Percorso Imola 2020

La favola di Imola, dai Mondiali al percorso permanente

11.09.2021
4 min
Salva

Extragiro non resta con le mani in mano, anzi. I Mondiali di Imola dello scorso anno, non sono stati un punto di arrivo, ma di partenza e i Tricolori della scorsa estate un passaggio verso nuovi traguardi, verso un progetto che fa del percorso della rassegna iridata qualcosa in divenire, un’idea che va formandosi nel tempo e che è destinata a diventare un centro di aggregazione per tutti gli appassionati. Come? Attraverso un percorso permanente, un circuito che ogni appassionato potrà affrontare quando vorrà. Il circuito avrà sussidi sia cartacei che online, senza dimenticare la necessaria segnaletica stradale in fase di ultimazione.

Marco Pavarini aveva ben compreso già dopo la rassegna iridata come quel circuito meritasse un ulteriore step. Organizzatori e territorio hanno mostrato grande sensibilità, vista l’attenzione che si era meritato da parte dei cicloturisti. A dispetto di giornate che diventavano via via più fredde, tantissimi si riversavano su quelle strade in tenuta ciclistica per percorrerle, apprezzarle, imprimerle nella memoria. Non si poteva restar fermi, farne un Circuito Permanente era un obbligo.

Marco Pavarini, direttore generale di ExtraGiro e ideatore del percorso permanente ricavato dai Mondiali 2020
Marco Pavarini, direttore generale di ExtraGiro e ideatore del percorso permanente ricavato dai Mondiali 2020

Una promozione che deve andare avanti

Il tracciato è identico in tutto e per tutto a quello dei Mondiali anche se «quando non sarà possibile entrare nell’Autodromo – spiega Pavarini – si potrà tranquillamente bypassare, ma è un dettaglio di un progetto ad ampio raggio, che ha un obiettivo chiaro nel campo della promozione turistica del territorio garantendo quel qualcosa in più che potrà arrivare solo attraverso un impegno costante».

Questo è un aspetto non secondario. In Italia i percorsi permanenti sono tanti, al Nord come al Sud. Nella maggior parte dei casi, però, appena costruiti e inaugurati, messi su carta e aggiunti ai depliant messi a disposizione dei turisti, restano lì, inerti. Nel caso del percorso imolese non è così: è un work in progress, del quale Regione Emilia Romagna e Apt sono attori primari. «Noi dobbiamo farlo vivere – riprende Pavarini – coinvolgere il più possibile gli operatori turistici perché se ne facciano portavoce in tutto il mondo, inserirlo nella più ampia gamma di piattaforme digitali, farne un’idea che sia motore per altre idee».

Nuove gare in progettazione

Quelle idee che Pavarini ha già chiare nella testa: «Il percorso permanente non sarà statico ma dovrà evolversi con altri tratti. Ad esempio stiamo pensando a fare la stessa cosa con il tracciato dei Mondiali del 1968, quelli vinti da Adorni. Un percorso parzialmente diverso da quello del 2020 con la salita dei Tre Monti e questo è solo un esempio, si può evolvere con altri tratti, anzi si deve. Tutti hanno potuto ammirare in Tv la bellezza dei luoghi attraversati, ora chi ha guardato può diventare attore protagonista in quegli stessi luoghi».

Il percorso ha avuto una clamorosa affermazione agonistica prima con i Mondiali e poi con gli Italiani. Il suo impiego in gara non si ferma lì: «Ci sono altri progetti in cantiere, senza dimenticare che vi è transitato l’ultimo Giro U23 come anche il Rally di Romagna Mtb. Deve essere chiaro che questo circuito deve diventare un riferimento per il territorio e “del” territorio, qualcosa di identificativo e qualificante, per il quale si può sviluppare anche un impegno lavorativo a flusso continuo».

Alaphilippe Imola 2020
L’attacco decisivo di Julian Alaphilippe sulla salita di Gallisterna, un momento indelebile nella memoria
Alaphilippe Imola 2020
L’attacco decisivo di Julian Alaphilippe sulla salita di Gallisterna, un momento indelebile nella memoria

La presentazione in autunno

Un lavoro che va avanti, per il quale Pavarini pensa anche a un marchio di riferimento e che avrà i suoi prossimi passi in autunno, quando verrà presentato ufficialmente alla stampa e verrà lanciato anche un sito di riferimento. E’ anche attraverso iniziative come queste che i valori di un territorio diventano patrimonio comune e attrattiva globale.

Oltre 800 giovani ciclisti. Il racconto del 25° Gp Fabbi Imola

10.08.2021
6 min
Salva

Colori, aria di gioventù e passione per il ciclismo in una cornice che della velocità ha fatto il suo biglietto da visita, l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. E’ questa l’atmosfera che ha accompagnato il 25° Gran Premio Fabbi Imola organizzato dalla Ciclistica Santerno nei due giorni di gara, sabato 31 e domenica 1 agosto. “Gran premio” non a caso vista la location della corsa: 800 giovani tra i 6 e i 16 anni, rappresentanti 89 squadre provenienti da 12 regioni d’Italia e suddivisi in 3 categorie: Giovanissimi, Esordienti e Allievi. 

La manifestazione si è svolta in un vero e proprio palcoscenico, l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari famoso per Formula 1 e per le moto, storicamente prestato alle due ruote muscolari in più occasioni. In questa pista hanno trionfato Vittorio Adorni ai Campionati del Mondo nel 1968, Filippo Pozzato nel 2009 nella Settimana Tricolore. E poi l’arrivo di tappe del Giro d’Italia, di cui alcune in anni recenti con vittorie del russo Zakarin (2015) e dell’irlandese Bennett (2018). Per ultimi in ordine temporale: Anna Van der Breggen e Julian Alaphilippe, che qui poco meno di un anno fa hanno vinto la maglia iridata. Un’ambiente che ha accolto l’élite mondiale del ciclismo e in questi due giorni ha fatto da campo scuola per i giovani italiani.

Le voci dei giovani

La pit lane è costellata di ammiraglie, pulmini e gazebo delle società che danno vita a un contesto fatto di entusiasmo e aspirazioni ma soprattutto volto al divertimento. E’ proprio sentendo le voci dei ragazzi che si percepisce la spensieratezza e la voglia di praticare questo sport. Sorge spontaneo fermare qualche ragazzo per chiedere come vivono questa giornata di sport. Il primo a risponderci con voce emozionata è il piccolo esordiente Francesco:

Da quanto pratichi ciclismo?

Da 6 anni, la passione me l’ha trasmessa mio padre che va in bici da sempre.

Segui il ciclismo dei professionisti?

Si, il mio idolo è Wout Van Aert per come corre, sempre all’attacco.

Quello di Wout è un nome che risalta in quasi tutte le risposte che i ragazzi danno alla domanda: chi è il tuo idolo? E questo fa ben sperare perché è sintomo di un ciclismo in continua evoluzione proprio perché ai giovanissimi di oggi piacciono i “corridori moderni”, cresciuti all’insegna della multidisciplinarietà. Continuiamo a camminare, tra paddock e rettilineo d’arrivo, respirando quella tensione che per Giovanissimi ed Esordienti sembra davvero odore di scuola: si sale in sella per migliorarsi, per crescere, con costanza e impegno per giungere al risultato. Se non sarà una vittoria in bicicletta, il metodo sarà quello giusto per altri successi nella vita.

Ciao tu ti chiami? 

Elisa.

Perché hai iniziato ciclismo? 

Per la passione che abbiamo per questo sport in famiglia.

Hai aspirazioni, sogni?

Non in modo particolare.

Partecipare al Giro d’Italia non ti piacerebbe?

Mah, se capita. (ride)

Non tutti hanno un idolo, un “corridore moderno” di riferimento. Per alcuni la bicicletta è solo libertà, voglia di pedalare, stare con i compagni e con gli avversari. La bicicletta è bellezza. Anche questo fa ben sperare.

Diesse per passione

L’ambiente del ciclismo vive e respira di passione, quello giovanile più che mai. La parola d’ordine per queste categorie è spesso volontariato. I primi che mettono a disposizione il proprio tempo sono proprio i direttori sportivi, come Luca che abbiamo disturbato mentre gonfiava le bici e riempiva le borracce.

Da quanto fai il direttore sportivo?

Sono 5 anni, ho corso 10 anni e quando ho smesso ho iniziato subito ad allenare. 

Cosa ti spinge a farlo? 

L’amore per questo sport e vedere la passione negli occhi dei ragazzi. 

Oltre ai volontari della corsia box ci sono anche quelli dietro le quinte, della società Ciclistica Santerno Fabbi Imola, più di 100 nei due giorni, presenti su tutto il percorso per dare ogni tipo di assistenza e fare funzionare la macchina organizzativa. Tra loro ci sono tanti ex ciclisti della società imolese, ma non solo: ci sono i genitori dei tesserati, amici e colleghi coinvolti nel corso della settimana, ci sono cicloturisti di altre società sportive imolesi. «Ogni anno raddoppiamo lo stipendio», ha sempre detto sorridendo il presidente onorario e fondatore, Ilario Rossi. Un modo tutto romagnolo di scherzare: «Qui sono tutti volontari e il doppio di zero… è sempre zero!».

Un piccolo ciclista, di fronte alla grandezza degli spalti con un po’ di pubblico per il Gp Fabbi (foto Fulgenzi)
Un piccolo ciclista, di fronte alla grandezza degli spalti con un po’ di pubblico per il Gp Fabbi (foto Fulgenzi)

Parola all’organizzatore

Alla guida della società giallo-verde c’è Luca Martelli, che ha raccolto il testimone del fondatore Ilario Rossi, che a metà degli anni Novanta aveva avuto l’intuizione di portare il ciclismo giovanile all’interno dell’autodromo e che oggi è ancora in prima fila tra i volontari al lavoro. Segno di un ricambio generazionale che non è mai così facile attuare, ma che da queste parti è riuscito. 

Luca che cosa vuol dire per te il Gp Fabbi?

Innanzitutto il bello di fare una manifestazione in un impianto importante, famoso e tecnicamente impegnativo per i ragazzi. Ma cosa più rilevante, è sicuro, senza macchine e con strade larghe 12 metri. Credo ci sia un misto di emozioni per chi viene qua, sia per gli atleti che per gli allenatori. Provare questo circuito che hai visto in televisione per le macchine e le moto o più recentemente con i mondiali di ciclismo su strada 2020. 

Cosa vi motiva a organizzare tutto?

Noi eravamo tutti corridori e cerchiamo di trasmettere quello che hanno trasmesso a noi quando abbiamo corso qui, grazie all’idea di Ilario Rossi e al lavoro di tutti i suoi collaboratori. Siamo al 25° anniversario della competizione ed è bello vedere che come noi altri autodromi abbiano iniziato ad ospitare il ciclismo giovanile.

Tarozzi a testa alta fra i giganti: sarà il giorno della svolta?

21.06.2021
4 min
Salva

A un certo punto Francesco Pancani dice in diretta la frase che meglio rende la situazione di Manuele Tarozzi nel finale del campionato italiano. «Corre con la squadra dell’Emilia Romagna – dice il toscano – sta correndo il campionato italiano nei professionisti in Emilia Romagna e oggi è pure il giorno del suo compleanno. E’ come se fosse la maglia rosa…».

Oltre il limite

Quando Tarozzi taglia il traguardo, in 15ª posizione assieme a Daniel Oss, pochi sanno chi sia o si rendono conto che il ragazzino in realtà sia ancora dilettante e abbia appena compiuto 23 anni. Il massaggiatore gli si fa sotto e fa per passargli una lattina di Coca Cola, ma lui la allontana con le mani: «Se la bevo – dice – finisce che vomito». La fatica quando è estrema fa brutti scherzi e Tarozzi ha davvero dato tutto. Anche più di quello che pensava di avere. Si è infilato nella prima fuga e ha tenuto duro fino a due giri dalla fine, quando professionisti ben più blasonati e forti avevano già mollato da un pezzo.

Sulla Gallisterna, al secondo passaggio, una borraccia fresca
Sulla Gallisterna, al secondo passaggio, una borraccia fresca

Non è naufragato

«Prima del via – racconta il suo diesse Coppolillo – gli avevo detto che la sua gara sarebbe stata prendere la fuga nei primi 30 chilometri, perché ai campionati italiani qualcuno sarebbe partito di sicuro. E’ stato bravo ed è andato oltre le mie aspettative, perché quando ha ceduto non è naufragato, ma è rimasto sul pezzo. Sono convinto che andrebbe meglio tra i professionisti, però deve trovare più costanza. Credo che 230 chilometri tutti insieme non li avesse mai fatti, per cui spero che adesso riesca ad essere continuo e a ben figurare nelle prossime corse, che saranno di nuovo fra i dilettanti. Questo potrebbe essere l’anno buono per passare…».

Quota 200

Tarozzi si rialza dal manubrio e ha lo sguardo incredulo. Il petto è scosso da un battere ancora violento del cuore, ma lentamente il tono di voce torna quello giusto per raccontare.

«Ero in fuga – dice – perché sapevo che quando gli altri avrebbero aperto il gas, io non ne avrei avuto. Però se fossi riuscito ad anticipare un po’, almeno sarei potuto rimanere un po’ in fuga. Ci siamo riusciti, eravamo in tanti e a quel punto ho provato a salvare il possibile e ho tenuto botta fino a quando siamo arrivati a 2-3 giri dalla fine. A quel punto ho guardato il Garmin e segnava più di 200 chilometri. Stavo anche bene, ma le gambe non c’erano più…».

Nel 2019 ha corso in maglia azzurra il Memorial Pantani
Nel 2019 ha corso in maglia azzurra il Memorial Pantani

Gambe e cervello

Il massaggiatore accanto continua a dirgli quanto sia forte quando collega le gambe con la testa e a pensarci, la discontinuità è sempre stata il suo tallone d’Achille. E se questo sarà destinato a restare il suo giorno di gloria, vorrà dire che avrà anche un grande ricordo di cui parlare con gli amici.

«Non posso dire niente oggi – sorride – non ho rimpianti, ero in mezzo a gente di un’altra cilindrata. Questo è un giorno che ti cambia la vita, mentre per quanto riguarda le gambe e il cervello… Quest’anno non è successo quasi mai. E se le gambe non vanno, se senti che proprio non ci sei, anche il cervello molla la presa. Questo dovrebbe essere un anno buono, speriamo che adesso magari ci sia una svolta…».

Lettera di richiamo

Coppolillo annuisce e dimostra di avere ben chiara la sua situazione. «Mi dispiacerebbe se dovesse smettere – dice – perché non è giusto farlo a 22 anni e mezzo. Proprio ieri ho parlato con Zanatta e Tiralongo (direttori sportivi rispettivamente della Eolo-Kometa e del Team Palazzago, ndr) e facevo i complimenti a Stefano per aver saputo valorizzare Fortunato che era senza squadra e commentavo con Paolo il fatto che fosse a correre con Romano, lasciato a piedi dopo due anni da neopro’, con il secondo che però è stato il 2020 del Covid. C’è bisogno di conoscere i ragazzi e di aspettarli. Uno come Tarozzi starebbe meglio di là che qua con noi, ne sono sicuro. Ricordo che al mio primo anno con Reverberi, ricevetti una lettera scritta a macchina per scarso rendimento. Al giorno d’oggi, avrei perso il posto. Allora rimasi con loro per cinque anni».

In fuga al Giro U23 del 2020. Quest’anno è stato quarto a Cesenatico
In fuga al Giro U23 del 2020. Quest’anno è stato quarto a Cesenatico

Una chance

Quando è certo di aver ripreso il fiato a sufficienza per tornare all’ammiraglia, Tarozzi saluta e si avvia. Tutto intorno fervono i preparativi del podio, i corridori che andranno al Tour si danno appuntamento, quelli che sono usciti dal Giro fanno capannello, quelli attesi dalle Olimpiadi hanno altri sguardi. Per Tarozzi Manuele da Faenza, 23 anni compiuti proprio oggi, il prossimo impegno sarà forse il Giro del Medio Brenta. Se ne va e sembra improvvisamente più piccolo, ma in certi tratti del percorso con quel suo sguardo spiritato e la voglia di non perdere le ruote anche lui stavolta è parso un gigante. Forse ha ragione Coppolillo: meriterebbe anche lui la sua chance.

Zoccarato, sfinito e felice: «Ma un dubbio mi resta…»

21.06.2021
4 min
Salva

Salire sul podio al campionato italiano per un neoprofessionista è sempre un grande risultato e ad Imola – nel tricolore organizzato da ExtraGiroSamuele Zoccarato della Bardiani-Csf ha più di un motivo per essere felice. L’ultima volta era successa nel 2014 in Trentino, a Fondo, quando Davide Formolo “rookie” della Liquigas finì secondo dietro a Nibali. Non solo, possono far festa anche Bruno e Roberto Reverberi perché era dal 1994 che un loro atleta non centrava il podio: all’epoca Massimo Podenzana, in maglia Navigare, vinse addirittura il titolo a Cles, bissando quello dell’anno prima.

Nella morsa fra Masnada e Colbrelli, Zoccarato cederà sull’ultima salita
Nella morsa fra Masnada e Colbrelli, Zoccarato cederà sull’ultima salita

205 chilometri di fuga

Possiamo dire che il ventitreenne padovano si è sempre trovato a proprio agio nelle corse allestite da Marco Selleri e Marco Pavarini, ottenendovi alcuni fra i suoi risultati di rilievo: l’anno scorso in maglia Colpack-Ballan centrò un terzo posto all’Aprica nella frazione conclusiva del Giro U23, mentre a Faenza, nella gara dei Monti Coralli, conquistò un incoraggiante quinto posto.

Il valore aggiunto del “bronzo nazionale” di Zoccarato è il tipo di corsa che ha disputato: in avanscoperta dal ventesimo chilometro insieme ad altre dodici unità (compresi i compagni di squadra Maestri e Tonelli) che hanno raggiunto fino a 5’30” di vantaggio ed infine unico superstite dell’azione di giornata con 205 chilometri di fuga, chiuderà a 37” dal neo-campione italiano Colbrelli e Masnada.

Alessandro Tonelli lo ha visto andare via e ha chiuso 55° a 5’39”
Alessandro Tonelli lo ha visto andare via e ha chiuso 55° a 5’39”
Samuele hai disputato una bellissima prova. Potevi ottenere qualcosa di più o è andata come doveva andare?

Il dubbio c’è sempre. Partivo per mostrare la nostra maglia in fuga, non avevo nessuna speranza di provare di arrivare fino in fondo, perché ho chiuso il Giro d’Italia un po’ stanco, poi sono andato a fare il Giro del Belgio e non mi sentivo bene. Quindi ho provato più per un’azione fine a se stessa.

In fuga però non eri l’unico della tua squadra.

Sì, vero, con me c’erano Maestri e Tonelli che mi hanno aiutato tantissimo a gestirmi bene, sia con le energie, sia con l’idratazione nel bere e nel bagnarmi. E questo è stato fondamentale per il finale di gara perché sono riuscito a dare quel qualcosa in più che mi ha permesso di essere ancora lì, visto che Roberto (Reverberi, il team manager, ndr) nel frattempo aveva scelto me, fra noi tre, per fare la corsa.

In fuga dal chilometro 20, della Bardiani con lui anche Maestri e Tonelli
In fuga dal chilometro 20, della Bardiani con lui anche Maestri e Tonelli
Non sembri soddisfatto…

Non ho rimpianti. Ripeto, mi resta il dubbio di capire se avessi potuto dare qualcosa in più sull’ultima salita (la Gallisterna, ndr) dove mi sono staccato, ma sono contentissimo così.

Anche perché i primi due, Colbrelli e Masnada, sono ottimi corridori e che si sono mossi nel finale quando la fuga aveva perso uomini e vantaggio. Alla luce di questo, avresti potuto giocarti qualcosa in più se fossi stato negli inseguitori?

Penso di no, perché sulle salite brevi chi ha gamba riesce a fare la differenza ed anche lo Zoccarato più in forma di ogni tempo non sarebbe riuscito a tenere Colbrelli e Masnada.

Quindi, questo è lo Zoccarato più in forma di sempre?

Non saprei nemmeno io, non so che limiti ho. Sarà forse che adesso mi sento un po’ stanchino, tutto qui, ma sta arrivando il periodo di recupero.

Per la tua squadra è un grande risultato, era da tempo che non saliva sul podio agli italiani.

Esatto (mentre Luca Barioglio, addetto stampa della Bardiani, lo supporta nella risposta, ndr) mancava da un po’. Al Giro ho fatto tante fughe, tra cui quella della vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale. Sono uscito con una buona condizione.

Questo risultato fa ben sperare anche per il futuro, giusto?

Il Giro ha aiutato a far crescere il motore, questo italiano invece il morale. L’obiettivo è fare sempre il massimo possibile, avere la solita grinta che mi contraddistingue in ogni gara.

Hai qualcosa da aggiungere?

Sì, sulla mia formazione. Sono contento perché da quando sono arrivato in squadra, anche se ero neopro’, i miei tecnici mi hanno sempre dato diverse possibilità credendo in me. Non potevo chiedere di meglio.

Filippo Ganna, crono Imola 2020

Selleri riparte da Giro, Extra Giro e tricolori

27.12.2020
5 min
Salva

Marco Selleri ha fatto una gran fatica a restare chiuso in casa durante le Feste e come lui tutta la gente del ciclismo. Quando l’abitudine è quella di viaggiare, spostarsi, organizzare e fare, l’obbligo di fermarsi è un ceppo duro da accettare. La soluzione allora è mettersi seduti a metà fra i ricordi e i progetti, un po’ raccontando e un po’ disegnando. E proprio questo è quello che gli abbiamo chiesto di fare alla fine di un anno che più ricco non poteva essere e alla vigilia di un 2021 tutto da capire.

«La sola cosa che mi sento di dire – dice – è che continuerò a fare le cose con la stessa umiltà. Non si può confrontare il 2021 con quello che abbiamo vissuto. Il mondiale di Imola è venuto come la più classica barzelletta di una volta. Ci sono uno svizzero un francese e un italiano… Lo svizzero non aveva i permessi, il francese non aveva i soldi, l’italiano aveva l’autodromo! Sono servite una buona dose di responsabilità e di fortuna e l’abbiamo portato a casa…».

Vincenzo Nibali, mondiali Imola 2020
Il percorso del campionato italiano dei pro’ ricalcherà quello dei mondiali 2020: qui Nibali
Vincenzo Nibali, mondiali Imola 2020
Il tricolore 2021 dei pro’ sul percorso iridato
Tutto pronto per il 2021?

Mica tanto! Il calendario va a rilento, dovrebbero approvarlo a giorni. Ci è stato richiesto di partecipare al bando comunale per organizzare il Trofeo Laigueglia, cui può accedere chiunque abbia una società di organizzazione. Non sono convintissimo, vado bene a organizzare da noi, perché sono in casa.

Perché non fare il Giro di Sardegna a febbraio?

Sarebbe stato perfetto. Il programma prevedeva che finisse il 28 e da lì sarebbero andati tutti a Laigueglia il 3 marzo. Ma l’Uci non ci sente, non gli interessa e lo ha messo a ottobre. Solo che in un anno normale, come si spera sarà il 2021, chi vuoi che vada a correre in Sardegna a ottobre?

Resta il menù delle corse giovanili?

Cominciamo ad aprile e andiamo avanti fino ad agosto. Tra la fine di luglio e agosto ci sarà di nuovo Extra Giro, coinvolgendo in alcune fasi anche giovanissimi, esordienti e allievi. C’è l’idea di un evento in centro a Imola, di gare sprint con partenza da fermi, a partire proprio dai bambini.

Thomas Pidcock, Giro d'Italia 2020, Montespluga
Il Giro d’Italia U23, vinto da Pidcock nel 2020, si concluderà in Veneto
Thomas Pidcock, Giro d'Italia 2020, Montespluga
Il Giro U23, vinto da Pidcock nel 2020, finirà in Veneto
Imola è il centro di varie rassegne tricolori.

Nel 2021 avremo le cronometro di donne junior, donne elite e uomini elite il 18 giugno (in apertura, Ganna in azione nella cavalcata iridata, ndr). E poi, due giorni dopo, la prova in linea dei professionisti. Lavoriamo molto coi giovani, ma il campionato italiano dei professionisti è una bella vetrina. Su strada useremo ancora il circuito del mondiale. Per le crono invece cercheremo una diversa sede di partenza, perché può farci comodo.

Il percorso ricalcherà quello della crono olimpica?

Sarà così.

L’autodromo si avvia a diventare un centro nevralgico del ciclismo?

Sarebbe bello, ma servono soldi. E’ tutto da capire. Intanto oltre alle sfide del prossimo anno, abbiamo avuto l’assegnazione della gara in linea donne elite per il 2022 e per gli under 23 l’anno successivo.

Il calendario 2021

Ecco il calendario in attesa di approvazione della Nuova Placci 2013 SSD di Marco Selleri da aprile a ottobre.

Mordano, elite/U2317 aprile
Meldola, elite/U2318 aprile
Strade Bianche di Romagna, elite/U2320 aprile
Giro di Romagna per Dante Alighieri, elite/U2322-25 aprile
Giro d’Italia U233-12 giugno
Tricolori crono (donne junior, donne elite, pro’)18 giugno
Tricolori uomini elite, Imola20 giugno
Extra Giro, juniores – elite/U23, Imola31 luglio
Extra Giro, juniores – elite/U23, Imola1 agosto
Extra Giro, juniores – elite/U23, Imola3 agosto
Extra Giro MTBda verificare
Pedalata delle Stelle, cicloturistica, Mordano10 agosto
Giro di Sardegnada verificare
Selleri, cosa si può dire del Giro d’Italia U23?

Ci saranno le prime 5 tappe in Emilia Romagna, poi stiamo lavorando per passare in Lombardia, di qui in Trentino, una puntata in Friuli e gran finale in Veneto. La data della presentazione non c’è ancora, ma sarà presumibilmente a metà febbraio, quando Cassani sarà tornato dalla Vuelta San Juan.

A febbraio si voterà per la presidenza federale, cosa cambia per voi?

Spero niente, è un discorso che non ci tocca. Abbiamo sempre agito per il bene del ciclismo, appoggiandoci alla Fci per le autorizzazioni, mentre per l’aspetto tecnico siamo slegati. Non ho mai fatto cose pensando che avrebbero avvantaggiato questo o l’altro.

Nel frattempo in Emilia Romagna è cambiato il presidente del Comitato regionale.

Era inevitabile che vincesse Spada, ma la politica deve essere supporto a chi fa le cose. E io sono uno pratico. Devo raggiungere il risultato senza troppe mediazioni.

Che riscontro c’è stato sul territorio dopo i mondiali?

Le associazioni di categoria hanno detto che l’evento ha smosso tanto e ce ne vorrebbero due o tre ogni anno. Discorso diverso per le società sportive del territorio.

Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
Marco Pavarini e Marco Selleri, le due anime dell’organizzazione romagnola
Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
Pavarini e Selleri, la coppia funziona
Che cosa è successo?

I mondiali, soprattutto le crono, hanno richiesto un dispiego di volontari senza precedenti, ma loro non ne hanno tratto alcun giovamento. E non va bene. Non doveva volare una mosca e così è stato. E visto che il regolamento tecnico impone il ricorso agli Asa (personale a terra, cui gli organizzatori assegnano il compito di garantire la sicurezza e il regolare svolgimento della gara. Sono persone in possesso dell’abilitazione rilasciata dalla Polizia Stradale dopo un corso organizzato dalla Fci, ndr) per eventi che abbiano più di 300 partenti, ho pensato a un cambio di direzione

Cosa farete?

C’è stato un incontro di fine anno delle società in cui ho detto testualmente: «Dobbiamo sempre ricordare che i volontari hanno sempre l’acqua alla gola, per cui daremo soldi alle società perché a loro volta ci aiutino. Nei nostri eventi porteremo i volontari di piccole società, che possono benissimo aiutarci nel controllo delle strade». Anche perché ci sarebbe da aprire un altro capitolo su alcuni personaggi che hanno trovato il modo di fare soldi anche su questi aspetti. Ma è Natale, teniamo chiusa la pagina. Ci sarà tempo per parlarne.

Alaphilippe vittoria mondiali

Le Specialized iridate: quali differenze?

28.09.2020
3 min
Salva

Gli ultimi Campionati del Mondo di ciclismo hanno visto primeggiare due atleti su biciclette Specialized. La cosa molto curiosa è che entrambi hanno usato lo stesso modello: il Tarmac SL7, ma con equipaggiamenti differenti.

Stesso telaio Specialized

Non è un caso che sia Julian Alaphilippe che Anna Van der Breggen abbiano scelto il Tarmac SL7 per affrontare il percorso mondiale. Questo telaio di Specialized coniuga notevoli doti aerodinamiche e un peso leggero, infatti siamo sugli 800 grammi. Il Tarmac SL7 è l’ultimo nato in casa Specialized e beneficia di attenti studi sul profilo dei tubi. I due neo campioni del mondo lo hanno scelto perché è un ottimo punto di incontro fra la ricerca della velocità e la leggerezza.

AlAphilippe Mondiali Imola
Alaphilippe impegnato sulla Cima Gallisterna
Alaphilippe Mondiali Imola
Alaphilippe impegnato sulla salita di Cima Gallisterna poco prima dello scatto vincente

Componenti diversi

Quello che differenzia le biciclette di Alaphilippe e Van der Breggen sono i componenti. Il primo utilizza una trasmissione Shimano Dura Ace Di2, ruote Roval e manubrio PRO. La seconda ha in dotazione il gruppo Sram Red eTap AXS, ruote e manubrio Zipp.

Le scelte del transalpino

Julian Alaphilippe ha utilizzato le ruote Roval 50 con un profilo da 50 millimetri e tubolari Turbo di Specialized da 26 millimetri. La scelta delle Roval da 50 millimetri al posto delle nuove Alpinist è dovuto al fatto che quest’ultime possono montare solo i copertoncini. Siccome le previsioni meteo davano un forte rischio pioggia, Alaphilippe ha optato per una coppia di ruote e pneumatici che conosceva meglio. Non è un segreto che le ha utilizzate spesso negli ultimi tre anni. Proprio per questo ha cercato la soluzione tecnica con cui aveva più confidenza. Per quanto riguarda i rapporti ha scelto quelli che usa sovente: 39-54 all’anteriore con un pacco pignoni 11-30. Il manubrio PRO ha una linea tradizionale ed è usato con il nuovo attacco manubrio di Specialized.

Van der Breggen Mondiali Imola
La Van der Breggen con la sua Specialized Tarmac SL7 e ruote Zipp
Van der Breggen mondiali Imola
Anna Van der Breggen con la sua Specialized Tarmac SL7 e ruote Zipp a profilo medio

Le scelte dell’olandese

Anche Anna Van der Breggen ha optato per scelte rassicuranti. La Campionessa olandese ha scelto di montare sulle sue Zipp 202 Firecrest in carbonio a medio profilo, i tubolari Specialized Hell of the North da 26 millimetri. Questi pneumatici sono quelli che vengono usati nelle gare del Nord e hanno la caratteristica di essere molto resistenti alle forature. Il motivo di questa scelta è stato che il circuito molto nervoso di Imola non permetteva un recupero facile in caso di foratura. Per evitare questo inconveniente la Van der Breggen ha preferito usare un tubolare più resistente. Per quanto riguarda i rapporti ha usato un 35-48 come corone anteriori e una combinazione posteriore 10-33. Anche lei utilizza un manubrio Zipp dalle linee piuttosto tradizionali.

Entrambi i campioni del mondo hanno optato per delle scelte rassicuranti, all’insegna della massima confidenza di guida. Anche a discapito della prestazione pura.