Siamo partiti dall’intervista di Venchiarutti. I ciclisti possono arrivare ad avere problemi con ernie e protrusioni? La risposta è sì. Ma le cause è bene distinguerle. Se si parla di cadute, le dinamiche sono infinite e possono portare ad uno sviluppo successivo di problemi anche cronici. Se invece si parte dal presupposto che una posizione scorretta in bici possa portare a ernie allora il cerchio si stringe di molto, anzi se si guardano i pro’ quasi non esiste.
Per analizzare l’argomento in modo esaustivo si devono approfondire due branche ampie. Ortopedia per quanto riguarda le cadute e osteopatia per quanto riguarda le posizioni scorrette. Per quest’ultima ci siamo affidati al parere esperto di Gianluca Carretta, osteopata di campioni come Nibali, Basso, Cancellara e Armstrong e tanti altri.
Un corridore che cade e ha un infortunio alla schiena capita che impieghi meno tempo a riprendere in modo più efficace rispetto a un corridore che sviluppi delle ernie o delle protrusioni che diventano quasi un problema cronico…
Bisogna distinguere bene le due situazioni. Sono spesso diverse. Quella cronicizzata, che è la componente discale. L’altra che invece normalmente è dovuta a problemi disfunzionali da caduta. Vale a dire che la caduta normalmente lascia situazioni particolari a livello delle componenti articolari, che portano ad una sintomatologia acuta, però più facilmente risolvibili. Questo perché la struttura resta integra nel momento in cui il corridore ritrova un equilibrio e torna completamente a posto. Invece i problemi legati alle discopatie sono legati a fatti degenerativi, il che vale a dire che il disco perde progressivamente acqua.
In che modo?
Tende a disidratarsi a ridursi di spessore e questo può portare a dolori che normalmente sono in effetti un po’ più difficili da risolvere, ammesso che la sintomatologia non sia dovuta alla presenza anche di protusione o di ernie, vale a dire fuoriuscita di questo materiale nucleare che sta al centro del disco.
Il peggiore dei casi per un ciclista?
L’ernia diventa molto invalidante, perché normalmente può entrare in contatto con la radice nervosa. A quel punto lì può creare un’infiammazione lungo il decorso del nervo in questione, che può essere nervo sciatico nella stragrande maggioranza dei casi, piuttosto che nervo crurale e anche altri.
Quali sono le cause di protrusioni ed ernie?
Difficilmente le cause sono traumatiche, nel senso che è difficile che un disco tra virgolette, possa ledersi, cioè rompersi con un trauma. Personalmente non credo di averle mai viste in più di trent’anni di carriera. Io però non sono un neurochirurgo, parlo da osteopata. Sicuramente un ortopedico ha delle casistiche completamente diverse, magari più legate appunto a queste situazioni strutturali. Però personalmente ritengo che il disco difficilmente possa rompersi da trauma, quindi i problemi che portano i danni normalmente sono di tipo posturale.
Quindi?
Quindi le posture scorrette o una predisposizione magari dovuta al fatto che le curve, in questo caso la curva lombare, è piuttosto rettificata e questo porta a una compressione dei dischi anomala che può essere dovuta al sovraccarico. Questo non per il peso del carico ponderale, ma per errori che involontariamente si commettono e portano a dei microtraumi sul disco. Alla lunga questo può essere sottoposto a pressioni, rompere questi anelli contenitivi e causare fuoriuscite.
Hai mai trattato pro’ con queste casistiche?
Se pensiamo a ciclisti professionisti, no. Non ricordo di aver visto situazioni diciamo tra virgolette drammatiche. Mi sono imbattuto in tutte forme di disfunzione. Anche perché un ciclista professionista è comunque un soggetto giovane, per cui è difficile che i dischi vengano usurati al punto da produrre un ernia. Negli amatori invece è un discorso più ricorrente. Lì ne ho visti tanti, però si parla magari di cinquantenni che sottopongono la schiena non solo al carico della bicicletta, ma ai carichi del lavoro quotidiano. Un amatore che lavora in ufficio e sta seduto 8 ore al giorno, potenzialmente è molto a rischio perché purtroppo le posizioni a sedere tendono a invertire completamente la curva lombare, quindi sottopongono i dischi a pressioni anomale e predispongono a queste forme di tipo degenerativo. Il pro’ ha il massaggiatore, il fisioterapista, il biomeccanico e tutta una serie di prevenzioni che rendono impossibile questa degenerazione.
La bici quindi non è una causa di queste sintomatologie?
Nell’immaginario popolare lo stare in bicicletta può essere potenzialmente dannoso per la schiena, ma in realtà nel momento in cui sei più meccanicamente in posizione ideale e quindi scarichi il peso del corpo correttamente tra sella e manubrio, è difficilissimo che questo provochi predisposizioni verso protrusioni ed ernie.
Venchiarutti ci ha detto proprio questo, quando pedalava stava quasi meglio…
Questo è qualcosa che io sento ricorrentemente in alcuni pazienti. Ci sono pazienti a cui il neurochirurgo o il neurologo sconsigliano di andare in bicicletta quando poi in realtà in bicicletta starebbero benissimo. E quindi non vedo il motivo del non andare. Poi è chiaro che la bicicletta non cura. Però se io ho un’ernia e questa tocca la radice nervosa nel momento in cui sono in bicicletta, io non riesco a pedalare perché ho la gamba che mi va in tilt. Quindi in quel caso non ci sarebbe il dubbio.
Se la bici non fa né bene né male, cosa bisogna fare per prevenire?
Bisogna fare la ginnastica posturale, ginnastica in acqua, si devono rafforzare la struttura e il tronco con allenamenti specifici.
In conclusione, quando si parla di protrusioni ed ernie ci sono due strade differenti che vi ci portano…
Se parliamo di lesioni vere, di rottura di un qualcosa il discorso diventa ortopedico. Se parliamo invece di disfunzioni, potenzialmente sono problemi che alla lunga ma molto alla lunga, se non si interviene per risolverli, possono rappresentare un fattore presupponente verso i problemi discali. Il ciclista sviluppa un numero illimitato di movimenti. Basti pensare che 90 pedalate al minuto, in un’ora sono 5.400 movimenti. Basta una piccola retrazione, cioè un accorciamento di un muscolo, o una leggera differenza nella pedalata che diventa asimmetrica o anche il fare poco stretching…
Che cosa può succedere?
Questi tre casi possono portare a problemi. Perché ogni movimento che si fa in qualche modo viene frenato da questi muscoli che potenzialmente possono andare a interferire sulle articolazioni. Quindi non ci sono solo i traumi, ma tanti altri componenti. Si passa anche per la masticazione, una vescica sotto un piede che ci porta a camminare male. Però parliamo di problemi che portano al dolore immediato e che sono risolvibili, se individuati bene, in qualche giorno al massimo qualche settimana.