Paludetti e il cross dei giovani, non sempre rose e fiori

29.12.2023
5 min
Salva

Per capire quale sia lo stato di salute del ciclocross italiano, bisogna dare uno sguardo al movimento giovanile. Facendo una premessa: abbiamo scelto una prospettiva che non guarda tanto ai numeri di partecipazione né alla qualità, ai vertici delle categorie, quanto a come si lavora, a come i ragazzi guardano alla specialità. La nostra guida è nell’occasione Marco Paludetti, tecnico della Sanfiorese, che dopo una notevole carriera proprio nelle categorie giovanili, ha trovato nella crescita dei giovani talenti la sua dimensione tecnica.

Il lavoro di Paludetti, vista la giovane età dei suoi ragazzi, prescinde inizialmente dal lavoro prettamente tecnico, perché un allenatore è prima di tutto un riferimento umano per chi è in piena fase di crescita.

«I tempi rispetto alla nostra generazione – spiega – sono cambiati profondamente: allora non c’erano distrazioni, non avevamo telefonini e Internet, si era quasi “forzati” alla comunicazione e questo era un bene. Oggi dobbiamo affrontare questo gap generazionale, lavorando su ragazzini per far loro capire che c’è una vita oltre quei piccoli schermi».

I ragazzi della Sanfiorese in azione: nel 2023 hanno vinto il titolo giovanile di società (foto Instagram)
I ragazzi della Sanfiorese in azione: nel 2023 hanno vinto il titolo giovanile di società (foto Instagram)
Con quanti ragazzi lavori?

Abbiamo una ventina di elementi, fra esordienti e allievi. Con loro mi accorgo di come noi, e parlo della mia generazione, siamo diretti responsabili della loro crescita. Siamo abituati a dar loro tutto, a spianare la strada, ma non facciamo il loro bene. Me ne accorgo dal rapporto con i genitori, ma poi penso che sono genitore anch’io e tante volte incorro nello stesso errore. I ragazzi vogliono sempre di più, ma stando con loro vedo che il ciclocross diventa un elemento di distrazione, un richiamo superiore a quello di ambienti pericolosi, tanto che quando mio figlio va ad allenarsi, sono tranquillo.

Quand’è che sei davvero soddisfatto?

Molti penserebbero dopo una particolare vittoria, ma non è così: la soddisfazione ce l’abbiamo ogni giorno, vedendo che i ragazzi crescono divertendosi e che si fidano sempre di più. Per molti di loro più che un tecnico sono un confidente, che li guarda ognuno per quello che realmente è. Li ascolto, sono presente. Poi ci sono anche i risultati, i talenti, ma vengono dopo.

Ilaria Tambosco, 16 anni, è già nel giro della nazionale e ha esordito in Coppa del mondo (foto Instagram)
Ilaria Tambosco, 16 anni, è già nel giro della nazionale e ha esordito in Coppa del mondo (foto Instagram)
E’ anche vero che questa è la generazione della multidisciplina, che sta cambiando un po’ la nostra cultura ciclistica…

Verissimo e questo si traduce in numeri di partecipazione enormi in ogni specialità. Faccio un esempio: una volta al campionato veneto fra gli allievi erano al massimo una trentina, ora gareggiano almeno in 100 e questo è già un risultato enorme. I ragazzi non si fermano più alla strada, sanno che quella è la disciplina più amata, più remunerativa, ma vogliono provare tutto. Sono pervasi da un’inesauribile curiosità. Noi spingiamo molto sull’idea di mettersi alla prova, guardarsi dentro e capire piano piano quale sarà la disciplina più adatta. Sempre all’insegna del divertimento, ma la cosa particolare è la loro capacità di apprendimento.

Perché?

Sono enormemente avanti a noi, alla nostra generazione. Già da G5 sono perfettamente in grado di saltare gli ostacoli stando sempre in sella, anzi. Poco tempo fa un bambino aveva appena preso in mano la bici, eppure era già capace di saltare gli ostacoli, faceva cose incredibili. Questo accade perché i ragazzini di oggi hanno un’altra mentalità, la voglia di giocare con la bici e io sono sempre stato favorevole a questa impostazione.

Riccardo Da Rios ha vinto il titolo esordienti, ma ora è dedito solo alla strada (foto Instagram)
Riccardo Da Rios ha vinto il titolo esordienti, ma ora è dedito solo alla strada (foto Instagram)
Per tua esperienza, i ragazzi poi scelgono di continuare con il ciclocross, a prescindere dalle altre loro scelte?

Dipende. Ad esempio mi è spiaciuto molto aver perso Riccardo Da Rios, grande talento vincitore del titolo italiano allievi e di due Giri d’Italia CX, ma ha detto di volersi concentrare sulla strada. Il suo team junior lo ha convinto di questa scelta, gli ho detto che per me è un errore perché si perde tutta l’attività internazionale e grandi prospettive, ma tant’è… Cettolin ha fatto lo stesso, ma nel suo caso si vedeva come il suo talento avesse bisogno della strada per esprimersi appieno. Il ciclocross però gli è servito per migliorare la sua guida, suo padre stesso mi ha confidato che dopo la stagione invernale ha avuto l’anno migliore. Attenzione però, le varie discipline vanno affrontate con giudizio, dando tempo per il riposo e ricordandoci che parliamo di ragazzini, che hanno comunque in primis l’impegno scolastico.

Quest’anno nel tuo gruppo sta emergendo in maniera prepotente Giorgia Pellizotti, la figlia di Franco che si è aggiudicata il Master Cross…

E’ impressionante la sua mentalità, è una professionista in erba. Attentissima a tutto, dal riscaldamento alla preparazione del materiale. Sta crescendo in maniera clamorosa e poi a me impressiona per come ricorda Franco. La vedo in sella e rivedo suo padre. Eppure lui le è vicinissimo, l’accompagna, ma non s’intromette minimamente, si fida ciecamente di me. Giorgia mi raccontava della sua prima esperienza in nazionale, con il gruppo di Pontoni al ritiro in Puglia, era al settimo cielo e mi ha detto che finalmente comincia a capire che cosa faceva il padre. Che da parte sua per il periodo delle Feste le ha promesso il viaggio in Belgio per gareggiare nelle gare di categoria, lei era strafelice…

Giorgia in azione, la grinta è di famiglia, la posizione ricorda il padre (foto Alessandro Billiani)
Giorgia in azione, la grinta è di famiglia, la posizione ricorda il padre (foto Alessandro Billiani)
Ciclocross a parte, pensi che seguirà le orme del padre?

Chissà, per ora sembra più portata per l’offroad, ciclocross d’inverno e mtb d’estate, ma sa che lì deve ancora imparare tanto. E’ stata quinta ai campionati italiani di quest’anno, ma serve tanto “manico”. Lei comunque vuole fare la professionista di ciclocross e la testa ce l’ha. Il bello è che un paio d’anni fa voleva mollare tutto, era sfiduciata: io le ho detto di fare una stagione con me, poi avrebbe deciso. I risultati sono questi…

Pellizotti, un ex pro’ alle prese con la figlia ciclista

15.01.2023
5 min
Salva

Nella famiglia Pellizotti il ciclismo è qualcosa che ogni componente ha nel sangue ed è curioso pensare come tutto sia nato direttamente con Franco, ex pro’ di lungo corso che nella sua attività via via ha coinvolto tutti, fino a sua figlia Giorgia che abbiamo visto essere una delle più giovani portacolori della Ss Sanfiorese

Per seguire le gesta della figlia (quando è libero dai suoi impegni di diesse alla Bahrain Victorious) Pellizotti ha anche affittato un camper con cui ha girato nei weekend insieme alla famiglia: «Dico la verità, non ho mai amato i camper quando correvo, ma devo ammettere che sono una comodità: Giorgia può farsi la doccia appena conclusa la gara, ha tutti in comfort anche nel ritorno verso casa. Credo che ne acquisteremo uno…».

Pellizotti con Mosca, il tecnico della Bahrain-Victorious è al quinto anno nel team WorldTour
Pellizotti con Mosca, il tecnico della Bahrain-Victorious è al secondo anno nel team WorldTour
Com’è il suo rapporto con la bici?

Si diverte come una matta, è uno spettacolo. Io la seguo quasi sempre, durante le gare invernali, se sono fuori per lavoro vanno mia moglie e mio figlio. Cerco però di essere presente il più possibile perché ogni sua gara è per me una grande emozione.

Lei ha vissuto la tua attività professionistica?

Gli ultimi 2-3 anni era abbastanza grande, si ricorda bene le trasferte con mia moglie per venirmi a vedere. La portava sempre, è venuta anche all’ultimo Tour de France che ho disputato. Giorgia è una ragazza molto sportiva, le piacciono tutte le attività, segue molto, mi fa piacere chiaramente che segua un po’ le mie gesta, ma la bici è stata la sua passione sin da quando era piccola.

Giorgia in gara a Ovindoli (Giro d’Italia) dove ha chiuso quarta fra le allieve (foto Paletti)
Giorgia in gara a Ovindoli (Giro d’Italia) dove ha chiuso quarta fra le allieve (foto Paletti)
Tu come vivi la sua attività?

Sono contento, penso che per lei sia importante. A me il ciclismo ha dato tanto, non solo come soddisfazioni sportive. Ha contribuito enormemente alla mia crescita e spero che per lei sia lo stesso. Ammetto che in passato pensavo che il ciclismo non fosse uno sport prettamente femminile, ma mi sono ricreduto. Lo vedo importante nella sua crescita.

In che termini?

Lo sport insegna che nella vita ci sono regole da seguire e rispettare, che se vuoi ottenere un obiettivo devi essere pronto a sacrificarti, senza se e senza ma. Ci tenevo molto che Giorgia facesse sport, che non finisse come tanti della sua età davanti alla Tv oppure ai videogiochi. La cosa importante è che, nell’età in cui è, continui a vedere questa attività come un divertimento, poi se vorrà insistere avrà tutto il nostro supporto ma le cose si faranno più serie.

Per la giovanissima figlia d’arte un futuro fra ciclocross e mtb. Per ora niente strada
Per la giovanissima figlia d’arte un futuro fra ciclocross e mtb. Per ora niente strada
Il fatto che faccia ciclismo è anche fonte di preoccupazione, visti i tanti incidenti sulle strade?

Il pensiero c’è, non posso negarlo e il fatto che si dedichi al ciclocross, quindi in un’area delimitata e in piena sicurezza mi rende davvero molto felice. Devo dire che il team, quando i ragazzi si allenano su strada, li segue con grandissima attenzione, ma il patema d’animo resta. Giorgia mi ha detto che dopo il ciclocross vuole fare mtb e questo mi consola, sa che su strada i pericoli sono dietro l’angolo e per ora non se la sente. Lei comunque deve seguire le sue sensazioni, fare quello che si sente, costringerla non sarebbe giusto. Quando esce per allenarsi da sola mi preoccupo, anche se fa sempre strade secondarie con poco traffico e quando posso la seguo.

Quanto è cambiato il modo di approcciarsi al ciclismo rispetto a quando avevi la sua età?

Tantissimo. Io ad esempio non avevo nessuno che mi portava alle gare o che seguiva le corse con me in Tv. Ora invece siamo una famiglia unita che va a seguire le gare. Tante volte Giorgia viene con me, sale sul bus della squadra, conosce tutti i ragazzi, si confronta con loro. Questo le serve anche per capire qual è il mio lavoro e per socializzare, anche approfondire la sua conoscenza delle lingue. Un concetto che le ho sempre espresso è che il ciclismo mi ha consentito di conoscere persone di ogni parte del mondo, di apprendere culture diverse, di allargare i miei orizzonti.

Giorgia insieme a Marco Paludetti, l’ex azzurro oggi responsabile CX per la Sanfiorese
Giorgia insieme a Marco Paludetti, l’ex azzurro oggi responsabile CX per la Sanfiorese
Ora che la stagione su strada inizia avrai meno tempo per seguirla…

E’ vero, ma con il team abbiamo approntato un programma che consente anche a noi diesse di avere tempo per essere a casa e mantenere un certo equilibrio.

Hai detto che per ora resta un gioco: hai l’impressione che andrà avanti su questa strada?

Conoscendo la sua caparbietà sì. Già oggi è attentissima a tutto quel che concerne la sua attività, dallo stretching fino all’alimentazione, quando viene con la squadra controlla tutto quello che si fa, chiede incuriosita. Poi è chiaro che è in un’età dive le cose cambiano dall’oggi al domani, arrivano i primi amori e perde interesse. Io comunque la lascio fare, mi fido molto della sua società e di come è seguita e guardo da fuori con l’amore di un genitore, senza dare consigli. Tanto sa che se serve ci sono…

Pianeta Sanfiorese: un po’ come l’Atalanta del cross

08.01.2023
5 min
Salva

E’ un anno importante per la SS Sanfiorese. I preparativi per la rassegna tricolore giovanile dell’ultimo weekend di gennaio vanno avanti, sarà una prima assoluta per la rassegna scorporata dalle gare assolute e amatoriali e quindi tutti i fari dell’attenzione sono puntati addosso, ma il sodalizio trevigiano ci arriva sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria nel campionato italiano di società e in casa del team c’è molta voglia di fare.

Responsabile tecnico del team veneto è Marco Paludetti. Molti lo ricordano corridore, due volte ai mondiali dov’era compagno di stanza di Franzoi, poi ha iniziato a trasmettere la sua conoscenza ai ragazzi più giovani e ha creato un vero gioiello.

«Non ero di certo un vincente – racconta – ma ho imparato tanto. Io dico sempre che noi siamo come l’Atalanta, una squadra piccola ma vincente. Creiamo giovani talenti che poi si affermano in altri team perché è questo il nostro compito».

Marco Paludetti durante la sua attività. Due volte azzurro ai mondiali, è stato 5° ai tricolori 2003
Marco Paludetti durante la sua attività. Due volte azzurro ai mondiali, è stato 5° ai tricolori 2003
Quanti ragazzini avete nel vostro team?

Prima del covid avevamo addirittura 31 atleti da seguire: era un impegno improbo, ma molto gratificante. Alcuni con il lockdown si sono fermati senza più riprendere ed è un peccato, oggi ne gestiamo una ventina con l’aggiunta di 2 juniores. Non abbiamo Open per scelta, non è quello il nostro compito e il fatto di avere vinto il titolo italiano solo con le categorie giovanili è un ulteriore titolo di merito. Le altre società ci chiedevano come avevamo fatto ad abbattere il predominio di formazioni storiche come la DP66

D’altronde la vittoria non è stata qualcosa di estemporaneo…

Direi proprio di no. Abbiamo accumulato in quest’annata un bel numero di vittorie, basti pensare a Deon al Giro d’Italia oppure ai campionati veneti, con ben 5 maglie piovute in casa. Che dire poi della Coppa Italia dove nel team relay la squadra veneta era per metà composta da nostri ragazzi? Ma i risultati per noi non dicono tutto, anzi. Il nostro intento è innanzitutto spingere i ragazzi a correre divertendosi e facendo gruppo, sentendosi parte di un tutt’uno. Nel nostro gruppo ad esempio c’è la figlia di Franco Pellizotti e quando il papà è venuto a vederla ha apprezzato proprio lo spirito che anima il gruppo.

Lo staff della Ss Sanfiorese in trionfo a Torino, dopo la conquista del titolo tricolore di società (foto Billiani)
Lo staff della Ss Sanfiorese in trionfo a Torino, dopo la conquista del titolo tricolore di società (foto Billiani)
Come si lavora con i ragazzini?

Non è certamente facile, bisogna operare col bilancino e mettere tutti nella condizione di far bene, magari essendo qualche volta severi e qualche altra volta più accondiscendenti. Per noi ad esempio la scuola è qualcosa che viene prima di tutto, i ragazzi devono avere chiaro che lo sport è sì importante, ma viene dopo. Dall’altro però vogliamo anche che le loro esperienze siano gratificanti, ad esempio a settembre li abbiamo portati a gareggiare in Svizzera, proprio come un team professionistico ed è stata una grande e bella avventura, molto istruttiva.

Quali differenze ci sono rispetto a quando tu gareggiavi alla loro età?

Non c’è neanche da fare il paragone… E’ un’altra generazione. Ora hanno le bici in carbonio, i freni a disco e sono molto attenti su tutto quel che riguarda il mezzo. Noi pedalavamo su quel che avevamo… Lo stesso dicasi per l’abbigliamento, sono molto curati e attenti. Dall’altra parte però noi eravamo abituati a socializzare molto di più, questa invece è la generazione dei telefonini, dove si parla solo con la faccia piantata su quel piccolo schermo. I ragazzi sono più distratti e viziati. Noi ad ogni trasferta sequestriamo i telefonini appena si sale nel furgone perché devono imparare a vivere la realtà, non attraverso un cellulare.

Riccardo Da Rios quest’anno ha vinto anche in Svizzera, nell’internazionale di Illnau
Riccardo Da Rios quest’anno ha vinto anche in Svizzera, nell’internazionale di Illnau
Secondo te questa continua ossessione per i social incide?

Molto. Si perde una quantità enorme di energie mentali, di concentrazione, i ragazzi stessi notano la differenza. Bisogna che lo stimolo a stare in compagnia, a vivere l’esperienza fino in fondo sia sempre presente. Bisogna fare gruppo perché questo si rifletterà anche in gara. I telefonini li hanno a disposizione per un’ora in hotel e questa scelta vediamo che viene premiata e apprezzata anche dai ragazzi stessi.

Chi è passato da voi e si è affermato?

Il caso più evidente e recente è quello di Filippo Fontana, che con noi vinse il titolo da allievo. Poi abbiamo ora molti elementi che possono seguire le sue orme, da Pietro Deon vincitore del titolo tricolore da esordiente e allievo primo anno, oppure Riccardo Da Rios che ha iniziato con noi da piccolissimo e ha vinto il titolo italiano da esordiente. Fra le ragazze spiccano Ilaria Tambosco tricolore nel team relay e Giorgia Pellizzotti, già arrivata al secondo posto tricolore allieve.

Ilaria Tambosco e Giorgia Pellizotti, due talenti presto a caccia del titolo italiano sui prati di casa
Ilaria Tambosco e Giorgia Pellizotti, due talenti presto a caccia del titolo italiano sui prati di casa
Il vostro team è molto ampio e strutturato come si vede dal sito, coprite tutte le discipline ciclistiche.

Siamo tra le poche società che lo fanno. I ciclocrossisti per la maggior parte si dedicano poi alla mtb, con buoni risultati ma l’attività invernale è quella che qualitativamente premia di più. Chiaramente studiamo con grande attenzione l’attività di ognuno prevedendo anche le necessarie pause. Non devono arrivare spremuti ai cambi di categoria, in questa età deve rimanere un divertimento.

Ora vi aspetta la rassegna tricolore di casa…

E sarà un grande spettacolo, ci aspettiamo una grande affluenza di pubblico. E’ chiaro che come team ci aspettiamo anche che arrivi qualche buon risultato, magari anche qualche maglia tricolore, ma sarebbe un di più. L’importante è che sia un bel fine settimana per tutti.