Bastianelli, leggi qua: parlano tutte di te

16.07.2023
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Dicono che bisogna ritirarsi dalla scene agonistiche quando si è al top per lasciare il ricordo migliore. E quando Marta Bastianelli alla nona tappa del Giro Donne è salita sul suo ultimo “podio-firma” la commozione si è diffusa in tutto il gruppo. Il suo addio era stato ampiamente preventivato dalla stessa campionessa, ma per tutti quanti – presenti e non – è stato un momento toccante. Uno di quelli che metabolizzi solo quando avviene realmente.

Tanti hanno voluto omaggiare la carriera dell’atleta del UAE Team ADQ e delle Fiamme Azzurre sui propri profili social. Noi abbiamo voluto raccogliere qualche pensiero profondo di chi la conosce bene. Difficile limitarsi ad una semplice battuta.

Giorgia e Marta

Nel 2007 Stoccarda si tinge d’azzurro. Il successo iridato di Paolo Bettini è anticipato di 24 ore da quello della ventenne Bastianelli che trionfa in solitaria. Terza, e perfetta nel coprirle le spalle, finisce Giorgia Bronzini dietro alla già terribile Marianne Vos.

«Con Marta – ci racconta la piacentina diesse della Liv Racing TeqFind – sono stata bene negli anni in cui abbiamo condiviso la maglia della nazionale. Per me è una cosa speciale pensare di esserle stata utile quando ha vinto il mondiale. Nella sua vita ha dimostrato la professionalità ed il suo grande valore, sia umano che sportivo. Non solo ha avuto grandi successi, ma dopo la nascita della figlia ha saputo ritornare ad altissimi livelli. Sicuramente si farà sentire la sua uscita. Un’atleta come lei conta in un team. Era una delle voci più autorevoli del gruppo. E’ un’altra delle grandi che lascia l’attività agonistica, ma spero che lei possa trovare una sua dimensione in questo mondo. Per me ha le qualità per far crescere delle nuove leve e trasmettere loro passione e grinta».

Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)
Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)

Anna e Marta

Bastianelli in carriera ha militato in tante squadre, nelle quali è sempre riuscita a stringere rapporti umani intensi. In sette degli ultimi otto anni Anna Trevisi è stata una sua fedelissima, fatta eccezione nel 2019 quando Marta andò alla Virtu Cycling.

«Ci siamo conosciute – dice la passista reggiana – nel 2016 all’Alè Cipollini. E siamo diventate amiche da subito. Ci siamo legate tanto praticamente dal primo giorno. Poi siamo rimaste sempre nella stessa squadra, che l’anno scorso è diventata l’attuale UAE Team ADQ. Onestamente ho tanti ricordi con lei, ma l’aneddoto più divertente è successo proprio quest’anno alla Spar Flanders Diamond, l’ultima gara che abbiamo corso assieme (l’11 giugno, ndr). Lei è sempre stata riconosciuta da tutti come una ragazza estremamente precisa, ma in quell’occasione è riuscita di dimenticarsi a casa le scarpette da gara. Non le era mai successo niente di simile in tanti anni (sorride, ndr). Ora, nel suo post carriera, io la vedrei bene come ambassador di qualche brand ciclistico. Secondo me qualcuno dovrebbe pensarci».

Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche
Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche

Elena e Marta

Uno dei legami più stretti forse Bastianelli ce l’ha con Elena Cecchini. La friulana della SD-Worx è stata una delle prime a dedicare un post social, anche se siamo certi che le aveva già espresso tutto a voce, di persona. In comune hanno tanti momenti, non solo quel 5 agosto 2018 a Glasgow nel quale Marta vince l’europeo ed Elena sullo slancio finisce quarta, dopo aver lavorato per lei.

«Nel 2012 – spiega Cecchini – mi sono trovata compagna di Marta sia nella Mcipollini-Giambenini-Gauss sia nelle Fiamme Azzurre. Siamo rimaste assieme ancora l’anno successivo nella Faren prima della sua maternità e da lì le nostre strade sportive si sono divise, non certo quelle personali. Durante le nostre carriere non sono mancate le sfide tra di noi e le nostre squadre, ma il rapporto si è sempre rafforzato. Ho cinque anni in meno e l’ho sempre vista come un riferimento. Conoscendola meglio ho scoperto che abbiamo entrambe un carattere forte e soprattutto gli stessi valori, come la famiglia. Abbiamo avuto sempre tanta sintonia, tanto da fare spesso le vacanze assieme».

«Marta – prosegue – è un’atleta vecchio stile, molto diretta sia con le giovani che con le veterane. E’ sempre stata molto carismatica. Tutti ascoltavano quando parlava, ha sempre dimostrato più esperienza della sua età. E’ una leader naturale. Adesso sono le altre che ti devono riconoscere la leadership. E’ difficile dire chi potrà raccogliere la sua eredità, per me sarebbe un onore se potessi farlo io.

«Dopo la nascita di Clarissa – conclude Cecchini – Marta è cambiata. Guardava le più forti in gruppo e non aveva paura di nessuno. Mi ha insegnato a credere sempre in se stessi. Poi a livello organizzativo è sempre stata il top facendo combaciare gli impegni agonistici con la famiglia. Adesso credo che debba vivere al meglio la transizione da corridore al post carriera. Sarebbe bello rimanesse nell’ambiente, però sono certa che deciderà per il meglio, come ha sempre fatto».

Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo
Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo

Sofia e Marta

C’è un altro quarto posto che entra di diritto – legato a doppia mandata – ad un altro grande successo, forse il più emozionante, di Bastianelli. E’ quello di Sofia Bertizzolo al Fiandre 2019. Corrono assieme alla Virtu Cycling e nel finale la ragazza di Bassano del Grappa funge da prezioso punto d’appoggio per la sua capitana.

«In generale su Marta – commenta Bertizzolo – posso dire che è una grandissima persona. Si è sempre dedicata alle giovani e ha sempre un pensiero di crescita verso le persone che le stanno attorno. E’ un continuo stimolo per lei essere critica in modo costruttivo. Dal punto di vista agonistico invece si racconta da sola. Forse è stata incostante per tanti motivi, ma si è ricavata una carriera incredibile in cui non manca nulla. Ogni tanto ripenso a quel Fiandre. E’ stato impagabile. Ricordo le parole di Bjarne Riis (il diesse della Virtu, ndr) alla radio nel finale, che abbiamo gestito in maniera splendida. Eravamo in una situazione di forza e superiorità numerica. E poi Marta quel giorno voleva vincere. Quando lei voleva vincere, non ce n’era per nessuno. Mi mancherà tanto (dice con un pizzico di emozione, ndr)».

«La sua forza in bici – continua – era la visione di gara. Magari le piacerebbe fare la diesse, ma credo che dall’ammiraglia perderebbe questa sensibilità. Posso dire invece che sarebbe un peccato non sfruttare la sua conoscenza per la nostra Federazione. Potrebbe essere utile nei ritiri invernali o a metà anno, tenendo conto che magari potrebbe avere ancora un po’ di voglia di pedalare per restare a contatto con le giovani. Sarebbe importante non farsela scappare. Questo potrebbe essere il ruolo più calzante per Marta».

In bici con una pro’. Una sgambata con Anna Trevisi

18.12.2022
5 min
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Capita anche di ritrovarsi spalla a spalla con una professionista. Chi va in bici sa bene che in sella si parla meglio che in altre occasioni. La bici è anche un grande mezzo di comunicazione che appiana timidezze e differenze. Durante il test della Colnago V4RS abbiamo fatto una sgambata con Anna Trevisi, atleta della UAE Adq.

Poche parole e siamo subito entrati in sintonia con la simpaticissima emiliana. Gli argomenti sono spaziati un po’ ovunque. Un po’ come accadde qualche mese fa con Giovanni Lonardi.

In questa pedalata siamo andati dalla costa del Tirreno di Lido di Camaiore, alle sue colline retrostanti. L’abbiamo osservata pedalare: composta, potente nonostante non sia una gigante. Cauta in discesa sul bagnato, attentissima al traffico in pianura. Elegante quando si alzava sui pedali. Un (o una) professionista si nota anche da questi dettagli.

La pedalata con Anna Trevisi. La reggiana si appresta ad affrontare la sua 12ª stagione da elite
La pedalata con Anna Trevisi. La reggiana si appresta ad affrontare la sua 12ª stagione da elite

Evoluzione in corso 

Appena partiti Anna chiede se il passo va bene. Il computerino segna i 30 all’ora e poi anche di più. Ma si va via facili, facili. La Trevisi ha appena finito un test e vuole smaltire un po’ di acido lattico.

Non appena la strada lo consente ecco che ci si affianca. E s’inizia a parlare. 

«Certo che ormai siete delle vere atlete – le diciamo – si vede anche dal fisico. Rispetto a qualche anno fa adesso siete tutte ben strutturate, scolpite. Una volta lo erano davvero in poche».

«Sì, le cose stanno cambiando – ribatte la Trevisi – l’avvento del professionismo ha smosso parecchio le acque. Ma ci sono alcune ragazze che se le guardi dal collo in giù sono “degli uomini”, hanno strutture fisiche parecchio marcate. E certe differenze sono ancora grandi.

«Sì, io adesso vado più forte che in passato, ma resta difficile stare davanti. I ritmi sono davvero elevati».

La Trevisi, 30 anni, è un’atleta di sostanza, una gregaria sulla quale puoi fare affidamento. Nel 2010 ha vinto il titolo europeo juniores e con quella credenziale mica da poco è passata tra le elite. Ma prima non era come adesso. Le ragazze erano molto meno tutelate e anche in fatto di preparazione e di supporto alle gare l’approccio era ben differente. Molto più allo “stato brado”.

«Immaginate cosa significasse passare dalle juniores alle elite? Che salto? Dal fare 70 chilometri di gara, al doppio. Dal 52×14, ai rapporti liberi. Sono passata dalle ragazzine a gente tosta come la Teutenberg. La Teutenberg… (sottolinea ancora una volta quasi a ripensare a quell’epoca, ndr). E chi lo vedeva l’arrivo all’inizio. Ancora oggi vieni catapultata in un altro mondo. E fai fatica a ritrovarti».

«Il ciclismo femminile cresce, ma non è così facile ancora. Per esempio noi non abbiamo la categoria under 23».

Però ribattiamo che questa, seppur timidamente, si sta affacciando. La UEC ci crede nelle under 23 femminili e in generale la visibilità del movimento sta aumentando. Lei annuisce ma lasciando intuire al tempo stesso che la strada è lunga.

Per Anna sei stagioni alla Alè-BTV Ljubljana: è qui che c’è stato il salto di qualità
Per Anna sei stagioni alla Alè-BTV Ljubljana: è qui che c’è stato il salto di qualità

Da Alé a UAE

Si sale ancora. I tornanti a volte strappano duramente. Ci si guarda attorno e anche se il cielo è grigio si apprezza lo stesso il panorama. Anna pedala facile, facile. Noi un po’ meno! Ma il fiato per chiacchierare c’è. Si passa dai dialetti italiani, al triathlon. Ma poi si torna sul ciclismo.

«Qui alla UAE Adq si sta bene – va avanti Anna – lo status di professionista ci voleva. Facciamo una gran fatica. Ma se siamo qui il merito è anche di donne come Alessia Piccolo che tanti anni fa ha creduto nella squadra femminile. Alessia ha portato avanti questa sfida con una determinazione pazzesca. Sono stata sei anni all’Alé. Era una vera famiglia. Qui chiaramente ci sono altre opportunità che vanno di pari passo con il movimento. Ma Alessia tutt’ora la sento».

E’ bello ascoltare certi discorsi. L’entusiasmo e il coinvolgimento di come racconta. Si riesce a percepire “da dentro” l’evoluzione di questo mondo che per anni è stato prettamente maschile e maschilista. E per una donna, manager o atleta che sia, affermarsi è ancora più difficile.

Con la Bastianelli…

Ma in bici si parla anche di argomenti tecnici. La Trevisi ci racconta della sua voglia di provare una gravel, che quest’anno ha fatto 18.000 chilometri e soprattutto del suo lavoro in gruppo. Lei è una fidatissima di Marta Bastianelli.

«Spessissimo sono io che le tiro la volata – spiega la Trevisi – Ma il mio lavoro non è solo nel finale di corsa. Parte da molto prima. Per esempio quest’anno in una delle prime tappe del Giro d’Italia Donne ho chiuso su non so quante fughe. O in un’altra corsa in Spagna, se ben ricordo, avevo tirato all’inizio per controllare la fuga, nel finale l’avevo portata avanti e poi le avevo tirato anche la volata. Marta aveva poi vinto. Quel giorno mi ha detto: “Anna ma che lavoro hai fatto!”.

«E ti piace questo ruolo di “ultima donna”?», le chiediamo.

«Tantissimo – risponde la Trevisi – Quando Marta vince sono quasi più contenta che se dovessi vincere io. C’è un grande lavoro dietro e fa piacere vederlo finalizzato.

«Tante volte non è solo tirare la volata. Magari Marta ti chiede di starle dietro perché non vuole avversarie a ruota. La devo proteggere. E questo lavoro è quasi più difficile che tirarle la volata… perché tutte vogliono la ruota della Bastianelli».

La salita sta quasi per finire. Come sempre, quando si va in bici si gioca anche. Lanciamo lo sprint per il Gpm. Il risultato? Meglio che resti un segreto!

Viaggio nel nuovo Giro Donne: Trevisi racconta…

16.07.2021
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Quando il purgatorio ti può portare di nuovo al paradiso. Il tasto rewind ci riporta allo scorso fine settembre quando l’Uci declassò l’allora Giro Rosa da gara World Tour a 2.Pro principalmente a causa della mancata diretta televisiva di almeno 45 minuti (richiesta dal massimo organo ciclistico internazionale) ma anche per un malcontento generale – mai dichiarato ufficialmente – da parte dei partecipanti e di qualche addetto ai lavori italiano e straniero.

Fu un duro colpo, ma a distanza di nove mesi i neo-organizzatori PMG Sport/Startlight di patron Roberto Ruini hanno partorito un format rinnovato – a partire già dal nome, Giro d’Italia Donne – che dal 2 all’11 luglio ha fornito uno spettacolo oltre le migliori aspettative.

Il nuovo Giro organizzato da PMG Sport ha puntato molto anche sull’immagine
Il nuovo Giro organizzato da PMG Sport ha puntato molto anche sull’immagine

Scorrendo la classifica finale troviamo Anna Trevisi della Alè BTC Ljubljana (in apertura con la famiglia di Soraya Paladin) che, a dispetto dei suoi freschi 29 anni, è una veterana sia della sua squadra (alla sesta stagione) sia del movimento femminile (alla sua undicesima annata da elite) e che proprio in questi giorni (era il 18 luglio) nel 2010 firmava la vittoria al Campionato europeo juniores in Turchia.

L’atleta reggiana quest’anno ha disputato il suo ottavo Giro d’Italia Donne, portandolo a termine per la seconda volta in carriera dal 2012, perchè «gli altri anni – spiega – per una caduta o per una serie di altri imprevisti non riuscivo mai ad arrivare alla fine», ma ha la giusta esperienza per darci tanti validi riscontri sull’edizione appena conclusa.

Un Giro d’Italia corso in appoggio di Marta Bastianelli
Un Giro d’Italia corso in appoggio di Marta Bastianelli
Anna, iniziamo dalla tua prova. Com’è andata?

Sono soddisfatta del mio Giro, dovevo lavorare in particolare per Marta (Bastianelli, ndr) e credo di avere svolto il mio compito bene. In realtà ero preoccupata prima di partire perché a metà aprile, dopo una buona primavera (quinto posto a Mouscron in Belgio ad inizio aprile, ndr), ho preso il covid ed una una volta negativizzata ho fatto solo cinque giorni di gara da inizio giugno. Al campionato Italiano in Puglia, in una giornata torrida e ventosa, sono stata in fuga solitaria a lungo e ho avvertito impressioni positive.

Quali sono state le tappe migliori e peggiori?

La cronosquadre di apertura è andata molto bene, siamo arrivate in quattro ed abbiamo fatto terze, ma la giornata in cui sono andata meglio è stata quella di Carugate (quinta frazione, ndr) dove Marta ha fatto quinta in una volata molto combattuta e io sono riuscita a fare un piazzamento appena fuori dalla top ten. La giornata peggiore invece è stata la terza ad Ovada, quando abbiamo preso la pioggia per buona parte della tappa. Non amo il freddo e ho sofferto abbastanza.

Bisogna ricordare inoltre che arrivavi da un periodo tribolato a causa dell’infortunio al piede.

Esatto, diciamo che ero, forse sono ancora, in credito con la fortuna e adesso sono contenta moralmente. Per questo devo ringraziare il mio preparatore Luca Zenti (che la segue da ottobre 2020, ndr) col quale ho impostato il lavoro di recupero avendo sempre più buone sensazioni.

Per la Alè-BTV Ljubljana il Giro ha portato buoni piazzamenti con Guderzo e Bastianelli
Per la Alè-BTV Ljubljana il Giro ha portato buoni piazzamenti con Guderzo e Bastianelli
Invece riguardo al nuovo Giro quali impressioni hai avuto rispetto a quelli che avevi corso in passato?

Molto buone, direi ottime, su tutto. All’estero molte gare a tappe sono cresciute step by step, mentre dalla mia prima partecipazione fino a quella dell’anno scorso non avevo mai notato e visto alcun cambiamento al Giro. Non era sempre organizzato da WorldTour benché godesse di questo status. Quest’anno invece è stato proprio il contrario.

Spiegaci meglio.

Dal trattamento generale verso noi atlete, ad esempio con hotel di buona qualità, ai percorsi. Dai premi, alla migliore visibilità. A fine Giro ho letto dati molto interessanti relativamente alla copertura mediatica e social, per il nostro movimento è fondamentale. In più siamo andate molto forte, il livello delle atlete in gara era molto buono.

Hai accennato ai percorsi. Il tracciato, che gli altri anni sembrava troppo duro, com’era?

Era un’altra mia preoccupazione, data dai precedenti disegni del Giro e anche dalla mia condizione che era un’incognita. Invece è stato un Giro equilibrato con spazio per tutte le tipologie di corridore. Tuttavia mi sento di fare un appunto.

Anna ha 29 anni e ha sulle spalle 8 Giri d’Italia: il nuovo l’ha colpito
Anna ha 29 anni e ha sulle spalle 8 Giri d’Italia: il nuovo l’ha colpito
Vai pure.

Diciamo che, dopo una cronosquadre iniziale e con un arrivo in salita impegnativo come quello di Prato Nevoso, alla seconda tappa il Giro era già deciso. Poi la cronoscalata della quarta frazione ha definitivamente messo il sigillo di chiusura. Forse si poteva pensare ad una distribuzione diversa delle tappe, soprattutto le crono e quelle di montagna, in modo da lasciare un po’ più di incertezza e interesse per la fine. Ma so che alcune tappe erano già state assegnate da tempo. Quindi va bene così e il prossimo Giro sarà ancora più bello di quest’anno.

Chiudendo, quali sono i tuoi prossimi programmi ed obiettivi. Visti i percorsi di europei e mondiali puoi ambire ad una convocazione in nazionale?

Un pensierino alla maglia azzurra ce lo faccio sempre, ma bisogna giustamente vedere cosa deciderà il cittì Salvoldi. Io intanto dovrei tornare in gara in Francia al Tour d’Occitanie (dal 3 all’8 agosto, ndr) cercando di fare molto bene con la mia squadra e di farmi trovare pronta in caso di chiamata.

Anna Trevisi, Tatiana Guderzo, Tour Down Under 2020

Piccolo, il WorldTour e un’azienda da guidare

01.11.2020
3 min
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Alessia Piccolo è la titolare dell’unica squadra italiana di WorldTour. E’ appassionata di ciclismo. Partecipa alle Gran Fondo. Della sua Alè Btc Ljubljana segue la parte logistica e quella dell’immagine. Di ciclismo, insomma, ne sa parecchio. Ma le piace anche giocare con la moda. Il suo altro lavoro, infatti, quello che altrove si definirebbe “più serio”, è dirigere la Alè Cycling, l’azienda che ha portato le sue note di colore nel vestire del ciclismo.

Alessia Piccolo, Ale Cycling
Alessia Piccolo, manager d’azienda e della squadra WorldTour (foto Alè Cycling)
Alessia Piccolo, Ale Cycling
Alessia Piccolo, manager a 360° (foto Alè Cycling)

Fra bici e azienda

In questo momento di pandemia e le comprensibili difficoltà che essa porta con sé, il discorso è un andare e venire tra il ciclismo e la vita quotidiana.

«Fino a metà ottobre – dice – non avevamo particolari limitazioni, se non le attenzioni rimaste dopo il lockdown. In azienda diamo la mascherina ogni giorno, igienizzante da tutte le parti, prendiamo la temperatura, si va in bagno uno per volta. Cerchiamo di stare attenti. Il rientro dopo la chiusura è stato uno choc. Il mondo reclamava le sue forniture, tanto che un giorno ho detto ai ragazzi che se fosse successo ancora, sarei scappata a Tenerife per tornare quando fosse tutto finito. E mentre stai attenta a tutto questo, scopri che la squadra resta bloccata in Belgio per un tampone positivo. Ci credo che Tatiana (Guderzo, ndr) non sia contenta, sono rimaste su per 20 giorni. Ma alla fine, sono cose che possono succedere…».

Gaudu ha vinto alla Vuelta vestito Alè Cycling
Gaudu alla Vuelta, vestito Alè Cycling
Perché il ciclismo femminile?

Non solo perché mi piace pedalare, anche perché vedo una forte crescita. Siamo ancora ai primi passi, ma la soddisfazione di essere arrivate nel WorldTour è enorme. Prima le straniere non si avvicinavano, adesso vogliono venire a correre da noi. Prima eravamo poco credibili.

Anche l’immagine del ciclismo femminile è cambiata.

Vero, non sono più solo maschiacci, ma si vedono in giro delle belle ragazze che tengono al loro aspetto. Prima si puntava solo sul ciclismo come sport di fatica. Oggi la fatica è sempre quella, ma se prima metti un filo di trucco, perché dovrebbe essere un problema?

Facile produrre per le ragazze?

Facilissimo (si fa una risata, ndr). In azienda siamo un gruppo di donne e andiamo tutte in bici. Però ce la caviamo bene anche col maschile. Abbiamo la Movistar e anche la Groupama (nel giorno dei campionati italiani di Breganze, in cui si è svolta l’intervista, Gaudu ha vinto alla Vuelta e Kung ha vinto il campionato svizzero. Vestiti Alè Cycling, ndr). Disegno io i capi, sono molto esigente.

Ma la moda è un’altra cosa?

Ci si diverte di più a disegnarla e seguirla. Fai colori inusuali, puoi spaziare e osare di più.

In che modo le vostre atlete sono testimonial del brand?

A parte vestire Alè Cycling in gara e allenamento, spesso le coinvolgo come tester di prodotti, anche se qualche altro sponsor mugugna. Bastianelli, Trevisi e Guderzo a volte escono con capi nuovi da provare, perché è molto importante avere chi ti dà una mano e pareri obiettivi.

Tatiana correrà anche il prossimo anno.

Uno dei regali del Covid. Avrebbe voluto smettere quest’anno con le Olimpiadi, proverà a farlo nel 2021. Poi potrebbe anche pensare di diventare direttore sportivo, perché vede bene la corsa ed ha un’esperienza infinita. Affiancata agli altri tecnici, può far crescere la squadra e restare un riferimento per le più giovani.

Passerà la tempesta?

Passera quando troveranno un vaccino. E nel frattempo spero che il Governo capisca che la salute è importante, ma l’economia è alla base di tutto il resto.