Partenza 1° Trittico Rosa della Marca Trevigiana, Castelfranco Veneto, Alessandro Ballan, donne allieve

Come si fa ora che la spremitura inizia dagli allievi?

14.10.2025
6 min
Salva

«Vengo dalla scuola Fiorin – disse Rebecca Fiscarelli, 17 anni, campionessa del mondo delle velocità a squadre juniores – dove la multidisciplina è all’ordine del giorno. Negli allievi ho sempre fatto strada, pista e ciclocross. Preferisco la pista perché mi è sempre piaciuta, però penso che al giorno d’oggi per crescere si debba provare tutto. Anche perché da una specialità impari cose nuove che puoi applicare nell’altra. Il ciclocross per guidare in pista, la strada per avere resistenza nel cross. Da ognuna hai un beneficio, per cui mettendo tutto insieme, hai sicuramente una marcia in più».

Rebecca Fiscarelli, che oggi corre con Conscio Pedale del Sile, fino al 2024 ha corso con la GS Cicli Fiorin
Rebecca Fiscarelli, che oggi corre con Conscio Pedale del Sile, fino al 2024 ha corso con la GS Cicli Fiorin

La scuola Fiorin

Era il punto di partenza per parlare con Daniele Fiorin, padre dei due azzurri (Sara e Matteo) a proposito dei vantaggi della multidisciplina fra gli allievi. Invece si è trasformato in un preoccupato grido di allarme sulla piega che sta prendendo il ciclismo anche nelle categorie più giovani. I tempi di Federica Venturelli e Anita Baima,  sembrano lontanissimi e ancora di più quelli di Maria Giulia Confalonieri e Alice Maria Arzuffi, come pure Grimod ed Elena Bissolati

«Con la mia società, io mi fermo alle categorie giovanili – dice Fiorin – perché non ho quelle sopra. E dico che è già tanto riuscire a portarli a fare questo discorso negli allievi. La maggior parte non lo vedono, anche per semplicità. E’ molto più comodo farsi la preparazione invernale tranquilli, al posto di andare a prendere freddo nel ciclocross. E’ molto più comodo non portarli in pista e farli allenare solo su strada. Stiamo andando verso l’esasperazione anche nelle categorie giovanili. Semplicemente non c’è più il tempo per andare in pista, non c’è più il tempo per fare altro che ore, ore, ore, allenamenti, allenamenti, allenamenti. Sono stato sull’orlo di chiudere la società, perché se non c’è un cambiamento, non andiamo molto lontano».

La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli atteo e Sara
La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli Matteo e Sara
La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli Matteo e Sara
La famiglia Fiorin al completo: Daniele, Marianna e i figli Matteo e Sara
Che cosa vuoi dire?

I miei corridori ancora da allievi fanno circa 10 ore alla settimana. Che possono essere anche 9 oppure 11 a seconda della settimana, del carico oppure no. Ormai siamo arrivati a donne allieve di primo anno, di cui non faccio i nomi, che fanno 18 ore alla settimana. Mia figlia Sara, che quest’anno era WorldTour con la Ceratizit, mi ha detto che ne fa 18-19. Per cui siamo arrivati che le allieve si allenano come le professioniste.

Diciotto ore sono tante…

Visto che un giorno di riposo devi darglielo, vuol dire che fanno in media tre ore ogni giorno e inoltre hanno da pensare alla scuola. Quindi andare in pista, prendere la macchina, un’ora per andare e un’ora per tornare, sono già due ore buttate via. Questo è il principio. E infatti il numero dei corridori che vanno in pista sta calando. Il ciclocross d’inverno tiene ancora, ma andando avanti non so come finirà. E io sono stato sul punto di chiudere, perché non sono disposto ad arrivare a quegli eccessi. Non riesci a insegnare più nulla, la tattica ad esempio. Facendo 18 ore alla settimana, con il nutrizionista e l’attenzione al grammo, basta che aprano il gas e non gli stai dietro.

E chi si allena di meno?

Lo perdiamo. Quelli che vogliono crescere gradatamente non trovano squadra, hanno paura di non trovarla, perché non è più il loro sport. Con questo livello, chi si sviluppa più tardi fa 10 chilometri e si ritira. Fra qualche anno invece perderemo quelli che arrivano presto di là e sono già finiti. Quindi, se non cambiamo qualcosa, non so quanto potremo andare avanti.

Federica Venturelli ha corso su strada, nel cross e in pista fino agli U23: ora tiene strada e pista
Federica Venturelli ha corso su strada, nel cross e in pista fino agli U23: ora tiene strada e pista
Un meccanismo tutto sbagliato, anche nei confronti di chi viene fatto allenare all’eccesso…

E’ sbagliato dopare, tra virgolette, le tue prestazioni allenandoti come un professionista a 15-16 anni, non è la cosa giusta.

Nelle 10-11 ore dei tuoi ci sono anche pista e cross?

D’inverno, utilizzo il ciclocross come preparazione, associato alla palestra, per le abilità di guida e perché comunque la gara di cross è una cronometro, quindi a livello metabolico e di forza, è un ottimo lavoro. D’estate faccio prevalentemente pista e strada. Fiscarelli faceva palestra un paio di volte alla settimana, soprattutto l’anno scorso visto che si è indirizzata verso la velocità. Faceva anche il ciclocross che poteva anche essere associato alla palestra. O prima come riscaldamento prima di cominciare con i pesi, oppure dopo per sciogliere e fare tecnica. Non ho mai uno schema fisso. E poi c’era anche il giorno che uscivano su strada, anche con la bici da cross. Invece la domenica, dato che lei è una pistard, non era detto che gareggiasse.

Però ha rivendicato il cambio di bici come una fase formativa importante.

Un anno ho preparato su pista il campionato italiano di ciclocross. Quando c’era Montichiari aperta, anche se la domenica gareggiavano nel ciclocross, il sabato pomeriggio noleggiavo per due ore la pista e andavamo. Abbiamo vinto un campionato italiano con Alessandra Grillo a Monte Prat, quindi in salita, avendo trovato il colpo di pedale in pista. Non ci crede nessuno, forse certe cose le può pensare solo un matto come me, però posso dire che in pista in quegli stessi anni ci ho trovato più di una volta Marco Aurelio Fontana, che faceva cross e MTB.

Dino Salvoldi, cittì degli juniores e della pista azzurra, ha dedicato parecchio tempo a valutare gli allievi più interessanti a Montichiari
Dino Salvoldi, cittì degli juniores e della pista azzurra, ha dedicato parecchio tempo a valutare gli allievi più interessanti a Montichiari
Perché fare tutto?

Perché ogni specialità ti porta qualcosa e quando poi componi il puzzle alla fine viene fuori quello che hai fatto e ti ripaga. Non vuol dire che devi fare per tutta la vita due o tre discipline, ma impari tanto. Un esempio, magari sciocco.

Avanti…

Terza tappa del Giro donne a Trento, la famosa caduta nella rotonda a 3 chilometri dall’arrivo. Porto sempre l’esempio di mia figlia Sara. Le volano tutte davanti, strada piena. Volano quelle dietro e lei in mezzo rimane in piedi. Perché le altre pinzano e vanno per terra, specie con i freni a disco e nelle rotonde dove c’è sempre un po’ di olio di scarico per terra. Se invece sei abituato sul fango, dove si scivola per niente, sai che devi gestire la frenata e hai qualche possibilità in più di stare in piedi. Poi le è partita la bicicletta, è andata in derapata. E nel cross ha imparato che se sei in derapata e ti va via la bicicletta, devi mollare il freno per raddrizzarla, perché se continui a frenare vai per terra.

C’è una morale secondo te?

Si sta spingendo troppo fra gli allievi. Bisogna far capire alle società e ai preparatori che forse è meglio stare un po’ più tranquilli. Tutti corrono per vincere, ma senza dover per forza stravincere. E non è detto che vincere con la forza sia l’unico sistema, ma serve il tempo per insegnarlo. A livello giovanile dobbiamo curare non solo la forza, ma anche il cervello. Per me il corridore migliore è quello che prima usa il cervello perché fa fatica a stare a ruota. E poi quando inizierà ad allenarsi seriamente, sarà un atleta completo, che farà la differenza.

«La Gauss ha una storia, giusto chiarire»: la replica di Castelli

29.09.2023
6 min
Salva

Per chiarezza. Si è chiuso così il post del Team Gauss sulla loro pagina social in cui il presidente Luigi Castelli ha voluto mettere qualche “puntino sulle i” relativamente ad alcune affermazioni che venti giorni fa ci aveva rilasciato Daniele Fiorin sul trasferimento di Federica Venturelli nella formazione veneta ad inizio 2022.

Il diritto di replica non si nega a nessuno ed è stato normale prendere spunto da quelle righe per fare un briciolo di… chiarezza in più sulla questione. Potremmo dire che è una storia tipica dello sport giovanile in generale (o forse solo italiano) già vissuta in passato da qualcun altro e da altre parti. Ma attenzione, vi facciamo un piccolo spoiler. Non c’è nessuna polemica o alcun caso in atto che abbia intenzione di protrarsi. La vicenda è già risolta, chiusa. Questo ce lo conferma con tutta la serenità del mondo lo stesso Castelli, che tuttavia non ha potuto fare finta di nulla, in onore quanto meno di quella attività che svolge dal 1996. E così col dirigente bresciano del Team Gauss ne abbiamo approfittato per ampliare il discorso al ciclismo femminile giovanile e al suo importante passato (in apertura il presidente nel 2014 con Martina Alzini tricolore nell’ominum junior e Maria Vittoria Sperotto terza).

Venturelli in maglia Team Gauss nel 2022. Per lei sei vittorie su strada, compreso il tricolore a crono (foto ufficio stampa)
Venturelli in maglia Team Gauss nel 2022. Per lei sei vittorie su strada, compreso il tricolore a crono (foto ufficio stampa)

Dovere di presidente

«Quando ho letto il vostro articolo – ci spiega Castelli al telefono – sono rimasto piuttosto spiazzato da ciò che aveva detto Daniele. Anche presidenti o diesse di altre formazioni mi hanno scritto o chiamato dicendomi che pure loro erano straniti. Non mi sono arrabbiato e non lo sono nemmeno adesso, anche perché ormai ci si può fare poco o nulla. Delle sue parole mi ha dato solo fastidio la concezione che è passata della Gauss, come di una squadra non ritenuta all’altezza. Io l’ho intesa così. Magari posso pure essermi sbagliato però mi si doveva concedere il fatto di chiarire alcuni passaggi imprecisi a scanso di equivoci.

«Noi alle spalle – prosegue il presidente della Gauss – abbiamo una bella storia fatta di vittorie di prestigio anche tra le elite, tra 2006 e il 2012. I primi in abbinamento con Chirio e FRW, gli ultimi quattro da soli. Nel nostro palmares ci sono il bronzo olimpico con Guderzo nel 2008 e l’oro mondiale con Bronzini nel 2010, giusto per citare i successi più importanti. Nel 2013 è stata poi una nostra scelta di ripartire dalle junior quasi da zero e quindi farci nuovamente conoscere. In ogni caso ora non vorrei che si innescasse un meccanismo dove controbattono le mie dichiarazioni perché non voglio che la questione diventi molto più grande di quella che è. Ognuno ha detto la sua opinione e siamo a posto così. Io di sicuro lo sono».

Un altro chiarimento. Venturelli nel 2022 in alcuni ordini d’arrivo compariva come Team Guass e in altri come Cicli Fiorin. Ci sono stati problemi di comunicazione in questo senso?

L’anno scorso avevamo fatto un’affiliazione plurima. A quella classica in Veneto ne avevamo aggiunta una in Lombardia per quattro atlete visto che c’era ancora il vincolo di non poterle fare uscire dalla regione. Eravamo stati chiari fin da subito visto che il budget e le spese erano coperte interamente dal Team Gauss. I nostri comunicati sono sempre usciti con il nome Gauss Fiorin, perché ci chiamavamo così. Purtroppo non era così per le convocazioni di Federica in nazionale. Lo abbiamo segnalato fin da subito pur adeguandoci alla situazione per il quieto vivere di tutti. Solo da fine giugno abbiamo visto che veniva indicato il nome corretto negli ordini d’arrivo.

C’era mai stata la possibilità di trattenere Venturelli anche per questa stagione?

Avevamo un accordo di base col padre e con lo stesso Fiorin, però noi non potevamo garantire ciò che le davano da altre parti in termini economici. La mia filosofia nelle junior è sempre stata quella di non fare differenze tra le ragazze e di ottimizzare il nostro budget a disposizione. Naturalmente Federica l’avremmo voluta tenere volentieri, ma non era possibile a certe condizioni. Lei è davvero qualcosa di fenomenale. Siamo contenti di averla avuta così come lo siamo per i suoi successi e la sua crescita attuali. Tifiamo per lei e speriamo che possa raccogliere ancora tanti risultati da U23 ed elite.

Carola Ratti (al centro) con la nazionale junior ha conquistato il bronzo mondiale nel team sprint
Carola Ratti con la nazionale junior ha conquistato il bronzo mondiale nel team sprint
Ci sembra di capire che diventa difficile fare ciclismo giovanile, specialmente le juniores. E’ realmente così o è solo una impressione sbagliata?

Partiamo dal presupposto che in questa categoria devi gestire atlete il cui rendimento ha curve… gaussiane, se mi concedete il gioco di parole (sorride, ndr). Ed è normale che sia così. Ammiro tanto queste ragazze che hanno davvero tanti impegni tra scuola, compiti, vita sociale, famiglia, palestra, allenamenti in bici. Già si vive sempre più immersi nello stress che non possiamo nemmeno noi crearne di ulteriore se i risultati sportivi non arrivano. Per fortuna nostra, Gauss è il nostro sponsor principale dal 1996 e non è assillato dai risultati. Ma è ovvio che ci siano dei problemi che abbiamo più volte segnalato alla federazione. Alcuni regolamenti sono cambiati e non necessariamente in bene. Prima le allieve più forti che passavano juniores venivano distribuite su più squadre in modo da avere un certo livellamento. Ora chi ha più potere economico può prendere le migliori tutte assieme se volesse. Non è finita qua…

La formazione juniores del Team Gauss. Il presidente Castelli è contento per la crescita delle sue ragazze (foto ufficio stampa)
La formazione juniores del Team Gauss. Il presidente Castelli è contento per la crescita delle sue ragazze (foto ufficio stampa)
Ci spieghi meglio.

Nel 2024 i numeri delle juniores potrebbero scendere ancora. Valcar e Acca Due O chiuderanno, quindi tante ragazze potrebbero non trovare squadra. E’ impossibile pensare a formazioni da 20 atlete. Già quest’anno avevamo avuto un’avvisaglia quando al campionato italiano c’erano solo 60 partenti. In più c’è il problema dei percorsi troppo duri che sono un deterrente per alcune squadre, proprio per quello che dicevo prima. Alcune atlete sentono il salto di categoria dalle allieve poi magari vanno bene il secondo anno, altre viceversa. Dobbiamo tenerne conto. In questo senso le gare open non aiutano molto, troppa disparità col ritmo delle elite. Al momento le ragazze del Team Gauss stanno crescendo bene e siamo contenti. Carola Ratti ha conquistato un bel bronzo ai mondiali di Cali nel team sprint. Vedremo cosa sarà del futuro ma in generale il ciclismo femminile giovanile deve pensare a non perdere ragazze troppo presto.

Futuro Venturelli, viaggio tecnico con Daniele Fiorin

08.09.2023
6 min
Salva

Federica Venturelli continua a crescere. L’abbiamo vista vincere nel cross, poi in pista, su strada e nelle crono. Quest’anno ha superato la maturità e alla fine della stagione riceverà il kit del UAE Adq Development Team in cui correrà per la prossima stagione. Il talento c’è e non si discute, ma dove può arrivare questa diciottenne che sembra sempre protesa verso la perfezione? Lo abbiamo chiesto a Daniele Fiorin, milanese classe 1971, in passato tecnico federale del settore giovanile e ora direttore tecnico del Vigorelli, che della cremonese è il mentore da quando era poco più di una bambina.

Per Venturelli ai mondiali di Cali, altra pioggia di medaglie: oro nell’inseguimento e nella madison, argento nel quartetto
Per Venturelli ai mondiali di Cali, altra pioggia di medaglie: oro nell’inseguimento e nella madison, argento nel quartetto
Da quanto la conosci?

E’ arrivata da me per caso alla fine dei giovanissimi. Avevo il papà amico su Facebook e dato che ero tecnico nazionale, mi chiedeva pareri sull’allenamento o la posizione. Mi mandava dei video affinché gli dessi consiglio su come metterla in bicicletta. Però un giorno lessi un post in cui diceva che probabilmente Federica avrebbe smesso di correre. Gli scrissi per chiedergli cosa fosse successo e mi spiegò che era per motivi familiari. La mamma e la nonna non ne volevano sapere che lei passasse esordiente e iniziasse ad allenarsi in strada.

Come le convincesti?

Viviamo lontani, loro sono di San Bassano, a 150 metri da Marta Cavalli, io invece vivo a Seveso. Però gli dissi che piuttosto di farla smettere, avrebbe potuto fare un po’ di ciclocross e poi a febbraio avrebbero preso una decisione. Così Federica fece la stagione del cross, dimostrando subito di avere dei numeri. A gennaio vinse l’italiano esordenti di primo anno a Roma e da lì non ci siamo più fermati. Ha fatto i quattro anni da esordiente e gli allievi da noi come Cicli Fiorin.

Al primo anno da esordiente, prova il cross e vince il tricolore. Doveva smettere, invece spicca il volo
Al primo anno da esordiente, prova il cross e vince il tricolore. Doveva smettere, invece spicca il volo
Perché il passaggio alla Gauss?

Perché grazie a un abbinamento, avevo già portato lì mia figlia e Beatrice Caudera. Era una squadra giusta per crescere, ma l’anno scorso Sara e Beatrice sono passate in UAE perché sono più grandi e a quel punto la situazione era un po’ troppo tranquilla per un talentino come Federica. Per questo ho preferito portarla alla Valcar-Travel&Service continuando ad allenarla, in modo che potesse avere delle situazioni di gara in un gruppo competitivo, dove potesse crescere ancora.

L’hai definita “un talentino”…

In realtà è un vero talento, togliamo il diminutivo. Io credo da sempre nella multidisciplina, così Federica è cresciuta alternando ogni settimana allenamenti diversi, a seconda delle necessità. Siamo andati avanti così e i risultati si stanno vedendo. Ogni tanto ha qualche problemino di salute, è un po’ cagionevole perché pretende molto da se stessa. In bicicletta ma soprattutto a scuola e quindi si stressa anche oltre il necessario.

Tricolore su strada al secondo anno da esordiente: l’accoppiata Fiorin-Venturelli funziona da subito
Tricolore su strada al secondo anno da esordiente: l’accoppiata Fiorin-Venturelli funziona da subito
Dove può arrivare?

Può arrivare veramente in alto, perché non ha ancora fatto grossi carichi di lavoro. Abbiamo sempre lavorato bene, ma in modo specifico, senza fare quantità. La mia idea è quella di lavorare sulle qualità neuromuscolari dei ragazzi in giovane età e non sulla resistenza, altrimenti rischi di appiattire le loro qualità e di “bruciarli”. Per questo Federica ha ancora notevoli margini. Nel momento in cui comincerà a inserire dei carichi di lavoro, anche se di fondo, e se manterranno le sue qualità, potrà crescere davvero tanto.

In qualche modo ha avuto il vantaggio della precocità?

Federica è sempre stata precoce, nel senso che già da esordiente di primo anno era alta così, intorno a 1,80. Però non abbiamo mai lavorato sulla quantità, per cui ha davvero tanto margine.

Il ciclocross resta il grande amore, ma Fiorin le ha consigliato un inverno meno intenso
Il ciclocross resta il grande amore, ma Fiorin le ha consigliato un inverno meno intenso
Verrà un momento in cui dovrà scegliere dove specializzarsi?

Secondo me sì. A lei piace molto il cross, siamo cresciuti così, ma le ho consigliato di non fare una stagione invernale troppo impegnativa. Ha bisogno di tirare un po’ il fiato. Siamo cresciuti attuando una doppia periodizzazione: durante la stagione della strada, gli altri corrono e noi ad agosto invece ci fermiamo. Poi abbiamo il secondo stacco di 15-20 giorni a fine periodo del cross. Le ho chiesto di rallentare, ma la tirano tutti per la maglia e alla fine non vuole deludere nessuno.

Che rapporto ha con la preparazione?

Con i miei atleti, ho una chat su Whatsapp dove io metto gli allenamenti e loro giornalmente mi dovrebbero mandare i file, le sensazioni e valori come peso e pulsazioni. Come un diario, diciamo. E lei è una di quelle che immancabilmente la mattina, alle 7, che sia a scuola oppure a casa, manda un messaggio super dettagliato. Se ha preso degli integratori, tutto nei minimi particolari.

Il terzo posto ai recenti mondiali di Stirling, in Scozia, dice che anche a crono il livello sale forte
Il terzo posto ai recenti mondiali di Stirling, in Scozia, dice che anche a crono il livello sale forte
E’ sempre così determinata?

Caratterialmente non molla una virgola da nessuna parte, è una guerriera. Ha finito le superiori perché era avanti di un anno, ma in pagella ha tutti dieci. Nella sua chat ci sono anche Bragato e Villa, perché Federica è un patrimonio della Federazione, quindi è giusto che ci sia un confronto anche con loro e che tutti sappiano cosa sta facendo.

Fisicamente ricorda un po’ Vittoria Guazzini: quale potrebbe essere il suo terreno?

Siamo intorno ai 68-70 chili, volendo può calare anche lì. Ha iniziato da quest’anno un discorso nutrizionale, per i problemi di salute che aveva sotto forma di intolleranze che le causavano delle infiammazioni. Diciamo che anche sotto questo aspetto è tutta da costruire, come quantità dell’allenamento e nutrizione è ancora al livello di un’allieva. Non voglio mettermi nei panni dei tecnici della nazionale, ma secondo me rischiamo di vederla in pista a Parigi nel quartetto. Soprattutto se comincia a lavorarci seriamente.

Pieno di medaglie per la Fiorin ai mondiali di Cali, con Matteo Fiorin, Carola Ratti di bronzo, Anita Baima, Federica Venturelli ed Etienne Grimod
Pieno di medaglie per la Fiorin ai mondiali di Cali, con Matteo Fiorin, Carola Ratti di bronzo, Anita Baima, Federica Venturelli ed Etienne Grimod
La scelta della UAE Development?

Lo scorso anno è andata lì mia figlia e mi avevano chiesto anche Federica. Lei aveva già tante altre offerte, anche all’estero, anche WorldTour direttamente. Però il mio consiglio è stato quello di crescere gradualmente. Avrà bisogno di un primo periodo di adattamento, non essendo abituata a fare determinati carichi di lavoro, per cui magari all’inizio potrebbe pagare qualcosa e lì non le faranno pressioni.

Vorresti seguirla anche il prossimo anno?

Io da una parte mi fermerei qua, nel senso che sono abituato da sempre a lavorare con le categorie giovanili e sopra non ci ho mai voluto mettere il naso. Dall’altra mi piacerebbe non allenarla in prima persona, ma collaborare con chi la prenderà in mano, dato che la conosco da così tanto. Questo però non dipende da me né da lei: dipenderà dalla squadra.