Europei in vista, ma prima torniamo con Zurlo al mondiale gravel

08.10.2024
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Alle spalle di Van der Poel e secondo miglior italiano ai mondiali gravel di Leuven, Matteo Zurlo è tornato a casa nella notte di domenica pieno di sonno e acciacchi (in apertura, nella foto Sportograf, Vakoc, il vincitore uscente Mohoric e Van der Poel). Prima di lui, nella gara degli azzurri, è finito Mattia De Marchi, uno dei migliori specialisti italiani della specialità. Ma i valori sono così simili e i confini così labili che nel 2023 al campionato italiano, il corridore della Trevigiani-Energia Pura fece meglio del friulano e conquistò la maglia tricolore. Dovendo selezionare la squadra per Leuven e avendo capito che i team della strada non avrebbero mai lasciato i loro atleti, il cittì Pontoni ha così puntato anche su un drappello di specialisti e fra loro anche Zurlo.

Leuven è stato per Zurlo il secondo mondiale gravel, dopo quello del 2023 a Treviso
Leuven è stato per Zurlo il secondo mondiale gravel, dopo quello del 2023 a Treviso

Da Leuven ad Asiago

Lo abbiamo sentito in pieno recupero dalle botte e con l’obiettivo di doppiare la convocazione azzurra sui sentieri di Asiago, teatro nel fine settimana dei campionati europei. Poi la sua stagione potrebbe essere finita. Ci sarebbe ancora in ballo la Serenissima Gravel, che lo scorso anno chiuse al 13° posto, ma quella è legata agli inviti e alla Trevigiani-Energia Pura non ne sono ancora arrivati.

«Il gravel mi piace – racconta – l’anno scorso ho vinto l’italiano e poi ho partecipato agli europei e ai mondiali, dove feci ventesimo, quindi anche benino. E’ una specialità che mi ha preso fin da subito. Domenica il percorso era molto veloce, però impegnativo.  Pieno di strappi con pavé, la solita campagna del Belgio. La gara è stata molto tirata, perché siamo partiti in 300 e c’era una qualità piuttosto alta fra professionisti del gravel e stradisti. Poi c’erano anche quelli che di solito fanno ciclocross. Insomma, c’era parecchia concorrenza. Io sono partito con il numero 75, quindi una posizione non ottimale, ma neanche brutta, tutto sommato. Però ho avuto qualche inconveniente nella partenza. Ho preso male una curva e mi sono quasi fermato».

La partenza da Halle, l’arrivo a Leuven: quasi 300 al via. Zurlo partiva dalla 75ª posizione (foto Sportograf)
La partenza da Halle, l’arrivo a Leuven: quasi 300 al via. Zurlo partiva dalla 75ª posizione (foto Sportograf)
Quindi sei partito con la necessità di risalire sin da subito?

Purtroppo, ma non è finita lì. Dopo otto chilometri sono caduto e ho perso un bel po’ di posizioni che a quel punto erano fondamentali. Si stavano creando i gruppetti e in quelli bisognava esserci. Per cui se già in partenza ero un po’ indietro, dopo la caduta sono sprofondato.

E’ stata da subito una gara veloce?

Van der Poel ha vinto a 38,5 di media, noi abbiamo fatto 37. In un percorso così, di strappi e sterrato, sono tanti, quindi era bello veloce. Non c’era una vera salita e non c’era solo pianura. Alla fine sono venuti fuori 1.600 metri di dislivello in 181 chilometri. Non sono tantissimi, ma fatta tutta a strappi si fa sentire anche nelle gambe. Si parla tanto dei percorsi del gravel, ma la sensazione è che vada come per la strada. Ci sono anni che fanno mondiali per velocisti e altri per scalatori. Si prende quel che viene, insomma. Per fortuna sono riuscito a recuperare qualcosa e alla fine siamo arrivati in un gruppetto di una ventina e ho fatto 39°. I primi sedici erano a 14 minuti, inavvicinabili. Ma ad esempio il diciassettesimo era a due minuti da noi, quindi non è che fossimo tanto distanti.

Per Van der Poel anche l’iride nel gravel, dopo cross e strada. Manca solo la MTB (foto Sportograf)
Per Van der Poel anche l’iride nel gravel, dopo cross e strada. Manca solo la MTB (foto Sportograf)
Visto il percorso, hai dovuto fare qualche scelta tecnica particolare?

Mi sono regolato. La bici è la Guerciotti Escape da gravel che mi fornisce la squadra. Come coperture ho scelto di andare su una gomma un po’ più scorrevole per l’asciutto, perché comunque non era fangoso. Ho gonfiato basso, perché a gonfiare troppo nel gravel si rimbalza. Ho messo a 2,5 atmosfere davanti e anche dietro. E poi ho nastrato sul telaio due gonfia e ripara, perché almeno avrei potuto fronteggiare due forature.

Sei stato il secondo migliore dei nostri, c’era un piano tattico oppure è stata da subito una lotta per restare a galla?

Nel gravel è difficile trovare delle tattiche, perché sono gare tirate dall’inizio alla fine. Non è come su strada, che va via la fuga e puoi decidere di lasciarla andare. Nel gravel bisogna stare davanti dal primo colpo di pedale, a meno che non sei una nazionale come quella del Belgio che ha gli uomini e i numeri per organizzare qualcosa. Per il resto, siamo grandi e anche vaccinati, quindi sappiamo gestire i momenti. Magari se ci troviamo in due davanti, ci gestiamo. Ma fondamentalmente bisogna avere tante gambe, che è l’unico modo per fare qualcosa. E noi ci abbiamo provato. Abbiamo cercato di difenderci con le unghie e coi denti e dove possibile abbiamo cercato di stare davanti.

Sei mai riuscito a vedere i primi?

Per come è andata la partenza, non li ho mai visti. Forse, se non avessi sbagliato quella curva, se avessi fatto una buona partenza e non fossi caduto, magari li avrei potuti avvicinare. Invece dopo pochi chilometri ero veramente dietro. Ho recuperato, recuperato e recuperato ancora, ma loro erano già andati. Non ho grossi rimpianti perché ho dato tutto e il fatto di cadere nel gravel è all’ordine del giorno. Come il salto di catena e altri inconvenienti che bisogna mettere in conto.

Continuerai a fare gravel?

Sicuramente è una bella esperienza. Partecipare a questo genere di questi eventi è sempre gratificante, per cui se ci saranno altre possibilità, risponderò presente. E’ una disciplina nuova, questo si sa, quindi magari non c’è ancora un grandissimo interesse generale. Però se mai si comincia, mai si può arrivare, giusto? Le potenzialità ci sono tutte, soprattutto vedendo il parterre dei corridori presenti. Non è che fossero lì a caso…

Zurlo è stato tricolore gravel nel 2023. Qui in azione alla Serenissima Gravel, chiusa in 12ª posizione
Zurlo è stato tricolore gravel nel 2023. Qui in azione alla Serenissima Gravel, chiusa in 12ª posizione
Come va con gli acciacchi?

Serviranno di sicuro 2-3 giorni. Ieri mi sono svegliato che avevo male ovunque, le braccia, le gambe, la schiena… Sono state cinque ore tirate dall’inizio alla fine e anche se stai a ruota, sugli sterrati fai fatica. Farò un massaggio domani, ma quello è soggettivo. Se uno si trova bene a farli tutti i giorni, se li può fare tutti i giorni, allora fa bene. Intanto bisogna recuperare bene e poi si farà un bel massaggio in vista del fine settimana. Correrò gli europei di Asiago e poi vediamo per la Serenissima Gravel. In ogni caso mi aspetta un bell’inverno di lavoro. Ho qualche trattativa, sicuramente andrò avanti. Adesso l’obiettivo è che mi passi in tempo questo mal di tutto…

Vittoria Terreno Dry, lo pneumatico gravel campione del mondo

24.10.2022
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Due medaglie d’oro conquistate nel primo campionato del mondo dedicato al gravel. Pauline Ferrand-Prévot e Gianni Vermeersch hanno alzato le braccia al cielo a Cittadella in sella ai Vittoria Terreno Dry. Pneumatici in grado di destreggiarsi sui terreni asciutti, duri e sconnessi del percorso iridato a velocità impressionanti. 

Affidabili e scorrevoli queste coperture hanno colmato il divario tra battistrada slick e battistrada per tutte le condizioni. La chiave di questo successo è l’esclusivo design a “squame di pesce” angolate, che consente alla parte centrale del battistrada di rotolare velocemente e fornire trazione in curva e in frenata.

Scelti per vincere

Sia Ferrand-Prévot che Vermeersch hanno avuto una cosa in comune oltre a vincere davanti a tutti. Entrambi si sono affidati alle gomme gravel Vittoria Terreno Dry, come hanno fatto molti altri corridori durante il weekend, scegliendo tra un’ampia gamma di quattro diverse misure, da 31 mm a 38 mm. Oltre alle sezioni differenti sono disponibili due costruzioni, il Tubeless standard più leggero (carcassa Gravel Lite TLR) e quello rinforzato (carcassa Gravel Enduro TNT).

Oltre a tutti i corridori WorldTour dei team sponsorizzati da Vittoria e ai biker come Pauline Ferrand-Prévot, altri specialisti del gravel come Nathan Haas, Nicholas Roche, il Team Amani e il Team Wish One hanno corso utilizzando diverse versioni di Terreno Dry.

Battistrada tecnologico

Il percorso di 190 chilometri del mondiale è stato un banco di prova che ha consacrato i Terreno Dry ai vertici del mercato gravel. Sono stati in grado di eccellere su una combinazione di strade in ghiaia, sentieri boschivi, piste ciclabili e strade asfaltate prima di correre attorno alle spettacolari mura di Cittadella.

Questo modello di punta firmato Vittoria vanta una parte centrale del battistrada a squame di pesce, composto da una serie di forme esagonali che si incastrano tra loro e che sono tutte leggermente inclinate verso l’alto nella direzione del rotolamento. Questo permette allo pneumatico, rotolando in avanti, di salire su queste micro-rampe e dare la sensazione di pedalare su una gomma slick. Al contrario, non appena si frena e la forza va nella direzione opposta a quella del rotolamento, le micro-rampe affondano nel terreno.

Il disegno a squame di pesce fornisce grip e scorrevolezza costanti
Il disegno a squame di pesce fornisce grip e scorrevolezza costanti

Sensazioni di scorrevolezza

Provare per credere, il disegno del Terreno Dry ha un’intelligenza costruttiva che si può misurare toccandolo con mano. Se si fa scorrere il dito in una direzione dello pneumatico e poi lo si fa nell’altra direzione, sembra di toccare due modelli differenti. Infatti è in grado di offrire una presa sul terreno in frenata e in curva che si adatta all’angolo di piega. Questo design si oppone alla deriva e fornisce tutta la trazione di cui si ha bisogno. Frena, sale e, soprattutto, rotola in maniera efficace come si è visto al campionato del mondo. 

Le combinazioni sono svariate. Le tipologie di copertura sono quattro: Tubeless TLR, Tubeless TNT, pieghevole o rigido. Le misure sono cinque: 650x47c e 700x31c-33c-35c-38c. I prezzi consultabili sul sito partono da 22,95 euro.

Vittoria

Oss ci prova, Vermeersch è il primo campione del mondo gravel

09.10.2022
5 min
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Il gravel ha un re e si chiama Gianni Vermeersch. Daniel Oss ha conquistato un argento che non ha il sapore della sconfitta. A pochi metri dall’arrivo ha chinato il capo e lo ha alzato con un sorriso autentico di chi sa di aver dato il massimo per 190 chilometri. «Ho dato il tutto – dice soddisfatto Oss – non ho nessun rammarico. E’ la prima medaglia internazionale a livello individuale e sono felice così».

Temperatura perfetta, merito di un autunno gentile, alleggerito anche da un vento fresco che ha accompagnato gli atleti senza penalizzarli da Vicenza a Cittadella. La fuga di Daniel e Gianni è partita dopo appena 40 chilometri e una volta attestatosi il vantaggio sui cinque minuti per il gruppo dietro si è pensato solo alla medaglia di bronzo. Mathieu Van Der Poel, ha provato ad organizzare l’inseguimento, ma la polvere dello sterrato veneto non ha permesso una rincorsa costante e si è dovuto accontentare del bronzo. Il merito è anche della nazionale italiana e di quella belga che hanno tenuto cucito il vantaggio agendo come pacer per il gruppo. 

La prima medaglia

Per Daniel Oss è arrivata la prima medaglia internazionale e anche se di colore argento ha un significato importante dopo stagioni di umile gragariato in TotalEnergies. Il secondo posto è giunto dopo una fuga di 150 chilometri che ha reso il mondiale un duello alla messicana, tra sguardi, sorsi dalla borraccia e cambi regolari tra l’azzurro e il belga.

«La giornata è stata bellissima – dice Oss – merito di questa manifestazione fantastica di un evento nuovo tutto da scoprire. Ero curioso, volevo esserci ed è andata anche bene con il risultato. L’Italia quando corre vuole competere al meglio e oggi lo abbiamo fatto. Il risultato è stato tutta una conseguenza dello svolgimento».

Daniel ha alzato bandiera bianca e visto sfumare il sogno iridato a cinque chilometri dalla fine. Una beffa che si è tradotta in 43 secondi subita in un mondiale giocato in casa. «Gianni ha solo accelerato nel punto più tecnico – racconta Daniel – l’ha interpretato al meglio. Io ero un po’ con i crampi ed ero affaticato. E’ un format che mi piace che approvo per il futuro. Spero sia d’esempio per le future edizioni con più campioni. Se questa è una prova, è andata benissimo e farà da apripista per tutte le altre».

Un sogno che si realizza

Vermeersch, un talento belga in grado di tirare fuori il meglio di sé su un percorso molto tecnico. In questo mondiale gravel l’approccio ai settori e uno sforzo sempre al limite lo hanno incoronato il migliore di tutti in questa disciplina. Il feeling con la sua Canyon Ultimate Cfr e lo stile si sono visti anche sul percorso perlopiù pianeggiante ma ostico come quello di oggi.

«Mi sento al settimo cielo – dice Vermeersch – è incredibile per me. Era un sogno per me diventare campione del mondo. Ci sono riuscito nella prima edizione dedicata al gravel e ha un sapore davvero speciale».

L’attacco che è valso la vittoria al ventinovenne della Alpecin è arrivato proprio nel finale quando l’arrivo a due sembrava cosa fatta. Tecnica, lucidità e coraggio sono gli aspetti che gli hanno consegnato la maglia arcobaleno sulle proprie spalle. 

«Sapevo che – racconta Gianni – il single track nel circuito finale si adattava alle mie caratteristiche. L’ho fatto a tutta fino alla fine del settore e sono riuscito a prendere un gap di 50 metri su Daniel e ho pensato solo a dare tutto quello che avevo fino alla fine».

Pontoni è soddisfatto della prova degli azzurri che hanno conquistato due medaglie in due giorni tra donne e uomini
Pontoni è soddisfatto degli azzurri che hanno conquistato due medaglie tra donne e uomini

Pontoni orgoglioso

Ieri un bronzo oggi l’argento. L’oro è mancato ma sui volti dello staff e degli atleti si nota un sorriso condiviso da tutti. Sintomo anche che l’onore ai vincitori è stato dato in virtù del fatto che Chiara Teocchi ieri e Daniel Oss oggi hanno dato il massimo.

«Abbiamo interpretato la gara – dice Pontoni – nel modo migliore in cui potevamo interpretarla. I ragazzi sono stati fantastici. E’ un argento pesante e importante anche in visione futura. Oggi ne abbiamo messi tre nei dieci (7° De Marchi, 9° Ballerini, ndr) . Se uniamo le due gare elite di donne e uomini credo che abbiamo fatto un risultato importante».

«L’attacco di Oss – spiega – era una delle nostre varianti previste durante la giornata di gare. Quindi il momento è stato giusto, abbiamo corso in maniera perfetta sin dall’inizio. Gli azzurri hanno corso sempre davanti, nelle posizioni dov’era importante esserci. La squadra è stata encomiabile

«E’ mancato l’oro – conclude Pontoni – ma credo che dobbiamo essere soddisfatti, sono strafelice. Credo che unito al bronzo di ieri abbiamo fatto un mondiale fantastico, approcciando una disciplina che ancora conosciamo poco. Come tecnico sono contento per le scelte che ho fatto. Ringrazio il mio staff perché abbiamo uno staff competente, importante che fa sentire i ragazzi a suo agio».

Mondiale gravel, la nazionale e i ragionamenti di Pontoni

07.10.2022
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Domani e domenica fra Vicenza e Cittadella si correrà il primo mondiale gravel della storia. Daniele Pontoni, cittì azzurro del cross e del gravel, ha diramato nei giorni scorsi delle convocazioni inattese, con nomi come quelli di Davide Ballerini e Daniel Oss, oppure di Sofia Bertizzolo fra le donne, accanto a Barbara Guarischi.

Il mondiale l’ha organizzato Filippo Pozzato con la sua PP Sport Events e sarà destinato ad entrare nella storia di una disciplina in forte ascesa. La formula di partecipazione è inedita rispetto ai canoni delle corse su strada e ricalca semmai (anche se non del tutto) quello delle marathon di mountain bike, con gli elite e i pro’ che partono davanti agli amatori che si sono qualificati. Con il cittì della nazionale abbiamo cercato allora di capire che corsa verrà fuori, quali regole seguirà e in che modo sono state fatte le scelte degli uomini e delle donne.

«Con qualcuno – dice Pontoni – sono state delle proposte mie, ad esempio con la Guarischi. L’ho vista girare in pista a Pordenone ed è nata da lì. Di Daniel Oss invece ho parlato col team manager Amadio. Per Ballerini e altri ho fatto una serie di chiamate anche ai direttori sportivi e ai team manager, innanzitutto per capire chi fossero gli atleti disponibili, su una rosa più ampia che avevo dato, con i nomi che mi sarebbe piaciuto avere per questo mondiale».

Oss e Sagan: i due saranno entrambi al mondiale gravel. Il nome di Oss è venuto fuori da uno scambio fra Pontoni e Amadio
Daniel Oss, qui con Sagan: i due saranno entrambi al mondiale gravel
Hai valutato anche la predisposizione per il fuoristrada fatta magari nelle categorie giovanili o per le classiche del Nord? 

Quelli che avevano fatto esperienza nelle categorie giovanili erano attenzionati, ma qui non dobbiamo pensare solo al fuoristrada, perché comunque è una gara di fondo. Anche per questo siamo e sono stato orientato più su professionisti che arrivano dalla strada, soprattutto anche per il chilometraggio: sia in campo femminile sia in campo maschile. Chiaramente è stata fatta anche questa valutazione tecnica, oltre alla disponibilità degli atleti dei team.

Anche perché il percorso non appare troppo tecnico…

Infatti prima sono venuto a visionare personalmente il tracciato di gara per capire quali potevano essere le attitudini degli atleti per questo mondiale.

Pontoni assieme a Chiara Teocchi, biker, crossista e ora azzurra ai mondiali gravel
Pontoni assieme a Chiara Teocchi, biker, crossista e ora azzurra ai mondiali gravel
Come è nata ad esempio la convocazione di Sofia Bertizzolo, che pure è arrivata quarta al Fiandre?

E’ venuta fuori parlando con il suo meccanico Flavio Longhi e sapendo che lei comunque arrivava dal cross nelle categorie giovanili.

Gli atleti Specialized correranno con le Roubaix, delle bici da strada. Credi che servirà una revisione dei regolamenti?

Al momento, come è giusto essendo all’anno zero, hai una forbice molto larga e lasci libertà un po’ a tutti, come è stato negli anni 90 con la mountain bike. Quindi credo che avremo bisogno di qualche anno per normare questa specialità, che io ritengo abbia un futuro importante.

Come si svolgerà l’assistenza sul percorso?

Come nazionale abbiamo già pianificato proprio ieri sera tutti i punti. Saremo divisi in 3-4 squadre con cui copriremo le 12 postazioni. Faccio un esempio, il gruppo di lavoro che va alla postazione 1 andrà poi alla 4, alla 7 e alla 10. Chi invece farà la 2, poi andrà alla 5, alla 8 e alla 11. E chi fa la 3, poi passerà alla 6, la 9 e la 12. Sarà una corsa nella corsa, come in una Marathon di mountain bike.

Ballerini pavé
Davide Ballerini, esperto di classiche del Nord, porterà in gara la sua Specialized Roubaix
Ballerini pavé
Davide Ballerini, esperto di classiche del Nord, porterà in gara la sua Specialized Roubaix
Dove si deciderà la gara?

Secondo me si cominceranno a vedere grandi cose già all’inizio. Nei primi 35 chilometri capiremo già tanto. Ci sono le due salite e i tratti più tecnici dove tra l’altro è anche più facile bucare o avere degli inconvenienti. Poi si sa, 200 chilometri per gli uomini sono tanti, come pure 140 per le donne.

Quindi ti aspetti subito selezione?

Non si deciderà, ma si delineerà all’inizio. Nelle gare che abbiamo visto fino ad ora, anche se abbiamo poco storico, i corridori arrivano uno alla volta e con distacchi abissali. In più, un mondiale è un mondiale e potrebbe darsi che la corsa diventi anche più tattica. Noi abbiamo la nostra idea di gara e la interpreteremo in una certa maniera. Però dai primi riferimenti capiremo se dovremo adattarci ad altri schemi.

Come funzionerà l’assistenza tecnica e come avete fatto le scelte teniche?

Non si può cambiare la bici chiaramente e si può fare assistenza sono nei punti fissi. I ragazzi avranno quel che serve per essere autosufficienti. Per le scelte tecniche, abbiamo visionato il percorso con tutti i ragazzi e i due che mancano lo vedranno oggi. Abbiamo deciso assieme, anche in base alle caratteristiche dei singoli. Qualcuno si sente più sicuro magari con il 33, qualcuno col 35. Dipende anche dalla guida di ogni atleta, non sarà standardizzato per tutti.

Mathieu Van Der Poel sarà uno dei pezzi grossi al via del mondiale gravel
Mathieu Van Der Poel sarà uno dei pezzi grossi al via del mondiale gravel
C’è la tensione di un vero mondiale?

Il mondiale è il mondiale e ricordiamoci che il primo passerà alla storia. Ma aspetta che vi passo un signore anziano che vuole salutarvi, aspetta…

Chi parla?

Giro di Lombardia 1999.

E’ Mirko Celestino, commissario tecnico della nazionale di mountain bike e vincitore del Lombardia di 13 anni fa, che a Vicenza farà da spalla a Pontoni, nel segno dell’ottima collaborazione trasversale fra i vari settori.

Correrai anche tu?

No, non mi ha convocato. Non capisce niente questo qua di selezioni (ride, ndr). Ne parlavamo ieri con Daniele, mentre eravamo sul percorso con le ragazze. E ci dicevamo uno con l’altro che queste sarebbero state le nostre corse. Sembrano le corse del Belgio con queste stradine, che mi piacevano tanto…

Mirko Celestino, classe 1974, vinse il Lombardia 1999. Oggi è tecnico della nazionale di Mtb e collabora con Pontoni
Mirko Celestino, classe 1974, vinse il Lombardia 1999. Oggi è tecnico della nazionale di Mtb

Il primo mondiale gravel si disputerà fra domani e domenica, nel ricchissimo weekend del Lombardia e dell’Ora di Ganna. Come detto già a suo tempo con Pozzato, è stato organizzato tutto senza riferimenti del passato. Per questo entrerà nella storia e per questo lo seguiremo con grande curiosità. Visti i nomi al via, non sarà certo una corsa banale. 

Da Vicenza a Cittadella, Pozzato e i sentieri del mondiale gravel

08.09.2022
8 min
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Una giornata con Pippo Pozzato e Angelo Furlan sul percorso del mondiale grave del prossimo 8-9 ottobre. Da Vicenza a Cittadella.

Il primo mondiale gravel della storia si correrà in Veneto l’8-9 ottobre, organizzato da Pippo Pozzato con la sua PP Sport Events. Le candidature non mancavano, dalla Toscana agli Stati Uniti, ma alla fine l’UCI ha scelto il progetto del vicentino. E il sopralluogo tecnico effettuato lunedì scorso (in bici) lungo i 194 chilometri del tracciato hanno confermato la bontà della scelta.

Appuntamento a Sandrigo, si parte col furgone e si va a prendere Furlan a Vicenza
Appuntamento a Sandrigo, si parte col furgone e si va a prendere Furlan a Vicenza

A Sandrigo per le 8

Questa è la storia di un viaggio alla scoperta del percorso e dei ragionamenti che hanno portato a tracciarlo, fatto ai primi di settembre con Pozzato e Angelo Furlan che, assieme a Marco Menin, si è occupato di tracciare la rotta. Appuntamento alle 8 nell’ufficio di Sandrigo e poi via per tutto il giorno.

«Il mondiale – racconta Pozzato – è un’opportunità importante per alzare l’asticella. Ogni anno stiamo facendo qualcosa in più, perciò insieme a tutta la squadra abbiamo deciso di buttarci in questa avventura. Ho dei ragazzi veramente bravi, la nostra forza sono l’energia e la voglia di fare. Sicuramente sarà difficile, perché comunque il primo è sempre più difficile, non c’è un precedente cui paragonarsi. Abbiamo dovuto prendere ogni cosa con le pinze. Però con il lavoro e l’entusiasmo, con l’energia della gente giovane che lavora con noi, sicuramente riusciremo a portarlo a casa come vogliamo».

Il via da Vicenza

Si parte da Vicenza, dal centro della città, dove l’Assessore allo Sport Matteo Celebron passa per un saluto su una bici del Bike Sharing della città che crede e punta sulla mobilità sostenibile. Due indicazioni per il giorno della gara e si parte. Piazza dei Signori e poi i portici di Monte Berico. Da lassù, in una viuzza sterrata poco dopo il santuario dove Gilbert vinse la tappa al Giro 2015, verrà dato il via ufficiale. I chilometri finali saranno 194.

«In Veneto abbiamo un territorio meraviglioso – racconta Furlan – e fare questo mondiale è motivo d’orgoglio. Ci siamo messi a scoprire posti che non conoscevamo, sebbene fossero dietro casa. Per disegnare il percorso, c’è voluto un mese di ricerca su software (hanno utilizzato Komoot, ndr). Però poi sono servite circa 80 ore pedalate per farlo tutto. Si parte con una cartolina su Vicenza. Poi si si passa da un ambiente urbanizzato e dalle meraviglie dell’Unesco ad altre prettamente bucoliche. E si finisce con le mura di Cittadella, costeggiando Padova».

Lungo il Bacchiglione

Monte Berico è la prima salita nel tratto di trasferimento. Quindi i primi sterrati, la discesa e la seconda salita, in asfalto e lunga circa 2 chilometri, prima di scollinare verso il lago di Fimon e lasciarsi Vicenza alle spalle.

A questo punto le difficoltà altimetriche sono finite, d’ora in avanti il percorso è un continuo dentro e fuori fra settori asfaltati, altri di sterrato e ciclabili. Anche se una delle brutte sorprese è stata che proprio alcune ciclabili sono state asfaltate e mantenere la quota dell’80% di sterrato ha richiesto qualche deviazione in più.

Gli elite correranno da Vicenza a Cittadella (140 km) + 2 giri di un circuito di 27 km: totale 194 km

Fino a Padova si costeggia il Bacchiglione, un po’ sull’argine e un po’ sulla ciclabile. Ed è proprio la stradina sotto e sopra i ponti di Padova a immettere il mondiale in uno dei settori gravel più caratteristici.

«Dal punto di vista del viaggio – dice Furlan – la parte che più piacerà al ciclista è proprio quella centrale. Lasci Vicenza e poi ti involi in questi lunghi tratti all’interno, nei campi che sembrano non finire mai. Ecco quella secondo me è la parte più bella».

Ritorno a Piazzola

La parte pianeggiante finisce a Piazzola sul Brenta, arrivo della Serenissima Gravel, dove il mondiale passerà costeggiando Villa Contarini e prendendo la via del circuito finale che si snoderà attorno Cittadella. L’occasione di qualcosa da bere e l’incontro con un vecchio amico permettono di approfondire il discorso.

«Con il presidente Zaia e la Regione Veneto – dice Pozzato – l’idea è quella di valorizzare il territorio. Abbiamo la fortuna di avere delle cittadine e delle città come Vicenza, Cittadella e Padova che credono molto nel progetto ciclismo. Siamo partiti l’anno scorso con le nostre gare e la cosa che vogliamo fare è piantare la bandierina e mantenerla negli anni, per poi crescere anche in altre parti d’Italia. Sicuramente però noi veneti abbiamo a cuore il nostro territorio, ci teniamo molto e la politica ci aiuta».

Il passaggio da Piazzola, sede di arrivo della Serenissima Gravel
Il passaggio da Piazzola, sede di arrivo della Serenissima Gravel

Il Carrefour de l’Arbre

A Cittadella ci aspetta Diego Galli, l’Assessore allo Sport. Un rapido saluto, la promessa di chiudere in centro con un aperitivo e si parte alla scoperta del circuito. E qui il gravel diventa impegnativo.

«Dal punto di vista tecnico – Furlan annuisce e spiega – per gli elite che faranno la parte finale, sicuramente via Giovo sarà una sorta di Carrefour dell’Arbre di Cittadella. Stradina stretta. Pietre. Fango. La gobba al centro e in fondo la curva a 90 gradi. Questa va a sinistra, alla Roubaix a destra, ma siamo lì. Quella è la parte più bella per chi farà il percorso completo».

Il fondo è dissestato, l’unica soluzione sarà far girare il rapporto e sperare di… galleggiare sulle pietre. Dice Furlan che la scelta di gomme, pressioni e rapporti dipenderà dallo stato delle strade e se avrà piovuto o meno.

L’arrivo a Cittadella

Via Giovo farà la selezione finale, poi il gruppo andrà verso l’arrivo nel centro di Cittadella, nella stessa piazza da cui lo scorso anno partì il Giro del Veneto.

«Tutto quello che ho criticato da corridore – dice Pozzato davanti al prosecco che chiude la giornata – mi sono promesso di metterlo in pratica insieme al mio team, per cogliere le opportunità che magari non vengono quando si mantiene l’approccio tradizionale. Vorrei innovare per quanto possibile questo sport e farlo diventare attrattivo specialmente per i giovani, affinché non scappino verso altri verso altre discipline».

«Io penso – prosegue – che il ciclismo sia lo sport più bello del mondo. La cosa che magari abbiamo sbagliato negli anni è come l’abbiamo comunicato. Noi stiamo cercando di farlo in maniera diversa per portare a casa dei giovani che possono essere i protagonisti dei nostri eventi. Non solamente l’atleta, ma anche lo spettatore deve essere protagonista e sentirsi partecipe dell’evento».

Mancano 30 giorni al primo mondiale gravel della storia. Sabato 8 ottobre correranno le donne, il giorno dopo toccherà agli uomini, suddivisi per fasce di età. Una sorta di maratona, con gli elite davanti e dietro il resto del mondo.

La prima pietra è stata messa, gli atleti si stanno qualificando da tutto il mondo. Siamo davvero curiosi di vedere come andrà a finire. In questo spicchio di veneto fra i Colli Berici e le pendici del Grappa, si sta lavorando davvero a testa bassa.