Letizia Paternoster, foto Instagram (@davidsondiegoagostinifns)

Un po’ star, un po’ tigre: semplicemente Paternoster!

Giada Gambino
15.12.2020
6 min
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Letizia mi accoglie con il suo bel sorriso, la sua energia e l’incredibile semplicità (la foto Instagram di apertura è stata scattata da davidsondiegoagostinifns). Ad ogni mio complimento i suoi occhi si accendono, accenna un modesto sorrido e a voce bassa mi dice: «Grazie». Parlare con lei si è rivelata un’esperienza significativa che mi ha dato davvero molto. La Paternoster è un vero esempio per le ragazze; non solo nello sport, ma anche per affrontare la vita di tutti i giorni… 

Letizia Paternoster, campionati europei Alkmaar 2019
Così nel 2019 Paternoster ha vinto i campionati europei U23 di Alkmaar
Letizia Paternoster, campionati europei Alkmaar 2019
Nel 2019 campionessa europea U23
Quali sono i tuoi punti di forza?

Ci vuole determinazione. Avere tanti sogni stampati in testa è la chiave per affrontare tutto, per rialzarti, per andare avanti sempre al meglio. Ogni momento difficile lo affronto con la voglia di arrivare più in alto di dove sono caduta. Avere una famiglia come quella che ho io alle spalle è importante e mi reputo molto fortunata in questo. La famiglia ti crea, ti insegna, ti fa crescere. La mia mi ha accompagnata in ogni caduta, per poi aiutarmi a rialzarmi ancora più forte. Avere qualcuno che ti supporta nei momenti di fragilità è davvero molto importante. Per arrivare a certi livelli bisogna essere forti, fisicamente e mentalmente, ma la fragilità, anche se nascosta, fa parte anche dei forti.

Cambieresti qualcosa del tuo carattere? 

Non cambierei nulla della mia personalità, sono così e ho imparato ad accettarmi anche nei miei aspetti negativi. Nessuno di noi è perfetto, devi saper guardare i lati positivi e mutare quelli negativi in positivi.

Da chi ruberesti, se potessi, un pezzo di carattere? 

Indiscutibilmente da Federica Pellegrini. L’ho sempre stimata molto per la sua caparbietà, determinazione e per il fatto che è sempre riuscita a rimanere ad un livello altissimo per tanti anni. Poi, vederla fuori dalla vasca con i tacchi e gli abiti eleganti è un aspetto che mi ha sempre affascinata molto. Sinceramente, se potessi, le ruberei anche una piccola parte delle sue capacità da nuotatrice, il nuoto è uno sport che non fa per me. Dopo qualche bracciata… potrei affondare (ride).

Letizia Paternoster, palestraLetizia Paternoster, palestra (foto Instagram)
Paternoster in palestra, con il look ugualmente curatissimo (foto Instagram)
Letizia Paternoster, palestra (foto Instagram)
In palestra, ogni cosa al suo posto (foto Instagram)
Peccato, avremmo potuto fare triathlon insieme…

Fai triathlon? Grande! E’ uno sport fantastico. Sicuramente è molto duro e impegnativo, mi piace davvero molto. Se non fosse per il nuoto… 

Essere donna… 

E’ una grande fortuna. Privarsi di qualsiasi tipo di cosa non è assolutamente corretto. Bisogna sentirsi libere di fare tutto ciò che si vuole ed essere costantemente sicure di se stesse. Una volta trovato il proprio equilibrio e la propria autostima si può riuscire davvero in tutto ciò che si vuole. Non devi mai farti influenzare dagli altri e devi rimanere sempre te stessa.

Hai un debole per la pista, si sa. Ma la strada?

E’ stata il mio primo amore, in futuro mi vedo molto di più nelle gare su strada. Correre accanto alle mie compagne è una continua emozione; ogni sforzo viene sempre ripagato sia a livello individuale che di team. Quando fatichi tanto e poi vedi una tua compagna vincere è sempre gratificante. Lo stesso è arrivare con le braccia alzate, qualcosa di indescrivibile, un’energia unica che ricerco sempre.

Mantenere la propria femminilità per una sportiva…

E’ molto importante. I primi anni sono anche stata criticata per essere molto femminile anche nel mio mondo, magari arrivavo truccata in diverse occasioni e avevano da ridire. Dopo un po’ di anni ho notato che questo aspetto è stato anche apprezzato, molte ragazze hanno iniziato a fare lo stesso e questo mi ha resa felice. Sinceramente, però, è stato un po’ difficile da affrontare quel periodo. Ero davvero piccolina e ricevere critiche da ragazze più grandi, magari anche affermate, faceva trasparire il mio lato fragile. Ma, con determinazione, il pensiero era solo ed esclusivamente rivolto ad arrivare al mio obiettivo e tutto il resto me lo lasciavo scivolare addosso.

Letizia Paternoster, Madrid 2019
Dopo il primo anno con l’Astana, la Trek-Segafredo si è affrettata a farla firmare
Letizia Paternoster, Madrid 2019
Un anno all’Astana e dal 2019 alla Trek-Segafredo
A tal proposito, una curiosità personale, che trucchi usi?

Principalmente quelli della Mac, mi trovo davvero bene. Anche in gara quando sudo molto, non si sciolgono minimamente, rimangono intatti

Sono resistenti all’acqua? 

Sì, ma solo la matita e il mascara. Per quando riguarda fondotinta e altro no. 

Grazie mille. Ora possiamo ritornare all’intervista… 

No no, se vuoi possiamo parlare di questo anche per ore. Mi piace parlare di queste cose (ridiamo).

Anche in pista riesci ad essere elegante…

Elegante? Sono sempre super sudata (ride). Sono felice, però, che dall’esterno si veda questo, non è per nulla semplice.

Sei molto seguita sui social. Un’influencer che, essendo sportiva e affermata, si ritrova una marcia in più rispetto a molte altre… 

(Sorride, si imbarazza lievemente). Mi piace condividere certi momenti della mia vita quotidiana con le persone che mi seguono, principalmente della mia vita sportiva ma anche di certi aspetti simpatici che vanno al di là dello sport. E’ tutto molto naturale. Ci sono giornate in cui non ho voglia di pubblicare e non lo faccio, tutto ciò che si vede è molto spontaneo. L’aspetto che non mi piace, però, sono i leoni da tastiera che magari sono gli stessi che alle corse ti chiedono un autografo. Ma rendermi pubblica sui social è stata una scelta mia e, quindi, questa è una situazione che si può presentare e che devo anche accettare. Ormai ho imparato a riderci sopra.

Sapere che Letizia Paternoster è un’icona per molte ragazze sia come sportiva che come donna…

Mi fa sentire orgogliosa e mi piace tanto. Spero in tutti i modi di potere essere un esempio positivo per tutte quelle ragazze che vogliono raggiungere un obiettivo e vogliono conquistare i propri sogni. Nulla è semplice, ci vuole sempre tanto coraggio, ma bisogna farlo. Chiudere gli occhi e crederci fino in fondo. Poterlo trasmettere a ragazze più giovani è sicuramente una cosa che mi rende orgogliosa e che dà tanta forza anche a me.

Belle le vittorie, scrive Paternoster, ma lo shopping è sempre lo shopping… (foto Instagram)
Letizia Paternoster, shopping (foto Instagram)
Uno po’ di shopping dopo le vittorie (foto Instagram)
Chi rappresenta, invece, un’icona per Letizia Paternoster?

Marianne Vos sicuramente, per quanto riguarda il ciclismo, lo è sempre stata e sempre lo sarà. Sia per il suo lato di atleta sia quello umano.

Se ti dicessi “Tokyo 2021”… 

E’ il mio grande sogno. Andrei lì per puntare al massimo, all’oro. Devo lavorare ancora tanto ma, sicuramente, non vado per partecipare. Quello che verrà sarà sempre bello, ma parto con un grande sogno che voglio con tutta me stessa realizzare.

Tra un allenamento e l’altro studi. Cosa prevede il tuo progetto di vita?

Ho intrapreso la facoltà di Scienze Politiche. Penso che faccia bene a chiunque tenersi impegnati e allenati mentalmente. Non voglio precludermi nessuna strada, il tempo per me è preziosissimo e cerco di sfruttarlo sempre al meglio.

Il problema al ginocchio… 

E’ stato un periodo un po’ buio. Sono stata cinque mesi senza poter lavorare, allenarmi, fare ciò che più amo. In questo periodo, però, ho conosciuto il mio ragazzo che mi ha supportata tantissimo e mi ha fatto crescere sotto diversi aspetti. Il suo supporto, anche oggi, è sempre fondamentale. Quando mi alleno in palestra mi fa da coach, ne sa più di me e io mi fido ciecamente.  Anche la mia compagna della Trek-Segafredo, Ellen van Dijk mi è stata molto vicina durante quel periodo e le sono molto grata.

Fare la mamma e fare la ciclista professionista… 

E’ forse l’unica cosa che ancora non ho mai provato (ride). E’ molto impegnativo, per questo motivo stimo molto la Bastianelli. Vedere i sacrifici che fa, è incredibile. Uno dei miei desideri futuri è quello di avere una famiglia, può essere che anch’io dovrò affrontare certi momenti legati a questo aspetto. Per ora i miei obiettivi, naturalmente, sono altri, ma essere madre è uno dei miei grandi sogni.

Se potessi tornare indietro nel tempo, cosa diresti alla Letizia Paternoster bambina che iniziava a fare ciclismo?

Magari di affrontare certi eventi senza demoralizzarmi molto per cose che prima vedevo come enormi quando, ad oggi, capisco che non lo erano poi così tanto.

Consiglieresti ad una ragazza di fare questo sport?

Certo. Ti insegna a vivere, a crescere, anche se non ne farai una professione, avrai sempre una marcia in più nella vita.

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Fantin, come nasce un occhiale cool?

08.10.2020
4 min
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Claudio Fantin è quel tipo con i capelli bianchi sparati in testa che viaggiava assieme a Rudy Barbazza. Rudy Project era un marchio in rampa di lancio e lui ne era il Worldwide Export Manager. Assieme a suo zio, nel 1985 aveva già fondato SciCon, produttore di borse per il ciclismo

Da allora sono passati parecchi anni. Fantin nel frattempo si è trasferito a Monaco. Ha intrapreso svariate attività. Nel 2010 è diventato socio di T&F Sport di Montecarlo, specializzata in management di squadre di ciclismo e atleti.

Poi si è riavvicinato al Veneto. E’ Group Marketing Strategist del gruppo Asg, è tornato in SciCon e rilanciato forte il marchio delle borse, è tornato al vecchio amore. E’ così nato il mondo SciCon Eyewear, gli occhiali con cui Tadej Pogacar ha conquistato il Tour de France.

Fantin nel frattempo ha tagliato i capelli, ma non ha smesso di essere il vulcano di allora. E non è un caso che nel discorso tornino tante frasi del Barbazza pensiero. Se la scuola da cui vieni è valida, te la porti dietro a lungo.

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Gli occhiali della linea SciCon Eyewear, modello Aero Shade
Gli occhiali della linea SciCon Eyewear, modello Aero Shade
Perché un’azienda così nota nel mondo delle borse a un certo punto si dedica agli occhiali?

Per passione. Perché gli occhiali mi piacciono, sono un bel prodotto. Adesso SciCon fa parte del gruppo Asg e uscire dal settore borse, se c’è la possibilità di scalare il business degli occhiali, è stato un bel passo. E poi per certi versi è più facile…

In che senso?

Le scarpe hanno un taglio e non sono uguali per tutti. I caschi hanno una gestazione di mesi. Le borse sono quelle. Le squadre vengono e ne hanno bisogno, non dico che le teniamo in ostaggio, ma in alcuni casi abbiamo dettato le condizioni. Gli occhiali devi azzeccarli, devono essere belli e poi non hai problemi.

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Altro modello della linea SciCon Eyewear: questi sono gli Aero Wing
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Altro modello della linea SciCon Eyewear: questi sono gli Aero Wing
Più forma che sostanza?

Il professionista vuole vedersi bello, dà per scontato che il prodotto sia valido. Ma se anche gli dai il miglior materiale del mondo e lui si vede brutto, non lo usa.

Da mettersi le mani nei capelli?

Gli occhiali sono un device di sicurezza. L’occhio è una delle parti più delicate del nostro corpo ed è totalmente scoperto. Dovresti proteggerlo con un prodotto di altissima qualità. Piuttosto che usare un occhiale scadente, è meglio fare senza, perché dilata la pupilla e danneggia la retina. Ma ormai c’è uno spartiacque. Da una parte quelli di ottima qualità, dall’altra quelli cinesi da 49 euro.

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Sfilata ai Campi Elisi per Pogacar dopo la vittoria del Tour de France a soli 21 anni
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Sfilata ai Campi Elisi per Pogacar dopo la vittoria del Tour de France a soli 21 anni
La gente vuole risparmiare.

E se gli chiedi per un occhiale 150-180 euro ti prende per matto. Ma io penso a una frase di Rudy Barbazza. Fra pensare in grande e pensare in piccolo, sempre devi pensare. Allora tanto vale pensare in grande. Così abbiamo fatto un contratto con Essilor ed è nato SciCon Eyewear. Sapete chi era il primo che volevamo sponsorizzare?

Chi?

Un ragazzino sloveno di cui dicevano un gran bene. Me lo propose Johnny Carera, ci incontrammo in autostrada e gli feci vedere gli occhiali. Il caso vuole che poi abbia sponsorizzato tutta la squadra e quel ragazzino quest’anno abbia vinto il Tour de France. Era Pogacar, roba da matti…

Lui ricorda quel primo incontro?

Ne abbiamo parlato al primo training camp di fine 2019. Gli diedi gli occhiali e gli dissi che ci avrebbe vinto il Tour. L’avevo buttata per ridere, ma hai visto come è andata?

Qual è la ricetta dell’occhiale che sfonda?

Un mix fra bellezza, tecnicità e fortuna. Ci sono stati casi eclatanti di grandi case che hanno investito fiumi di denaro e non hanno sfondato. Devi essere sul pezzo, aspettare i corridori e sperare che ti apprezzino. Se riesci a farti apprezzare dai corridori, allora riesci ad anticipare le grandi aziende.

Fantin contro Oakley, come Davide contro Golia?

Uno come Oakley, che è un mostro e che io ringrazio per aver fatto degli occhiali un oggetto di culto, se decide di distruggerti, lo fa senza problemi. Hanno perso Sagan, ma credo sia stato il loro unico passo falso. Per competere con loro, si deve avere duttilità e sfruttare le conoscenze.

Quanto rende commercialmente aver vinto il Tour?

Rende in termini di onore e rispetto. Prima quando arrivavamo dalle squadre o dalle altre aziende, ridevano. Adesso ci ascoltano. La gente infatti pensa che se Pogacar ci ha vinto il Tour, allora quegli occhiali vanno bene per tutti. Vincere il Tour dà una visibilità mostruosa e se sei giovane, da lì parti per costruire qualcosa.

Se invece sei un marchio già affermato?

Non ti cambia niente. Cosa vuoi che faccia a Oakley vincere un Tour in più? Loro sono come la Coca Cola, sono grandi a prescindere…

Letizia Paternoster

Letizia come stai? «Non ho più paura…»

30.09.2020
3 min
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E se tutti i sorrisi, i social e le sfilate fossero lo schermo dietro cui Letizia Paternoster si nasconde quando è giù dalla bici? Parliamo con la ragazza della Trek-Segafredo mentre sta camminando nei dintorni di casa, a Riva del Garda. Non ha obiettivi puntati addosso, attraverso il telefono si percepiscono forte il rumore dei passi e l’abbaiare di un cane.

«Adesso va tutto bene – dice – sto recuperando bene. Non mi sbilancio, ho paura di farlo. L’idea di tornare a correre al Lotto Belgium Tour è diventato un’ottima motivazione, ma arrivarci non è stato per niente facile…».

Letizia_Paternoster_Dino_Salvoldi
Ad Apeldoorn nel 2019, Letizia Paternoster si confronta con il cittì azzurro Dino Salvoldi
Letizia_Paternoster_Dino_Salvoldi
Ad Apeldoorn nel 2019, Letizia Paternoster si confronta con il cittì azzurro Dino Salvoldi

Il ginocchio fa male

Era la fine di maggio quando la trentina è stata costretta a fermarsi per un problema di cartilagine al ginocchio sinistro. Uno di quei malanni da curare con il tempo e il riposo, mentre il mondo del ciclismo intorno usciva dal lockdown e si cominciava a ragionare sulle prime corse.

«Tutti ripartivano – ammette – io ero ferma. Capirai, sono iperattiva, cerco sempre cose da fare e invece ho dovuto stare ferma. E’ stato uno dei periodi più brutti della mia carriera, con mille paranoie. Tornerò più come prima? E c’è poco da fare. Devi guardarti dentro, farti aiutare, ma alla fine devi cavartela da sola».

In quello stesso periodo, il suo profilo Instagram mostrava foto d’autore, sorrisi da perdere la testa e soltanto da qualche fugace commento sulla voglia di tornare in bici si intuiva l’incertezza del momento. Lo schermo le permetteva di non mostrare la paura.

Verso Tokyo a testa bassa

«Adesso si ricomincia – spiega – con la testa sull’obiettivo di Tokyo. Avendo saltato tutte le corse di quest’anno, ho perso una bella occasione di fare esperienza e crescere, anche fisicamente. Perciò si torna su strada a macinare chilometri e solo più avanti salirò in pista per la preparazione specifica».

Le Olimpiadi sono un sogno, gli atleti usano sempre le stesse parole e non si può certo dargli torto. Da più parti, nelle parole di Marina Romoli e di Giorgia Bronzini, la consapevolezza che Letizia Paternoster sia una garanzia per la pista sono foriere di fiducia.

«Esatto – sorride – ogni tanto provo a immaginare l’emozione di quando sarò lì e trovo la forza per lavorare sodo e stringere i denti. Non mi è ancora capitato di parlarne con chi le ha già fatte. Ho erò conosciuto Michela Mojoli, che le ha vinte nello snowboard. Si è creato un bel rapporto e mi ritrovo tanto in quello che mi dice».

Limiti tutti da scoprire

Dice che le fa piacere sentire le parole di stima, perché le danno morale.

«Accetterò ogni lezione di Giorgia – dice – e cercherò di starci. Non so dove potrò arrivare, non mi pongo dei limiti perché non mi conosco al 100 per cento. Ma adesso non vedo l’ora di ricominciare. Andare a vedere i mondiali di Imola è stato un’esperienza bellissima, che mi ha aiutato a superare il momentaccio. Devo ammettere che anche per la miglior Letizia sarebbe stato un percorso troppo duro».