Sopresa a Boyacà, arriva Umba e non è uno scalatore

05.02.2021
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Vivere a Boyacà è sinonimo di montagne, altura, aria densa, campagna, vegetazione, agricoltura e, se ti piace, ciclismo epico. Non c’è boyacense al mondo che non abbia utilizzato una bicicletta nella sua vita quotidiana. La campagna si incontra con le città. La vita rurale si mescola alla modernità. Il verde delle valli salta fuori ancora tra i palazzi e le montagne conservano ancora il profumo dei grandi campioni che hanno osato per secoli sfidare l’aspra geografia scavata a più di 2.000 metri sul livello del mare.

Non solo scalatori

Il ciclismo colombiano porta l’impronta inconfondibile di Boyacà, un dipartimento prolifico e talentuoso che ormai non produce solo grandi scalatori, ma ha anche iniziato a sperimentare e scoprire altre specialità non proprio legate alla leggenda degli “escarabajos” e alle loro molteplici storie di conquista delle grandi salite. I fratelli Julián e Sebastián Molano hanno imposto la cultura dello sprint e ora Abner Santiago Umba, il giovane che si è distinto tra i professionisti della Vuelta al Táchira, traccerà il percorso di un ciclismo a 360 gradi.

Nel 2018 vince il titolo juniores Interclubes a Cali (foto Fedeciclismo)
Nel 2018 vince il titolo juniores Interclubes a Cali (foto Fedeciclismo)

Arriva Umba

Umba ha il fisico di uno scalatore, ma è veloce come un velocista ed esplosivo come il migliore dei “clasicomani”. A 18 anni ha le qualità di un ciclista moderno adatto a tutti i tipi di scenari. Lo ha mostrato in Venezuela, ma il suo percorso non può essere limitato solo alla gara che ora lo ha messo sulla bocca di tutti. Le sue esibizioni sono state varie e di qualità già nelle categorie giovanili.

Subito vincente

Nel 2018 ha vinto il titolo nazionale junior Interclubes, battendo i velocisti su un circuito completamente pianeggiante disegnato a Palmira, nel dipartimento del Valle. Poi ha brillato alla Vuelta del Futuro, vincendo sul muro di Ansermanuevo. E l’anno successivo, alla Vuelta del Porvenir, è arrivato quarto assoluto, vincendo un’impegnativa tappa di media montagna a Monterrey e il circuito finale a Yopal, propiziando la fuga e vincendo la tappa con una punta di velocità insuperabile per i compagni d’avventura. Vittorie di ogni genere. Varietà e qualità al servizio del vivaio di Arcabuco Ingeniería de Vías.

Nel 2019 vince la volata a Yopal, Tour del Porvenir, dopo una lunga fuga (foto Fedeciclismo)
Nel 2019 vince a Yopal, Tour del Porvenir (foto Fedeciclismo)

Anche veloce

«Insieme a mio fratello, abbiamo iniziato come scalatori, il che è normale a Boyacà, ma nelle gare ci siamo resi conto che avevamo la struttura per vincere anche allo sprint e abbiamo iniziato a lavorare di più su quell’aspetto», dice Santiago, ricordando i tempi della maturazione con Juan Alejandro, due anni più grande e specialista negli arrivi di gruppo. Velocista puro e di grande esplosività, che ora fa parte della squadra U23 Talentos Colombia.

Calcio e bici

«Abbiamo avuto un’infanzia molto incentrata sullo sport grazie al pieno sostegno dei nostri genitori. Abbiamo iniziato alla scuola calcio della città, abbinandola al ciclismo perché nostro padre era stato un ciclista e voleva che anche noi lo fossimo. Quando abbiamo iniziato ad andare alle gare e a vedere i primi risultati, abbiamo deciso di dedicarci completamente al ciclismo», ricorda il giovane che ha sempre avuto l’incoraggiamento di suo padre Libardo, un ciclista di vecchia scuola che, dopo aver terminato la sua carriera, si è dedicato completamente alla guida del camion per sostenere la famiglia che ha creato con sua moglie Susana López. Ora entrambi si godono il premio per lo sforzo con due figli esemplari e talentuosi, che diversificano la cultura ciclistica di Boyacà e dei suoi dintorni.

Alla Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani
Alla Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani

Gracias a Nairo

Santiago è cresciuto nel centro di Arcabuco, a 11 chilometri da La Cumbre, una delle salite più rappresentative di Boyacà e che nei primi anni è stata la culla di Nairo Quintana, l’idolo che è appena diventato il suo passaporto per il ciclismo d’élite.

«Mi ha aiutato con il suo procuratore Giuseppe Acquadro. Mi ha detto di non preoccuparmi per la squadra, di stare calmo. Grazie a lui siamo arrivati all’Androni Giocattoli-Sidermec», ringrazia Santiago, con un diploma all’Istituto Educativo Alejandro de Humboldt, dove Nairo iniziò a scrivere il suo romanzo in bicicletta, tra dure giornate avanti e indietro da casa per rispettare i propri impegni accademici.

Il futuro

Nel 2013, quando Nairo fece il salto di qualità nell’elite del ciclismo come secondo classificato al Tour de France, Santiago era un ragazzo di 11 anni che calciava la palla e non aveva ancora un orizzonte definito nel ciclismo. Sette anni dopo, è emerso come una delle promesse più importanti nel ciclismo colombiano, con talenti diversi dal solito per un corridore nato a Boyacà. E’ il corridore che applica alla lettera la versatilità su ogni terreno.

Linus Stepgear

Stepgear, da Linus al mondo dei pro’

02.02.2021
3 min
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Arriva un nuovo partner tecnico in casa Androni Giocattoli Sidermec che si chiama Stepgear di cui abbiamo già parlato. Per la giovane realtà romagnola, produttrice di home trainer per l’allenamento indoor molto interessanti, si tratta di un debutto ufficiale nel mondo del ciclismo professionistico.

Innovazione a 360°

Nata appena nel 2019, Stepgear ha da sempre nel proprio Dna l’ideazione e l’innovazione sia meccanica che tecnologica. E proprio attorno a temi strategici e commercialmente imprescindibili quali la ricerca tecnologica, l’indiscussa qualità del Made in Italy, e quello più che attuale della sostenibilità ambientale (la sede è certificata CasaClima Gold e CasaClima Nature e, unica in Italia, garantisce che progettazione, amministrazione e tutte le fasi di montaggio siano energeticamente ad impatto zero) si sviluppa l’attività innovativa del gruppo di lavoro coordinato da Daniele Bartoli.

Maglia Androni Giocattoli Sidermec 2021
L’Androni Giocattoli Sidermec quest’anno ha già vinto con Pellaud alla Vuelta Al Tachira
Maglia Androni giocattoli Sidermec 2021
L’Androni ha già vinto nel 2021 con Pellaud alla Vuelta Al Tachira

Materiali innovativi

Ad Androni Giocattoli Sidermec Stepgear fornisce il rullo per l’allenamento SG-1. Un prodotto che abbina in un “unicum” massime prestazioni ad un design accattivante ottenuto attraverso l’utilizzo di materiali innovativi come leghe di alluminio-magnesio ed inserti in plastica trasparente.

Tecnologia AIR DRIVE

Il suo funzionamento avviene completamente senza alimentazione elettrica: uno strumento fondamentale dunque per gli allenamenti “in casa” dei corridori della “banda Savio”.
Stepgear SG-1 è l’unico home trainer al mondo che impiega la potenza di chi lo utilizza per generare la necessaria resistenza. Questo gli permette di essere una piattaforma ideale per chi vuole raggiungere livelli più elevati di performance migliorando l’efficienza e l’agilità della pedalata. Il merito? E’ da attribuire alla tecnologia brevettata da Stepgear AIR DRIVE, che grazie ad un rivoluzionario volano garantisce una super rotondità di pedalata.

Stepgear SG-1 Androni
Lo Stepgear SG-1 che verrà fornito all’Androni Giocattoli Sidermec
Stepgear SG-1 Androni
Lo Stepgear SG-1 che verrà fornito all’Androni Giocattoli Sidermec

Pedalata realistica

Il risultato che si ha con lo Stepgear SG-1 è una dinamica ed un movimento così simile alla pedalata su strada ideale per preparare al meglio la propria condizione in vista delle future sfide all’aperto.
Generato dall’incontro tra un’autentica passione sportiva con il design, unito ai i più avanzati studi termo-fluido-dinamici, SG-1 è una vera e propria eccellenza del Made in Italy. Inoltre, grazie alla straordinaria compattezza, al peso ridotto e alla maneggevolezza, Stepgear SG-1 può essere riposto o trasportato ovunque si voglia e in piena libertà.

Parla Bartoli, il fondatore

«In Stepgear – ha dichiarato a bici.PRO Daniele Bartoli, Ingegnere Meccatronico fondatore e titolare del brand – passione e ingegneria si fondono per dare vita a prodotti che aiutano gli sportivi a raggiungere nuovi e più ambiziosi traguardi nelle loro prestazioni. Ma gli stessi prodotti devono anche saper emozionare. Siamo davvero orgogliosi di rappresentare una competenza tutta italiana, dalla progettazione alla produzione, perseguendo un unico obiettivo: quello di far vivere indoor la più autentica esperienza di allenamento».

stepgear.com

Lo straordinario viaggio di Mattia Viel

24.01.2021
7 min
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Per raccontare questa storia, bisogna aprire l’hard disk dei pezzi pubblicati e tornare indietro alla fine del 2018, quando nel ritiro freddo e ventoso di Cesenatico, Gianni Savio passando in rassegna i corridori in arrivo, buttò nel mezzo il nome di Mattia Viel.

«Avevamo due stagisti – disse – Lizde e Viel, che passerà professionista con noi. Sarà di supporto per Fedrigo, nel grande mosaico che è una squadra. Non ha velleità clamorose, ma può ritagliarsi il suo spazio».

A 11 anni, nel 2006, con Marco Villa ancora in attività: la pista è già la sua passione
A 11 anni, nel 2006, con Marco Villa: la pista è già la sua passione

Di poche parole

Da allora la vita seguì le sue strade ed è stato singolare, due anni dopo, ritrovarsi con Viel nel Rifugio Sapienza, guardando fuori per comprendere il meteo e guardando avanti per indovinare il futuro. Non ci conoscevamo, ma sentendolo parlare con Luca Chirico, che con lui ha diviso i giorni siciliani, era come se la sua presenza in gruppo avesse una data antecedente a quel 2018. E così in un mattino con pochi chilometri da fare, gli abbiamo chiesto di raccontarci che cosa ci sia dietro quella barba e le poche parole di uno che sembra aver percorso già molte strade.

«Sono piemontese – dice – e per questo ho sempre avuto parecchi contatti con l’Androni Giocattoli. Sono stato per anni nel giro della nazionale della pista, facendo anche mondiali ed europei. Da junior ho sempre vinto parecchio, diciamo che da me si aspettavano tutti molto, compreso il sottoscritto. Poi per una scelta personale, qualcosa si è messo di mezzo. Qualcosa che va bene per la vita di Mattia e forse ai tempi un po’ meno per Viel il corridore».

Nel 2012 a Maleo vince da junior battendo Sartoris
Nel 2012 a Maleo vince da junior battendo Sartoris
Va bene, ci hai incuriosito. Quale scelta?

Ho perso mia mamma che avevo dieci anni. Una cosa che ricordo è che prima di mancare, mi disse: «Mi raccomando, vai sempre bene a scuola». Si chiamava Anna, all’epoca era direttore marketing alla Lavazza. E quindi mi sono sempre portato dentro questa cosa qui, che mi ha sempre influenzato nelle mie scelte. Perciò invece di fare la classica scuola un po’ più semplice che mi lasciasse il tempo per uscire in bici già da junior, mi iscrissi al miglior liceo linguistico di Torino, l’Altiero Spinelli, e questo mi ha portato via davvero tanto tempo. Però finché uno è giovane, se ha un po’ di talento, esce…

Mentre il tipo del bar sbatte il filtro del caffè con la veemenza di un fabbro, ci serve un secondo per deglutire e andare oltre.

Nel 2017 Viel corre con la Unieuro Trevigiani e corre il Beghelli
Nel 2017 Viel corre con la Unieuro Trevigiani e corre il Beghelli
E tu talento ne avevi…

Andavo bene. Nel 2013, a 18 anni, andai ai mondiali su pista di Glasgow e qui incontrai Alessandro Fissore, che mi chiese se mi interessasse conoscere il gruppo di Chambery che faceva da vivaio alla Groupama. Io dissi di sì e forse da quel momento inizia il rammarico più grande della mia carriera, pur davanti a una straordinaria esperienza di vita. Potevo rimanere in qualche squadra italiana, andare alla Colpack e fare il mio percorso tra strada e pista. Invece andai a Chambery a fare quei test e uscii dai radar. Era un altro mondo, ci davano addirittura un contributo per iscriverci all’Università, presi anche la licenza francese. Poi fu chiaro che stavano cercando il nuovo Bardet, perché tutti gli scalatori li fecero passare e io che non ero proprio uno scalatore… A vent’anni iniziai a guardarmi intorno e si creò un contatto con la Unieuro-Trevigiani.

Nel nostro archivio c’è anche una frase di Marco Milesi, diesse di quel team: «In più abbiamo preso Mattia Viel – diceva in un pezzo di febbraio 2016 – un altro del 1995, che non è male e può fare i suoi risultati».

Era la squadra di Finetto, Malucelli, Malaguti, Fedeli, Carboni, Ravanelli, Plebani e anche di Almeida e io ero a loro disposizione. Nel 2017 avevo anche ripreso la pista con il quartetto, facendo qualche piazzamento su strada.

Le cose andavano bene, insomma?

Partecipai alla Vuelta San Juan, facendo anche un settimo posto e conobbi Raimondo Scimone che diventò il mio procuratore. Ma a fine 2017 venne fuori una brutta tegola. Unieuro sarebbe uscita e Trevigiani non aveva i soldi per tenere gli elite. Così mi ritrovai a piedi a 22 anni, nel Piemonte in cui non ci sono squadre né sponsor. Insomma, ero senza contatti. E mentre già pensavo che fosse a 22 anni fosse arrivata la mia ora di metterci una pietra sopra, mi chiama un ex compagno di squadra, Seid Lizde, che come un pazzo mi fa: «Matti, Matti, oggi devi firmare con me, andiamo su in Inghilterra!». Mi dice di prepararmi che dobbiamo andare a Londra, che c’è una bella squadra, il team Holdsworth Pro Racing.

La vittoria alla Sei Giorni di Torino gli riapre la porta dell’Androni
La vittoria alla Sei Giorni di Torino gli riapre la porta dell’Androni
E tu?

Gli dico: «Ma sei matto? Non ci sentiamo da due anni e te ne esci così?». Però avevo sempre questa fissazione delle lingue e mi sono detto: piuttosto che andare in una continental italiana, se anche non diventerò nessuno nel mondo della bici, almeno mi sarò goduto qualche bella esperienza. Il progetto era ben fatto. C’era Downing di ritorno dal Team Sky, c’era il figlio di Thurau, ma era il giocattolino di qualcuno. E quando chi metteva i soldi si stancò, il giocattolino smise esistere.

E un’altra volta a piedi…

A quel punto, era in piena estate, ho chiesto a un mio compagno di squadra australiano (Nicholas Yalluris, nrd) di accompagnarmi alla Sei Giorni di Fiorenzuola. E senza allenamento specifico, ci siamo piazzati vincendo anche qualche prova. Così siamo andati a quella di Torino, con l’idea di vincerla ed effettivamente abbiamo vinto, battendo anche le coppie della nazionale italiana, che per me era anche una bella rivincita. E proprio una sera di quelle, si affacciò Gianni Savio, che cercava uno stagista. Io con loro avevo già fatto qualche chilometro nel 2015 e dal primo agosto il viaggio riprese. Da quel momento è nato tutto e dopo 3 anni sono ancora qui. Dovendo dire qualche grazie…

A chi?

A Massimo Sibona, che lavorava per l’Androni come commercialista, e insieme a Raimondo Scimone riuscì a mettere la parola giusta nel momento giusto, così da convincere la squadra per farmi fare quello stage. Oltre al lavoro del procuratore, Raimondo Scimone è stato fondamentale negli anni, spronandomi davanti ad ogni ostacolo, fino al passaggio al professionismo.

Dopo la vittoria della Sei Giorni di Torino, lo stage con l’Androni in Cina
Dopo la vittoria della Sei Giorni di Torino, lo stage con l’Androni in Cina
E come andò?

Ero stupito della mia condizione. Mi ritrovai al Tour of Hainan con Masnada, Ballerini, Frapporti, Belletti… la squadra del Giro. Mi facevano tirare per ore ogni giorno, ma io a quel punto volevo passare e tiravo. Qualche volta mi buttavo all’attacco e piano piano capii che quello poteva essere il mio ruolo. Savio dice che il ciclismo è spietato e devi darti da fare per capire subito in quale posizione collocarti. Io lo capii in Cina.

E davvero si è riaperta una bella porta…

Voglio andare avanti, avere una carriera. Voglio che non sia una parentesi. Ho ridimensionato i miei obiettivi, ma sono riuscito a rimanere convincendo Savio e Bellini. Fa piacere mettersi a disposizione della squadra, ma quando vado in fuga penso sempre a vincere. Certo, non posso fare quello che facevo da ragazzino, ma ho ancora 25 anni e magari le cose potrebbero cambiare.

E la pista?

Credo che avrei potuto ottenere di più e mi piacerebbe rientrare in quel giro, come ha fatto Simion. Vedo solo problemi logistici, perché il gruppo degli azzurri vive quasi tutto intorno a Montichiari e fare aventi e indietro da Torino sarebbe un problema. Diciamo che ad ora il progetto è accantonato, ma non dimenticato.

Nel 2020, Mattia Viel è partito con il Tour de Langkawi
Nel 2020, Mattia Viel è partito con il Tour de Langkawi
Andare via da Torino?

No, perché nel frattempo con la mia ragazza che si chiama Carla Lee patrocinio e che ho conosciuto in Cina ho aperto un’attività: Bike Kinetic Lei è specialista del movimento umano. Quindi facciamo programmi specifici per il ciclismo, riabilitazione post infortunio, esercizi posturali e programmi fitness, stretching e massaggio sportivo. In futuro ci piacerebbe organizzare tour in bicicletta, coffee ride con i consigli di un professionista e cucina.

Da quanto tempo l’hai aperta?

Nel 2020, un modo per dare qualcosa al ciclismo nella mia provincia, sperando di diventare un punto di riferimento. Inoltre, visto il mio amore per la pista, ho aperto una sede a un chilometro dal Velodromo Francone di San Francesco al Campo, mentre a Torino mi appoggio ad altri studi. A causa del Covid, molti servizi attualmente sono online, ma fortunatamente il feedback dei clienti è comunque ottimo.

Magia del ciclismo e delle persone che mette sulla tua strada. Chi poteva immaginare che dietro quella barba e quello sguardo curioso sulla cima di questo vulcano che oggi è coperto di neve, avremmo scoperto una storia come questa? In bocca al lupo Mattia, ci hai messo addosso davvero una grinta immensa.

Cinque minuti per scoprire le 7 vite di Chirico

23.01.2021
6 min
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«A casa c’è la neve – ride Chirico – giù in basso ci sono 18 gradi. Se penso che l’altro giorno ho fatto un allenamento con lo Squalo a meno due, mi sa che non torno più su…».

Come un gatto

Luca Chirico ha più vite di un gatto. Il varesino, incontrato sulla cima dell’Etna, veste oggi la maglia dell’Androni, ma andando a ritroso nella sua carriera, sono più le volte in cui è stato a un passo dallo smettere di quelle in cui ha rischiato di vincere. La storia è complessa e passa per due interventi all’arteria femorale, qualche caduta di troppo, incomprensioni non meglio precisate e tutta una serie di coincidenze grazie alle quali è ancora in gruppo. Il fatto che siamo qua a parlare di lui non è dovuto però un atto di clemenza, bensì al ricordo di quando Luca era un azzurro che ha corso due mondiali da junior e da U23 e alla curiosità di capire quanta testa serva per non mandare tutto in malora.

Nella tappa di Sestriere al Giro 2020 arriva nel gruppetto di Fabbro e Majka
Sestriere, al Giro 2020: arriva con Fabbro e Majka

La tappa turca

«Le volte in cui ho rischiato davvero di smettere – dice al tavolo del bar del Rifugio Sapienza – sono state un paio. Nel 2016 ho avuto il primo problema all’arteria e la squadra (la Bardiani-Csf, ndr) non mi ha confermato. Sembrava che dovessi smettere, ma avevo fatto l’operazione proprio per andare in bici e così ho trovato la squadra turca: la Torku. Lì sono andato bene e ho firmato con l’Androni, ma un po’ il problema dell’arteria e un po’ qualche incomprensione, abbiamo rescisso il contratto. Se ripenso a quel periodo, mi sono fidato delle persone sbagliate, ma capita e neanche io ho avuto la capacità di reagire. Poi sembrava che dovessi cominciare a giugno con la Nippo, in cui smetteva Cunego, ma non se ne fece niente…».

Due volte azzurro

Già così sarebbe bastato. Chirico ha gli occhi chiari che non stanno mai fermi e un parlare a scatti che rende anche bene l’idea del corridore che era e che cerca ancora di essere. Non ha un carattere semplice. In gara riesce a trasfigurarsi oltre i suoi limiti allo stesso modo in cui, se le cose non vanno, si butta giù. Uno scattante sugli strappi e poi veloce in volata. Uno che se te lo porti in fuga e ti distrai, potrebbe fregarti per bene. Un uomo tagliato su misura per l’Androni Giocattoli, anche se tornare a vestire questa maglia proprio semplice non è stato.

Nel 2014, Chirico in maglia Trevigiani, vince il Memorial Rusconi
Nel 2014, Chirico in maglia Trevigiani, vince il Memorial Rusconi
Quindi siamo arrivati a metà 2018 e Chirico è senza squadra…

Ormai l’avevo messa lì, dopo sette mesi senza correre. Gente che continuava a passare professionista, chi vuoi che mi prendesse? Avevo 26 anni, neanche tanti. La fortuna è stata conoscere a metà 2018 Giampietro Foletti di Asteel, l’agenzia di comunicazione e marketing che affianca l’Androni. E lui ha cominciato a credere in me e mi incitava ad allenarmi. E come lui ha iniziato a farlo Fabio Aru. E così ho continuato a pedalare. Sono arrivato ad avere un nuovo aggancio con Savio e Bellini e per il 2020 sono rientrato con l’Androni.

L’anno del Covid, perfetto per ricominciare…

Ma alla fine è andato anche bene. Sono ripartito dalla Malesia, ma sono caduto e mi sono ritirato. Poi il Savoie Mont Blanc alla ripartenza dopo tanto lavoro con Aru a Sestriere. La prima gara in cui ho avuto buone sensazioni è stato il campionato italiano, mentre non sono contento del Giro. Sono stato bene qua in Sicilia, ma appena siamo passati di là ho sempre avuto problemi di respirazione. In più mi mancavano la confidenza con le gare e con le prime posizioni. Al Coppi e Bartali stavo per lanciare la mia bella volata a Forlì, convinto di fare bene, ma Bagioli ha scartato e sono finito per terra…

Ai mondiali di Ponferrada, con Martinelli, nel giorno della rivelazione di Moscon
Ai mondiali di Ponferrada, con Martinelli, nel giorno della rivelazione di Moscon
Pensi che la tua storia sarebbe stata diversa senza tanti intoppi?

Ho perso tanto, soprattutto per le due operazioni. Ho tantissimi rimpianti. Venivo dal mondiale di Offida con gli juniores e quello di Ponferrada da U23, potevo avere una bella carriera. Di sicuro non mi è tornato indietro quello che ho dato. Però credo di avere ancora dei margini. E con il Giro nelle gambe, il 2021 potrebbe essere davvero il primo anno ben fatto.

Ti alleni con Bartoli, giusto?

Ci sono arrivato tramite Ulissi, con cui mi alleno a Lugano. Mi ha messo in contatto lui, perché hanno lavorato a lungo insieme. E con Michele mi sono trovato subito bene, considerando anche che non avevo un preparatore da due anni.

Michele dice che puoi ottenere di più di quanto hai fatto vedere finora e che l’attività che ha fatto in questi ultimi anni non è stata per niente solida…

Dopo l’ultimo test, pochi giorni fa, mi ha detto che siamo tre step avanti rispetto allo scorso anno nello stesso periodo. Avevo perso forza e resistenza. A casa facevo le 5 ore, ma non è mai come farle in gara. Il Giro, come detto, mi ha dato una bella base.

Nel 2017 corre con la Torku. Si vede in Italia solo per i tricolori di Ivrea
Nel 2017 corre con la Torku. Si vede in Italia solo per i tricolori di Ivrea
Cosa dicevi dell’uscita con lo Squalo?

Mi capita spesso di allenarmi con Vincenzo e ogni volta è estremamente motivante. Dà sempre consigli, parliamo molto e riesce a suggerirmi dritte su allenamento, corsa e vita che per me sono molto importanti. Ho tanto da imparare. In più allenarsi con lui in salita è come quando in gara vai oltre i tuoi limiti, il livello si alza tanto e il tempo passa meglio. L’altro giorno abbiamo deciso di fare una salita fino a mille metri. C’erano due gradi sotto zero, un metro di neve e ghiaccio sulla strada. Ma siamo arrivati su e ci siamo quasi divertiti. Anche lui è venuto in Sicilia per Capodanno, qua il tempo è incredibile. Ma adesso speriamo di ripartire.

Da Laigueglia?

Avrei dovuto cominciare a San Juan, adesso vediamo. Dall’11 al 24 febbraio saremo in ritiro in Liguria e lì si faranno i piani, in attesa degli inviti di Rcs. Per noi andare al Giro sarebbe la svolta della stagione.

Dopo le sei ore e i 4.000 metri di dislivello del mercoledì, celebrati con 80 grammi di pasta in bianco con il pomodoro a parte, giovedì Chirico si è concesso un giorno di riposo. Giretto sul mare e cannolo.
«Anche qua è zona rossa – ha scherzato – ma c’è il sole. Ti prendi il caffè, te lo porti fuori e sembra tutto normale. Da noi, se resti fuori a prendere il caffè, congeli…».

Divisa Androni 2021

Work Service Group con Androni Giocattoli Sidermec

10.01.2021
2 min
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Grandi novità in casa Androni Giocattoli Sidermec. Il nuovo anno ha infatti portato in dono alla formazione diretta da Gianni Savio e Marco Bellini un nuovo sponsor di assoluto prestigio. Si tratta di Work Service Group, realtà che riunisce un insieme di aziende specializzate nelle manutenzioni industriali, nell’edilizia e nelle attività logistiche.

Dai più piccoli ai professionisti

Come avevamo già avuto modo di raccontarvi in una nostra recente intervista Massimo Levorato, Presidente e Amministratore unico dell’azienda padovana , il marchio Work Service è presente da diversi anni nel mondo del ciclismo giovanile. Lo scorso anno è stato fatto un primo passo nel mondo del professionismo con la Work Service Dynatek Vega, formazione con licenza Uci Continental. Ora è arrivato l’impegno accanto al Team Androni giocattoli Sidermec a dimostrazione che il ciclismo è uno sport ancora in grado di attrarre realtà imprenditoriali dinamiche e in continua ascesa, come appunto Work Service Group.

Fiducia nell’esperienza di Savio

Massimo Levorato ha voluto sancire l’accordo con il team Androni Giocattoli Sidermec con queste parole: «Ho una grande fiducia nei confronti di Gianni Savio che è un primattore del ciclismo nazionale. Ci piaceva l’idea di sperimentare in modo crescente l’ambiente professionistico, anche per offrire ai nostri ragazzi un ventaglio di opportunità importanti. Continueremo nell’ambito giovanile razionalizzandolo con l’intervento in una categoria superiore. In Androni Giocattoli Sidermec c’è una visione e un’ottima struttura. Da parte nostra c’era la volontà di non andare in cerca di attori improvvisati ma di trarre esempio da un senatore del ciclismo italiano come Savio. Per noi è un ingresso importante, con ancora più impegno, nel rispetto degli attuali partner e con l’auspicio che possa evolversi sulla scia della nostra storia».

Massimo Levorato, Presidente e Amministratore unico di Work Service Group
Massimo Levorato, Presidente e Amministratore unico di Work Service Group

Soddisfazione di Savio

Naturalmente soddisfatto il team manager di Androni Giocattoli Sidermec Gianni Savio: «Siamo orgogliosi che un’azienda importante come Work Service Group entri a far parte della nostra squadra e ringraziamo l’imprenditore Massimo Levorato, che ha scelto il nostro team per esordire nella categoria Pro Tour».

Rosti firma ancora la divisa

Il marchio Work Service Group sarà presente sulla maglia e sui calzoncini dei corridori, oltre che su tutti i mezzi del team. La realizzazione della nuova divisa e del relativo abbigliamento da riposo sarà nuovamente a cura di Rosti.
L’azienda di Brembate affronta il sesto anno di partnership con un team come quello diretto da Savio nel quale, come racconta Giovanni Alborghetti che guida l’azienda con il fratello Maurizio, «Si respira aria di famiglia. E per noi è molto importante nel quadro di una collaborazione che prosegue a dare soddisfazioni a tutti».
Il debutto per le prime foto in gara della nuova divisa avverrà in Venezuela alla Vuelta a Tachira poco dopo la metà gennaio.

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