potranno fare non sarà di primo livello, cosa paragonabile a chi non ha avuto la stessa occasione. 

Ad esempio?

Andrea Donati e anche suo fratello Davide. Il secondo, che è più grande di un anno, ha fatto la prima stagione da under 23 alla Biesse Carrera e poi è passato al devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe. Lo stesso cammino si prospetta per Andrea, il quale correrà con la Biesse nel 2025. 

Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Andrea Donati non ha ottenuto grandi risultati da juniores…

Non conta solo questo. Chi fa le selezioni all’interno dei team di sviluppo dovrebbe guardare il risultato legato alla prestazione. Un conto è vincere un campionato del mondo alla Lorenzo Finn, un altro è vincere tante gare restando sempre a ruota. Una figura che ha il compito di cercare il talento dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle prestazioni. I risultati contano fino a un certo punto. 

Per chi arriva da squadre juniores italiane un salto del genere rischia di essere troppo grande?

No. Il ciclismo si sta evolvendo e questo processo fa parte di un normale cammino di adattamento che coinvolge anche le squadre juniores. Quello che si faceva fino a un po’ di anni fa ora non basta più. Per i ragazzi approcciarsi a queste realtà nuove e professionali è solamente uno stimolo. Si sentono seguiti, controllati e li domina la curiosità, come giusto che sia nei giovani. Entrano in una routine, è come se fosse un lavoro.

Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Poi ci sono Attolini, Mellano e Zanutta che sono passati con la XDS Astana Development, consideri il loro passaggio più “soft”. 

Se intendete dire che sia meno impattante perché trovano più italiani direi di no. Non so che calendario faranno ma stiamo comunque parlando di una formazione di sviluppo di un team WorldTour.

Cosa pensi di questi tre ragazzi?

A mio avviso Mellano e Sambinello sono equiparabili. Sono i ragazzi che hanno avuto maggiore continuità durante la passata stagione. A livello di piazzamenti non hanno saltato una gara, erano sempre tra i migliori nelle corse più importanti del calendario italiano. Zanutta è un corridore di qualità, lui è un esempio di coloro che sono stati valutati per i numeri e non per i risultati ottenuti, alla pari di quanto fatto dalla UAE Team Gen Z con Davide Stella. 

Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Rimane Roberto Capello, che prende il posto di Finn alla Grenke-Auto Eder. 

E’ un atleta che in salita ha tantissima qualità, nonostante sia all’inizio del suo secondo anno da juniores. Si tratta di un corridore che è abituato a fare certi volumi di allenamento. Per concretizzare questi numeri in risultati deve migliorare molto tatticamente e nella guida della bici, ma è nel posto giusto. La Grenke-Auto Eder non prende i ragazzi a caso…

Spezialetti e la squadra juniores, con il sogno della Liegi

29.03.2024
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La Fabio Aru Academy chiude il cerchio della carriera del campione: aprendo la sua scuola di ciclismo in Sardegna, Fabio ha iniziato a restituire al ciclismo ciò che ne ottenne quando era un ragazzo. All’estero è abbastanza frequente che degli ex atleti mettano il loro bagaglio a disposizione dei più giovani, in Italia ciò non accade così spesso. Per questo è interessante farsi raccontare da Alessandro Spezialetti il suo progetto abruzzese, il Team Mario De Cecco-Logistica Ambientale, che da quest’anno è salito di livello e lo vede accanto a una realtà che dagli esordienti arriva fino agli juniores. Il tecnico di Chieti al momento è in Francia per la Route Adelie, alla guida della Bingoal WB. Con lui c’è anche Marco Tizza, mentre il resto della squadra è in Belgio sulle strade del Nord.

«Non è una scuola come quella di Moreno Di Biase – inizia Spezialetti – ed è nata quando ho conosciuto Marco Caruso. Lui aveva già una squadretta, da lì è nata l’amicizia e dall’anno scorso abbiamo iniziato a collaborare. Quest’anno, con l’ingresso di alcuni sponsor abruzzesi come Mario De Cecco, una SPA che produce divise da lavoro, abbiamo deciso di fare anche una squadra con 8 juniores. In Abruzzo ci sono 3-4 squadre, mi vengono in mente Fantini e la Gulp, per cui avevamo voglia di offrire un altro sbocco a questi ragazzi».

Spezialetti, abruzzese di 49 anni, è da due stagioni un diesse della Bingoal WB
Spezialetti, abruzzese di 49 anni, è da due stagioni un diesse della Bingoal WB
Avete fatto gli juniores perché avevate degli allievi che sono cresciuti?

Un po’ per questo e un po’ prendendo qualche elemento promettente. Avevamo dei buoni allievi, in più è arrivato Attolini, che correva alla CPS Professional ed è un altro bel corridorino. E’ voluto venire con noi e così siamo partiti. Il nostro scopo innanzitutto è aiutare la categoria. E avendo un po’ di conoscenze, un po’ di amici che hanno aziende, cercheremo di dare una mano a questi ragazzi. L’idea è di portarli non tanto al professionismo, ma a fare un buon dilettantismo con lo spirito giusto. 

Quali sono le difficoltà di avere una squadra così?

La difficoltà è soprattutto reperire i fondi, anche perché per fare una squadra di juniores servono parecchi soldi. Quanti? Diciamo 70-80 mila euro, per andare alle corse e tutto il resto si spende così. Inizia a prendere le bici, fare le trasferte. Inizia ad andare negli hotel, pagare l’autostrada e il carburante e alla fine si spendono quelle cifre.

Le bici avete dovuto comprarle o avete trovato uno sponsor?

No, le ho comprate da De Rosa. Ho parlato con Cristiano e ci è venuto incontro con i pagamenti. Sempre grazie a qualche conoscenza, caschi e occhiali sono Salice e con l’aiuto di Moreno Nicoletti sono arrivate le scarpe Fizik. Il mio impegno nella quotidianità non può esserci, cerco di aiutare come posso nel reperire fondi e dare sempre il mio sostegno dove posso. Quest’anno ad esempio andiamo a fare anche la Liegi-Bastogne-Liegi.

La squadra juniores è composta da otto atleti
La squadra juniores è composta da otto atleti
Il focus maggiore è concentrato sugli juniores o alla pari sui più piccoli?

Oltre a Marco Caruso e al sottoscritto, abbiamo altri tecnici come Gildo Pagliaroli e anche altri. Ciascuno segue il suo settore, dai giovanissimi, agli juniores, passando per esordienti e allievi. Il referente centrale è Caruso e poi a volte facciamo delle riunioni tutti insieme.

Ti capita mai di parlare con questi ragazzi? La tua esperienza da pro’ in qualche modo potrebbe ispirarli.

Certo. Ogni venti giorni facciamo una videoconferenza e abbiamo anche preso un appartamento in affitto per tutto l’anno e lo usiamo come punto di ritrovo. Durante il ritiro questo inverno ci sono andato e ho parlato con loro. Quando sono a casa, mi faccio vedere.

Quali differenze vedi fra loro e lo Spezialetti junior? Anche tu eri un bel cagnaccio…

Prima differenza: la bici. Quella di “Spezia” junior pesava 11-12 chili, con questa siamo sui 7,5. Ed è vero che ero un cagnaccio, ma ce ne sono un paio che non scherzano. C’è chi parla poco al di fuori della bici e invece è cattivo agonisticamente. E c’è chi è estroverso e meno determinato. Abbiamo messo insieme un bel gruppetto, che ha in Attolini il punto di riferimento. L’anno scorso ha vinto tre gare, speriamo che da qui a qualche settimana si sblocchi.

Uno così, al secondo anno da junior, fa già vita da atleta al 100 per cento?

Come prima cosa va ancora a scuola, però fa il corridore in modo serio. Anche perché ha la possibilità di fare bene.

Selfie di Luca Attolini con Fabio Cannavaro, campione del mondo di calcio nel 2006
Selfie di Luca Attolini con Fabio Cannavaro, campione del mondo di calcio nel 2006
Il 6 maggio andrete alla Liegi: come gliela state raccontando?

Abbiamo cominciato a raccontargliela quest’inverno, quando è partita l’idea. Lavorando in una squadra belga, ho parlato con il mio capo, Christophe Brandt, e gli ho chiesto una mano per parlare con l’organizzatore. Abbiamo fatto la richiesta e quello è stato contentissimo di invitarci alla Liegi. Anche per loro, è bello avere una squadra straniera. Quando è stato ufficiale, abbiamo iniziato a parlarne in ritiro. E se riesco, andrò su anche io. Per questi ragazzi sarà certamente una bella esperienza.

Farete tanta attività fuori regione?

Per forza. Domenica siamo stati a Calenzano, si va dove serve. Quando le gare sono in casa, siamo contenti di non dover viaggiare, altrimenti sappiamo dove si prende l’autostrada. Chi corre nel Centro Italia oppure al Sud sa che c’è un solo percorso da seguire. Questo rispetto ai miei tempi non è cambiato davvero…