Pianeta Sanfiorese: un po’ come l’Atalanta del cross

08.01.2023
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E’ un anno importante per la SS Sanfiorese. I preparativi per la rassegna tricolore giovanile dell’ultimo weekend di gennaio vanno avanti, sarà una prima assoluta per la rassegna scorporata dalle gare assolute e amatoriali e quindi tutti i fari dell’attenzione sono puntati addosso, ma il sodalizio trevigiano ci arriva sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria nel campionato italiano di società e in casa del team c’è molta voglia di fare.

Responsabile tecnico del team veneto è Marco Paludetti. Molti lo ricordano corridore, due volte ai mondiali dov’era compagno di stanza di Franzoi, poi ha iniziato a trasmettere la sua conoscenza ai ragazzi più giovani e ha creato un vero gioiello.

«Non ero di certo un vincente – racconta – ma ho imparato tanto. Io dico sempre che noi siamo come l’Atalanta, una squadra piccola ma vincente. Creiamo giovani talenti che poi si affermano in altri team perché è questo il nostro compito».

Marco Paludetti durante la sua attività. Due volte azzurro ai mondiali, è stato 5° ai tricolori 2003
Marco Paludetti durante la sua attività. Due volte azzurro ai mondiali, è stato 5° ai tricolori 2003
Quanti ragazzini avete nel vostro team?

Prima del covid avevamo addirittura 31 atleti da seguire: era un impegno improbo, ma molto gratificante. Alcuni con il lockdown si sono fermati senza più riprendere ed è un peccato, oggi ne gestiamo una ventina con l’aggiunta di 2 juniores. Non abbiamo Open per scelta, non è quello il nostro compito e il fatto di avere vinto il titolo italiano solo con le categorie giovanili è un ulteriore titolo di merito. Le altre società ci chiedevano come avevamo fatto ad abbattere il predominio di formazioni storiche come la DP66

D’altronde la vittoria non è stata qualcosa di estemporaneo…

Direi proprio di no. Abbiamo accumulato in quest’annata un bel numero di vittorie, basti pensare a Deon al Giro d’Italia oppure ai campionati veneti, con ben 5 maglie piovute in casa. Che dire poi della Coppa Italia dove nel team relay la squadra veneta era per metà composta da nostri ragazzi? Ma i risultati per noi non dicono tutto, anzi. Il nostro intento è innanzitutto spingere i ragazzi a correre divertendosi e facendo gruppo, sentendosi parte di un tutt’uno. Nel nostro gruppo ad esempio c’è la figlia di Franco Pellizotti e quando il papà è venuto a vederla ha apprezzato proprio lo spirito che anima il gruppo.

Lo staff della Ss Sanfiorese in trionfo a Torino, dopo la conquista del titolo tricolore di società (foto Billiani)
Lo staff della Ss Sanfiorese in trionfo a Torino, dopo la conquista del titolo tricolore di società (foto Billiani)
Come si lavora con i ragazzini?

Non è certamente facile, bisogna operare col bilancino e mettere tutti nella condizione di far bene, magari essendo qualche volta severi e qualche altra volta più accondiscendenti. Per noi ad esempio la scuola è qualcosa che viene prima di tutto, i ragazzi devono avere chiaro che lo sport è sì importante, ma viene dopo. Dall’altro però vogliamo anche che le loro esperienze siano gratificanti, ad esempio a settembre li abbiamo portati a gareggiare in Svizzera, proprio come un team professionistico ed è stata una grande e bella avventura, molto istruttiva.

Quali differenze ci sono rispetto a quando tu gareggiavi alla loro età?

Non c’è neanche da fare il paragone… E’ un’altra generazione. Ora hanno le bici in carbonio, i freni a disco e sono molto attenti su tutto quel che riguarda il mezzo. Noi pedalavamo su quel che avevamo… Lo stesso dicasi per l’abbigliamento, sono molto curati e attenti. Dall’altra parte però noi eravamo abituati a socializzare molto di più, questa invece è la generazione dei telefonini, dove si parla solo con la faccia piantata su quel piccolo schermo. I ragazzi sono più distratti e viziati. Noi ad ogni trasferta sequestriamo i telefonini appena si sale nel furgone perché devono imparare a vivere la realtà, non attraverso un cellulare.

Riccardo Da Rios quest’anno ha vinto anche in Svizzera, nell’internazionale di Illnau
Riccardo Da Rios quest’anno ha vinto anche in Svizzera, nell’internazionale di Illnau
Secondo te questa continua ossessione per i social incide?

Molto. Si perde una quantità enorme di energie mentali, di concentrazione, i ragazzi stessi notano la differenza. Bisogna che lo stimolo a stare in compagnia, a vivere l’esperienza fino in fondo sia sempre presente. Bisogna fare gruppo perché questo si rifletterà anche in gara. I telefonini li hanno a disposizione per un’ora in hotel e questa scelta vediamo che viene premiata e apprezzata anche dai ragazzi stessi.

Chi è passato da voi e si è affermato?

Il caso più evidente e recente è quello di Filippo Fontana, che con noi vinse il titolo da allievo. Poi abbiamo ora molti elementi che possono seguire le sue orme, da Pietro Deon vincitore del titolo tricolore da esordiente e allievo primo anno, oppure Riccardo Da Rios che ha iniziato con noi da piccolissimo e ha vinto il titolo italiano da esordiente. Fra le ragazze spiccano Ilaria Tambosco tricolore nel team relay e Giorgia Pellizzotti, già arrivata al secondo posto tricolore allieve.

Ilaria Tambosco e Giorgia Pellizotti, due talenti presto a caccia del titolo italiano sui prati di casa
Ilaria Tambosco e Giorgia Pellizotti, due talenti presto a caccia del titolo italiano sui prati di casa
Il vostro team è molto ampio e strutturato come si vede dal sito, coprite tutte le discipline ciclistiche.

Siamo tra le poche società che lo fanno. I ciclocrossisti per la maggior parte si dedicano poi alla mtb, con buoni risultati ma l’attività invernale è quella che qualitativamente premia di più. Chiaramente studiamo con grande attenzione l’attività di ognuno prevedendo anche le necessarie pause. Non devono arrivare spremuti ai cambi di categoria, in questa età deve rimanere un divertimento.

Ora vi aspetta la rassegna tricolore di casa…

E sarà un grande spettacolo, ci aspettiamo una grande affluenza di pubblico. E’ chiaro che come team ci aspettiamo anche che arrivi qualche buon risultato, magari anche qualche maglia tricolore, ma sarebbe un di più. L’importante è che sia un bel fine settimana per tutti.