EDITORIALE / Con Argentin a Leuven, parlando al futuro

27.09.2021
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Ieri sera tardi la Muntstraaat, una delle strade di locali di Leuven, sembrava il red carpet del ciclismo. Con campioni, figure di spicco, tifosi e giornalisti alla fine di un mondiale splendido per cornice e risultati. Così dopo il passaggio di Enrico Della Casa (presidente della Uec e vicepresidente dell’Uci), di John Lelangue (tecnico della Lotto Soudal), di Czeslaw Lang (organizzatore del Giro di Polonia) e di Fabian Cancellara inseguito dai fans, è stata la volta di Moreno Argentin. Il veneziano, invitato dall’Uci al Galà dei campioni del mondo di sabato sera, si è seduto con noi e ci siamo messi a parlare al futuro.

Dal cittì ai bambini

Del futuro cittì, ad esempio: chi sarà? Chi fra i personaggi tirati in ballo ha il carisma necessario per mettere d’accordo i corridori? Si è parlato del fatto che nessun esponente della Fci fosse presente alla serata di gala (era la sera della Balsamo iridata, ma in effetti un vicepresidente poteva anche andare). E alla fine il discorso è andato sui mondiali appena conclusi e quanta gente li abbia seguiti, mentre a tratti tifosi con le bandiere sulle spalle portavano la loro allegria rumorosa verso la birra successiva.

«Si parla di un milione e mezzo di presenze – diceva Argentin – ma si vede che qui la bicicletta non è uno sport fine a se stesso, fa parte della loro cultura. I centri storici sono quasi tutti pedonali. Le vie sono piene di ciclabili. I bambini iniziano a sentirne parlare all’asilo. Le maestre gli spiegano le regole del pedalare e del traffico. Credo che con tanto pedalare spendano meno anche per la sanità, sembrano tutti in forma. Così quando crescono, seguire le corse è una cosa vicina alla loro quotidianità. Avete visto quanti giovani e quanti bambini c’erano sulle strade? Da noi invece i ciclisti sono una presenza fastidiosa. E se nelle città storiche proponi di chiudere il centro, scoppia il pandemonio. Hanno speso davvero 21 milioni di euro per questi mondiali? Una bella fetta sarà finita nelle tasche dell’Uci, ma vista la riuscita, credo siano stati soldi ben investiti».

Con il centro delle cità totalmente chiuso al traffico, sin da bambini ci si muove liberamente in bici
Con il centro delle cità totalmente chiuso al traffico, sin da bambini ci si muove liberamente in bici

Un progetto a San Donà

Strade già pulite e piene di biciclette. Programmi cicloturistici abbinati alle corse. Tifosi che inneggiavano a Van Aert dai giorni precedenti e ancora ieri sera. Perché vincere è bello. Pregustare la vittoria è il motivo per stare insieme e brindare. Ma combattere per il proprio Paese, giocarsela sino in fondo, accettare la sconfitta e scusarsi se va male, non lo puoi raccontare come una sconfitta. E mentre si ragionava su questo, Argentin ha cominciato a parlare di quel che sta facendo con il sindaco di San Donà di Piave, che casualmente è un amico comune e si chiama Andrea Cereser.

«C’è un’area molto ampia – racconta Argentin – che prima ospitava una discarica ed è stata bonificata. Vorremmo fare una sorta di parco in cui si insegnano l’educazione stradale e l’educazione ambientale. Con dei percorsi ciclabili, delle aule e dei laboratori in cui gli insegnanti possano portare i ragazzi per fare le loro lezioni. Sto martellando Cereser da tanto tempo e sono fortunato, perché lui è appassionato della bicicletta e ci sostiene. Si tratta di vincere il bando, ma è un bel progetto. E se poi il bambino che viene dentro con la scuola, vede il percorso e le bici e se ne innamora? Se convivi con la bici sin da piccolo, quando cresci avrai un approccio diverso».

Ripartire dal futuro

Bisogna partire dai bambini, il futuro sono loro. Rcs ha avuto dei fondi dal Governo per il progetto Biciscuola, ma trattandosi di iniziative private, dipendono dalla libera iniziativa degli insegnanti e non tutti gli insegnanti hanno aderito (sarebbe meglio chiedersi quanti lo abbiano fatto). Serve qualcosa di più organico e strutturato.

E serve che la Federazione ciclistica cominci a guardare con attenzione cosa accade nei comitati provinciali. Sta a loro agire sul territorio, entrare nelle scuole, promuovere il ciclismo, mentre la sensazione è che in molti casi si tratti dei primi avamposti per la raccolta dei voti e lì si fermino. Sta alla Federazione e alla stampa. Perché è vero che le medaglie sono arrivate, ma facciamoci qualche domanda. Sono venute per l’attività capillare sul territorio o per l’opera appassionata e competente di pochi tecnici e alcuni atleti di talento? Raccontare la punta dell’iceberg non porta tanto lontano.

Oggi si riparte dalle Fiandre, il luogo in cui vivere se si è appassionati di ciclismo, e si farà nuovamente rotta sull’Italia. Porteremo negli occhi ancora per un po’ il bello di questi giorni e ben annotato sul taccuino un altro filone da seguire. Ci piacciono i campioni, è bello raccontarne le gesta e le emozioni. Ma come stiamo già facendo con gli juniores, adesso andiamo a vedere cosa c’è sotto.