Donne junior: verso Cali, il grande lavoro di Masotti

09.09.2023
6 min
Salva

Il viaggio attorno agli junior azzurri pluri-medagliati al mondiale in pista a Cali fa scalo da Fabio Masotti, collaboratore tecnico del cittì Marco Villa. Così come era successo per le olimpiadi di Tokyo e per tanti altri eventi, durante la rassegna iridata di Glasgow, Masotti era rimasto a Montichiari a lavorare con i più giovani proprio in vista della trasferta colombiana. A lui il compito di seguire principalmente le ragazze (in apertura è con Anita Baima). E quando ad inizio agosto eravamo stati a Montichiari a vedere gli ultimissimi preparativi per la Scozia, il tecnico friulano ce lo aveva anticipato.

«Abbiamo buone sensazioni col gruppo junior – spiega il friulano – secondo me conviene risentirci al nostro rientro». Detto, fatto. Italia migliore nazionale a Cali con quattro ori e altrettanti argenti e bronzi.

Fabio Masotti è nato a Udine nel 1974. Tesserato con le Fiamme Azzurre, ha corso fino al 2012 (foto FCI)
Fabio Masotti è nato a Udine nel 1974. Tesserato con le Fiamme Azzurre, ha corso fino al 2012 (foto FCI)
Fabio avevi ragione, è andata alla grande in Sudamerica.

Il bilancio generale è stato davvero ottimo. Anzi è un medagliere per cui farci sempre la firma prima di partire. Siamo molto soddisfatti, soprattutto in relazione alla preparazione che abbiamo svolto. Andando nello specifico, ho lavorato con le juniores. Non siamo riusciti a fare più di tanto perché Venturelli e Toniolli erano a Glasgow, quindi le prove del quartetto le abbiamo affinate in Colombia. Anzi, le due settimane precedenti sono state un po’ difficili perché si sono allenate poco assieme. A maggior ragione avevamo programmato di arrivare a Cali diversi giorni prima dell’inizio dei mondiali (disputati dal 23 al 27 agosto, ndr) sia per smaltire il fuso orario sia per sistemare gli ultimi automatismi prendendo confidenza con la pista. Alla fine tutto è andato bene, non ci lamentiamo.

Come avete scelto le convocazioni?

Avevamo fissato il martedì e il giovedì per gli allenamenti a Montichiari, compatibilmente con gli impegni di scuole e squadre. La risposta è stata buona. Durante tutta la stagione ad ogni sessione abbiamo sempre avuto in media un gruppo di almeno una decina di ragazze. Diventa più facile lavorare in questo modo. Così assieme a Villa e Bragato abbiamo deciso di far ruotare un po’ di ragazze rispetto all’europeo di luglio ad Anadia. Ad esempio, il quartetto lo abbiamo cambiato per metà pur avendo vinto l’oro in Portogallo. Potevamo fare la stessa scelta di comodo, ma abbiamo avuto altri riscontri in base alla condizione delle ragazze. Così come abbiamo fatto in altre specialità dove abbiamo fatto le rotazioni. Poi crediamo essenzialmente che sia giusto così perché tutte queste ragazze, o quasi, ce le troveremo tra le U23 e le elite.

Il quartetto donne ha lavorato poco insieme, dato che Venturelli e Toniolli erano a Glasgow. L’argento ripaga (foto FCI)
Il quartetto donne ha lavorato poco insieme, dato che Venturelli e TOniolli erano a Glasgow. L’argento ripaga (foto FCI)
Risposta secca, ce ne sono di già pronte o più predisposte ad entrare nel gruppo delle più grandi?

Difficile dirlo al primo colpo (sorride, ndr). Battute a parte, per il futuro siamo ancora ben coperti con le elite perché è un gruppo molto giovane. Certamente una ragazza come Venturelli ha già dimostrato di poter lavorare con U23 e magari con le elite. Però penso a Pellegrini che da junior è andata molto forte su strada e in pista, ma quest’anno, anche perché aveva la maturità, ha dovuto ambientarsi alla nuova categoria, trovando recentemente una buona condizione per andare all’Avenir. Visto come l’hanno ben gestita, lei ad esempio per il 2024 sarà un innesto importante per il nostro gruppo U23. Stesso discorso per Delle Vedove. Alessio aveva inizialmente qualche lacuna poi si allenato tanto tra pista e strada e nell’ultimo mese ha vinto due gare importanti in Belgio. Anche lui sarà una risorsa degli U23.

La categoria junior in pratica cambia ogni anno. Iniziate a fare scouting fin dal primo anno allieve per vedere i prospetti oppure aspettate che siano più grandi?

Bisogna dire che gli juniores è una categoria acerba e di conseguenza quelle sotto. Dobbiamo fare molta attenzione a non voler cercare per forza il talento giovanile basandoci solo sui risultati. Tante volte ci sono juniores del primo anno che vanno benissimo e quello successivo si perdono un po’, così come è vero il contrario, ci sono ragazze che maturano e migliorano al secondo anno. Ecco, tra le allieve seguiamo solo quelle del secondo anno guardando gli italiani in pista, l’attività su strada. Ci basiamo anche su quello che ci riportano i loro diesse o i centri federali regionali perché sarebbe quasi impossibile vederle tutte. Una volta che passano juniores, lavoriamo subito su gruppi larghi poi avviene la scrematura, sia per scelte sia nostre sia da parte delle atlete che magari si sentono meno adatte alla pista col passaggio di categoria.

Masotti ha seguito la preparazione delle juniores durante il mondiale di Glasgow: qui con Baima iridata (foto FCI)
Masotti ha seguito la preparazione delle juniores durante il mondiale di Glasgow: qui con Baima iridata (foto FCI)
Il metodo di lavoro è il medesimo del gruppo elite?

Direi che è lo stesso del gruppo pista in generale. Ovvio che ci siano delle distinzioni da fare visto che parliamo di ragazze tra i 16 e i 18 anni. Ci adattiamo con la tipologia di ragazze che arrivano, aspettiamo sempre un po’ a dare certi carichi di lavoro. Di base con loro curiamo di più la qualità che l’aspetto fisico. Lavoriamo sulla tecnica, come il cambio nel quartetto o nella madison. Sono quelle fondamenta che devono poi fargli fare il salto quando saranno più grandi. Sono tre stagioni che abbiamo in mano il femminile e il nostro intento dichiarato a più riprese è quello di ripetere il metodo che abbiamo affinato con gli uomini. Con le juniores cerchiamo di dare nuova linfa al movimento poi è normale che se hai chi ti trascina è tutto di guadagnato.

Ti riferisci a Venturelli?

Federica per le juniores è stata ciò che sono stati Viviani o Ganna per gli uomini o Balsamo per le donne, giusto per fare i primi nomi che possono venire in mente. Federica in questi due anni da junior è stata uno stimolo per tutte le sue compagne. Se sai che corri una madison o un inseguimento a squadre assieme ad un talento del genere, ti concentri per dare il massimo. Da soli però non si fa nulla. Ed infatti abbiamo raccolto tante medaglie grazie all’impegno di tutte le ragazze. Il merito viene condiviso meglio così e c’è più soddisfazione per tutte.

Anche Paternoster è nelle Fiamme Azzurre: qui con Masotti e l’argento dell’omnium a Pruszkow 2019 (foto FCI)
Anche Paternoster è nelle Fiamme Azzurre: qui con Masotti e l’argento dell’omnium a Pruszkow 2019 (foto FCI)
C’è già chi può sostituirla?

Per il 2024 speriamo di trovare una nuova Venturelli, non necessariamente in termini di risultati, anche se vorremmo chiaramente, quanto più in termini di coinvolgimento generale. Baima in Colombia ha corso con classe tutte le sue prove, vincendo molto bene. Potrebbe ereditare questo ruolo, ma non vogliamo metterle ulteriore pressione. Abbiamo tante altre ragazze che sapranno formare un gruppo forte.

Dalla Colombia ritorna un Villa fiducioso nel futuro

05.09.2023
5 min
Salva

Si può ben dire che il lavoro di Marco Villa non finisce mai. Neanche il tempo di rifiatare dalle fatiche di Glasgow e riflettere su quel che era avvenuto in Scozia, soprattutto in proiezione olimpica, che sono state rifatte le valigie, destinazione Cali e i mondiali juniores su pista. Nuovo contesto, nuovi impegni ma la stessa passione. E un bilancio decisamente più positivo.

Le ragazze hanno portato a casa 3 ori, 2 argenti e 2 bronzi confermandosi la nazionale di riferimento, proseguendo su quell’onda che si era già vista agli europei di Anadia e Villa, dall’alto della sua esperienza, sottolinea proprio come la rassegna continentale sia stata propedeutica per quella iridata, prendendo spunto anche per quel che riguarda le “più grandi”.

«Rispetto alle elite, le junior hanno fatto qualcosa in più – sottolinea Villa – l’appuntamento europeo ci ha dato quei riferimenti tecnici e quella consapevolezza che serviva per la rassegna mondiale. C’era chi aveva già contezza di un simile contesto e chi era all’esordio, ma nel complesso tutte se la sono cavata bene e proprio considerando la categoria, ci tenevo che tutte avessero la loro occasione per gareggiare, cosa che mi ha spinto a mescolare un po’ le carte».

Venturelli e Grassi sul podio della madison, davanti ad Australia e Repubblica Ceka
Venturelli e Grassi sul podio della madison, davanti ad Australia e Repubblica Ceka
Rispetto alle più grandi, queste ragazze come riesci a seguirle?

E’ diverso. Con le elite c’è stato già lo scorso anno che mi ha dato modo di conoscerle, di valutarle, sicuramente siamo più avanti nel lavoro. La categoria junior cambia ogni anno, c’è chi entra e chi esce. Bisogna imparare a conoscerle, valutarne le caratteristiche, è un lavoro difficile. Io prima degli europei ho avuto solo i tricolori per poterle vedere in azione, non avendo ancora Montichiari a disposizione per allestire gare. Ma si gareggiava su una pista in legno e lì cambia tutto.

Come giudichi la trasferta?

Il bilancio è chiaramente positivo. Segue un trend che si era già visto lo scorso anno. In Colombia la qualità delle gare è stata molto alta: nelle prove a squadre chi aveva subito gravi distacchi agli europei ha rinunciato, ma nelle prove di gruppo c’erano davvero tutte le migliori, per questo i risultati ottenuti hanno tanto valore.

Per la Venturelli altra pioggia di medaglie: oro nell’inseguimento e nella madison, argento nel quartetto
Per la Venturelli altra pioggia di medaglie: oro nell’inseguimento e nella madison, argento nel quartetto
Chiaramente, per medaglie ottenute e per il suo ruolo di guida della nazionale, Federica Venturelli è il riferimento assoluto. I risultati ottenuti che cosa dicono?

Federica era con noi già lo scorso anno e proprio misurandola in base a quanto fatto nel 2022, è evidente come sia capace di spostare sempre più in avanti i propri limiti. I suoi miglioramenti sono costanti e questi valgono in prospettiva anche più delle medaglie.

Guardando al futuro che cosa ti aspetti da lei, visto che il prossimo anno passerà di categoria?

Bisogna darle il tempo che è stato dato alle altre. L’anno prossimo cambierà tanto, ad esempio nell’inseguimento individuale passerà da 2 a 3 chilometri e dovrà cambiare impostazione della gara. La Venturelli ha caratteristiche non tanto veloci, per cui ha una partenza accelerata che poi paga nel finale. Sui 3 chilometri potrà partire più controllata e quindi avrà le energie per gestire la seconda parte di gara, ma dovrà abituarsi a questo. Poi cambieranno le avversarie, troverà gente che già da un paio d’anni è nella categoria, senza contare i confronti con le elite.

Anita Baima, vera scoperta della spedizione. Villa l’ha scelta per le prove di gruppo
Anita Baima, vera scoperta della spedizione. Villa l’ha scelta per le prove di gruppo
Con le ragazze di Cali il lavoro è in prospettiva Los Angeles 2028?

Chiaramente, ma è un lavoro che non deve fermarsi e ad esempio dovranno già confrontarsi con le elite, accumulare esperienze. Le attende un lavoro importante già dal prossimo anno, ma d’altronde è la stessa strada che ha portato in alto i maschi: c’era Viviani che si è trascinato Ganna che si è trascinato Milan e così via…

A Cali ha stupito la Baima, con tre gare di alto profilo…

E’ una primo anno, ma avevo visto subito che corre bene e sa muoversi e devo fare un plauso a chi l’ha avuta fra le mani come allieva. So che Fiorin l’ha fatta crescere insegnandole il mestiere, portando lei e le pari età a fare esperienze, anche al centro Uci di Aigle e i frutti si vedono. Dopo che aveva fatto molto bene nello scratch e nell’eliminazione ho deciso di schierarla nell’omnium per dare un giorno di riposo alla Venturelli in vista della madison (che poi ha vinto con la Grassi, ndr), Anita si è disimpegnata bene anche se era stanca. D’altronde come detto volevo che corressero tutte.

Continua il proficuo lavoro di Quaranta nella velocità: bronzo a squadre con Bertolini, Ratti e Sgaravato
Continua il proficuo lavoro di Quaranta nella velocità: bronzo a squadre con Bertolini, Ratti e Sgaravato
Dando uno sguardo in generale, che cosa hanno detto questi mondiali geograficamente tanto lontani?

Le gerarchie sono quelle viste agli europei, a me non hanno stupito neanche le tante medaglie dei russi in gara sotto la bandiera dell’Uci. Prima che scoppiasse la guerra sapevamo che stavano costruendo una nazionale molto forte e sono convinto che il loro quartetto under 23 ci avrebbe dato problemi anche per la qualificazione olimpica, sarebbe stato un pretendente in più alle medaglie. La situazione purtroppo è quella che è, ma i talenti continuano a tirarli fuori…

Alla scoperta di Anita Baima, iridata nipote d’arte

01.09.2023
5 min
Salva

Se è vero che i mondiali juniores su pista ancora una volta hanno avuto in Federica Venturelli la condottiera azzurra, è vero anche che pochi si sarebbero aspettati di trovare fra le plurimedagliate Anita Baima. Diciassette anni, nata a Cirié in Piemonte, Baima ha sangue ciclisticamente nobile nelle vene, considerando che il suo prozio è Franco Balmamion, vincitore di due Giri d’Italia (1962-63). Anita lo ha salutato come meglio non poteva, portando a casa una maglia iridata.

Baima è stata protagonista assoluta e la cosa ha preso molti alla sprovvista, considerando che agli europei di categoria la si era vista solamente nell’eliminazione, conclusa con un argento. Ma la spiegazione c’è.

«In primavera, nella prova di Nations Cup su strada in Olanda sono caduta alla seconda tappa rompendomi la clavicola. Sono stata costretta a un periodo di inattività e agli europei non ero ancora entrata in condizione, quindi sono stata schierata solo in una prova. Direi però che mi sono rifatta con gli interessi…».

Fase finale dell’eliminazione, Baima coglie di sorpresa la Sharp partendo da lontano
Fase finale dell’eliminazione, Baima coglie di sorpresa la Sharp partendo da lontano
Quante gare hai fatto?

A Cali ne ho disputate tre: lo scratch del primo giorno concluso con un argento, poi l’eliminazione dove ho vinto e l’omnium chiuso al quarto posto.

Partiamo allora dalla prima gara…

Sapevo che nello scratch avevo le caratteristiche adatte per emergere. E’ stata una gara tirata che alla fine mi ha lasciato un po’ d’amaro in bocca. Quando stavo cercando la posizione e stavo per lanciare la volata, c’è stata una caduta e la corsa è stata neutralizzata. Quando si è ripartiti mancavano solo 2 giri e non c’era tempo per trovare la posizione di prima, ho dovuto arrangiarmi.

Il giorno dopo toccava all’eliminazione…

Qui avevo il dente avvelenato per l’esito degli europei. E’ la gara che mi piace di più. All’inizio facevo un po’ fatica a carburare, poi ho sentito la gamba sempre più forte e quando siamo rimaste io e la britannica Sharp non ho voluto correre rischi partendo da lontano, sapevo che era stanca.

Il podio dell’eliminazione, con la piemontese fra la Sharp (GBR) e la Mizutani (JPN)
Il podio dell’eliminazione, con la piemontese fra la Sharp (GBR) e la Mizutani (JPN)
Nell’omnium?

Lì ero piuttosto stanca io. Sono arrivata alla corsa a punti al quarto posto a 4 lunghezze dal podio, ma non avevo abbastanza benzina per recuperare. Ho dato tutto ma non è stato sufficiente.

Hai preso parte a tre prove endurance, come mai non eri nel quartetto, è una specialità che non contempli?

Al contrario, il lavoro in pista era incentrato sull’inseguimento a squadre, solo che l’infortunio primaverile mi aveva messo fuori squadra per gli europei. Ai mondiali Villa ha tenuto della squadra che ha vinto il titolo continentale solo Venturelli e Toniolli, ma per me hanno preferito che facessi le prove di gruppo. Il cittì ci ha detto che voleva innanzitutto che ognuna di noi avesse occasione di gareggiare e fare esperienza. Il quartetto è una bellissima specialità, spero di rientrarci.

Molti ti hanno scoperto per i tuoi risultati su pista, ma anche su strada non vai certo male, considerando l’8° posto alla Gand-Wevelgem…

Sinceramente non saprei scegliere fra le due specialità, anche la strada mi piace molto, purtroppo quest’anno ho avuto poche occasioni per gareggiare ma spero da ora in poi di rifarmi e avere più possibilità. A cominciare dal Giro di Lunigiana.

La Baima impegnata nello scratch, chiuso al secondo posto dietro l’australiana Duncan
La Baima impegnata nello scratch, chiuso al secondo posto dietro l’australiana Duncan
Che tipo di ciclista sei nelle gare in linea?

Innanzitutto sono veloce, infatti non ho paura di buttarmi in volate di gruppo, ma certamente preferisco quelle a ranghi più ridotti. In salita tengo bene, almeno su quelle non troppo lunghe. Sicuramente preferisco le corse d’un giorno, anche perché non ho molta esperienza per quelle a tappe.

Come sei arrivata a fare la ciclista? Ti hanno influenzato i trascorsi in famiglia?

La nostra è sempre stata una famiglia legata al ciclismo. Pedalavano i miei cugini e io, appena smesse le rotelle a 3 anni, mi sono ritrovata a seguirli e gareggiare in una prova promozionale per i più piccoli. Dicono che mi ero divertita così tanto che volevo subito rifarla, così non ho più smesso. Ora corro per la Bft Burzoni VO2 Team Pink e spero di fare sempre meglio.

Poche le sue uscite su strada, ma alla Gand-Wevelgem ha dimostrato di che pasta è fatta
Poche le sue uscite su strada, ma alla Gand-Wevelgem ha dimostrato di che pasta è fatta
Ora che hai una medaglia d’oro mondiale per le mani, che pensieri ti vengono?

Se la guardo mi suscita molta speranza, anche perché sono al primo anno di categoria e con tutto quello che è successo ho portato a casa bei risultati, sono sicura che il prossimo anno con un pizzico di fortuna in più si potranno fare davvero belle cose.

E se ti chiedessero di scegliere?

Come ho detto prima non voglio, si possono fare entrambe e tutti sanno che la pista è fondamentale per la strada, soprattutto per elementi come me che puntano sulla velocità ed esplosività. Non per niente il mio idolo è Elisa Balsamo, che corre e vince dappertutto…

Le donne junior della BFT Burzoni, tra presente e futuro

26.04.2023
6 min
Salva

Numeri alla mano, a oggi la BFT-Burzoni guida le classifiche nazionali delle donne junior. Probabilmente nemmeno loro si aspettavano risultati simili, pur essendo una formazione di riferimento del panorama giovanile femminile.

Fin dalla sua nascita nel 2016 (solo con esordienti e allieve), la società piacentina si è progressivamente inserita ai vertici tra le juniores (dal 2018), ma non tutte le annate sono uguali. Il futuro della BFT-Burzoni è ancora tutto da scrivere, ma il passato può dare più di uno spunto. Tante ragazze elite attuali sono passate da loro. Del presente della ex VO2 Team Pink abbiamo parlato invece col team manager Stefano Solari e col presidente Gianluca Andrina.

Trionfo Bft Burzoni. Al debutto di Ceriale trionfa in solitaria Eleonora La Bella, junior primo anno (foto Franz Piva)
Trionfo Bft Burzoni. Al debutto di Ceriale trionfa in solitaria Eleonora La Bella, junior primo anno (foto Franz Piva)
Stefano ti aspettavi un inizio di stagione così?

Devo essere onesto e dico di no. Soprattutto perché tre delle quattro vittorie che abbiamo ottenuto finora sono arrivate da atlete del primo anno. Una con Anita Baima, che forse pensavamo potesse essere già pronta per il salto di categoria. Due con Eleonora La Bella che è stata una sorpresa. Molti non la conoscevano, ma noi sapevamo del suo valore. Anzi, da alcuni test aveva dati che non vedevamo dai tempi di Francesca Barale. In gara cambia tutto, lo sappiamo, però lei non ha avuto paura e non credevamo che si ambientasse così presto tra le junior. Non a caso entrambe sono state convocate in nazionale da Sangalli per la Omloop Van Borsele che si è conclusa il 23 aprile. Per noi è sempre un orgoglio quando le nostre ragazze vestono l’azzurro.

Non sono le uniche da quello che ci risulta.

Esattamente. Abbiamo anche altre nostre atlete che sono nel giro della nazionale della pista di Marco Villa. In primis c’è Vezzosi che è nel gruppo della velocità di Ivan Quaranta. Lei fa prevalentemente pista, ma spesso la portiamo in ritiro e alle gare con noi perché è giusto che stia insieme alle sue compagne e che corra anche su strada. Poi ci sono Grassi, Sgaravato, Dalla Pietà, Locatelli, Zanzi e la stessa Baima che cureranno la doppia attività. Non dimentichiamo che Zanzi e Grassi l’anno scorso hanno vinto ori europei e argenti mondiali su pista.

A Gossolengo vince in volata Anita Baima, anch’essa al primo anno nella categoria (foto Franz Piva)
A Gossolengo vince in volata Anita Baima, anch’essa al primo anno nella categoria (foto Franz Piva)
Avete anche corso all’estero negli ultimi anni. Che esperienze sono state?

Intanto posso dire che non si finisce mai di imparare e devo dire che ci piace crescere sia come società che come gruppo di persone. Le gare straniere aiutano a crescere sia le ragazze che la nostra visibilità. La Gand-Wevelgem, dove abbiamo conquistato un bell’ottavo posto con Baima, è stata l’occasione per capire tanti particolari. Avevamo scelto un bellissimo hotel vicino alla partenza, che però non aveva un garage comodo per i nostri meccanici. Oppure abbiamo visto come il cibo della cena non andava bene a tutte le ragazze, che forse non hanno ancora sviluppato un grande spirito di adattamento per altri tipi di cucina. Per la trasferta che faremo in Francia il 6 e 7 maggio ci siamo organizzati diversamente.

In che modo?

Conosciamo bene il Tour du Gevaudan Occitaine, perché vi abbiamo già partecipato. Stavolta abbiamo prenotato delle casette, così possiamo portarci il cibo da casa e fare da mangiare alle ragazze quello che vogliono loro. Poi speriamo di fare bene come nel 2021. Arrivammo secondi con Barale e fu proprio lì che gli osservatori del Team DSM si interessarono a lei. Siamo orgogliosi anche di essere stati il primo team junior italiano che ha dato una propria atleta ad una formazione WorldTour.

Qual è la ricetta per mantenere sempre un certo livello di lavoro?

La crescita della BFT Burzoni è dovuta ai mezzi che ci vengono messi a disposizione. Io assieme ai due diesse Stefano Peiretti e Vittorio Affaticati cerchiamo di utilizzare queste risorse nel miglior modo possibile. Certe conferme ci sono arrivate anche da alcuni tecnici federali. Fra di noi c’è armonia, anche se non nascondo che talvolta ci siano visioni diverse. Credo che faccia parte del gioco e che sia così ovunque. Stefano e Vittorio curano di più l’aspetto tecnico, tattico e degli allenamenti, mentre io seguo il lato umano delle questioni. Poi abbiamo sempre anche il parere e l’appoggio del nostro presidente Gianluca Andrina che fa bene a tutto l’ambiente. Lui è una persona che sa riconoscere il lavoro degli altri.

Quest’anno siete un gruppo numeroso. Come lo gestite?

Non è semplice perché abbiamo ragazze da sette regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio e Abruzzo, ndr) però siamo riusciti a responsabilizzarle nel seguire i programmi di allenamento preparati da Peiretti. Abbiamo tutti i loro dati e vediamo come lavorano. Non possono più nascondersi (sorride, ndr). Diciamo che quando vengono da noi, le ragazze sanno cosa le aspetta e che sosteniamo costi importanti per farle crescere e correre.

Che effetto fa invece vedere che molte ragazze che oggi si sono affermate fra le elite sono passate da voi?

E’ una grande soddisfazione. Significa che abbiamo fatto un buon lavoro, sia tecnico che umano. Infatti tante di loro sono ancora in contatto con noi e quando ci incontriamo si fanno sempre due chiacchiere volentieri. Zanardi, Tonetti, Collinelli, Gasparrini, Barale e Cipressi, solo per citarne alcune, sono tutte ragazze che faranno bene. Speriamo che le ragazze che abbiamo adesso possano seguire lo stesso percorso. Noi ci sentiamo pronti per farle crescere a dovere.

Anita Baima e Eleonora La Bella si sono guadagnate la convocazione per la Omloop Van Borsele (foto Bft Burzoni)
Anita Baima e Eleonora La Bella si sono guadagnate la convocazione per la Omloop Van Borsele (foto Bft Burzoni)

Parola al presidente

Il presidente Gianluca Andrina non è solo un appassionato di ciclismo ma anche un ex dilettante degli anni 80/90. Uno che è rimasto al passo dei tempi grazie alle sue ragazze. Nella vita di tutti i giorni è direttore commerciale di BFT Burzoni, importante azienda e distributore a marchio privato di utensili per lavorazioni meccaniche con sede a Piacenza. Da quest’anno la scelta di cambiare denominazione ha una ragione precisa.

«Dopo tanti anni – spiega – era giusto che la ditta per cui lavoro avesse un riconoscimento maggiore. Sia per la azienda stessa sia per noi come squadra. Alberto Burzoni, il titolare che purtroppo è venuto a mancare qualche mese fa, mi ha sostenuto subito nel progetto nato nel 2016. In accordo con sua figlia Arianna (amministratrice delegata, ndr) ho ritenuto che il marchio dovesse avere più lustro, considerando che avremmo corso di più all’estero».

«Nel ciclismo – conclude Andrina – ci sono tante ditte di metalmeccanica che sponsorizzano anche ad alti livelli, oltre a lavorare nelle macchine utensili tanti componenti di biciclette. Il nostro piccolo sogno sarebbe fare una squadra elite con licenza UCI e diventare “devo team” di qualche realtà maggiore, pur mantenendo il nostro nome attuale. Naturalmente dobbiamo trovare le necessarie risorse economiche perché non siamo abituati a fare il passo più lungo della gamba. Per fare un esempio, Ceratizit è uno dei marchi ed un nostro competitor che opera nel nostro stesso ambito e sarebbe bello se magari loro potessero accorgersi della nostra squadra juniores».