Caicedo e la Petrolike: non è un pesce fuor d’acqua…

15.07.2024
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Nel guardare la classifica dell’ultimo Sibiu Tour non bisogna lasciarsi ingannare. E’ vero, il vincitore è stato Florian Lipowitz, tedesco della Red Bull Bora Hansgrohe, ma al cospetto di questo e di altri team WorldTour, protagonista è stata anche la Petrolike e in particolare il suo leader Jonathan Caicedo, vincitore di una tappa e secondo nella classifica della montagna. Non contento, l’ecuadoregno ha anche colto un positivo 5° posto al successivo Giro dell’Appennino, confermando di vivere un particolare momento di forma.

Sin dagli esordi del team Petrolike, la presenza in esso di Caicedo era risultata abbastanza sorprendente, perché il sudamericano è a tutti gli effetti un corridore da WorldTour, che non sfigurerebbe in un grande giro, come cacciatore di tappe o tra i principali scalatori del gruppo. Eppure ha fatto una scelta controcorrente. Il manager del team Marco Bellini, da sempre vicino alle avventure in giro per il mondo di Gianni Savio, spiega da dove la sua scelta è nata.

La vittoria in solitudine nella terza tappa della corsa rumena, poi chiusa al 27° posto
La vittoria in solitudine nella terza tappa della corsa rumena, poi chiusa al 27° posto

«La Petrolike è nata con un programma quinquennale molto ambizioso, che entro il 2026 deve portare il team fra le principali Professional internazionali. Proprio in questi giorni stiamo stabilendo gli ulteriori passi da effettuare. Sin dall’inizio si era pensato di investire su due corridori sudamericani in grado di portare risultati, di spiccare per promuovere il marchio del team e il profilo di Caicedo, come quello del più giovane Camargo rispecchiava le nostre esigenze».

Caicedo chiaramente risulta quasi fuori contesto visto il suo valore, come ha accettato questa situazione?

Chiaramente c’è stato un discorso economico alla base, ma non solo. Sono due elementi di livello inusuale nell’attività del continente e si è visto nella portata e nel numero dei risultati portati a casa. Caicedo ha iniziato forte vincendo la Vuelta al Tachira, la Vuelta Bantrab, poi è stato protagonista al Giro di Colombia, fino al successo in Romania. Camargo ha avuto problemi fisici, ma ci aspettiamo molto da lui nella seconda parte di stagione.

Caicedo aveva iniziato il 2024 aggiudicandosi la Vuelta al Tachira, oltre alla quarta tappa
Caicedo aveva iniziato il 2024 aggiudicandosi la Vuelta al Tachira, oltre alla quarta tappa
Quella rumena era corsa di una categoria superiore rispetto a quelle che avete affrontato…

Io, tra i vari team in cui ho militato, ci sono stato almeno sei volte e sapevo le sue caratteristiche, adatte ai nostri corridori. Ho notato però, rispetto al passato, come il livello generale sia più alto e come ormai sia un traguardo ambito anche dai team della massima serie, per questo i risultati ottenuti acquisiscono un valore maggiore. Caicedo nell’occasione ha confermato di essere uno scalatore di vaglia, come se ne vedono pochi in giro per le gare, di qualsiasi livello esse siano.

Allargando un po’ il discorso alla squadra, Caicedo è visto solo come un leader per conquistare punti o anche come un riferimento per i più giovani?

Domanda interessante che mi consente di fare un distinguo: l’obiettivo primario della Petrolike è essere uno strumento di crescita per i migliori prospetti messicani e consentire loro di trovare posto in grandi team. Per questo servono sì esempi, ma anche corridori in grado di insegnare ed è questo un elemento di discussione in questi giorni. Abbiamo bisogno di corridori che possano fare un po’ da “chioccia”, che abbiano sufficiente esperienza in questo mondo per insegnare ai talenti messicani, come ad esempio i due gemelli Prieto, appena vent’anni e tante possibilità.

Il Team Petrolike è nato quest’anno, ma ha grandi ambizioni già per il 2026
Il Team Petrolike è nato quest’anno, ma ha grandi ambizioni già per il 2026
Come si stanno trovando i ragazzi al loro approccio europeo?

L’inizio non è stato facile perché nelle prime corse, in particolare Laigueglia e Croazia, hanno trovato tanto freddo al quale non erano abituati, uno sbalzo di temperatura che ha provocato bronchiti, raffreddori e un generale calo di condizione. Ora la situazione va molto meglio e i risultati lo stanno evidenziando.

La squadra ha un roster tutto centro-sud americano ma una dirigenza europea. E’ possibile che l’evoluzione della squadra passi per l’acquisizione di corridori del Vecchio Continente, magari italiani?

E’ proprio questo l’obiettivo: noi abbiamo un Caicedo che è un vincente, ma come detto prima ci serve chi stia più vicino ai giovani, svolga quel ruolo di “regista in corsa” che ci manca attualmente, per questo stiamo identificando 3-4 identikit di corridori europei che possano fare al caso nostro. Corridori che accettino di scendere di categoria abbracciando il nostro più che ambizioso progetto. Potrebbero anche essere italiani, perché no.

Per Andres Camargo un inizio stagione più difficile rispetto al connazionale
Per Andres Camargo un inizio stagione più difficile rispetto al connazionale
Dove state cercando?

Un po’ dappertutto, ma dopo una scelta primaria per capire se i corridori prescelti facciano al caso nostro. E’ chiaro che deve essere gente che alla bisogna possa anche prendersi carico del team, finalizzare e portare risultati. Quel che conta è portarne qualcuno alla nostra causa, che abbracci il nostro progetto e voglia crescere insieme a noi.

Savio, l’avventura in Messico e l’ingaggio di Caicedo

27.01.2024
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Lo scorso anno l’avventura colombiana della GW Shimano, oggi il dirottamento verso il Messico e la Petrolike: il nuovo progetto che vede protagonista Gianni Savio e Marco Bellini. Il manager torinese tiene fede alla sua fama di giramondo e di innovatore del ciclismo, novello Caronte che ha attraversato mille fasi, ma che con la sua esperienza frutto dei tanti anni sulle strade è ancora all’avanguardia anche nel ciclismo contemporaneo.

Gianni Savio, 75 anni. La Petrolike è la sua tredicesima squadra dal 1992
Gianni Savio, 75 anni. La Petrolike è la sua tredicesima squadra dal 1992

Tutto nasce da “Don Hector”…

Che cos’ha di particolare la Petrolike? La curiosità nasce soprattutto da un nome, praticamente il primo che è stato ingaggiato: Jonathan Caicedo. Non un corridore qualsiasi, perché parliamo del vincitore di una tappa al Giro d’Italia appena tre anni fa. L’ecuadoriano, insieme a Camargo ha lasciato il “paradiso” del WorldTour per entrare in una squadra certamente ambiziosa, ma che rientra ancora fra le continental. Un passo indietro che stupisce. D’altronde la differenza di consistenza si è vista subito, considerando il suo trionfo alla Vuelta al Tachira. Il battesimo della squadra messicana non poteva essere migliore.

Savio non c’era: ancora alle prese con i postumi di un intervento chirurgico, è rimasto in Italia tenendosi in contatto con il team via telefono e in particolare con il diesse David Plaza, anche lui dal passato consistente, con 13 anni da professionista.

«Il progetto – spiega Savio – è frutto della passione del titolare della Petrolike, Don Hector Guajardo. Pensate che gestisce una delle più grandi imprese petrolifere del Centro e Sud America, eppure ogni giorno non manca di farsi la sua uscita in bici. Nel progettare il team, il magnate messicano ha pensato a noi come gestori tecnici, ma anche a prendere almeno un corridore di fama, in grado di garantire l’immagine fin da subito per pilotare la squadra verso il suo futuro, destinato, lo dico subito, quantomeno a una professional in breve tempo».

Caicedo, 30 anni, aveva vinto la tappa del Giro 2020 sull’Etna, con 21″ su Visconti
Caicedo, 30 anni, aveva vinto la tappa del Giro 2020 sull’Etna, con 21″ su Visconti
Su che basi Caicedo ha fatto questo passo indietro? Non è una cosa comune…

Il suo ingaggio dall’EF Education EasyPost è stato deciso direttamente dalla dirigenza messicana, Jonathan è arrivato anche prima di me e Bellini. Hector è un personaggio schivo, che non vuol neanche apparire troppo, tanto che non è voluto essere presente nel video di presentazione, ma ha idee molto chiare. La scelta di Caicedo è giustamente stata legata a fattori economici, d’altronde parliamo del campione nazionale di un Paese piccolo, ma che nel ciclismo inizia a contare.

Com’è stata costruita la squadra?

Con Jonathan c’è Camargo che è un corridore in crescita, poi Nelson Soto che ha corso nella Caja Rural ed è un buon velocista, che nel Continente può fare la differenza. Con loro una serie di giovani messicani molto promettenti. L’intento di base della squadra è promuovere il ciclismo in Messico e portarlo a livello internazionale. Dopo l’esperienza del gruppo di Ugrumov a San Marino, da dove è emerso un talento come Del Toro, c’era bisogno di dare ulteriore impulso al movimento che ha grandi potenzialità. Poi un tecnico come Plaza è già una garanzia per un progetto destinato a durare.

Il trionfo di Caicedo a Tovar, che gli è valso la vittoria alla Vuelta al Tachira (foto Diario de los Andes)
Il trionfo di Caicedo a Tovar, che gli è valso la vittoria alla Vuelta al Tachira (foto Diario de los Andes)
Un progetto legato solamente al Messico e/o al Continente Americano o ci sarà spazio anche per corridori italiani?

Io e Marco siamo abituati ad andare per gradi, fare un passo alla volta soprattutto dopo esperienze ancora recenti che ci hanno scottato come quella della Drone Hopper. Iniziamo intanto con questo gruppo, con un livello continental portando i ragazzi a gareggiare in Europa e anche in Italia, dove già abbiamo ricevuto diversi inviti. Procediamo sulla base di un programma condiviso, se tutto andrà come deve già dal prossimo anno potremo chiedere la licenza professional e allargare il roster, anche con qualche corridore giovane italiano.

Alla Vuelta al Tachira c’era anche la GW Shimano e quindi la domanda viene spontanea: perché questo vostro cambiamento?

Il rapporto con il team colombiano si è chiuso senza la minima vena polemica, in perfetto accordo. Noi contavamo di poter lavorare su un progetto in divenire, almeno triennale come ci era stato detto con un corposo aumento del budget ogni anno, ma alla fine del 2023 ci è stato detto che i soldi a disposizione erano gli stessi dell’inizio, quindi non eravamo più in grado di sostenere un’attività internazionale. Il team ormai è strettamente colombiano, noi avevamo altre idee quindi ci siamo lasciati senza alcun rancore. Venivamo da una grande stagione, con ben 32 corse vinte tra cui alcune anche importanti, basti pensare alla doppia presenza nella Top 10 del Giro Next Gen. Le basi tecniche c’erano, ma non quelle economiche.

La volata vincente di Nelson Soto a San Cristobal. Il colombiano è stato doppio argento ai Panamericani (foto Compasinformativo.com)
La volata vincente di Nelson Soto a San Cristobal. Il colombiano è stato doppio argento ai Panamericani (foto Compasinformativo.com)
Alla Petrolike c’è una situazione diversa?

Parliamo di investimenti molto maggiori, di spunti importanti e della volontà di promuovere l’attività nel Paese e non solo. Da una parte c’è l’esempio di Del Toro, dall’altro anche quello di Umba, colombiano che proprio partendo dal nostro precedente gruppo sta ora sviluppando la sua carriera che spero sia molto fortunata. Lo dico molto sinceramente: mi piacerebbe che in Italia si tornasse ad avere qualche patron come Don Hector, con la stessa passione e la stessa voglia d’investire, come avveniva nel secolo scorso quand’eravamo l’ombelico del mondo. Allora sì che potremmo rilanciare il ciclismo tricolore…

Giovanni Visconti

Visconti beffato, ma la gamba c’è

07.10.2020
4 min
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Le nubi inghiottono l’Etna, quando Visconti arriva al pullman della Vini Zabù-Ktm. La mantellina pesante, le braccia che si allargano. Ha creduto di vincere fino a 5 chilometri dall’arrivo. Poi Caicedo lo ha staccato e la sua rincorsa si è andata spegnendo. Secondo a 21 secondi dall’ecuadoriano. Rabbia e insieme le sensazioni giuste.

Jonathan Caicedo, campione dell’Ecuador, stacca visconti e vince sull’Etna
Jonathan Caicedo, Giro d'Italia 2020, Etna
Jonathan Caicedo, campione dell’Ecuador, stacca visconti e vince sull’Etna

La rabbia di Scinto

Durante l’attesa, Scinto era ancora furibondo con il giudice di gara che gli ha impedito di dare acqua a Giovanni. Al toscano in serata arriverà anche una multa di 500 franchi svizzeri per aver scagliato la borraccia al suolo in segno di stizza.

«Mi hanno chiamato a 10,5 chilometri dall’arrivo – diceva – ma fra moto e ammiraglie, non sono riuscito a passare. Quando ci sono riuscito, ho chiesto al giudice di chiudere un occhio. Il limite è a 10 chilometri, eravamo a 9,9 dall’arrivo, cosa cambia? Gli ho detto: se non mi dai il tempo di passare, come faccio? Non so se non poter bere ha danneggiato Visconti. Non ha mai chiesto un cambio, ma si sentiva talmente forte da aver creduto che Caicedo non ce la facesse più…».

Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Il palermitano sull’Etna e intorno poche mascherine…
Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Il palermitano sull’Etna e intorno poche mascherine…

Lite dopo Agrigento

Visconti si avvicina alla transenna. Ha addosso la calma della rassegnazione e insieme il tono duro. La partenza da casa sua, a Monreale, lo ha emozionato. Ma le cose vanno veloci. Ieri hanno discusso e forse non se lo aspettava da parte di chi gli è più vicino. Da una parte la sua voglia di restare coperto sull’arrivo di Agrigento, dall’altra le pressioni della squadra perché si butti ogni giorno.

«Cosa me ne faccio di un decimo posto? Volevo provare la fuga oggi. Speravo ci lasciassero più spazio, anche se alla fine non è successo. Abbiamo dovuto guadagnarcela. Ai 10 dall’arrivo non ero convinto di arrivare, perché erano vicini. Invece abbiamo fatto una gran bella scalata noi due davanti».

La finta di Caicedo

L’Etna lo ha abbracciato. E mentre dietro Matteo Fabbro picchiava duro sui pedali, davanti sono rimasti in due. Chi aveva visto correre Caicedo al Tour Colombia sapeva che fosse un corridore forte. Visconti laggiù non c’era ed ha abboccato alle tattiche tutte sudamericane del campione dell’Ecuador.

«Mi sono fatto ingannare – dice – perché lui faceva le smorfie, faceva finta di farsi staccare. Quando andava avanti rallentava e io pensavo che fosse a tutta. Così ho fatto due, tre, quattro scatti… e alla fine mi ha lasciato lì! Prima dell’arrivo c’è stato un momento in cui pensavo di riprenderlo, perché lui si era un po’ piantato e io avevo il tifo per me. Una cosa da brividi, ma non è bastato».

Tornato al pullman, Visconti è deluso, ma ha tempo per scambiare due parole
Giro dItalia 2020_Giovanni Visconti_Etna
Giro dItalia 2020_Giovanni Visconti_Etna

La svolta attesa

Visconti ha lavorato tanto e bene, ma non era ancora riuscito a sbloccarsi. La mancata vittoria ha lasciato l’amaro in bocca, ma se non altro è stata un grandioso segno di vita.

«Io mi devo gestire – dice – non sono scalatore come lui. Sapevo di avere queste sensazioni sulle salite lunghe. Sono consapevole di non essere più esplosivo come una volta, quindi qualcuno quando mi vede arrivare in certi arrivi, storce la bocca. Passano gli anni e io sono ancora forte. Sto molto bene da una ventina di giorni. Solo che è un momento storto mentalmente, non fisicamente. Sto bene. Ho bisogno di azzeccare la giornata giusta. Magari spero che questa giornata mi faccia cambiare il Giro e la mentalità. Quando manca la testa, manca poi tutto il resto».