L’era del mono inizia alla Classicissima, ma vince la tradizione

23.03.2025
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PAVIA – La Classicissima è diventata una fucina di chicche tecniche e l’edizione 2025 della Sanremo verrà ricordata anche per la grande presenza di corridori che hanno scelto la corona singola anteriore (anche se la bici del vincitore montava una combinazione standard).

Non c’è solo la questione rapporti, anche se ci sarà un’esplosione dell’argomento. Ruote nuove, gomme velocissime con pressioni sempre più basse (complice anche la pioggia in partenza), manubri strettissimi e molto altro.

Aeroad CFR (standard), come nel 2023

Apriamo la ressegna delle chicche tecniche con le bici della squadra del vincitore, sempre con verniciatura personalizzata, ma non la medesima della Tirreno-Adriatico. Canyon Aeroad CFR per l’intera Alpecin-Deceuninck.

Ruote Shimano Dura Ace tra C50 e C60, tubeless Pirelli da 28 millimetri e soprattutto il doppio (ormai classico) plateau anteriore 54/40 (tutto Shimano). Ci ha colpito la scelta di tutti i corridori, con i pignoni posteriori 11-30 (non 11-34). Insomma, una bici perfettamente standard (colorazione a parte) come quella vittoriosa del 2023.

Una squadra intera con il monocorona

Tutti i corridori con la Trek Madone, ruote Bontrager da 51 millimetri e tubeless Pirelli P Zero RS. Tutti gli atleti con la scala dei pignoni 10/33 e tutti con la corona singola da 54 denti. Il solo Pedersen ha chiesto di montare la corona da 56.

Tubeless Continental in versione TT

I team che utilizzano gli pneumatici Continental hanno montato (indistintamente dalle ruote) la versione TT, quella normalmente dedicata alla bici da crono.

Qualche atleta del Team Uno-X e Decathlon-Ag2R ha chiesto di montare sulla ruota anteriore il tubeless Aero111. Le pressioni di gonfiaggio comprese tra le 4 e 4,5 atmosfere, come ci ha confermato Matteo Cornacchione del Team Ineos-Grenadiers. Una “mosca bianca” è Geraint Thomas, che ha utilizzato la sezione da 25 millimetri.

Una corona Digirit da 56 per Wright
Una corona Digirit da 56 per Wright

56 denti anche per Wright

Non è passata inosservata la corona da 56 denti montata sulla Merida Reacto del britannico del Team Bahrain-Victorious (poi decimo al traguardo). Corona Digirit alluminio/carbonio, guida-catena e cassetta posteriore 11/34.

Le sensazioni contano ancora

Aranburu del Team Cofidis, con tutta probabilità l’unico corridore senza misuratore di potenza, non sulla guarnitura, non integrato ai pedali. Tutti i corridori del team francese, usano i pedali Keo Blade Power. Nell’epoca dei watt è una dettaglio che merita di essere sottolineato.

Scott Addict RC con monocorona per Pidcock

Unico atleta del Team Q36.5 ad usare la Addict, mentre i suoi compagni hanno scelto la Foil RC. Pidcock ha usato una corona singola da 54 denti, pignoni posteriori 10/33 e tubeless Vittoria da 28. La lunghezza delle pedivelle? 165.

Tubeless Vittoria da 29
Tubeless Vittoria da 29

Vittoria da 29 alla Classicissima

Non tutte le squadre lo usano, perché? Perché è specifico per ruote con canali interni da 24/25 millimetri di larghezza, come ad esempio le Reserve montate sulle Cervélo del Team Visma-Lease a Bike.

Pressioni di gonfiaggio? Esattamente nel mezzo tra i 28 ed i 30, ci hanno detto dallo staff dei meccanici, senza entrare nel dettaglio. Le Vittoria da 29 non cambiano le caratteristiche di design del battistrada, se paragonate alle 28 e 30.

Ruote Vision con raggi in carbonio

Viste sulla Cannondale del Team EF-Easy-Post. Spunta l’acronimo RS e tutti i corridori hanno montato un profilo da 45 millimetri. Cerchio panciuto (si dice wide), raggi in carbonio con nipples esterno e innestati dritti sulle flange dei mozzi.

Anche i mozzi hanno un design rinnovato (confrontati con quelli montati sulle Metron SL), svasati e quasi asimmetrici.

Ursus Enigma, c’è un’identità

Iniziano ad avere un’identità precisa le ruote Ursus montare sulle Lapierre Xelius in dotazione al Team Pic-Nic-PosteNL. Proxima 50 e Proxima 60 (le scritte applicate sui mozzi), rispettivamente per il profilo da 50 e 60 millimetri. Vedremo se verrano ufficializzate in futuro.

Ecco i tubeless Cadex

Li avevamo notati alle prime corse in Australia ed eccoli qui. Tubeless Cadex da 30, fianco color para e tutti montati sulle Cadex 50 Ultra. Particolarmente basse le pressioni di utilizzo ci hanno detto i meccanici del team, tra le 3,9, non oltre le 4,4 atmosfere.

Diversa la scelta del modello di bici, tra Propel (ad esempio anche per il nostro Filippo Zana) e TCR.

BMC Teammachine R Mpc per Alaphilippe
BMC Teammachine R Mpc per Alaphilippe

Una Mpc per Alaphilippe (e solo per lui)

BMC Teammachine R tutta nera per il francese del Team Tudor. E’ la versione Mpc, quella particolare e unica nel suo genere, quasi artigianale, più leggera e più rigida della versione standard. Al team di Cancellara ne sono state consegnate 3 in totale. Nei prossimi giorni dedicheremo un articolo apposito a questa bici fuori dagli schemi, già presentata con dovizia di particolari ai mondiali di Zurigo.

Manubrio da 34 e leve in giù per Van Der Hoorn

Sulla Cube Aero dell’olandese del Team Intermarché non passa inosservato il manubrio strettissimo, largo 34 centimetri. Altro dettaglio (più unico che raro, considerando i canoni attuali) è relativo agli shifter Dura-Ace che puntano verso il basso.

Canyon Aeroad CFR: sempre aero, ma la salita non fa più paura

18.09.2024
7 min
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Ben oltre i 1500 chilometri di test, quasi 20000 metri di dislivello positivo e diversi setting di ruote, per capire dove può essere il limite dell'ultima versione della Aeroad di Canyon (versione CFR Di2). Difficile, quasi impossibile trovare un difetto a questa versione numero 4, neppure il valore alla bilancia, perché se è vero che siamo al top in fatto di categoria ed allestimento è pur vero che questa aero bike non ha il peso come soggetto principale, ma efficienza, equilibrio e ampia sfruttabilità.

Canyon Aeroad CFR, meno prepotente rispetto al passato, ma solo in alcuni frangenti e nel lungo periodo, ovvero dopo tante ore di sella e metri di dislivello positivo. E’ una bici aero che rimane tale, una di quelle che non ha paura della salita, contesto dove con le ruote dal profilo medio sorprende per efficienza.

L’avantreno è stato migliorato (il livello era già eccellente). E’ più facile da guidare, sempre con un feeling diretto, meno violento, ma qui entra in gioco anche la customizzazione del manubrio. La disponibilità doppia della curva, semplice da montare è un aspetto che abbiamo apprezzato molto.

Canyon Aeroad CFR Di2 taglia S
Canyon Aeroad CFR Di2 taglia S

Aero non è un dettaglio

Anche l’ultima versione della Aeroad ha lasciato i compromessi in un cantone. Aggiornata e ammodernata, resa più efficace ed agile, ma la Aeroad resta una bici aerodinamica. La bici più veloce del circus? Questo è difficile dirlo, le variabili da considerare sono tante (le gambe in primis), ma di sicuro può fare la differenza nei termini tecnici.

A parità di taglia è stata alleggerita (quanto basta e senza perdere di efficienza) sfinata in alcune sezioni e aumentata nei volumi in altre parti. La testa della forcella è più muscolosa e la scatola del movimento centrale ha linee più decise. Il punto di inserzione degli obliqui al piantone è più rigido ed entrambi i foderi sono uniti da un blocco importante di carbonio. E’ stato cambiato il reggisella che beneficia di un maggiore numero di regolazioni. E’ cambiato il manubrio. Oltre alle sue peculiarità tecniche è decisamente più rigido nella parte dell’attacco manubrio.

La possibilità di cambiare la tipologia di curva è un aspetto tecnico da non sottovalutare. Non influisce sulla performance della bici (non in maniera diretta), ma piuttosto sul feeling che si genera in fase di impugnatura e di distribuzione dei pesi, soprattutto quando si è in presa ribassata.

Strada che sale, nessun problema

Inizia a soffrire quando le pendenze passano l’8% (al netto di quello che sì ha nelle gambe) e quando inevitabilmente la velocità scende in modo esponenziale. Normale per una bici aero concept, con la grande differenza (rispetto alla media delle bici aero) che la Aeroad CFR non è “pesante” sul retrotreno. Un grande vantaggio arriva proprio dal fatto che la bici ha una distribuzione ottimale dei pesi e della rigidità, fattore che gli permette di “non soffrire” un cambio di setting.

Quando la pendenza è intorno al 6% è decisamente veloce e composta, la sua rigidità si sente, in modo particolare quando ci si alza in piedi a spingere, rilanciare e tirare sul manubrio. Non è una bici per gli scalatori veri e propri, ma anche un corridore leggero ha la possibilità di sfruttarla. Con le pendenze citate tiene meglio la velocità, ad esempio rispetto ad una Ultimate CFR, ma è meno rapida nei cambi di andatura, dalle basse alle alte velocità. Quando l’andatura è elevata e si ha la forza di aumentare, la Aeroad è una fucilata.

In fase di rilancio è una bici fenomenale
In fase di rilancio è una bici fenomenale

Percorsi vallonati e discese

Saliscendi continui, ci si alza continuamente sui pedali. Si scende ed è fondamentale raggiungere la velocità ottimale e mantenerla, risparmiando qualche watt. Sorprende l’immediatezza in discesa, quando l’andatura è allegra e si cambia traiettoria in continuazione.

Una lama nel burro per precisione e anche per quella sicurezza che trasmette anche con le ruote alte ed è bene ricordare che è una bici aero. Si gestisce molto bene anche quando l’asfalto non è perfetto ed i tubeless rimangono 28 (posteriore), 25 l’anteriore (nulla di oversize).

L’importanza del manubrio

A nostro parere la configurazione con il flare è perfetta per la nuova Aeroad. E’ ampiamente utilizzabile da molti (le pieghe sono molto facili da sostituire) e permette anche di allargare il range di sfruttabilità del mezzo. L’apertura è regolabile, come per il manubrio classico. Noi abbiamo utilizzato una larghezza superiore di 37 centimetri, inferiore di 45 (tantissimo, con 4 centimetri di differenza per lato tra i manettini ed il terminale della curva). Cambia di molto anche la profondità. La Classic ha 130 millimetri, mentre la configurazione Aero di 105, ovvero 2,5 centimetri che influiscono in maniera esponenziale sulla presa, sugli appoggi e sull’aerodinamica della posizione in bici, ma anche su come si distribuiscono i pesi del corpo quando si è in posizione bassa.

Con il setting Aero la sensazione è quella di aggredire maggiormente l’avantreno della bici in ogni situazione. Al pari di una maggiore prontezza nel cambio di traiettoria c’è anche la possibilità di scaricare maggiormente l’articolazione dei polsi. Una larghezza ridotta a 37 centimetri nella sezione dei manettini può non essere immediata, perché obbliga a tenere chiuse le spalle ed i gomiti, ma una volta preso il giusto feeling risulta comoda e anche naturale. La presa stretta anche nella parte superiore influisce in modo positivo in salita quando ci si alza in piedi sui pedali e si “tira” sui manettini del cambio.

In conclusione

La piattaforma Aeroad continua a progredire ed è difficile non innamorarsi di una bici del genere. Aeroad è una di quelle biciclette che invita a spingere, è esigente, ma lo è meno rispetto alla generazione più anziana. Bici da agonista senza virgole. Il DNA corsaiolo lo si vede e lo si percepisce ogni volta che si apre il gas. Ogni componente è giusto per quello che deve esprimere la bici, in termini di concetto ed in fatto di resa tecnica, ma è doveroso sottolineare che anche con le ruote più basse la resa è ottimale (decisamente migliore se messa a confronto con il passato). Una maggiore versatilità del progetto legata ad una migliore distribuzione della rigidità.

Veloce come una aero bike, leggera e sprintosa anche in salita. Compatta e corta, con il suo tubo orizzontale che “pretende” una posizione molto caricata sulla sezione centrale della bici. Parola d’ordine efficienza, ma anche energie consumate a profusione. Quando si ha la gamba è goduria allo stato dell’arte ed invita costantemente a tenere la manetta aperta. Quando l’andatura è elevata lei aiuta a mantenerla tale, quando cala chiama il rilancio in piedi sui pedali.

E poi il prezzo ed il valore alla bilancia della bici in test (Aeroad CFR Di2): 10.249 euro di listino, non sono bruscolini, ma vale la pena fare un confronto con i competitors, a parità di categoria e di montaggio. 6,9 chilogrammi rilevati (taglia S e senza pedali), un peso ridotto per una bici aerodinamica nell’animo.

Canyon

Nuova Canyon Aeroad, ancora di più e ancora meglio

19.07.2024
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CALPE (Spagna) – La nuova Canyon Aeroad è il risultato di un lavoro certosino mirato a non stravolgere una bici che dal 2011 (anno in cui venne lanciata la prima versione) è diventata un simbolo. Zero compromessi per un mezzo super prestazionale che vuole rimanere aero prima di tutto.

Una vera bicicletta aerodinamica che vince sul pavè, apprezzata in salita e ancora di più per la precisione di guida? La Canyon Aeroad. Si è lavorato molto sul cuore del progetto, meno sul design complessivo ed impatto estetico (che comunque prevedono aggiornamenti e migliorie) e proprio il design vuole essere ancora una volta distintivo e riconoscibile. Entriamo nel dettaglio del nuovo progetto Aeroad.

CFR o CF SLX l’impatto estetico non cambia (foto canyon)
CFR o CF SLX l’impatto estetico non cambia (foto canyon)

L’apporto dei corridori

«Perché non sfruttare le evidenze di una bici che nasce aerodinamica e che primeggia un po’ ovunque, anche sul pavè? Non ci siamo basati esclusivamente sui riscontri del wind tunnel e dei modelli CFD – racconta Lukas Birr, responsabile design ed engineering – non abbiamo solo pensato a quello che i corridori avevano bisogno, ma li abbiamo coinvolti direttamente nello sviluppo. Non siamo andati da un solo corridore, anche se aver ricevuto il contributo di Van der Poel è stato fondamentale. Abbiamo chiesto agli sprinter, ai passisti, ma anche a chi è più scalatore.

«E’ anche per questo motivo che l’impatto estetico della nuova Aeroad è del tutto accostabile a quello della generazione precedente. Le differenze principali si concentrano in un orizzontale più largo, ma con un carro posteriore più sfinato, tubazione per tubazione. Significa – continua Birr – avere una bici leggermente più confortevole, più leggera e con un maggiore controllo, più facile da guidare che non ha perso in efficienza aerodinamica.

Nel complesso ogni tubazione ha un impatto frontale ridotto, se messo a confronto con la generazione precedente.

«L’aerodinamica ha un senso – argomenta Birr – anche nella cura del dettaglio. Ad esempio abbiamo calottato completamente l’ingaggio filettato del perno passante, aggiungendo pulizia estetica. I volumi maggiori riguardano gli steli della forcella, che sono più grandi. Particolare attenzione è stata posta alla zona dello sterzo e alla base dello stelo della forcella, che presenta un anello in titanio con il chiaro obiettivo di rinforzare un punto notoriamente critico. Nel complesso la nuova Aeroad è stata ridefinita e rinforzata anche nel modulo di carbonio».

Viti con testa Torx25 per tutto

«I produttori, i meccanici e anche gli utilizzatori da sempre si confrontano con una giungla di viti e minuteria che obbliga a continui cambi degli attrezzi. Per fare manutenzione sulla nuova Aeroad – ci dice Birr – abbiamo applicato quella che ci piace definire smart solution. Cambiano le lunghezze ed i diametri delle viti necessarie, ma la sede d’ingaggio rimane la medesima per ogni vite, ovvero un Torx T25. Con una chiave sola si gestisce tutto».

Le peculiarità della nuova Canyon Aeroad

I moduli di carbonio sono due, CFR e CF SLX, non ci sarà più la versione CF. CFR, ovvero la stessa bici in dotazione al World Tour e la CF SLX (cambiano ovviamente gli allestimenti). Il valore dichiarato alla bilancia della CFR è di 2070 grammi (kit telaio completo), telaio (il solo frame ha un peso di 960 grammi, verniciato), forcella e serie sterzo, reggisella ed il nuovo manubrio integrato PaceBar. Utilizza il medesimo concetto del cockpit in dotazione alla Ultimate, una sorta di componibile dove le curve si possono estrarre, ma è stato migliorato e aggiornato. Aggiornato perché la disponibilità delle curve è doppia. Si può avere un manubrio con flare classico, oppure con svasatura che volge all’esterno.

Non è necessario smontare tutto il manubrio, è sufficiente cambiare la piega, senza neppure sfinale le guaine idrauliche. La zona anteriore dello stem integra il supporto frontale del device ed è una sorta di guida anche le estensioni per le prolunghe da crono (o per il triathlon). Con il passare degli anni abbiamo imparato che il manubrio integrato Canyon è parte di un ecosistema.

Doppia regolazione per il reggisella

Il reggisella è specifico ed ha una sorta di arretramento a zero. E’ stata aggiunta una vite superiore che facilità l’inclinazione della sella. La sezione posteriore (piatta) presenta due asole per posizionare la luce. Il passaggio delle gomme è garantito fino a 32 millimetri di sezione.

Sei allestimenti e prezzi aggressivi

I due allestimenti CFR top di gamma sono il Di2 Shimano Dura Ace (power meter incluso e 7 chilogrammi precisi nella misura S) a 9.999 euro e quello con il Red AXS (misuratore Quarq compreso) a 10.499 euro. Non sono bruscolini, ma se consideriamo questa categoria di bici siamo al di sotto della media.

Sono quattro invece i CF SLX (due le versioni 8 e due per la 7). Ultegra Di2 con misuratore 4iiii e Force AXS con misuratore Quarq, rispettivamente a 6.499 e 6.999 euro, per passare alle configurazioni 7 con 105 Di2 e Rival AXS, rispettivamente a 4.799 e 4.199 euro.

Canyon

La Canyon Aeroad CFR di MVDP in edizione limitata

12.05.2023
3 min
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La Canyon Aeroad CFR del campione olandese, quella che per molti è “l’Aeroad rossa”, è ora disponibile per il grande pubblico. E’ una limited edition MVDP e si fregia del logo utilizzato da Van Der Poel, sulla tubazione dello sterzo e nella zona di unione tra il profilato obliquo e la scatola del movimento centrale.

Con questa bicicletta, solo nel 2023, ha vinto la Milano-Sanremo e la Parigi-Roubaix. Vediamo i dettagli principali della Canyon Aeroad CFR Limited Edition MVDP.

Rosso-corsa e montaggio al top
Rosso-corsa e montaggio al top

Una Canyon rosso corsa

La livrea cromatica di questa Canyon Aeroad è stata creata su specifica richiesta di Van Der Poel, grande appassionato di motori e di auto sportive. Da qui l’accostamento e la specifica della colorazione che prende il nome di “racing red MVDP LTD”.

Si tratta di una Aeroad della famiglia CFR, ovvero il massimo disponibile nei termini di performances, ricerca e tecnologia applicata allo studio del carbonio, senza dimenticare naturalmente l’allestimento.

Tutto al top e zero compromessi

Telaio e forcella di matrice CFR, ma ci sono anche il reggisella in carbonio specifico del progetto Aeroad e il cockpit integrato Aerocockpit CP0018, ovvero quello che permette di regolare la larghezza.

C’è la sella di Selle Italia, la Flite bianca e nera creata dall’azienda veneta per Van Der Poel e che riporta le sue iniziali. La sella ha il telaio in carbonio.

Il manubrio integrato Canyon CP0018
Il manubrio integrato Canyon CP0018

Tutto Shimano: una vera replica

La trasmissione è Shimano Dura-Ace Di2 di ultima generazione, nella combinazione 52/36 e 11/30. Il pacchetto è completato dal misuratore di potenza Shimano, un valore aggiunto non da poco se consideriamo anche il prezzo di listino della bici completa, che è di 9999 euro.

Anche le ruote sono della famiglia Dura-Ace, sono le C60 e sono gommate Schwalbe. Sono le Pro One TLE (tubeless), ma sono montate con le camere d’aria Schwalbe Aerothan in poliuretano.

Canyon

La Canyon Aeroad “normale” di Van der Poel

19.03.2023
4 min
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In mezzo a tante estremizzazioni tecniche, vince una Canyon Aeroad “standard” e con allestimento convenzionale.

Van Der Poel ha trionfato sul traguardo della Sanremo con la sua Aeroad CFR, dove tutto è semplicemente normale e con una posizione in sella più “scaricata” che in passato. Analizziamo la bicicletta del vincitore della Milano Saremo 2023.

La Canyon Aeroad CFR che vince la Saremo 2023
La Canyon Aeroad CFR che vince la Saremo 2023

Canyon Aeroad CFR taglia L

La bicicletta di Van Der Poel si distingue, rispetto alle altre dei compagni di squadra, per la colorazione rosso/amaranto. Inoltre sulla tubazione dello sterzo è riportato il logo del campione olandese, mutuando la scelta vista sulle bici da ciclocross.

E’ una Canyon Aeroad CFR, quindi un progetto che ha già qualche anno di vita (non ci stupiremmo di vedere ufficialmente una nuova versione al prossimo Tour de France, o subito dopo), con il cockpit integrato Canyon e con un arretramento sella maggiorato, rispetto a qualche stagione a dietro.

Dopo l’incidente di Tokyo

Non è la prima volta che notiamo un arretramento maggiore della sella (Selle Italia Flite Boost Superflow), soluzione adottata diverse volte dopo la caduta in mtb alle Olimpiadi. Cosa può significare: un comfort maggiore e soprattutto uno “scarico” aumentato per la zona lombare, anche in considerazione dei tanti chilometri della Sanremo. Nonostante questo, sempre facendo un confronto con il passato, utilizza un manubrio con stem negativo.

Non solo: nelle ultime uscite, Van Der Poel ha sempre utilizzato le tacchette blu per i pedali Shimano, quelle intermedie che prevedono un minimo di gioco laterale. In passato, per le calzature road, il corridore era solito ad usare quelle di colore rosse (fisse).

Componentistica standard

Una trasmissione Shimano Dura Ace a 12 rapporti, con la guarnitura 54/40 anteriore, power meter di ultima generazione incluso, pignoni con scala 11/30 dietro. Le pedivelle che usa Van Der Poel sono da 172,5.

Anche le ruote sono dell’ultima generazione Dura Ace, sono le C60 tubeless ready, gommate Vittoria TLR (tubeless) con una sezione da 26. L’atleta olandese ha scelto due dischi freno da 140 millimetri di diametro.