Pazienza, tenacia e un Ferragosto vincente per il ritorno di Tonetti

21.08.2025
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Non poteva che trovare la sua rivincita in questi giorni di agosto. Dalla maglia a pois al Tour Femmes dell’anno scorso alla vittoria di Ferragosto in Belgio passando per la strettoia della pericardite di marzo. Cristina Tonetti ha davvero completato alla grande il suo ritorno in gruppo (in apertura foto @gmaxagency).

Al primo successo da pro’ ottenuto quasi una settimana fa al Grote Prijs Yvonne Reynders, l’altroieri la 23enne brianzola della Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi ci ha aggiunto un terzo posto all’Egmont Cycling Race (vinta da Alzini) e oggi è in gara al GP Lucien Van Impe per dare continuità a questi importanti risultati. Mentre è in ritiro in “casetta” al Nord con la squadra, ne abbiamo approfittato per sentire con piacere il morale di Tonetti.

Cristina raccontaci il giorno della vittoria. Che sensazioni hai provato?

«Era un circuito di 22 chilometri – racconta – da ripetere sei volte. Gara di difficile interpretazione e di difficile controllo, quindi sono stata attenta per vedere come si evolveva. Negli ultimi 10 chilometri c’era ancora fuori una fuga di quattro ragazze con dentro una mia compagna, ma dal gruppo appena è partita Campbell, l’ho seguita immediatamente. A quel punto quando mi sono ritrovata davanti, ai meno 5 ho rotto gli indugi per evitare brutte sorprese in volata e sono scattata da sola. Più mi avvicinavo al traguardo, più avevo mal di gambe. Significava che stavo andando forte, è stato il mio unico pensiero».

Poi però appena tagliata la linea d’arrivo hai avuto altri pensieri, come la dedica a papà Gianluca.

Certo, lui è sempre con me, ma in quel momento ho pensato a tutte le persone che sono state sempre al mio fianco non solo ultimamente, quanto in ogni periodo difficile e per ciò che c’è stato prima. Devo dire grazie anche a me stessa perché siamo noi atleti per primi che dobbiamo credere in certe cose. Una dedica particolare tuttavia ci tengo a farla a Lucio Rigato (il team manager della Top Girls, ndr).

Il buon momento di Tonetti è proseguito col terzo posto al Gp Egmont vinto da Alzini (foto Kevin Buyssens)
Il buon momento di Tonetti è proseguito col terzo posto al Gp Egmont vinto da Alzini (foto Kevin Buyssens)
Per quale motivo?

Lucio è stata una persona chiave nel mio diventare corridore. Quando nel 2023 è venuto a mancare mio padre, lui mi ha permesso di continuare a correre, standomi vicino e facendomi capire che non ero solo un numero per la sua squadra. Ricordo che quando sono arrivata da loro, avevo soggezione a parlare con lui. Anzi ci ho messo un po’ a lasciarmi andare. Lo vedete grande, grosso e dall’aspetto burbero, invece è una persona di grande umanità. Se oggi corro e se sono riuscita a vincere, lo devo anche a lui.

Intanto stai attraversando un buon momento. A cosa è dovuto principalmente?

Credo di essere rientrata con una freschezza mentale tale da poter rendermi conto di cogliere meglio certe opportunità. Per assurdo sono più contenta del terzo posto dell’altro giorno perché conferma che la vittoria non è arrivata per caso. Nonostante nel finale avessi lavorato per le compagne per chiudere sulla fuga e fossi rimasta un po’ imbottigliata, mi sono buttata ugualmente in volata ed è andata abbastanza bene.

Dopo la pericardite di marzo, Tonetti a inizio giugno è rientrata in gara in Belgio con tre gare consecutive
Dopo la pericardite di marzo, Tonetti a inizio giugno è rientrata in gara in Belgio con tre gare consecutive
Come sono stati invece i mesi lontano dalle corse?

Sono stati difficili, lunghi. Mi sono dovuta armare di tantissima pazienza, anche perché non potevo fare altro (sorride, ndr). Dopo il primo mese totalmente ferma, in quelli successivi ho seguito un programma graduale di recupero fatto dai medici e dal preparatore atletico. Prima le uscite per portare a spasso la bici senza superare certi battiti, poi lavori più specifici. La pericardite non è come rompersi un braccio o una gamba, in cui vedi dal vivo come sta andando il recupero. Il cuore lo devi tenere monitorato e anche quando senti di stare bene, non sai se è veramente così perché c’è il pericolo della ricaduta e di dover stare nuovamente fermi il doppio del tempo.

Hai comunque dovuto aspettare più del dovuto per correre, giusto?

Esattamente. Avevo fatto tre giorni consecutivi di gara ad inizio giugno, esattamente tre mesi dopo l’ultima corsa, ma mi sono fermata subito perché il calendario della squadra era già stato fatto, tra cui il Giro Women. Diciamo che il mio vero rientro lo considero questo di agosto. Nel frattempo comunque ho fatto qualche esame di controllo ed è tutto a posto. Problema risolto.

Tonetti assieme ad Yvonne Reynders, pionera del ciclismo femminile e vincitrice di 4 mondiali negli anni ’60 (foto @gmaxagency)
Tonetti assieme ad Yvonne Reynders, pionera del ciclismo femminile e vincitrice di 4 mondiali negli anni ’60 (foto @gmaxagency)
Sappiamo che sai trarre insegnamenti da ogni situazione. Questa cosa ha lasciato a Cristina Tonetti?

Mi sono accorta che diamo sempre tutto e tanto per scontato. Ci perdiamo in certi dettagli, poi magari non ci accorgiamo di altre situazioni più importanti che non vediamo nell’insieme. Noi atleti siamo fortunati a correre e possiamo dire che ce lo siamo guadagnati, ma a volte non riusciamo ad apprezzare quello che facciamo. Talvolta si fanno le cose in automatico, perché le dobbiamo fare. In questa mia vicenda ho preso un po’ di paura di non poter continuare ad avere questa fortuna. Ora ho veramente capito che fare il mio mestiere di atleta mi pesa meno rispetto a prima.

Cosa prevede il resto della stagione?

A fine agosto correrò il Kreiz Breizh e a Plouay, poi dovrei avere altre corse a settembre prima di chiudere al Tour of Guangxi in Cina. Voglio finire continuando a fare il mio dovere, come ho fatto sempre.

Tonetti, un’annata all’attacco. E la vittoria di Racconigi alza il morale

28.09.2022
6 min
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La grinta non manca e spesso le scappa di andare in fuga. Corre all’attacco perché forse da bambina, prima di iniziare col ciclismo, ha giocato a calcio proprio in attacco. Cristina Tonetti ha saputo farsi ben conoscere nella sua prima vera stagione da elite nel circuito UCI.

Anzi, domenica 18 settembre la ventenne brianzola della Top Girls Fassa Bortolo è riuscita a ritagliarsi una giornata tutta per sé conquistando la gara open a Racconigi. Una zampata che è arrivata a distanza di cinque mesi da un promettente podio ottenuto al Grand Prix di Chambery dietro due atlete WorldTour della Fdj-Suez. E così noi abbiamo voluto sapere da lei cosa c’è stato in mezzo tra questi due risultati e cosa vuole dal suo futuro.

Cristina, facciamo un rapido riassunto su di te.

Sono di Carate Brianza. Ho cominciato a correre relativamente tardi perché prima giocavo a calcio. Ho corso da G6 ed esordiente primo anno al Costamasnaga, poi quattro annate al Cadorago e infine le ultime due alla Vo2 Team Pink di Piacenza. L’anno scorso ho dovuto abbandonare la facoltà di Biotecnologie per la questione legata alle presenze. Ma quest’anno mi sono iscritta a Lettere all’Università di Milano perché mi piace leggere e amo la cultura. In questo periodo ho i primi test d’ingresso e vorrei trovare il giusto compromesso di rendimento tra bici e studio.

A proposito di risultati, quella in Piemonte la possiamo considerare la tua prima vittoria?

Direi proprio di sì. Nel 2021 avevo vinto la gara open di Bianconese in provincia di Parma, ma mi consideravo più un terzo anno junior che un primo elite. A Racconigi è andato tutto bene. Ho vinto su un percorso piatto, ovvero l’opposto di quello che mi si addice, battendo due ragazze come Cipriani e Crestanello che sono molto più veloci di me. E’ stata la ciliegina sulla torta. Questo successo lo dedico a Lucio (Rigato, team manager e presidente della squadra, ndr) e a tutta la squadra.

Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Come è andato finora il 2022?

Abbiamo fatto una bella stagione di squadra. Siamo riuscite a raccogliere cinque vittorie totali. Ci siamo sempre fatte vedere, anche nelle corse più importanti o internazionali. Non ho avuto pressioni dalla squadra, ma è stata una annata lunga e faticosa. D’altronde ho affrontato gare che non avevo mai fatto prima, confrontandomi spesso con le ragazze più forti del panorama del WorldTour. A livello psicofisico l’ho sentito e lo considero un anno di gavetta che tuttavia reputo ottimo per crescere e imparare. E comunque qualche buon piazzamento nelle top ten di gare internazionali è arrivato.

Anche tu hai beneficiato dei consigli di “mamma” Guderzo?

Assolutamente sì. La sola presenza di Tatiana per me era uno stimolo che mi dava tranquillità. Ho avuto l’onore ad inizio stagione di averla come compagna di camera e conoscere le sue esperienze e i suoi aneddoti. Sono cresciuta negli d’oro di Tatiana e un giorno le ho confidato che il suo bronzo al mondiale di Innsbruck mi era rimasto impresso, perché non aveva mollato un metro per conquistarlo. In questo mi ci rivedo perché sono una testa dura anch’io. Mi è piaciuto poi che mi abbia lasciato fare errori per correggermi successivamente.

Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Al Giro Donne ti abbiamo vista spesso attiva. Che esperienza è stata?

E’ stata dura, anche perché l’ho fatto all’attacco, che poi è il mio modo di correre. Ad esempio la fuga della seconda tappa è figlia della tensione del prologo del giorno prima. Nelle crono brevi solitamente vado bene, ci tenevo a fare bella figura, ma non mi sono espressa come volevo. Ero un po’ in tilt così ho deciso di rompere davvero il ghiaccio la giornata seguente andando in avanscoperta. Poi ci ho preso gusto e mi sono fatta 90 chilometri di fuga nella tappa del Maniva.

Cosa ti hanno lasciato quei dieci giorni di corsa?

Sono uscita dal Giro con la convinzione che c’è senz’altro da lavorare, ma che è fattibile poter correre a quei livelli. Se una si applica come si deve, passo dopo passo, credo che si possa ottenere sempre di più.

In cosa senti che devi migliorare?

Credo di avere il “motore” e di averlo dimostrato però devo lavorare tanto sui dettagli. Principalmente alimentazione e aspetto mentale. Devo imparare a gestire le energie. Dalla emozione pre-gara al non sprecare troppo in corsa, anche quando non serve.

Tu hai caratteristiche da passista-scalatore simili a tuo padre Gianluca che è stato pro’ negli anni 90/2000. Ti dà suggerimenti?

No, zero. Non si intromette mai perché dice che devo ascoltare i miei tecnici e apprendere da loro. E poi perché non voleva che io corressi in bici. Forse conosce la fatica che si fa e i rischi che si corrono. In ogni caso lui è fiero di me, della mia crescita malgrado sia di poche parole.

Obiettivi tra fine stagione e 2023?

Correrò ancora Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine e lo farò con l’intenzione di farmi vedere, come sempre. Per l’anno prossimo ho un po’ di programmi che vorrei realizzare. Raccogliere qualche risultato di rilievo in più. Mi piacerebbe farlo alla Strade Bianche, gara che mi affascina molto. Poi, visto che avevo avuto un contatto col cittì Sangalli, vorrei provare ad entrare nel giro della nazionale.

Tonetti 2003

Tonetti, due volte pro’, ora si rivede nella figlia

12.03.2022
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La storia di Gianluca Tonetti, persa nei meandri della fine del secolo scorso, ha qualcosa di originale ed è tornata di attualità vedendo che in campo femminile agisce sua figlia Cristina, under 23 attualmente in forza alla Top Girls Fassa Bortolo. Ripercorrendo velocemente la sua carriera, si scopre che ha fatto avanti e indietro fra dilettanti e professionisti: passato una prima volta nel 1989, la sua prima parte di carriera è durata fino al 1993, poi è tornato indietro fino al 1999. Quando ha ritrovato un contratto, questo è durato fino al 2005.

Una cosa del genere, nel ciclismo d’oggi è da considerare pressoché impossibile, ma la sua testimonianza, unita al racconto del rapporto con la figlia, è un be contraltare al ciclismo odierno: «Inizialmente non ero andato neanche male, anche una vittoria al Trofeo dello Scalatore nel 1990, ma alla Mapei nel 1993 non mi trovai bene e alla fine non mi confermarono, così mi ritrovai a dover fare un passo indietro. Non era andata come speravo e non mi misi neanche a cercare un altro contratto, avevo perso entusiasmo».

Tonetti 2022
Gianluca Tonetti è nato a Erba (LC) il 21 aprile 1967. E’ stato professionista per 12 stagioni
Tonetti 2022
Gianluca Tonetti è nato a Erba (LC) il 21 aprile 1967. E’ stato professionista per 12 stagioni
E poi?

Pian piano, nel mondo dei dilettanti lo ritrovai, ripresi gusto ad allenarmi, a gareggiare, ad andare in cerca della vittoria. Dal 1994 al ’99 ottenni una decina di vittorie tra cui anche alcune importanti, come la classifica generale del Giro della Brianza e una tappa al Giro della Valle d’Aosta nel 1996. Così nel 1999 si presentarono quelli della Selle Italia chiedendomi se mi andava di ritentare. Avevo 32 anni e molta esperienza in più, infatti i risultati furono molto migliori.

Un caso del genere oggi sarebbe possibile?

Non credo proprio… Le differenze con quei tempi sono enormi. Allora c’erano più corridori e più team, c’erano molti sbocchi nel professionismo perché tante aziende vi investivano e creavano squadre, composte però da molti meno corridori di oggi, dove i team veramente forti sono pochi e nessuno in Italia. La differenza principale era che allora passava davvero chi meritava e se non ne avevi, finivi presto fuori, come successe a me.

Ti piace il sistema attuale?

Non molto. C’è troppo stress dettato dal fatto che non si dà tempo ai corridori di crescere, di imparare e quindi migliorare. Il sistema dei punti allora ti dava l’opportunità di farti le ossa, oggi conta solo vincere subito. Ci sono fenomeni, sì, ma gli altri si perdono e questa ricerca ossessiva del talento giovanile, pescando continuamente fra gli juniores non fa bene.

Tonetti 1991
Un giovanissimo Tonetti in maglia ZG Mobili, nel 1991, seguito da Max Sciandri
Tonetti 1991
Un giovanissimo Tonetti in maglia ZG Mobili, nel 1991, seguito da Max Sciandri
Tu passasti a 21 anni, a conti fatti a un’età oggi normale. Fu una scelta giusta?

No. Mi avevano consigliato di aspettare, ma io non diedi retta a chi ne sapeva più di me. Avrei imparato di più, mi sarei trovato meglio e forse la mia carriera avrebbe avuto un’altra piega.

La differenza fra i due mondi, dilettantistico e professionistico, è sostanziale oggi come allora?

Sì, forse ancora di più oggi. Il ciclismo è sempre stato uno sport esigente, se passi con aspettative ma non sei pronto, prendi legnate e ti arrendi, a molti è capitato così. Io ho avuto la fortuna di continuare e ritrovare la spinta per emergere, alla fine posso dire che non ero certo un campione ma la mia carriera l’ho fatta.

Tua figlia come ha seguito il tuo esempio?

A dir la verità neanche lo ricordo, però sinceramente posso dire che all’inizio non ero molto propenso, correva con i maschi, era una ragazzina. Col tempo ho visto che ha continuato con passione sempre crescente, senza esasperazione ma facendo grandi sacrifici. Ci crede davvero e io la sostengo.

Tonetti Agostoni 2001
Coppa Agostoni 2001, Tonetti in fuga con Ullrich e Casagrande, che vincerà
Tonetti Agostoni 2001
Coppa Agostoni 2001, Tonetti in fuga con Ullrich e Casagrande, che vincerà
Le tue perplessità iniziali erano legate anche al diverso valore del ciclismo femminile ai tuoi tempi?

Probabilmente sì, io neanche mi ricordo chi correva allora… Il ciclismo femminile ha fatto passi da gigante, anche troppo, nel senso che sono stati saltati passaggi importanti. Io ad esempio sono convinto che serva una categoria di mezzo fra le juniores e l’Elite, non solo come riconoscimento da parte delle federazioni internazionali, ma anche come calendario a sé stante, per permettere alle ragazze di crescere con il giusto tempo.

Tua figlia ti chiede consigli?

Ogni tanto sì, ma io non voglio invadere il campo del direttore sportivo. Per un certo tempo, dopo che avevo finito la mia carriera da corridore ho fatto il dirigente di società e non gradivo per niente le ingerenze di genitori che in forza del loro passato da corridore si mettevano in mezzo fra me e l’atleta, quindi cerco di evitarlo.

Cristina Tonetti 2019
Cristina Tonetti vittoriosa da junior al Tr.Bussolati Asfalti (foto Soncini)
Cristina Tonetti 2019
Cristina Tonetti vittoriosa da junior al Tr.Bussolati Asfalti (foto Soncini)
Come caratteristiche siete simili?

Non tanto. Lei è una perfetta passista, che se la cava bene sulle salite brevi e che soprattutto è molto più veloce di me. Io ero il classico scalatore, infatti emergevo soprattutto nelle gare a tappe dove riuscivo a fare classifica proprio grazie alle montagne.

Che cosa sogni per lei?

Io le dico sempre che il ciclismo deve essere per lei divertimento e che non deve trascurare gli studi. E’ iscritta al primo anno di biotecnologia alla Bicocca e per fortuna i primi esami sono andati molto bene, per questo dico che si sacrifica tanto. Se nel ciclismo riuscirà a trovare spazio tanto di guadagnato, sicuramente le lascerà bei ricordi, ma senza dimenticare che trovare un posto in un team WorldTour è davvero complicato, quasi un terno al lotto. Se questo è il suo sogno, io sarò al suo fianco.