Garmin racconta la voglia di fare sport

19.01.2022
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Nei giorni scorsi è stato presentato il Global Garmin Connect Fitness Report 2021 curato da Garmin International. Grazie ai dati provenienti dai possessori di uno smartwatch Garmin è stato possibile individuare con precisione le principali attività svolte dagli utenti nel corso del 2021. I risultati ottenuti grazie all’app Garmin Connect hanno dimostrato come gli utenti della piattaforma abbiano registrato un numero record di attività legate al fitness.

Il numero di allenamenti indoor è raddoppiato rispetto a quelli outdoor
Il numero di allenamenti indoor è raddoppiato rispetto a quelli outdoor

Numeri sorprendenti

Analizzando in maniera più approfondita i dati contenuti all’interno della ricerca condotta da Garmin, si è scoperto come nell’ultimo anno il numero di allenamenti indoor sia raddoppiato rispetto a quelli outdoor. Nel 2021 le sessioni di fitness al chiuso sono aumentate del 20,54% rispetto al 2020, con pilates e yoga tra le discipline più praticate. Anche le attività legate al benessere hanno visto una forte crescita, con un aumento importante delle sessioni di respirazione. In rialzo anche gli allenamenti svolti all’aria aperta, per l’esattezza del 9,52%. Tra questi è la pratica del gravel ad aver avuto la crescita maggiore, arrivando a sfiorare un incremento del 50% in un solo anno.

Il gravel è una delle attività che ha ha visto avvicinarsi molti nuovi appassionati nel 2021
Il gravel è una delle attività che ha ha visto avvicinarsi molti nuovi appassionati nel 2021

Uno sguardo sul mondo

Il Global Garmin Connect Fitness Report 2021 ha permesso di scoprire come la voglia di fare attività sportiva abbia interessato tutti i Continenti. Restando alla sola Europa, è stato possibile notare come nella parte occidentale del nostro Continente, la bicicletta abbia avuto una vera esplosione con un incremento delle uscite in gravel del 59,86% rispetto al 2020. Una percentuale ancora più rilevante per quel che riguarda l’Europa orientale dove si è arrivato a toccare il 66,13% di crescita.  In generale nel corso del 2021 hanno avuto una importante aumento tutte le attività che si praticano all’aperto.

Joe Schrick, Vicepresidente del segmento fitness di Garmin, ha voluto sintetizzare con queste parole quanto emerso dal Global Garmin Connect Fitness Report 2021: «Di fronte alle continue limitazioni e all’emergere di nuove varianti di Covid 19 – ha detto – gli utenti hanno registrato un numero record di attività legate al fitness nel 2021. Conoscevamo già la natura votata alla performance dei nostri utenti, i dati dimostrano che nemmeno una pandemia globale riesce a ostacolare il loro implacabile desiderio di “Beat Yesterday”».

Garmin

BH GravelX: agile, scattante, performante e comoda

13.01.2022
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BH svela la sua gamma di biciclette GravelX, pensate e progettate per i lunghi viaggi e per il divertimento offroad. La prima parola d’ordine per la serie GravelX è versatilità. La seconda invece è divertimento. Queste bici sono ideali per soddisfare tutte le esigenze. Comode compagne di viaggio, ma anche aggressive e scattanti quando il terreno si fa difficile.

La GravelX è adatta per affrontare anche lunghi viaggi bikepacking
La GravelX è adatta per affrontare anche lunghi viaggi bikepacking

Versatile e stabile

La bici GravelX è progettata per essere usata anche per molte ore di seguito, le caratteristiche fondamentali per ottenere ciò sono comodità e stabilità di guida. Il tubo sterzo è alto, così da fornire un maggior controllo sulla parte anteriore della bici, soprattutto in frenata ed in curva. L’angolo di direzione è ampio – 71-72 gradi – e permette una guida agile ed allo stesso tempo estremamente stabile.

Un’altra caratteristica che si sposa con la comodità dei lunghi viaggi offroad è la dimensione del copertone, portata a 42 millimetri. Un buon compromesso tra tenuta di strada su ghiaia o strade bianche e percorrenza su asfalto. I perni passanti da 12 millimetri forniscono più sicurezza e rigidità.

La tecnologia di assemblaggio HCMI del telaio nella GravelX permette un notevole risparmio di peso
L’assemblaggio HCMI del telaio nella GravelX permette un notevole risparmio di peso

Tecnologia e leggerezza

Per far sì che il peso della GravelX sia contenuto BH ha utilizzato la stessa tecnologia di assemblaggio dei tubi che usa per i telai da strada: la HCIM. Una lavorazione effettuata combinando le lamine in fibra di carbonio Toray: T-800, T-500 ed una speciale resina. Nel corso della lavorazione si applica una pressione elevata così da creare un materiale compatto privo di imperfezioni e bolle d’aria.

Ricordiamo come anche la rigidità sia un elemento chiave per ottenere una bici performate. Per questo BH inserisce nel modello GravelX una pedaliera speciale: la BB386EVO che aumenta la larghezza del movimento centrale a 86,5 millimetri, senza tuttavia, influenzare il peso del telaio.

La GravelX utilizza la tecnologia dei freni Flat Mount di Shimano
La GravelX utilizza la tecnologia dei freni Flat Mount di Shimano

Asimmetria e performance

Il carro posteriore è asimmetrico nella parte del fodero, una soluzione che permette di utilizzare al meglio i rapporti corti allineando in maniera ottimale la catena. I freni della GravelX usano la tecnologia Flat Mount di Shimano che permette di usare pinze più piccole risparmiando peso senza perdere in efficacia nella frenata.

BH

Sportful e il gravel: ecco un grandissimo evento!

10.01.2022
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Sportful e il Gravel, ovvero la storia di un rapporto “importante” che quest’anno si declinerà anche attraverso la titolazione di un grande evento: Sportful Dolomiti Gravel. Una manifestazione unica che anticiperà di una settimana la ventisettesima edizione della Sportful Dolomiti Race.

Questo è il logo della neonata Sportful Dolomiti Gravel
Il logo della neonata Sportful Dolomiti Gravel

Feltre fa rima con… ciclismo

Per ben tre weekend consecutivi, e questo grazie all’impegno e alla passione immensa del Pedale Feltrino coordinato da Ivan Piol, la cittadina di Feltre (Belluno) vivrà il ciclismo a 360 gradi. Si partirà l’11 e il 12 giugno con la nuova Sportful Dolomiti Gravel. Si proseguirà poi il giorno 18 con la Mini Gran Fondo Sportful – Franco Ballerini riservata ai giovanissimi in età compresa dai 5 ai 12 anni. Domenica 19 giugno si correrà la prova “Regina”, la Gran Fondo Sportful Dolomiti Race “caratterizzata” dai due percorsi rispettivamente di 120 chilometri (3.050 metri di dislivello) e il “lungo” di 204 con i suoi 4.900 metri di dislivello: senza alcun dubbio una delle Gran Fondo più importanti, conosciute e… dure d’Europa!

Il fine settimana successivo, quello del 24 e 25 giugno, il centro storico di Feltre si trasformerà invece in una vera e propria arena. Sarà, infatti protagonista la Castelli24h, i partecipanti verranno accolti lungo il percorso chiuso al traffico di 1.850 metri attorno alle mura cittadine. L’iconico evento a squadre che nel tempo ha saputo andare oltre il concetto di semplice manifestazione sportiva.

Ivan Piol, lo storico organizzatore della Sportful Dolomiti Race
Ivan Piol, lo storico organizzatore della Sportful Dolomiti Race

Promozione del territorio

La Sportful Dolomiti Gravel è stata lanciata via social proprio nella giornata di Natale, al termine di una sorta di “calendario dell’Avvento dei ciclisti”, pubblicato per tutto il mese di dicembre, nel corso del quale lo stesso comitato organizzatore ha ripercorso alcune delle tappe più significative della storia della Gran Fondo feltrina.

«Devo confessarlo – ha dichiarato Ivan Piol, storico presidente del Pedale Feltrino nonché uno dei massimi esperti italiani in tema Gran Fondo – noi crediamo moltissimo nel movimento e nel più generale fermento che si sta sviluppando attorno al mondo gravel. L’aspetto che più ci ha spinto ad organizzare questo nuovo evento dedicato al gravel è stato quello di voler far scoprire il nostro bellissimo territorio. Con particolare attenzione alla Valbelluna, collegando idealmente Feltre a Belluno (il percorso “lungo” misurerà 160 chilometri per 2.800 metri di dislivello…). Siamo partiti da una sinergia importante con Fulcio Miari Fulcis che sta già lavorando con grande competenza, curiosità ed entusiasmo al suo Gran Anello Bellunese.

«Ci è piaciuto il suo progetto e il suo spirito: lo stesso che ritroviamo nel nostro operare. Lavorare con lui è stato facile fin da subito… e siamo solo all’inizio: insieme, sono sicuro, creeremo un evento davvero memorabile».

La macchina organizzativa

Ad organizzare la nuova Sportful Dolomiti Gravel saranno dunque le stesse persone che in 27 anni di storia sono riuscite a portare in una piccola città come Feltre oltre 100.000 ciclisti provenienti da tutto il mondo: facendoli faticare, divertire, ed emozionare ammirando le maestose Dolomiti Bellunesi. Il comitato organizzatore si sta muovendo pensando ad ogni singolo dettaglio… facendo massima attenzione a conservare lo spirito libero che caratterizza il mondo gravel. Non a caso, il logo – che riprende quello della Gran Fondo – ha nel proprio centro un orso su un campo di sfondo verde acqua per ricordare il meraviglioso colore smeraldo dei laghi di montagna, molto comuni ini questa zona.

«In questa nostra nuova avventura – ha poi aggiunto Piol – abbiamo pensato di coinvolgere anche un campione feltrino e un amico del “Pedale”: Davide Malacarne. Campione iridato ciclocross nel 2005 e corridore professionista fino al 2016 con Quick Step, Europcar e Astana. E l’apporto di Davide si sta già rivelando molto più che prezioso».

Sportful

Titici compie 60 anni: una bella storia da raccontare

03.01.2022
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Il bike brand italiano Titici ha compiuto sessant’anni. Ad essere più precisi, è la data del 22 dicembre 1961 quella a cui si fa risalire la primogenitura del marchio, che soprattutto negli ultimi anni, ha saputo coniugare molto bene la tecnica con la qualità costruttiva. Combinando l’originalità con il più assoluto rispetto dei dettami del vero Made in Italy…

Modello Titici Vento pensata per celebrare i 60 anni dell’azienda
Modello Titici Vento pensata per celebrare i 60 anni dell’azienda

Alberto Pedrazzani, il fondatore

Quella di Titici è un’avventura tutta italiana, una storia di artigianato e di innovazione, di coraggio, di passione e di caparbietà. Il 22 dicembre 1961 Alberto Pedrazzani, il fondatore, con il saldatore ancora in mano ha osservato il suo primo telaio – un triciclo per bambini – senza minimamente immaginare che da quel preciso momento, a qualche ora dal Natale, sarebbe nata un’azienda vera…

In Italia gli anni 60 sono quelli del boom economico e Alberto Pedrazzani – classe 1937 – lavora come apprendista in un’officina meccanica a Castelnuovo d’Asola, in provincia di Mantova.

«Un’azienda milanese produttrice di biciclette – ci ha confidato Pedrazzani – cercava qualcuno che saldasse il manubrio dei propri tricicli. Quando ne sentii parlare, li scovai alla fiera di Milano e proprio con loro feci un patto: che dai manubri saremmo passati ai telai integrali. E fu così che iniziai a creare i miei primi tricicli e successivamente le mie prime biciclette per bambini».

Esposizione di uno showroom Titici
Esposizione di uno showroom Titici

In anticipo sui tempi

Appassionato di lavorazione dei metalli e specializzato nella saldobrasatura, Pedrazzani ha una mente aperta, curiosa ed eclettica. Questa sua peculiarità lo porta ad anticipare i tempi cercando nuove soluzioni. E’ inevitabile che la spinta verso il futuro, la volontà di proporre prodotti innovativi e rivoluzionari, diventino rapidamente i “tratti caratteriali” anche della sua nuova creatura che chiamerà appunto Titici.

«Ho preso prima il brevetto di operatore cinematografico – racconta – successivamente ho frequentato corsi di specializzazione sui metalli e corsi di aerotecnica per capire eliche e motori elettrici. Ho frequentato fiere internazionali, sempre alla ricerca delle ultime novità… Nel 1964 ho scoperto la saldatura elettrica e l’ho subito introdotta nella mia azienda per aumentare la qualità e la robustezza dei telai.

«Ho studiato i modelli di altri marchi, non per copiarli, ma per sviluppare telai migliori e unici da lanciare sul mercato. L’obiettivo è sempre stato quello di vincere la concorrenza, soprattutto dei Paesi asiatici, attraverso l’alta qualità italiana e l’innovazione costante. Senza nascondere poi che la forte motivazione al mio lavoro mi era anche data dalla necessità di sostenere i miei cinque figli!».

Matteo, la seconda generazione

E fu proprio grazie al sostegno di tutta la famiglia che l’azienda Tecno Telai Ciclo (Titici) crebbe negli anni moltiplicando i propri affari. Negli anni ’80, la saldatura robotizzata aumentò la produttività, mentre nei primi anni ’90 l’azienda raggiunge la produzione di un milione di telai all’anno. Affermandosi tra i maggiori produttori europei di telai per biciclette. La crescita è alimentata dalla forte domanda di biciclette Bmx e di mountain bike, un settore nel quale Titici è ancora oggi una vera icona.

Telaio Titici disegnato per Luna Rossa e firmato da Massimiliano “Max” Sirena Skipper del team
Telaio Titici disegnato per Luna Rossa e firmato da Massimiliano “Max” Sirena

«Tuttavia – ci confessa Alberto Pedrazzani – il telaio di cui sono più orgoglioso è il Fuego. Si tratta di un modello brevettato nei primi anni ’80 con un sistema di sospensione a balestra assolutamente innovativo per l’epoca. Per realizzarlo mi sono addirittura ispirato alle sospensioni dei carri agricoli. L’idea alla base è che si possa ottenere un maggiore comfort di guida sfruttando la deformazione dei materiali. Un concetto che è stato approfondito negli ultimi anni da mio figlio Matteo e che ha poi portato alla creazione del sistema PAT. Il tubo orizzontale piatto e ultrasottile divenuto oramai una vera e propria firma di ogni telaio Titici».

COn Trerè Innovation nel mondo

E col passare del tempo è proprio lo stesso Matteo Pedrazzani, insieme ai suoi fratelli, a traghettare Titici negli anni 2000. Un passaggio importante, che dalla grande produzione seriale di telai per biciclette giunge alla produzione artigianale di telai in fibra di carbonio rigorosamente su misura per il cliente: e questo senza mai dimenticare gli insegnamenti di papà Alberto.

Ispirato dalla propria passione per il prodotto, e dalla sempre più forte voglia di sperimentare, Matteo trasforma il punto vendita di Castelnuovo d’Asola in un esclusivo laboratorio di biciclette. Nel 2007 Titici lancia per la prima volta in Italia la storica FieltyNine, la prima Mtb 29″, mentre dal 2017 il marchio fa parte del gruppo mantovano Trerè Innovation che contribuisce alla espansione del brand nel mondo, garantendo continuità al processo d’innovazione.

Vento, un ponte col passato

Per celebrare i propri (primi) sessant’anni di attività, Titici ha realizzato nel 2021 il modello Vento: un’edizione speciale caratterizzata da una affascinante colorazione verde con cromature: un vero e proprio collegamento ideale agli anni ’60… mentre nella storica sede di Asola è attualmente in fase di completamento un nuovo show-room di ben 1000 metri quadri. Sarà così possibile esporre l’intera collezione, oltre ad un’offerta professionale di servizi di bikefitting che affiancano il cliente nella definizione del modello ideale, delle geometrie più calzanti e dei colori più adatti alle sue specifiche aspettative.

Titici

Spada Bike Tivan 38 disc, le ruote ultra versatili

31.12.2021
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Spada Bike punta sull’affidabilità e la performance con le Tivan 38 disc. I cerchi in carbonio sono polivalenti e sicuri tanto da poter essere utilizzati come ruota da tutti i giorni per bici da corsa, gravel leggero e ciclocross. Le ruote sono leggere e prestazioniali, ideali anche per chi le vuole utilizzare in gara. Il profilo di 38 mm e i raggi sono studiati per un’areodinamica filante e allo stesso tempo per non soffrire nelle giornate ventose. I prodotti Spada sono nati e testati tra Mortirolo, Gavia e Stelvio a testimoniare il made in Italy più genuino. 

Il profilo di 38 mm permette di avere una linea aerodinamica e versatile
Il profilo di 38 mm permette di avere una linea aerodinamica e versatile

Adatte alle scalate

Le Tivan godono di grande leggerezza, al pari di un basso profilo, che le rendono tuttavia ruote con un ottimo rendimento anche in salita. Il peso si attesta a 1.220 grammi. I bloccaggi rapidi inclusi pesano 58 grammi e sono con leva forgiata e perno cavo. Non sono inclusi nella versione perni passanti, perché sono parte integrante del telaio e forcella con filetti e forme variabili dei costruttori.

Lo scorrimento a due soli cuscinetti favorisce la scorrevolezza e ottimizza la rigidità laterale, grazie alla base molto larga dei cuscinetti. I mozzi Spada oltre ad offrire prestazioni eccellenti sono pensati per eseguire la manutenzione in modo facile e veloce grazie ai fori per la lubrificazione esterni.

Il cerchio Full carbon dispone di nipples in Ergal a 24 raggi
Il cerchio Full carbon dispone di nipples in Ergal a 24 raggi

Versatilità e bilanciamento

I cerchi Tivan hanno un ottimo bilanciamento dei raggi grazie al profilo asimmetrico del cerchio. Sia all’anteriore che al posteriore i raggi sono 24 con nipples in Ergal. Il canale enorme di 22 mm unito ad un profilo hookless permette la compatibilità con ogni tipo di copertone. É disponibile anche la versione hooked con un peso di .1250 grammi. 

Le ruote vengono fornite con nastro tubeless paranipples ultralight già installato. Ultra versatili dispongono di un uncino migliorato per accogliere ogni tipo di gomma senza limitazioni. Le misure supportate sono: 23 mm (5.5 atm), 25 mm (4.5 atm), 28 mm (3.8 atm).

Il prezzo consultabile sul sito è di 1.540 euro. 

SpadaBike

Gravel, la categoria stilosa del ciclismo

30.12.2021
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Il gravel è una disciplina che sta portando linfa nuova nel ciclismo in genere, per quanto concerne la tecnica dei mezzi e dei componenti, ma anche nell’abbigliamento. Inoltre, proprio il segmento gravel torna a dare un po’ di “morbidezza” ad un ciclismo che tanto piace, ma che talvolta vive di estremizzazioni.

Proprio i capi tecnici sono un esempio, perché non di rado i “gravelisti”, quelli veri, preferiscono utilizzare una tipologia di abbigliamento più comodo, meno aderente e facile da utilizzare anche una volta scesi dalla bicicletta. Abbiamo utilizzato e provato i capi di GSG della categoria Gravel e le nostre attenzioni si concentrano sul giubbino Grinder e sui bibshort Trailer.

La comodità dei capi gravel non esclude la performance, ma anche il piacere di indossarli una volta scesi di sella
La comodità dei capi gravel non esclude la performance

Protezione e taglio casual

Si tratta di un giubbino molto versatile. Ha un taglio che lo mette al pari di una giacca casual, ma con una fattura e un pool di tessuti tecnici che lo rendono comodo e sfruttabile durante l’attività outdoor sulla bicicletta. Ha il collo particolarmente alto, protettivo e combinato con un cappuccio, entrambi regolabili nel fit grazie agli elastici. Grinder ha una membrana antipioggia e antivento, è traspirante ed ha un carré sulla schiena che agevola la fuoriuscita del calore in eccesso e del vapore.

Nulla è lasciato al caso

Ha una zip frontale lunga, sotto la quale è presente una pattina che ha il compito di aumentare la protezione dal vento. Ha tre tasche, anch’esse chiusa con le zip e sono due laterali basse e una superiore, dal lato sinistro. Il giro vita è customizzabile, grazie ad un inserto elastico che funge come una sorta di orlo.

Un altro vantaggio è dato dal doppio polsino, con la parte superiore che protegge e quella inferiore, con l’asola per il pollice, che rende la manica stabile sul braccio. Il suo taglio comodo e la qualità dei tessuti, rendono questo capo ampiamente sfruttabile in diverse situazioni e con un range di temperatura piuttosto ampio. Può essere utilizzato abbinati ad un intimo tecnico, come schermo protettivo, oppure come vera e propria giacca per la stagione fredda, combinata con una maglia felpata.

La salopette Trailer

E’ un pantaloncino invernale con le bretelle, realizzato con un particolare tessuto che adotta la nanotecnologia. E’ caldo e garantisce al tempo stesso il massimo comfort, grazie alla sua morbidezza e a quel concept protettivo che è tanto apprezzato anche nelle giornate piovose e umide. Infatti, proprio la qualità del tessuto rende il Trailer immune dall’azione di acqua, sporco e fango. Ha le bretelle a taglio vivo e capaci di garantire supporto anche nelle condizioni off-road, inoltre la pannellatura sulla schiena ha delle asole che non bloccano la sudorazione.

Il fondello dei pro’

Un grosso plus è dato dal pad interno Zenith Gold Edition, un vero e proprio top di gamma. È l’ultimo nato in casa GSG, con un fit anatomico è il risultato di anni di sviluppo dei fondelli e dei materiali, anche grazie alle collaborazioni con gli atleti professionisti. Adotta delle spugne ad elevata densità ed è adatto anche per le lunghe distanze. Tornando al pantaloncino, questo ha il taglio vivo nel fondo gamba e sulle cosce presenta due tasche a rete. Sono elastiche e sono molto comode.

giessegi.com

Gravel e ciclocross, sempre più vicini

28.12.2021
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Il gravel ed il ciclocross sono due universi paralleli, tecnicamente molto vicini e diametralmente opposti in fatto di approccio. Ma molto sta cambiando anche in questo senso. Gravel e ciclocross: si tratta di andare sullo sterrato con una bicicletta che, concettualmente, sembra da strada. Quest’ultima considerazione, se pur banale, permette di comprendere l’accostamento tecnico dei due segmenti ed è facile capire che gli stessi possono convivere.

A Vermiglio abbiamo visto biciclette che nascono per gravel e cross. La Specialized Crux ne è un esempio
La Specialized Crux è un esempio di bici per il doppio impiego

Differenze e dettagli da valutare

Il presupposto è la storia delle due discipline. Da una parte il ciclocross, sport antico e ancorato alle tradizioni (lo è stato per tanti anni), anche per quanto concerne la tecnica della bicicletta. Dall’altra il gravel, con un’interpretazione più moderna e aperta. Come mettere a confronto la strada e la Mtb.

Nel gravel sono confluiti un po’ tutti: dagli stradisti ai crossisti, dai biker agli enduristi, agonisti e semplici appassionati, fino ad arrivare ai neofiti. Ognuno di loro ha portato idee e contaminazioni, più o meno valide, necessarie e talvolta inutili.

La X-Master Strada di Ktm nasce come gravel. In configurazione gara pesa 8,3 chili, la bici usata dal team dei Samparisi
La X-Master Strada di Ktm nasce come gravel. In configurazione gara pesa 8,3 chili, la bici usata dal team dei Samparisi

Focalizziamoci sulla bicicletta, sulle geometrie e sulle chiavi di lettura che interessano il mezzo meccanico. Ed ecco la prima differenza che è necessario considerare: qual è l’obiettivo? L’agonismo e le competizioni, oppure il viaggio e l’experience?

Road endurance e gravel

Volendo fare un accostamento, il gravel (quello originale, quello delle tante ore in sella dove è meglio essere autosufficienti) ed il bikepacking occupano la stessa posizione delle bici road endurance. Il focus principale sono il comfort e il piacere di stare sulla bicicletta. Protagonisti sono la guida rilassata, l’experience ed il viaggio.

Non si tratta di biciclette di second’ordine, semplicemente non hanno l’agonismo come obiettivo primario. Tecnicamente queste bici hanno il rake delle forcelle proteso in avanti (tra 4,5 e 6 centimetri, in base al marchio e alla taglia) e angoli dello sterzo più aperti (per gli amanti dei numeri, una media tra 69,5 e 70°). La stessa tubazione dello sterzo è più alta (aumenta lo stack, ovvero la quota verticale misurata tra la battuta superiore dello sterzo ed il movimento centrale), in modo da non obbligare a schiacciarsi eccessivamente verso il basso.

Una delle caratteristiche delle biciclette gravel è il carro posteriore più lungo e un passo totale maggiorato. Però queste biciclette si possono usare in modo gratificante anche nelle gare più lunghe ed esigenti. Lachlan Morton insegna.

Ciclocross e gravel racing

Ma come spesso capita, l’agonismo e le competizioni, quel DNA racing che è insito nel ciclismo diventano una sorta di spartiacque. Ad esempio per lo sviluppo dei “progetti bici”. Sempre più aziende intraprendono questa strada, perché, al di là delle opportunità ed esigenze di mercato, le soluzioni mutuate dall’una e dall’altra parte (le contaminazioni per l’appunto) sono utili ad entrambe le categorie.

  • Si tratta di biciclette che talvolta utilizzano il medesimo frame-kit e la grossa variabile è l’allestimento.
  • Rispetto alle gravel originali hanno uno stack ridotto; significa che obbligano ad una guida più bassa e aggressiva.
  • Hanno un reach inferiore, perché sono più compatte; ovvero sono più agili, rapide e briose.
  • Nel complesso si tratta di bici con geometrie compatte e una ciclistica race oriented.
  • Hanno un’altezza da terra che potremmo quantificare con una media di 28 centimetri (più o meno, con la variabile del brand e della taglia), quindi simili ad una bici cx di vecchio stampo. Certamente utile a saltare gli ostacoli senza il pericolo di impattare con il movimento centrale.
  • Hanno un angolo delle sterzo più chiuso e un rake della forcella aperto, a favore di guidabilità e stabilità.
  • E poi agevolano il passaggio degli pneumatici “ciccioni” fino a 40/45, talvolta 47c. Impensabile per una bici da ciclocross delle generazioni precedenti.

Verso il futuro della bicicletta

Specialized con la nuova Crux, Cannondale con l’ultima SuperSix EVO CX e SE, ma anche Wilier con la Rave SLR, ci offrono una sguardo anticipato di quello che vedremo in un futuro prossimo, nel gravel race e nel ciclocross, ma anche in quel settore road. Perché le immagini della Serenissima Gravel sono ancora fresche e nitide. Se è vero che prima di tutto contano le gambe, il cuore e i polmoni, ma anche la testa, è pur vero che abbiamo imparato che il mezzo meccanico può fare la differenza, considerazione che è stata proprietà della mtb per troppi anni. Il gravel ha portato delle nuove soluzioni e il ciclocross le ha fatte proprie, ma pure il segmento stradale non è stato a guardare.

Il gravel di De Marchi? «Abbastanza per sentirsi vivi»

27.12.2021
7 min
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«Andiamo in bici perchè pensiamo sia abbastanza per sentirci appagati». E’ questo il manifesto alla base del progetto di Mattia De Marchi. La squadra o per meglio dire collettivo, come vogliono essere chiamati loro, si chiama Enough Cycling. Nata a marzo, è l’insieme di intenti di nove atleti che vogliono vivere la bicicletta per essere felici. Chi in modo agonistico, chi per divertimento, chi entrambe le cose. Con Mattia abbiamo voluto approfondire la sua visione per il gravel in Italia e all’estero.

Il veneto alle spalle ha un’esperienza da stradista con uno stage da professionista alla Androni Giocattoli-Sidermec. Dopodiché ha deciso di reinventarsi e di affrontare la bici con un’altra filosofia. Non solo gare ma condivisione e agonismo come si legge sempre nella mission.

«Esploriamo e gareggiamo – dice – ci divertiamo e soffriamo. Ci spingiamo oltre ai nostri limiti e ce la prendiamo comoda. Pensiamo che il ciclismo non sia molto, ma sia già abbastanza per sentirsi vivi e in pace con se stessi».

Nelle corse di ultracycling i momenti di riposo sono pochi e spesso brevi (foto di Chiara Redaschi)
Nelle corse di ultracycling i momenti di riposo sono pochi e spesso brevi (foto di Chiara Redaschi)
Come ti sei avvicinato al gravel?

Ho fatto lo stagista in Androni e poi mi sono messo a fare altro. Inizialmente le gare erano negli Stati Uniti e per me e per chi si approccia a questo mondo l’oltreoceano era irraggiungibile dal punto di vista economico. Così mi sono buttato sul gravel, ma in modo diverso, andando a fare corse molto lunghe. Tipo in Marocco, la Atlas Mountain Race o l’Italy Divide. Dall’anno scorso ho cominciato a metterci un po’ più la testa anche sulle gare più corte.

Siamo agli sgoccioli di questo 2021 di Enough Cycling, ma da dove è iniziato tutto?

E’ nata una squadra attorno a otto ragazzi con lo stesso intento. Anche se non ci piace chiamarla squadra ma collettivo. Dall’anno prossimo saremo in nove ciclisti che vivono la bici in tanti modi. C’è chi non ha mai fatto una gara. Chi fa solo gare lunghe. Io per esempio ho un passato da pro’. Un ragazzo viene dall’atletica. Un altro dallo sci. Però ci siamo resi conto che abbiamo una cosa in comune. Andare in bici ci fa stare bene. Noi portiamo avanti questo motto. “La bici è abbastanza per essere felici”.

Che situazione vedi per il gravel in Europa?

Siamo un po’ indietro è vero, però c’è da dire che il gravel è nato in America. Loro hanno spazi molto più vasti, sono un po’ più lungimiranti di noi. Pian piano si sta arrivando anche qua. Per come la vedo io non bisogna soffermarsi troppo su quello che sarà il calendario UCI. Anche perché ad oggi non si sa ancora nulla. E’ un’ipotesi.

Pensi che il calendario UCI possa dare il giusto spazio a questa disciplina?

Per quanto mi riguarda, non mi sono basato su quello. Voglio continuare a fare le gare di ultracycling. Dove mi metto alla prova su distanze da 700/1.000 chilometri. Ma non voglio nemmeno privarmi dal provare ad andare in America e misurarmi su distanze più corte nella patria del gravel. Voglio continuare a fare quello che ho sempre fatto. Attualmente ho lavorato per un calendario e non ho tenuto conto di quello. Se ci si guarda in giro, di eventi ce ne sono sempre di più. E a parer mio non ci si deve basare solo sulla competitività. L’errore che faranno in tanti sarà soffermarsi solo sugli eventi che sono gara. Invece il gravel è un contenitore molto grande dove ci sono tanti modi di viverlo.

E’ un ambiente che sta crescendo molto?

Sì, assolutamente. Sia in termini di eventi sia di persone che si stanno avvicinando a questo mondo. Bisogna stare attenti in Europa. Moltissime persone si sono avvicinate per cercare una condivisione più che per la gara in sé. Dobbiamo essere bravi a non snaturare come è nato il movimento. Gli Stati Uniti ci insegnano anche su questo. Lì c’è la gara che è competizione pura. Però la parte di condivisione del prima e dopo c’è. Il rischio di avere una direzione solo incline alla competizione da parte dell’UCI è reale ma ci si può confrontare perché questo non avvenga.

Come si sostiene un progetto come il tuo?

Io ci ho messo tre anni. Mi sono licenziato un mese fa. Sono partito da zero. La prima bici l’ho chiesta ad un negoziante. Ero rimasto a piedi senza contratto e non avevo altro. Dal cognome il collegamento a mio cugino (Alessandro De Marchi, il rosso di Buja, ndr) potrebbe far pensare che le cose siano venute da sé. Invece no, le porte me le sono volute aprire da solo. Ho acquistato credibilità e gli sponsor poco alla volta hanno iniziato a credere nel mio progetto. La mia figura funzionerebbe anche da sola, come quasi tutti gli ex professionisti che si avvicinano a questo mondo. Però funziona tutto meglio con Enough. Questo progetto è nato in maniera più strutturata per fare arrivare alle persone il messaggio. Poi all’interno ci sono tante sfaccettature e obbiettivi, dalla parte competitiva al solo viaggio.

Spiegaci meglio…

Alle aziende inizia a non bastare più solo la vittoria. Avere una storia da raccontare può essere efficace anche quando il risultato non c’è. Per noi l’obbiettivo è il racconto. Quando andiamo ad un evento pensiamo sempre a come trasmetterlo a chi ci segue. Come per esempio il video dell’Italy Divide. Non nascondo che ho preso delle infamate perché mi facevo seguire da due operatori. Ma a me interessava raccontare le emozioni che provavo e trasmetterle a più persone.

Che futuro vedi per il tuo progetto?

Spero in una crescita costante. Vorremmo cominciare ad organizzare qualche evento in Italia. Le idee sono molte, dobbiamo riordinarle e fare in modo di realizzarle per come è il nostro modo di pensare. La seconda è essere sempre più inclusivi. Diventare una A.S.D. per permettere a tutti di iscriversi e indossare la nostra maglia e condividere il messaggio. Poi sinceramente non lo sappiamo bene neanche noi dove potremmo arrivare. Una cosa è certa, non perderemo mai la nostra identità. 

Il messaggio è bellissimo, ma lo è anche vincere…

Io la vena agonistica non potrò mai sopprimerla. Ci nasci. Non la nasconderò mai, mi metterò sempre alla prova. Sono il primo a dire che le ride mi piacciono, ma anche che io ho bisogno della gara. E se è sana non ci vedo niente di male, quindi sono il primo che vuole entrambe le cose. Continuerò come ho fatto in questi anni a fare un po’ di tutto.

De Marchi in settembre ha vinto in Spagna la Badlands (foto di Chiara Redaschi)
De Marchi in settembre ha vinto in Spagna la Badlands (foto di Chiara Redaschi)
Sempre senza dare però troppa importanza al risultato?

Esatto, non è la nostra priorità. Anche se per le aziende è molto importante. Rimarremo sempre con la libertà di fare una notte in bivacco. Non ci fisseremo mai su un obiettivo unico. In Spagna alla Badlands non ho dormito due notti e tutti mi chiedono come abbia fatto. La verità è che non avevo il tempo di dormire, non ne sentivo il bisogno. Erano tutti percorsi in salita, discesa, single track, di giorno, di notte. Paesaggi bellissimi. 

Hai dei consigli per chi si vuole avvicinare a questo mondo?

Il mio consiglio è di non fissarsi con le gare. Bisogna pensare che è un mondo nuovo in evoluzione. Fare un semplice bikepacking e spostarsi da un posto ad un altro in sella alla propria bicicletta e raccontare il viaggio. Si diventa forse più genuini che ad affrontare un calendario di sole gare e portare lo stress del risultato in questo ambito. E questo le aziende che stanno al passo lo notano e c’è un ritorno naturale. Ognuno deve trovare la sua dimensione. E io credo di averla trovata e che sia abbastanza. 

CST Tires lancia il copertone gravel Convoy

18.12.2021
2 min
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Se siete degli amanti del gravel allora il nuovo prodotto di CST Tires fa al caso vostro: il copertone Convoy.

CST Tires è un marchio taiwanese ed uno dei più importanti per la produzione di copertoni legati al mondo bike. La distribuzione in Italia è curata da B.I.S. Srl. Negli anni il marchio ha legato al suo nome al mondo dello sport aprendo diverse sponsorizzazioni con diverse squadre. Nel mondo del ciclismo nel recente passato hanno collaborato a stretto contatto con il team Bardiani CSF.

Nel catalogo CST è presente un altro copertone gravel: il Pika
Nel catalogo CST è presente un altro copertone gravel: il Pika

Copertone Convoy

Il nuovo prodotto di CST è sviluppato e studiato per utilizzare la tecnologia tubeless ready. Un must have per coloro che si avventurano per gli sterrati e che non vogliono incappare in scomode forature. Essendo un copertone adatto al gravel anche la scorrevolezza gioca la sua parte. La distanza tra i vari tasselli permette infatti al copertone di performare su tutti i terreni. Per garantire la giusta scorrevolezza anche su asfalto i tasselli sono stati posti in maniera equidistante per avere uguali punti di pressione.

Il marchio taiwanese è distribuito in oltre 170 Paesi in tutto il mondo
Il marchio taiwanese è distribuito in oltre 170 Paesi in tutto il mondo

Meno forature con il sistema EPS

Per ridurre il numero di forature è stato aggiunto l’innovativo sistema EPS. Uno strato di poliestere che viene inserito tra il copertone ed il cerchio. La sua trama fitta, sottile e resistente non consente a corpi estranei, come schegge o spine, di raggiungere e penetrare la carcassa garantendo così una notevole sicurezza su qualsiasi tipo di terreno, anche i più accidentati.

La misura del copertone è di 38 millimetri, mentre il peso è di 510 grammi per la coppia di copertoni.

CST Tires

B.I.S. srl