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EDITORIALE / Caro Fabretti, riduciamo le dirette?

08.05.2023
6 min
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Raccogliamo la palla lanciata ieri da Cristiano Gatti su Tuttobiciweb a proposito delle parole pronunciate da Alessandro Fabretti al Processo alla Tappa, sulla noia delle prime cinque ore della tappa di San Salvo, e la rilanciamo con altri argomenti.

Il Processo alla Tappa

Che cosa ha detto Fabretti, responsabile in Rai per il ciclismo, della cui bravura siamo certi e che ha giustamente lanciato il sasso nello stagno? Ieri durante il Processo eravamo assieme a Jonathan Milan, per cui non siamo riusciti a seguirlo. Ci siamo però messi in pari stamattina, dopo aver letto l’articolo di Gatti.

«Una tappa che ci ha ripagato della noia – ha detto Fabretti commentando la giornata – io la definisco così, delle prime cinque ore. Praticamente fino a quattro chilometri dalla conclusione, è successo poco o niente (…), fino a quella caduta che ha acceso la miccia. Insomma, una tappa veramente noiosa, classico cliché degli ultimi anni».

La seconda tappa del Giro è partita da Teramo in un giorno tiepido e in un clima di grande calma
La seconda tappa del Giro è partita da Teramo in un giorno tiepido e in un clima di grande calma

«Una corsa – ha continuato – una tappa vista mille volte (…), ma noi dobbiamo avere rispetto anche degli spettatori. Caro Stefano Garzelli, mi dispiace ma lo spettatore per cinque ore ha guardato esattamente la stessa situazione. Certo, ci sono le meraviglie dell’Italia, ma per esempio (si potrebbero) limitare le tappe a un chilometraggio. Voglio dire, la prima tappa del Giro d’Italia era di 397 chilometri. I tempi sono cambiati. Il volley ha immaginato tempi televisivi e ha previsto il tie break all’ultimo set arrivando a 15. Il tennis ha messo il super tie break addirittura. Insomma, qui secondo me bisogna ridurre il chilometraggio, perché sennò veramente cacciamo i telespettatori dal ciclismo».

La nota stonata

Lo scambio di battute è andato avanti, coinvolgendo la postazione da cui Francesco Pancani ha stigmatizzato le fughe lasciate andare dal gruppo perché fanno comodo a tutti, senza un minimo di bagarre. E mentre il dibattito andava avanti e venivano alla mente le dichiarazioni del Giro 2022 in cui si spiegava l’incredibile difficoltà del prendere la fuga (fenomeno che si riproporrà certamente a breve), abbiamo avuto la sensazione di una nota stonata nelle parole di Fabretti.

Il Processo alla Tappa entra nel vivo con la provocazione di Fabretti sul ridurre le tappe (immagini Rai)
Il Processo alla Tappa entra nel vivo con la provocazione di Fabretti sul ridurre le tappe (immagini Rai)

Il bello di RaiPlay è che puoi mandare indietro e riascoltare, finché alla fine siamo arrivati al dunque: «Il volley ha immaginato tempi televisivi e ha previsto il tiebreak all’ultimo set arrivando a 15. Insomma, qui secondo me bisogna ridurre il chilometraggio, perché sennò veramente cacciamo i telespettatori dal ciclismo».

I tempi televisivi. Lo sport in mano al marketing. Il rispetto del telespettatore e sempre meno per l’atleta, che dovendo stare ai tempi televisivi e alle esigenze di spettacolo, viene additato se non fa ogni giorno fuoco e fiamme.

La diretta integrale

E’ giusto che il ciclismo cambi pelle per assecondare le esigenze televisive, nel cui nome ad esempio ha già spostato gli arrivi all’ora di cena, impedendo il miglior recupero degli atleti? E così, mentre eravamo qui a ragionare sul tema, col pensiero siamo finiti proprio sul tennis.

Quando iniziano i tornei più importanti, ad esempio quelli del Grande Slam, c’è tutta una prima fase che in televisione non viene mostrata: quella delle qualificazioni, in cui atleti in cerca di luce (come quelli andati in fuga ieri, in apertura tirati da Mattia Bais) lottano fra loro per approdare alle fasi finali e scontrarsi con i big. Durante quella fase, i campioni palleggiano, si allenano, passano il tempo. Nessuna diretta sui piccoli, semmai i risultati a fine giornata e i due scambi più belli in differita. Il vero torneo inizia dopo.

Torniamo al ciclismo. La diretta integrale di tappe del Giro, bellissima introduzione all’inizio degli anni 90, riguardava le frazioni più importanti (quelle con tante salite, spesso decisive per la classifica), anche per costi di produzione ben superiori rispetto a quelli attuali. Qual è invece il senso di proporre la diretta integrale di una tappa di 220 chilometri, piatta come il mare che costeggia?

Serve per contenere il maggior numero di spot pubblicitari? Serve per occupare la rete per tutto il pomeriggio e non dover ricorrere ad altri contenuti? Oppure serve per il pubblico del ciclismo?

Se è per loro, i veri tifosi sono perfettamente consapevoli del fatto che una tappa piatta di 220 chilometri potrebbe essere noiosa, per cui si organizzano e fanno altro in attesa della volata: difficilmente il vero tifoso parlerà di tappa noiosa. D’altra parte vogliamo supporre che in Italia esistano milioni di persone che passano ogni santo pomeriggio di maggio sul divano a guardare il Giro, senza null’altro da fare?

Se la tappa va per le lunghe, gli studenti studieranno togliendo il volume. Chi deve lavorare proseguirà nel lavoro, sapendo che certe corse si accendono solo alla fine. In ogni caso, Milan ha tagliato il traguardo alle 17,28, in linea con la tabella di marcia più lenta, quindi nei limiti previsti.

Un altro sport

Che cosa accade invece se la tappa di 220 chilometri viene ridotta a 120? Succede che nelle gambe degli atleti va meno fatica. Che la volata di ieri magari non la vince Milan. E che alla lunga il recupero smette di essere la vera discriminante di un grande Giro. Si cambia pelle al ciclismo, finendo nello stesso binario di chi vorrebbe un Tour di tre settimane, Giro e Vuelta di due.

La maglia ciclamino è un altro premio per la prima vittoria di Milan al Giro
La maglia ciclamino è un altro premio per la prima vittoria di Milan al Giro

Noi non siamo d’accordo. Se invece la pretesa è che i corridori vadano sempre a tutta, allora il paradosso successivo è spingere ancora di più sul gas, con conseguenze che non vogliamo neppure immaginare. Il ciclismo non è la pallavolo, non è il tennis e soprattutto non è il wrestling.

Ecco la palla che rilanciamo a Gatti e a Fabretti: facciamo la diretta in base alle stelle di difficoltà che caratterizzano le singole tappe. Si tenga la rete pronta a intervenire in caso di attacco imprevisto e fuori dall’ordinario. E magari si dia spazio ad altre discipline che nel periodo del Giro subiscono il ciclismo, come il ciclismo per tutto l’anno subisce il calcio.

I valori tecnici dello sport ne risulterebbero rispettati e tutelati. Gli atleti sarebbero con mezzo piede fuori dal tritacarne. E le minori ore di diretta sarebbero più intense e piene di contenuti. Facciamo che a cambiare sia il palinsesto, insomma, non lo sport.

Sette giorni al Giro: la RAI, Fabretti e il ritorno di Cassani

29.04.2023
6 min
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Le classiche del Nord hanno infiammato i tifosi sulle strade e fatto crescere gli ascolti televisivi. A una settimana esatta dal Giro, la sensazione di avere un tesoretto di credito da gestire con attenzione è comune in tutti gli operatori dell’informazione. La squadra di RAI Sport, che con il gruppo del Nord ha raggiunto grandi livelli di intensità e approfondimento, si sta preparando per il viaggio lungo le strade italiane. Le dimissioni di Alessandra De Stefano sono arrivate probabilmente quando il grosso del lavoro era stato definito e progettato. Ed è proprio dell’offerta relativa al Giro che parliamo con Alessandro Fabretti, classe 1968, vicedirettore e responsabile per il ciclismo.

La crono di apertura del Giro d’Italia 2023 si correrà quasi totalmente sulla ciclabile Costa dei Trabucchi (foto Chieti Today)
La crono di apertura del Giro d’Italia 2023 si correrà quasi totalmente sulla ciclabile Costa dei Trabucchi (foto Chieti Today)
Che Giro ci attende?

Non rinneghiamo il passato e quanto fatto da Alessandra De Stefano, quella resta la base. Però cerchiamo di dare sempre qualcosa di nuovo. Per quest’anno ad esempio stiamo lavorando per riportare Cassani al Giro. L’idea è di fare con lui il backstage del dopo arrivo durante il Processo alla Tappa. Che cosa ci distingue da altre televisioni?

Che cosa?

Il fatto che noi siamo al Giro e siamo liberi di andare ovunque. Eppure non avevamo mai mostrato cosa succede tra l’arrivo e il podio. L’idea è che Davide Cassani ed Ettore Giovannelli prendano la telecamera e ci mostrino quello che io ho definito il paddock del Giro d’Italia. Come avveniva con Ettore, quando faceva la Formula Uno. Si prendono il microfono e la telecamera e mostrano i corridori che fanno defaticamento o che mangiano. Si spiega cosa mangiano e magari si fa una battuta con loro. Si vedrà magari Vegni e qualche direttore sportivo arrabbiato. Il corridore stanco e quello che si lecca le ferite. Vogliamo dare la sensazione di cosa accade dopo l’arrivo del Giro e non solo quello.

Sulle moto RAI del Giro viaggeranno Giada Borgato e Stefano Rizzato
Sulle moto RAI del Giro viaggeranno Giada Borgato e Stefano Rizzato
Cos’altro?

Intorno alle 14 l’idea è di andare ai pullman e farne aprire qualcuno. Così anche in questo caso mostreremo che cosa succede là sopra mentre si aspetta l’arrivo, perché generalmente nessuno lo sa. Parliamo con l’autista e cerchiamo di entrare sempre più dove le telecamere non sono ancora arrivate. Oltre a questo, punteremo sempre più sulla realtà aumentata, che può piacere oppure no, che non tutti capiscono, ma è il futuro.

Alla Sanremo c’era Giada Borgato sulla moto…

Giada ci sarà anche al Giro, assieme a Stefano Rizzato. Alla Sanremo ha funzionato molto bene. Mentre Stefano ha più il taglio del giornalista e quindi farà la cronaca, racconterà le sensazioni e cercherà di andare in profondità, Giada è più tecnica. Divideremo in questo modo i due ruoli e in ogni fase della corsa interverranno l’una o l’altro in base alle loro competenze.

Le moto ripresa, gli elicotteri e la troupe a terra: il Giro della RAI è un impegno eccezionale
Le moto ripresa, gli elicotteri e la troupe a terra: il Giro della RAI è un impegno eccezionale
Sarete in onda per tutto il giorno?

Dal mattino fino a notte inoltrata o meglio alla mattina successiva, su Rai Sport HD e su Rai Due. Un’ora prima della partenza ci sarà “Aspettando il Giro” con Tommaso Mecarozzi e Stefano Garzelli, quindi sensazioni, umori e tutto il resto. Poi avremo la prima diretta e a seguire “Giro all’arrivo”. Poi “Il Processo alla tappa” fino alle 18. Dalle 20 alle 21 quello che prima si chiamava “Giro Sera”. Infine alle 24 la riproposizione di tutta la tappa.

Per la diretta ci saranno Pancani e Petacchi?

Loro due più Fabio Genovesi, che torna a gran richiesta, perché è un personaggio e una persona di grande cultura (i tre sono insieme nella foto di apertura, ndr). Francesco gestisce molto bene i suoi interventi, sa integrarlo nel modo migliore.

Dovrebbe tornare al Giro anche Cassani, qui a Firenze con Prudhomme e il sindaco Nardella alla presentazione del Tour
Dovrebbe tornare al Giro anche Cassani, qui a Firenze con Prudhomme e il sindaco Nardella alla presentazione del Tour
Gli ascolti salgono grazie a questi grandi campioni?

Lo zoccolo duro rimane costante e diventa durissimo quando c’è un italiano che vince. Le classiche hanno tenuto bene, lo share è salito e siamo molto soddisfatti. Alla Liegi avremmo avuto buoni ascolti anche se non avesse vinto Evenepoel.

Ne avete fatto un buon racconto, onore al merito…

Condivido questa lettura, sono d’accordo. Quel gruppo funziona, ma vorrei riportare dentro anche Andrea De Luca, che merita i suoi spazi (voci di corridoio, lo vedono come commentatore al Tour de France, ndr). La cosa che mi fa molto piacere – questo lo dico come amante del ciclismo – è che facciano sempre un buon ascolto anche le gare più piccole e quelle dei dilettanti. Segno che il pubblico italiano vuole il ciclismo.

Messina, 11 maggio 2022: al Processo alla Tappa di Alessandro Fabretti, Vincenzo Nibali annuncia il ritiro a fine stagione
Messina, 11 maggio 2022: al Processo alla Tappa di Fabretti, Nibali annuncia il ritiro a fine stagione
Il Processo alla tappa resta tuo? Che esperienza è stata lo scorso anno?

Resta mio, confermo. L’anno scorso per certi aspetti non è stato un gran Giro, quindi trovare spunti per processare qualcuno o qualcosa è stato complicato. Non ha mai piovuto, fortunatamente non ci sono state cadute, i primi sono stati i migliori, i peggiori sono stati gli ultimi. Ci sono state fughe a orologeria, nel senso che era palese che le avrebbero riprese negli ultimi 5 chilometri. Nonostante tutto, abbiamo avuto dei bei momenti…

Uno su tutti, l’annuncio del ritiro di Nibali?

Per certi versi, è stata la notizia più forte e per me è stato un momento molto sentito. Siamo entrambi nel ciclismo da tantissimi anni, ormai sono 30, e Vincenzo l’abbiamo visto nascere. Lo abbiamo sempre nominato e mi è sempre piaciuto molto come atleta e come persona. Lo capivo quando si impuntava su alcune cose o prendeva posizione, le ho sempre condivise. Per cui ho vissuto quel momento come un distacco, quasi il taglio del cordone ombelicale.

Alessandra De Stefano si è dimessa il 20 aprile dopo 18 mesi alla direzione di Rai Sport
Alessandra De Stefano si è dimessa il 20 aprile dopo 18 mesi alla direzione di Rai Sport
Come un compagno di viaggio che si ferma…

Per me è stato il filo conduttore di tante trasferte al Giro o al Tour. L’ho sempre tifato, per questo probabilmente quella trasmissione è venuta bene, perché io per primo l’ho sentita molto. Non sono stato un attore che cercava di fare sensazione: quel giorno là sopra c’era emozione vera.

Chi prende la prima maglia rosa?

Ci sarà la grande sfida fra Evenepoel e Ganna. La crono non è semplicissima, ma sarei contento già di avere un grande duello fra il campione del mondo e il cronoman più forte. Quanto agli altri italiani, spero che Ciccone ce la faccia. Il Giro ha un percorso che mi piace e c’è un bel parterre. In questo periodo siamo a tutta per definire i dettagli. Davvero non vedo l’ora che questa settimana voli e che ci ritroviamo tutti in Abruzzo per cominciare.

EDITORIALE / Il Processo alla Tappa e Cipollini a briglia sciolta

30.05.2022
7 min
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Mario Cipollini ha ancora un fisico invidiabile e una notevole capacità oratoria. Se ne sono accorti tutti da quando, oltre ai soliti canali, Re Leone si è messo a utilizzare i social per offrire al mondo opinioni su vari temi, dalle critiche feroci a Cassani fino agli appunti tattici alla Ineos nell’ultimo Tour.

Cipollini è un grandissimo appassionato di ciclismo e ne possiede una notevole cultura. E proprio alla luce di questo, ci si chiede come mai non occupi nello sport una posizione di rilievo.

Ospite al Processo

Invitato ieri al Processo alla Tappa di Alessandro Fabretti (in apertura, l’immagine pubblicata nel suo profilo Instagram), Mario ha snocciolato alcuni concetti del suo repertorio che forse, proprio per averli ascoltati più volte, hanno in certi momenti convinto e in altri disarmato.

Si parlava del Giro che si è risolto negli ultimi 3 chilometri del Fedaia. E che tutti, in alcuni momenti, abbiamo definito noioso. E il discorso è finito sulla scientificità di un certo modo di fare ciclismo.

Aperta parentesi. Non ci stancheremo mai di ripetere che per risparmiarci tante chiacchiere e tappe noiose, basterebbe togliere di mezzo i misuratori di potenza quando si corre. Chiusa parentesi.

«E’ arrivata la matematica nel ciclismo – ha detto Cipollini – ci sono degli addetti delle squadre che fanno uno screening totale delle potenzialità dei tuoi avversari, per cui cominci a lavorare su quello. Non c’è più l’istinto e neanche la collaborazione con il direttore sportivo. Una cosa che mi sembra di capire è che sono squadre molto importanti, ben organizzate, ma mancano uomini di esperienza. Io sono arrivato nel ciclismo e c’era Marino Amadori nella mia squadra e io ho imparato da lui. In realtà adesso è tutto basato su programmi e su mail».

Il Giro d’Italia si è risolto negli ultimi 3 chilometri del Fedaia, ma il lavoro ai fianchi della Bora è iniziato da Torino
Il Giro d’Italia si è risolto negli ultimi 3 chilometri del Fedaia, ma il lavoro ai fianchi della Bora è iniziato da Torino

Integratori o flebo?

Cosa gli vuoi dire? E’ verissimo. Ma togli la lettura della potenza e la possibilità che te la forniscano dalla macchina e sai cosa te ne fai di quei numeri? Sul fatto che manchino uomini di esperienza da cui imparare, in realtà ci sarebbe da distinguere. Basterebbe chiedere ai ragazzi che passano nelle squadre, ma si tratta di situazioni soggettive.

«La stessa alimentazione…», ha proseguito Cipollini. «Gli atleti ora si alimentano in modo che iniziano a recuperare grazie a dei ritrovati migliorativi che gli permettono di ricostruire immediatamente il glicogeno per essere di nuovo pronti il giorno dopo. Io non voglio dire che sia peggio o che sia meglio, è un ciclismo completamente differente».

Si chiama progresso, coinvolge tutto il gruppo e non solo i grandi capitani. Si cerca di investire su un modo lecito di recuperare, non potendo più ricorrere come un tempo alle flebo. Non è meglio adesso?

Il podio di Sobrero con il tricolore è stato lo spunto per le parole sulla necessità di un team italiano
Il podio di Sobrero con il tricolore è stato lo spunto per le parole sulla necessità di un team italiano

Ferrari, Conconi e il nuovo mondo

Poi però, davanti al podio tricolore di Sobrero con l’Inno di Mameli nell’Arena, il discorso è finito sulla necessità di avere un team italiano.

«Non parliamo di questa cosa – è partito Cipollini – perché io sono uno di quelli che lotta per dire che serve una squadra italiana. Dobbiamo per forza far sì che in Italia venga dalla politica sportiva. Deve essere creata una squadra italiana, di matrice italiana, con atleti italiani, con tecnici italiani. Perché noi abbiamo insegnato a tutti a fare il ciclismo. La matematica del ciclismo è nata grazie a due scienziati. Uno che si chiamava Conconi e l’altro Ferrari, che hanno aperto un mondo completamente nuovo. E noi ora siamo indietro a tutti».

Ovviamente non stava scherzando. Raccontano dalla Bardiani di avergli impedito di fare certi discorsi su Ferrari davanti a un giornalista, quando si è presentato in ritiro a Calpe.

Cipollini ha partecipato al ritro spagnolo della Bardiani. Qui con Fiorelli
Cipollini ha partecipato al ritro spagnolo della Bardiani. Qui con Fiorelli

Un periodo buio

E’ innegabile che quei due medici abbiamo riscritto la letteratura dell’allenamento. Hanno aperto un mondo completamente nuovo e i Palazzi del potere se ne sono serviti per vincere medaglie a ogni costo. Ma il mondo completamente nuovo aperto da quei due signori (per il quale uno è stato radiato e l’altro salvato dalla prescrizione) è il motivo per cui il ciclismo italiano è sprofondato nello scandalo e nella vergogna. Il motivo per cui ancora oggi ci sono sponsor che hanno paura di avvicinarsi. Il motivo per cui in Italia è vietata la tenda ipobarica. E se noi ora siamo indietro a tutti e non abbiamo una squadra, è perché pochi sono disposti a credere nel ciclismo. Posizione strumentale? Può darsi, provi semmai Mario a fargli cambiare idea.

Nei giorni scorsi Hindley ha raccontato che a causa delle chiusure Covid non può tornare a casa da due anni
Nei giorni scorsi Hindley ha raccontato che a causa delle chiusure Covid non può tornare a casa da due anni

La passione del ciclista

Ma visto che nessuno in studio si è sentito di muovere appunti, la trasmissione è andata avanti, fra le parole emozionate di Hindley e nuovi concetti da parte di Cipollini.

«Si percepisce che c’è un cambiamento anche psicologico», ha detto. «Questi atleti parlano di sacrifici, della difficoltà di stare lontano dalle famiglie, ma questo è normale per chi fa il ciclismo. Fare ciclismo è il momento più bello della vita, se ne accorgeranno nel momento in cui smettono. Allora mi piacerebbe che ci fosse un uomo come Alfredo Martini che potesse raccontare loro cos’era il ciclismo, quando dovevano partire 9-10 giorni prima per raggiungere il Tour de France perché c’erano le linee del treno interrotte dai bombardamenti.

«Subiscono questo senso di difficoltà nel fare una cosa che in realtà è figlia soltanto della passione. Guadagnano un sacco di soldi, come è giusto che sia. Sono all’interno di un sistema in cui hanno 40 persone che lavorano per loro dalla mattina alla sera. E si lamentano perché fanno dei sacrifici. I sacrifici verranno ripagati da qualcosa, ma è la tua passione che ti ha portato a questo. Per cui servirebbe qualcuno più vecchio e un po’ più esperto a raccontargli secondo me com’è veramente la vita».

La lezione di Martini ha formato generazioni di atleti e uomini: l’onestà prima di tutto
Alfredo Martini ha sempre affrontato il presente senza imporre il passato

Servirebbe Martini

Potrebbe essere lui? Si è mai candidato? Le sue parole, in parte condivisibili, sono sembrate persino piene di nostalgia. Difficilmente i corridori si lamentano dello stare lontani da casa e certamente sostengono una mole di ritiri molto superiore a quella dei tempi di Mario. Hindley ha semplicemente raccontato che a causa del Covid non torna in famiglia da due anni. Mentre Alfredo Martini, tirato in ballo da Cipollini, una volta disse una frase, segno della sua grande modernità.

«Quando sono davanti a dei corridori giovani – disse – non racconto com’era ai miei tempi. Se lo facessi perderei la loro attenzione. I giovani vogliono sapere cosa succederà, non cosa è già successo».

Servirebbe davvero Martini per spiegare che correre con coraggio è sicuramente più apprezzabile del correre col bilancino. Oppure forse Alfredo sarebbe in grado di indicare la via di mezzo fra un ciclismo cauto e uno troppo… spregiudicato. Siamo anche certi che per farlo troverebbe argomenti moderni e non condizionati da memorie che il tempo ha già masticato e messo via.

Cipollini ha aperto uno spiraglio di verità sul passato, omettendo di raccontarlo tutto. E’ stato come quando capiti in certi bar pieni di signori nostalgici. Che rimpiangono gli anni del fascismo e citano lo splendere delle mostrine, delle bonifiche e delle conquiste. Dimenticando o fingendo di non aver visto il dolore e le vittime.