L’evoluzione dell’altezza di sella, parola al biomeccanico

02.12.2021
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In questi anni abbiamo assistito ad un’evoluzione di tutto: alimentazione, materiali, posizioni. E su quest’ultimo fronte la variazione più significativa riguarda l’altezza di sella. Ad un primo impatto sembra che tale misura si sia accorciata, cioè che i pro’ pedalino più bassi rispetto a dieci o venti anni fa.

Tra i primi a mostrarci in modo marcato il suo pedalare basso fu Alberto Contador: da certe immagini era davvero palese. Lo spagnolo fu tra i primi a mulinare rapporti cortissimi, ad andare agile da una parte e ad avere la sparata col rapportone dall’altra. Si vedeva che era frutto di un nuovo ciclismo, riferendoci a quegli anni chiaramente.

E allora come è cambiata l’altezza della sella? Cerchiamo di capirlo con l’aiuto di Alessandro Mariano, uno dei biomeccanici a più a stretto contatto con i professionisti del gruppo.

Michal Kwiatkowski è tra coloro che pedalano più bassi. E come lui il suo compagno Carapaz
Michal Kwiatkowski è tra coloro che pedalano più bassi. E come lui il suo compagno Carapaz

Cambiamento in generale

«Selle abbassate? Direi “ni” – esordisce Mariano – dipende dai punti di vista. Rispetto al passato se si confrontano l’apparato muscolo-scheletrico dei corridori non sempre si tende ad abbassarla. Alcuni soggetti addirittura l’hanno alzata. In linea di massima però è vero: un po’ ci si è abbassati. Parliamo di millimetri e non centimetri. Potrei dire sui 4-5 millimetri mediamente, ma c’è anche chi è arrivato a 6 e chi invece si è fermato a 3».

Mariano porta subito il discorso a livelli più elevati. E presto scopriamo che il tema è a dir poco vasto.

«Facciamo un confronto con i corridori degli anni 2000-2010: da quel periodo sono cambiati allenamenti e alimentazione e di conseguenza anche morfologicamente l’atleta è molto diverso. Se guardiamo ai corridori di quel periodo sembrano degli amatori. Anzi, oggi un amatore è più tirato. Anche il lavoro muscolare e i muscoli stessi cambiano. Cambiano le cadenze e inevitabilmente anche l’altezza di sella ne risente».

Alessandro Mariano Fisioradi
Alessandro Mariano lavora anche nel centro Fisioradi di Pesaro
Alessandro Mariano Fisioradi
Alessandro Mariano lavora anche nel centro Fisioradi di Pesaro

Non c’è una regola fissa

Per Mariano tutto è collegato. Impossibile analizzare la sola distanza fra il centro del movimento centrale e la parte superiore della sella. Almeno per lui e per il suo modo di “operare”.

«Sono cambiati gli angoli di spinta. Ma se non fosse cambiato l’aspetto muscolare, l’altezza sarebbe rimasta la stessa. In tutta questa evoluzione c’è chi l’ha abbassata, ma c’è anche qualcuno (pochi) che l’ha alzata.

«Non c’è una tipologia di corridore che alza e una che abbassa. Non è che un velocista la alza e uno scalatore l’abbassa, ecco. Dipende sempre dal soggetto. Dico questo perché io uso l’elettromiografo per capire la posizione col miglior rendimento. Si tratta di mettere tutti i distretti in condizione di lavorare al meglio tra loro».

Oggi le selle sono cambiate e sempre più corridori utilizzano quelle più corte
Oggi le selle sono cambiate e sempre più corridori utilizzano quelle più corte

Rapporti e selle

Come detto sono molti i fattori che influenzano tale quota. Per noi uno dei più importanti è legato ai rapporti, ma per Mariano nessun fattore è distaccato dagli altri o incide di più. 

«Oggi si usano rapporti più corti – dice Mariano – quindici anni fa era impensabile che un po’ utilizzasse un 34×28. Di conseguenza sono cambiate le tabelle di allenamento e le cadenze, più elevate. Quanto incidono quindi i rapporti? Non più di altri fattori. Sì, può variare un po’ da soggetto a soggetto: magari per un atleta l’allenamento incide il 30 per cento e i rapporti il 40 per cento, per un altro contano entrambi il 3%… Più o meno il peso è uguale per ogni fattore.

«E poi sono cambiate le selle. Senza tornare indietro alla preistoria, fino a qualche anno fa le selle si allungavano indietro e di conseguenza si allargavano nella parte posteriore. Adesso invece si allargano prima, si ha un limite meccanico (un punto di appoggio, ndr). Quando dico si allargano intendo il famoso centro anatomico, anche se io preferisco chiamarlo il punto dove si ferma il bacino. 

«Questa misura mediamente viene individuata a 72 millimetri, ma dai vari test che ho fatto per qualcuno avanza un po’ (68 millimetri) e per altri arretra (73-74 millimetri). Dipende dal bacino».

Tutto ciò porta a pedalare, in teoria, più avanzati e già questo basterebbe a ridurre, seppur di poco l’altezza di sella. Ma poi come dice Mariano è l’insieme che conta. E’ importante collegare tutti i distretti. Stare più avanti di sella magari implica un cambio anche della posizione sul manubrio (per lunghezza e altezza). E a catena tutto il resto.

Purito (Rodriguez) impegnato nella crono finale del Giro 2012. La sua posizione fu stravolta prima del via da Mariano
Rodriguez nella crono finale del Giro 2012. La sua posizione fu stravolta prima del via da Mariano

E a crono?

«Contro il tempo il discorso cambia un po’- riprende Mariano – a livello di utilizzo muscolare potrei dire che è un altro sport. Tuttavia l’incidenza dei fattori citati in precedenza (alimentazione, allenamenti, muscolatura, selle) più o meno è la stessa. Con un cronoman puro puoi ottimizzare al massimo e osare anche posizioni più estreme. Con un uomo di classifica che invece deve andare forte anche il giorno dopo, devi trovare un buon compromesso, altrimenti nella tappa successiva paga. Se invece è l’ultima frazione allora puoi estremizzare anche con l’uomo di classifica. E lo mando forte…

«Se mi è successo? Sì e più di qualche volta. Con Joaquim Rodriguez, per esempio. Nell’ultima tappa del Giro d’Italia che vinse Hejsedal per soli 12” su di lui. Quella volta stravolgemmo la posizione prima della crono finale e Purito fece la crono della vita, ma non bastò. Diciamo che quell’anno fu sfortunato perché fu l’unica volta in cui tolsero gli abbuoni in salita, altrimenti avrebbe vinto quel Giro con un bel distacco».

Tacchette, così nascoste, così importanti…

02.03.2021
5 min
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La giusta posizione delle tacchette per un corridore è importantissima. Si tratta di una questione millimetrica che se mal gestita o sottovalutata può causare anche spiacevoli inconvenienti, per questo sono fondamentali la precisione e soprattutto una persona competente che conosca bene la materia. Ne avevamo già parlato con Aldo Vedovati, questa volta invece ci siamo rivolti ad Alessandro Mariano, esperto biomeccanico, noto per aver posizionato in bici molti campioni come Alberto Bettiol e Davide Formolo.

Quanto è importante per un corridore avere le tacchette ben posizionate?

E’ la base di tutto, bisogna dedicarsi a quest’aspetto con molta attenzione e precisione.

Perché?

Perché stiamo parlando della parte del corpo verso la quale scarichiamo la potenza, quindi è necessario trovare il giusto punto in cui imprimerla.

Il posizionamento passa attraverso un’attenta serie di misurazioni
Il posizionamento passa attraverso un’attenta serie di misurazioni
Come si montano le tacchette? Ci sono strumenti che possono aiutare?

Io utilizzo una pedana baropodometrica e stabilometrica in modo tale che riesco a vedere bene la morfologia del piede così da individuarne il punto di forza.

Come funzionano questi strumenti? Esistono anche altri modi?

Questi strumenti nascono per la medicina, vengono utilizzati dagli ortopedici. Per me sono molto utili perché forniscono dati affidabili. Ti faccio un esempio: la pedana baropodometrica misura la pressione che il piede esercita sulla suola, è un dato importantissimo.

Una volta individuata la posizione delle tacchette è facile riportarla ad esempio su un paio di scarpini nuovi?

Potrebbe esserlo solo se parliamo di due paia di scarpini dello stesso modello. Se così non fosse bisogna affidarsi a un biomeccanico.

Cosa consiglieresti a un corridore che deve scegliere tra tacchette mobili o fisse?

Io preferisco quelle mobili senza ombra di dubbio. Il piede non può essere costretto a rimanere fermo, ha bisogno di muoversi, non siamo nati per essere bloccati.

L’analisi della pressione dei piedi permette di valutare bene il punto di partenza
L’analisi della pressione dei piedi è un passaggio fondamentale
Questa differenza influisce sulla prestazione?

Parecchio, c’è una falsa credenza secondo cui le tacchette mobili fanno perdere la potenza. Io dico che è il contrario e non solo, se non lasci un margine di movimento al piede è la volta buona che insorgono problemi.

Ad esempio?

Problemi con le ginocchia e i corridori sanno bene quanto sia poco simpatico imbattersi in tendiniti e infiammazioni varie. Se il piede lo blocchi stai pur sicuro che scarica altrove la tensione.

Ti ricordi qualche caso di atleti con problemi simili?

Ce ne sono molti, in linea di massima ti dico che si infiammano le ginocchia, in alcuni casi anche il tendine d’Achille.

A chi consigli invece le tacchette fisse?

Ai corridori che hanno una costituzione fisica perfetta. Si può iniziare con un periodo di prova, poi si fanno le dovute considerazioni.

Si dice che un velocista ne ha più bisogno di uno scalatore: è vero? Il velocista può avere vantaggi, usando la tacchetta fissa?

Se facciamo un discorso inerente ai pistard vi dico di sì, ma se parliamo delle corse su strada scordatevelo! Quando facciamo prove di resistenza è rischioso obbligare le articolazioni a un solo movimento. Non è la loro struttura fisiologica, i velocisti a mio avviso devono usare le tacchette mobili.

Tanti i modelli in commercio, ciascuno con le sue prerogative
Tanti i modelli in commercio, ciascuno con le sue prerogative
Per i corridori che hanno subito traumi articolari, muscolari o rotazioni del bacino a seguito di una caduta, si può intervenire anche sulle tacchette?

No, in tal caso io consiglio esclusivamente un osteopata o un fisioterapista. Se un atleta ha il bacino ruotato e tu monti le tacchette di conseguenza, succede che inizialmente ha delle buone sensazioni, ma nel lungo periodo si crea un casino. Credetemi, è meglio evitare.

Che tipo di problemi si creano? Qui si entra nel campo delle compensazioni che il fisico mette in atto ed è molto interessante.

Le compensazioni nascono quando il problema non si è risolto in tempo, allora in questo caso si corregge l’errore lentamente, ammesso che ce ne sia bisogno. Comunque è preferibile far crescere la pianta dritta, in caso contrario bisogna sempre rincorrere qualcosa.

Insomma qui non si può sgarrare di un millimetro…

Considera che se hai la sella più bassa o più alta di due millimetri, la correggi senza compromettere nulla. Se invece hai le tacchette spostate anche di un solo millimetro è troppo e non te lo puoi permettere, per questo consiglio le tacchette Time, sono veramente affidabili sotto ogni punto di vista, e naturalmente consiglio soprattutto un bravo biomeccanico.

Pensi sia giusto abbinare il posizionamento in sella con quello delle tacchette?

In bici il movimento è omogeneo, si deve fare questo tipo di abbinamento. Io consiglio sempre di considerare questo aspetto nella sua generalità. Un corridore sulla bici lo si posiziona trovando il giusto equilibrio tra i punti fondamentali quali l’altezza della sella, la distanza tra manubrio e sella, la giusta posizione delle tacchette e cosi via.

Non c’è niente di banale in quelle tacchette sotto gli scarpini
Non c’è niente di banale in quelle tacchette sotto gli scarpini
Pensi che la posizione delle tacchette possa variare a seconda della condizione fisica dell’atleta?

No, non sono favorevole, è una buona idea intervenire sulla posizione in bici, ma non sulle tacchette.

Ritieni giusto che i corridori si facciano montare le tacchette dai meccanici della squadra prima della corsa?

Ci può stare, i meccanici hanno una mano esperta. Certo devono avere le misure giuste e soprattutto il cambio può avvenire tra lo stesso modello di scarpini, altrimenti conviene che sia il biomeccanico ad intervenire tra due modelli di scarpini diversi.

Alessandro Mariano Fisioradi

Fisioradi accoglie il re dei biomeccanici

02.01.2021
2 min
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“Scienza e Salute del ciclista”, si chiama così l’esclusivo programma ad altissima specializzazione proposto da Fisioradi Center a beneficio di tutti i ciclisti che vogliono prepararsi al meglio.

La visione di Radi

Il Poliambulatorio e centro di riabilitazione multifunzionale pesarese coordinato da Maurizio Radi rappresenta un vero e proprio punto di riferimento nazionale per ciclisti, sia amatoriali che professionisti. Questo grazie all’offerta di un metodo esclusivo di allenamento, di valutazione, di alimentazione e di trattamenti e programmi costruiti su misura per ogni singolo atleta.

Presso Fisioradi Center è possibile trovare servizi molto specifici. Si parte dalla semplice visita di idoneità sportiva fino alla valutazione e alla preparazione atletica attraverso vari test. Si possono effettuare: il test Conconi, l’incrementale con lattato, il test di Mader, il Wingate Anaerobic test, il Critical Power 10”, il test potenza/cadenza e la plicometria finalizzata ad estrapolare la percentuale di grasso corporeo del ciclista.

Mariano e i pro’

Si valutano e si predispongono tabelle d’allenamento personalizzate e si dà grandissimo valore alla biomeccanica e al corretto posizionamento in bici. E’ possibile su appuntamento e in collaborazione con Alessandro Mariano, esperto collaboratore di tantissimi corridori professionisti farsi mettere bene in sella. Non mancano poi l’aspetto fondamentale legato all’alimentazione e all’integrazione. E’ possibile avere la consulenza di un nutrizionista. Inoltre, si può fare dell’Indoor Cycling, con lavori specifici di ritmo e resistenza per pedalare insieme ad altre persone alla ricerca di una sana competizione e del divertimento.

Alessandro Mariano mentre lavora sulla bici di Bettiol
Alessandro Mariano mentre mette a punto la posizione di Bettiol

Arriva la nuova sede

Fisioradi consta di un Poliambulatorio e un centro di riabilitazione multifunzionale con ben nove divisioni specialistiche diverse. Un vero e proprio polo di eccellenza, che in primavera inaugurerà una nuova ed avveniristica sede. Da Fisioradi Center la sensibilità per il ciclismo è altissima. Questo grazie principalmente al valore delle professionalità sia mediche che scientifiche (sono oltre 40 e selezionati da tutta Italia) che qui hanno la possibilità di ben svolgere il proprio lavoro.

fisioradi.it

posizioni aerodinamiche

Telai standard e posizione ideale: sfida delicata

03.12.2020
4 min
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Come ci ha detto anche Dario Cataldo oggi siamo nel ciclismo dei dettagli. Tutto è ponderato al millimetro, specie nell’argomento che trattiamo in questo articolo! Parliamo infatti di posizione in bici, di biomeccanica, di materiali.

Oggi rispetto ad una volta i telai su misura sono praticamente spariti. Anche ai professionisti arrivano i telai con misure standard, centimetri e soprattutto angoli sono quelli per tutti ed è il corridore che vi si deve adattare. Alessandro Mariano, posturologo di Fisioradi da oltre 30 anni al seguito dei pro’, ci aiuta a capire.

Come si fa oggi a trovare la giusta posizione? E’ l’atleta che deve adattarsi alla bici?

E’ tutto più difficile per chi svolge il mio lavoro. Una volta c’era il progetto del telaio e l’atleta ci montava sopra. Oggi ci si arriva con i componenti. Si riesce comunque a raggiungere un buon equilibrio con le giuste compensazioni (attacchi, spessori, arretramento). Si parte da una base fissa, il telaio, e da lì si cerca il giusto equilibrio muscolare e osteo-articolare. L’intento però era, e resta, quello di non sovraccaricare muscoli e articolazioni. Noi per ovviare a questo rischio abbiamo anche fatto dei test con l’elettromiografo sotto forzo, anche su strada.

Elettromiografia
Elettromiografia: i sensori sulla schiena di Purito Rodriguez
Elettromiografia
Elettromiografia: i sensori sulla schiena di Purito Rodriguez
E cosa si vede?

Quali distretti muscolari sono maggiormente attivati se la sella è troppo avanti o troppo arretrata. Se lavora troppo il bicipite femorale o il quadricipite, se il polpaccio lavora troppo o è quasi del tutto “tagliato fuori”. In ogni caso il segreto è svincolare il più possibile la schiena. Questa deve essere scarica il più possibile, perché poi in salita o in uno sprint è chiamata a spingere e vengono coinvolti molto i lombari.

Insomma la parola d’ordine è equilibrio…

Esatto. Alla fine gli angoli, anche con i telai di oggi, riesci a riprodurli. L’apparato scheletrico non cambia, mentre il muscolo sì. Si modifica nel corso degli anni e persino durante una corsa a tappe. Andrebbe cambiata la posizione durante un grande Giro. Poi non lo si fa per tante altre questioni, ma in teoria tanti giorni di carico su determinati muscoli portano ad un affaticamento tale per cui si potrebbe coinvolgerne anche altri. Poi, sia chiaro, parliamo di pochi millimetri. La posizione della vita, anche per gli amatori, non esiste. Vi faccio un esempio.

Prego…

Avevo due atleti identici per statura e misure degli arti: Gotti e Abdujaparov: se avessi tenuto conto solo dell’aspetto scheletrico avrebbero potuto scambiarsi la bici, ma la muscolatura era diversa. Gotti aveva un telaio “seduto” a 71,5° e Abdu un telaio dritto a 76°. Oggi i triatleti a parità di statura con i ciclisti hanno posizioni differenti, in quanto hanno muscolature differenti. La loro posizione va pensata anche in base alla parte del nuoto e a quella della corsa.

I manubri integrati complicano le cose?

A livello di posizione no, alla fine attacchi e larghezze delle pieghe hanno misure diverse e si riescono a riprodurre le proprie quote. 

Tacchette non più in punta: la tendenza è quella?

Io le ho sempre messe un po’ più indietro rispetto alla media. Ho sempre fatto un’analisi del piede e del suo punto di forza che non corrisponde alla testa metatarsale, ma un po’ più indietro. Condivido pertanto questa tendenza.

telaio BMC
Un telaio (BMC) moderno: con le misure standard imposte soprattutto dai monoscocca
telaio BMC
Un telaio (BMC) moderno: con le misure standard imposte soprattutto dai monoscocca
Anche le pedivelle tendono ad “accorciarsi”…

Vero. Noi facciamo un esame che è un po’ come individuare la “coppia massima” della pedalata. Alla fine ne emerge che chi solitamente va agile dovrebbe usare la pedivella più corta e viceversa se va più duro. L’esempio estremo è Froome. Ha leve molto lunghe, ma va molto agile. Una volta gli avrebbero fatto usare pedivelle da 180 millimetri. La pedivella più corta, scelta in base alle proprie caratteristiche, ottimizza il consumo energetico.

Le selle 3D influiscono sulla posizione?

Conta più la larghezza. Oltre un certo limite il tuo bacino non va più indietro. Di solito la misura indicata, il famoso punto anatomico, corrisponde a 7,2 centimetri di larghezza. Però attenzione, è un dato statistico che va bene per tutti e per nessuno. In generale però più che i materiali io credo che le posizioni siano cambiate perché sono cambiate le preparazioni e di conseguenza le strutture degli atleti.

Un aspetto interessante. Spiegaci meglio…

Sono diversi morfologicamente. In generale i corridori sono più magri, più elastici e questo consente di estremizzare le posizioni. Basta guardarli giù dalla bici. Il peso incide molto e modella tutta la struttura. Tra i tanti che ho seguito, c’è stato Mario Scirea (corridore longilineo per antonomasia, ndr), oggi sarebbe un atleta grasso.