Il progetto va avanti. Le obiezioni portate in sede italiana dal Ct Fausto Scotti non sono cadute nel vuoto, anzi entrano a far parte del bagaglio con il quale la Coppa Europa di ciclocross prepara il suo esordio nel prossimo inverno. L’agenda di queste ore per il presidente dell’Uec Enrico Della Casa è estremamente ricca, ma la nuova idea relativa al ciclocross è alla base della sua azione, anche perché non si tratta di un’idea estemporanea.
«Il Covid ci ha notevolmente rallentato – spiega Della Casa – il progetto infatti è del gennaio 2020 e avevamo intenzione di presentarlo a tutte le nazioni europee a marzo, ma poi come noto si è fermato tutto e quindi abbiamo dovuto posticipare l’idea di oltre un anno e senza poter dare quell’impronta che avremmo voluto. Dobbiamo andare avanti un po’ per gradi, ma il suo lancio è fondamentale nell’ottica della promozione del nostro mondo».
Com’è stata accolta l’idea dalle varie federazioni?
Molto bene perché soprattutto si è ben compreso che la nostra volontà era quella di proporre qualcosa di intermedio. Vogliamo inserirci fra l’attività locale e quella di vertice, costituita da Coppa del Mondo e grandi eventi, quasi del tutto localizzati in Belgio e Olanda. Molte nazioni non hanno budget sufficienti per affrontare questi eventi e la Coppa Europa può essere il giusto tramite per crescere a costi contenuti.
Che formula avete pensato per la Coppa?
Noi ci siamo ispirati soprattutto all’identico circuito riservato alla Bmx e agli Europei giovanili di Mtb: vogliamo soprattutto che non sia una challenge riservata solo alle nazionali, che si debba essere selezionati, ma che sia aperta anche alle rappresentative locali e alle formazioni private. Deve essere un modo per fare esperienza vera, in Paesi dove altrimenti mancherebbe un reale confronto per crescere.
A quante prove avete pensato?
L’idea di base era di 12 gare nel corso dell’anno, ma per questa prima stagione crediamo che già averne 4-5 sarà un grande risultato. E’ un’edizione forzatamente sperimentale, che ci servirà per trovare i giusti equilibri. Noi vogliamo attirare piccole realtà organizzative che possano attraverso la Coppa Europa fare il salto di qualità a livello internazionale.
Un’obiezione portata al lancio di quest’iniziativa è legata al timore che il calendario diventi troppo oneroso per i più giovani, considerando gli impegni scolastici che, con l’allontanarsi della pandemia, dovrebbero diventare più massicci e in presenza…
Proprio per questo abbiamo scelto di non allestire eventi nuovi, ma di chiedere a organizzatori di gare già esistenti di aderire al progetto, in modo da non intaccare il totale degli impegni agonistici dei ragazzi. Non solo: noi pensiamo che essi non debbano essere sottoposti a lunghe trasferte che toglierebbero tempo agli studi, potrà quindi capitare anche la contemporaneità di prove di Coppa in zone diverse dell’Europa, strutturando il sistema di punteggi e classifiche in modo da tutelare tutti.
In questo modo si può uscire dal duopolio Belgio-Olanda che caratterizza in modo molto stringente il mondo del ciclocross?
Belgio e Olanda restano i riferimenti assoluti, ma come detto per molti sono quasi irraggiungibili, noi dobbiamo dare modo a tutti di fare attività internazionale, sfruttando Paesi come Spagna, Francia, la stessa Italia dove l’attività è tanta e di ottimo livello organizzativo. A lungo andare questo potrà anche influire su un nuovo disegno delle gerarchie internazionali, con campioni sparsi per i vari Paesi, ma ci vuole tempo.
Con l’ingresso nella Coppa Europa della categoria allievi, solamente il ciclismo su strada non ha manifestazioni internazionali loro riservate. Ci state pensando?
Sì e abbiamo già due progetti in cantiere, uno simile alla Coppa Europa di ciclocross e un altro che sia un evento europeo a sé stante, forse non un vero e proprio campionato europeo ma una sorta di festival continentale della categoria, che coinvolga i ragazzi con le loro famiglie. Il problema con il ciclismo su strada è che abbiamo limiti di partecipazione, non possiamo pensare a eventi per migliaia di competitori. Dobbiamo prendere le misure, per questo sono due cantieri aperti.