Il taccuino di Amadori: cosa ha detto il Giro Next Gen?

23.06.2024
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Il capitolo chiuso con il secondo Giro Next Gen ha lasciato delle tracce di qualcosa che già si sapeva, ma ora risulta confermato. C’è un ciclismo giovanile che viaggia a due velocità diverse, se non tre. Nella carrozza numero uno ci sono i devo team del WorldTour, squadre in cui gareggiano i corridori più forti e pronti al mondo dei grandi. Con maglie degli stessi colori delle squadre maggiori, per far capire che i cammini sono, in parte, già intrapresi.

Nel secondo vagone viaggiano le continental, non tutte meriterebbero di avere questa nomenclatura, ma il problema è da rimandare in altre sedi. Infine ci sono le squadre di club, invitate e mai protagoniste, divorate da ritmi che le hanno decimate giorno dopo giorno. 

Kajamini (a sinistra) è stato l’unico italiano che ha provato a reggere il ritmo in salita (foto NB Srl)
Kajamini (a sinistra) è stato l’unico italiano che ha provato a reggere il ritmo in salita (foto NB Srl)

Gli occhi di Amadori

In questa edizione il cittì della nazionale under 23 ha guidato una selezione di sei ragazzi, tutti provenienti da squadre escluse dal Giro Next Gen

«Dal lato tecnico si sapeva che sarebbe stato un Giro Next Gen con un bel lotto di partenti – spiega – di conseguenza c’era da aspettarsi questo divario. Avrei voluto vedere qualcosa in più in salita, ma si era visto alle prove di Coppa delle Nazioni che in questo campo eravamo indietro. In Polonia e Repubblica Ceca avevamo fatto due quindicesimi posti con Scalco e Crescioli. Un plauso va fatto a Kajamini e Pinarello, che sono entrati nei primi dieci e ai livelli visti al Giro Next Gen non è facile». 

Qualcuno è mancato…

Crescioli è stato male tutti gli otto giorni praticamente, si è ripreso solo alla fine. Mosca che era in squadra con me e lo avevo portato per testarlo è caduto subito. Il suo Giro Next Gen è durato solamente cinque chilometri. Quindi c’è stata anche un pochino di sfortuna.

Esclusi gli arrivi in quota gli italiani si sono fatti vedere.

Nei percorsi misti abbiamo fatto vedere che ci siamo, i ragazzi sono stati spesso presenti e competitivi. Anche nelle volate ci sono stati sprazzi di Italia con Conforti che si è lanciato con coraggio. Chiaro, non abbiamo vinto, ma essere lì a giocarsela è comunque incoraggiante.  

In volata la bandiera tricolore è stata difesa da Conforti (Vf Group-Bardiani) che si è sempre piazzato
In volata la bandiera tricolore è stata difesa da Conforti (Vf Group-Bardiani) che si è sempre piazzato
Forse il miglior giorno a Zocca, con Privitera terzo?

Non solo lui, quel giorno c’erano tanti ragazzi in fuga: Privitera per l’appunto ma anche Romele, Borgo e Peschi. Non era una giornata semplice per gli attaccanti, perché il gruppetto è uscito di forza a velocità assurde. 

Ora arrivano gli appuntamenti importanti per la nazionale: Avenir, mondiali ed europei.

Su quelli dovremo lavorarci. Dopo il Valle d’Aosta andrò in altura a Sestriere come ogni anno. Cercheremo di fare la squadra migliore per l’Avenir in primis e poi per europeo e mondiale.

Privitera in maglia Hagens Berman, classe 2005, ha fatto vedere sprazzi di talento (foto LaPresse)
Privitera in maglia Hagens Berman, classe 2005, ha fatto vedere sprazzi di talento (foto LaPresse)
Un Giro Next Gen che ha fatto vedere come i primi anni siano già forti.

I primi due (Widar e Torres, ndr) sono giovanissimi, ma anche i nostri si difendono bene, tra tutti Borgo e Privitera. C’è da dire che i corridori che arrivano dalla categoria juniores sono già bravi, preparati e all’altezza. Poi noi abbiamo anche tanti ragazzi 2005, oltre a Borgo e Privitera ci sono anche Gualdi e Turconi ad esempio. 

Poi ci sono stati anche alcuni assenti illustri tra i nostri…

I primi anni da noi soffrono del fatto che hanno la scuola e la maturità da affrontare. Però chi è venuto ha messo alle spalle una bella esperienza, in una corsa che non regala nulla. Ci è mancata la vittoria, ma a questi livelli non è mai facile imporsi.

Il quarto anno da U23? Per Boscolo (e il CTF) è superfluo

23.04.2024
5 min
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In un ciclismo che corre sempre più veloce fin da quando i ragazzi si trovano nella categoria juniores ha senso, per una squadra continental, puntare su corridori di quarto anno? La domanda è nata dopo un colloquio con Renzo Boscolo, diesse del team CTF Victorious e ci è riecheggiata in testa per un po’. Il fatto di essere stati all’Eroica Juniores, poi, ci ha fatto crescere ancora di più la curiosità riguardo questo tema. Allora ieri ci siamo messi a parlare con Boscolo e ne sono nati spunti interessanti. 

Oliver Stockwell (qui all’AIR 2022) è l’unico corridore di quarto anno al CTF in questa stagione
Oliver Stockwell (qui all’AIR 2022) è l’unico corridore di quarto anno al CTF in questa stagione

Eccezioni, non regole

Negli ultimi anni, tra i corridori degni di nota all’interno del CTF, ci sono stati solamente due ragazzi giunti al quarto anno della categoria U23. Il primo è stato De Biasi, il secondo, invece, è Stockwell. 

«Al CTF – ci dice – come ragazzo di quarto anno abbiamo solo Oliver Stockwell. La scelta è dovuta al fatto che ha perso un anno a causa di una frattura al femore, così la decisione di tenerlo con noi ci è sembrata naturale. Come lo era stata per De Biasi, che era arrivato da noi nell’anno del Covid, avendo perso un anno ci è sembrato giusto fargli proseguire il cammino. Al di là di casi del genere, noi come CTF riteniamo che un ragazzo di quarto anno non lo teniamo».

Il mercato chiede corridori giovani e preparati, il CTF si è mosso di conseguenza (foto Instagram)
Il mercato chiede corridori giovani e preparati, il CTF si è mosso di conseguenza (foto Instagram)
Come mai?

Ci siamo resi conto, numeri alla mano, che non ha senso. Il percorso di crescita previsto per i ragazzi dura tre anni, il quarto anno di categoria aggiunge ben poco. Guardando i dati, si vede che la curva di miglioramento si sviluppa, nella sua massima espressione, tra il secondo e il terzo anno da U23. 

Al quarto anno i margini sono minori?

Oltre ad essere minori si rischia l’effetto opposto. Un ragazzo al quarto anno si ritrova con l’acqua alla gola, perché in questa categoria viene visto come all’ultima spiaggia. Il discorso poi cambia radicalmente quando si passa elite. 

Anche Max Van Der Meulen è uno dei corridori con un contratto già firmato nel WT (foto Instagram)
Anche Max Van Der Meulen è uno dei corridori con un contratto già firmato nel WT (foto Instagram)
Ci sono ragazzi che da elite si sono guadagnati lo spazio tra i pro’.

Sono eccezioni italiane o internazionali? Per come la vediamo noi al CTF, gli elite non hanno grande senso. Noi siamo una squadra di sviluppo della Bahrain, quindi il nostro ragionamento è diverso da chi ha una continental. In altri Paesi una squadra continental può svolgere il ruolo che da noi hanno le professional. Ad esempio: la Polonia ha un bel movimento ma non ha team professional, quindi le loro continental hanno una logica diversa dalle nostre. 

In Italia le professional ci sono…

E ci sono anche le continental che ragionano sulle vittorie e sul voler sembrare dei team di professionisti. Allora portano ragazzi grandi a fare corse con i pro’ così si fanno vedere. Il discorso per loro funziona, per noi no. 

Voi da quanto avete “accantonato” il discorso quarti anni ed elite?

Da quando abbiamo iniziato a girare molto di più l’Europa. Negli ultimi 7-8 anni il mercato è cambiato, prima passavano anche corridori elite, ora si cercano i ragazzi prima.

Se si pensa che Kristoff, vincitore di due tappe all’Eroica Juniores, ha già un contratto firmato con una squadra WorldTour…

Capite? Non sto dicendo che sia giusto o sbagliato, ma il mercato va in questa direzione. Anche noi abbiamo ragazzi che hanno già un contratto con la Baharain per i prossimi anni (Ermakov ed Erzen, ndr). Il sistema messo in piedi è questo e bisogna ragionare così.

Il calendario del CTF prevede un aumentare costante delle gare e degli impegni ed è tarato sui ragazzi giovani (foto Instagram)
Il calendario del CTF prevede un aumentare costante delle gare e degli impegni ed è tarato sui ragazzi giovani (foto Instagram)
Lo fareste anche senza un legame con un team WT?

Sì. Io credo che un team continental debba far crescere i ragazzi. Siamo appena stati alla Gent U23 dove Borgo è arrivato quinto (in apertura foto Ieper.Fietst, ndr). Lui è un primo anno, in squadra ne abbiamo ben cinque, la nostra scelta è di puntare sui giovani.

E’ una questione di scelte, o si punta sui giovani o su corridori più maturi, ma entrambi non possono coesistere.

E’ così. Per come interpretiamo noi l’attività, è corretto avere ragazzi di primo anno. In generale preferiamo partire piano e aumentare la caratura delle corse mese dopo mese. Inserire un ragazzo di quarto anno in una struttura del genere rischia di farla esplodere.

Borgo, al primo anno da U23, ha già raccolto risultati importanti anche all’estero (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Borgo, al primo anno da U23, ha già raccolto risultati importanti anche all’estero (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Perché?

Un corridore di quarto anno deve partire forte, per trovare risultati e farsi vedere, perché le squadre professionistiche a giugno hanno già la rosa chiusa. Inserire un ragazzo così vorrebbe dire cambiare il nostro calendario e portare la squadra a fare corse impegnative fin da subito, come il Laigueglia. Ma che senso ha far correre ad un ragazzo di primo anno una gara del genere a inizio stagione? Nessuna. Ripeto la nostra scelta è di puntare sui giovani e farli crescere, non di metterli in vetrina. 

Ragazzi al primo anno come Borgo, Capra e Mottes hanno già esperienze importanti…

Borgo ha fatto sesto alla Youngster e quinto alla Gent U23. Capra non ha vinto, ma è stato fondamentale per la squadra e Mottes ha potuto fare gare importanti e imparare. Questi potrei portarli al circuito di paese e vincerebbero, ma che senso avrebbe?

Toccata e fuga in Belgio per Borgo e il CTF: un’esperienza unica

21.03.2024
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La voce di Alessandro Borgo dietro la cornetta fa trasparire tutta la sua giovane età. Il 19enne del CTF Victorious è tornato sui banchi di scuola dopo un intenso periodo di gare tra Belgio e Slovenia. Ora è il momento di recuperare dagli sforzi sportivi e mettersi sotto con lo studio: la maturità di luglio inizia a farsi intravedere. 

«Oggi divano e tanti libri – ci dice – niente bici. Ho corso tanto in questi giorni, anche martedì. Sono stato un periodo in Belgio per correre la Youngster Coast Challenge, che ho terminato sesto (foto Koksijde – Oostduinkerke in apertura), poi ho fatto la Popolarissima e due giorni fa in Slovenia l’ultima gara. Ora, invece, ho un altro bel blocco: quello delle verifiche! Devo preparare chimica e storia. Sono all’ultimo anno di Agraria ed Enologia a Conegliano. Quando ho scelto questo indirizzo, il ciclismo non era ancora il mio primo pensiero e ho unito la passione per l’aria aperta a quella per il mio territorio».

Il podio della Youngster Coast Challenge con al centro Behrens, a sinistra Debruyne e a destra Teutenberg (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Il podio della Youngster con al centro Behrens, a sinistra Debruyne e a destra Teutenberg (foto Koksijde – Oostduinkerke)

Debutto al Nord da U23

Ora il ciclismo occupa uno dei primi posti per Borgo, tanto da portarlo a correre in Belgio e piazzarsi sesto alla Youngster Coast Challenge. Il giovane corridore veneto ha già corso da queste parti negli anni da junior, ma questo era il suo esordio al Nord da U23. 

«E’ stata una gara impegnativa, dura e lunga – racconta – abbiamo percorso ben 174 chilometri, è stata proprio una gara da Nord, c’era tantissimo vento, con raffiche fino a 30 chilometri orari. Nel mezzo del percorso c’erano anche tre muri, tra cui il Kemmelberg. Il ritmo è stato davvero sostenuto, dall’inizio alla fine, anche perché il livello era elevato. C’erano tutte le devo team con la Alpecin che ha praticamente fatto il bello e il cattivo tempo, anche se poi non hanno vinto. Ogni rettilineo arrivavano dei ventagli, ogni tot chilometri c’erano corridori che saltavano via come birilli. In due o tre momenti ho rischiato anch’io di rimanere tagliato fuori dalla corsa, in particolare in un rettilineo di quattro chilometri. Avevo poca esperienza con il vento e una posizione errata mi ha portato fuori dal primo ventaglio. Devo ammettere che mi ha salvato uno dei consigli di Modolo (Sacha Modolo, ndr) che dall’anno scorso mi segue e mi aiuta». 

Borgo è rimasto nel ristretto gruppo che si è giocato la vittoria (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Borgo è rimasto nel ristretto gruppo che si è giocato la vittoria (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Cosa ti ha detto?

Che se fossi rimasto fuori da un ventaglio, avrei dovuto aprirne subito un altro, altrimenti avrei solamente perso tempo. Da solo contro un gruppo di dieci o quindici già si fa fatica, in più se ci si aggiunge il vento… Quindi ho aperto un secondo ventaglio, ma mi hanno seguito solamente in due, siamo stati per una decina di chilometri a 15 secondi dai primi. Siamo rientrati solamente una volta iniziato il circuito finale.

Com’è andata?

Gli Alpecin erano in cinque su 15, hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Ma a spuntarla è stato Behrens della Lidl-Trek Future Racing. Dietro ci siamo trovati in cinque a giocarci il podio, io sono entrato per primo alla curva dell’ultimo chilometro, con un buco di due metri tra me e gli altri. Ho deciso di tirare dritto e anticiparli, ma sono tornati sotto proprio a 300 metri dal traguardo e con la volata mi hanno saltato. Comunque ho fatto sesto, non male direi. 

Una giornata da Nord, a tutta dall’inizio alla fine con il vento a incidere sulla corsa (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Una giornata da Nord, con il vento a incidere sulla corsa (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Correre nel vento è tanto diverso?

Diciamo che ho imparato a fare un ventaglio e ho capito come entrarci. Sembra banale, ma nessuno di noi del CTF aveva esperienza in queste situazioni. 

Facciamo un gioco, raccontaci come si fa un ventaglio.

Supponiamo che il vento arrivi da sinistra. Il primo uomo si mette tutto a sinistra, gli altri lo seguono posizionandosi leggermente a destra, per ripararsi dal vento. Poi si gira, quindi il primo si fa sfilare e si mette in coda, sempre a destra. 

Borgo è al primo anno da under 23, da junior ha corso alla Work Service Speedy Bike
Borgo è al primo anno da under 23, da junior ha corso alla Work Service Speedy Bike
Che tipo di fatica si fa nel correre in questo modo?

Non è come andare in salita dove hai un’andatura costante, ma si vive di attimi. Nel senso che ci sono momenti in cui sei a 200 watt e poi per trenta secondi vai a 800 per chiudere un buco. Ad un certo punto senti le gambe bruciare dalla fatica. Però è stato bello, ho visto che in queste gare dove c’è da soffrire vado bene.

Voi del CTF avete alloggiato nella villa della Bahrain Victorious, emozionante?

Abbiamo vissuto in quella casa per tre giorni. Poche settimane prima vedevo le storie dei pro’ che erano lì per correre e poi ci siamo andati noi. Vederla dai social e poi viverci dentro è stato incredibile. Eravamo in sette ragazzi più un massaggiatore, il diesse, un meccanico e un preparatore. Io ero in camera con Skerl e Capra. Gli altri erano Shtin, Ermakov, Olivo e Andreaus. 

I ragazzi del CTF Victorious hanno alloggiato nella villa belga della Bahrain Victorious
I ragazzi del CTF Victorious hanno alloggiato nella villa belga della Bahrain Victorious
Come avete organizzato le giornate?

Come prima cosa, appena arrivati, abbiamo provato gli ultimi 100 chilometri di gara. E’ stato un passaggio davvero importante perché mi ha aiutato a capire i tratti salienti e quelli pericolosi. In Francia e Belgio hanno tanti spartitraffico e rotonde. Grazie alla ricognizione mi ricordavo quasi chilometro dopo chilometro tutti gli ostacoli. 

La vita di tutti i giorni, invece? Chi faceva da mangiare?

Il cibo lo preparava il massaggiatore, ma anche noi ci siamo messi ai fornelli per cucinare la pasta o il pollo. In quei giorni c’era anche una gara dei professionisti (la Nokere Koerse, ndr) e l’abbiamo vista tutti insieme. Giovedì, il giorno prima della corsa, abbiamo fatto un giro sui muri delle Fiandre, dove l’organizzazione stava già preparando il percorso. Pedalare su quelle strade con la consapevolezza che tra pochi giorni ci sarà la gara è stato unico.

Una casa super attrezzata, anche con lo spazio officina per le bici
Una casa super attrezzata, anche con lo spazio officina per le bici
Com’era il clima alla vigilia?

In squadra un po’ teso, ma io devo ammettere che ero sereno. Sono al primo anno, ogni esperienza è bella e mi porta qualcosa. Quello che arriva è tutto un di più. Il giorno prima della corsa ho chiesto anche qualche consiglio a Raccagni Noviero, che corre nel devo team della Soudal-Quick Step. Lui queste gare ormai le conosce come le proprie tasche. Non mi sarei mai aspettato che il vento potesse fare tutti questi “danni”. 

Possiamo dire che la verifica del Nord l’hai passata, ora mancano storia e chimica.

Vedremo di passare anche quelle!

Mottes sprinta, Borgo no: gioia e rabbia al Lunigiana

02.09.2023
5 min
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AMEGLIA – Gli attimi dopo l’arrivo sono scanditi da così tante emozioni che alla fine sembra siano passate ore, invece è tutto racchiuso in attimi. Il sole scalda la Lunigiana, rendendola una fornace contornata da verdi colline, che si fanno sempre più appuntite fino a diventare montagne. Intanto, i sette corridori in testa sono lanciati verso l’arrivo, pedalano forte e non si voltano indietro. Nordhagen, il norvegese leader della generale, è caduto in discesa, e ha perso 30 secondi.  

Sul traguardo, un rettilineo lungo, senza alberi che concedono una tregua dal caldo, sfreccia Lorenzo Mottes. Il trentino esulta con così tanta forza che quasi si sente l’eco: «Che cosa ho fatto! Che cosa ho fatto!». Non crede davvero di aver vinto. Ma è così e pian piano lo realizza, e molto probabilmente questa sera si addormenterà con lo stesso, largo, sorriso di adesso. 

Rabbia Borgo

Alessandro Borgo è nero di rabbia, la faccia rossa e lo sguardo che, se potesse, fulminerebbe Zeus stesso. Sbatte la bici, la sua alleata, che proprio oggi lo ha tradito, un salto di catena lo ha fermato proprio nel momento decisivo. «Che cosa ho buttato – urla – una tappa al Lunigiana, ecco cosa ho perso, non ci credo».

Il veneto respira, deve farsene una ragione, e forse questa rabbia si proietterà verso il finale di stagione. «E’ stata una tappa molto impegnativa – ci dice respirando profondamente – e nervosa. All’inizio si sentivano le gambe pesanti dopo le fatiche di ieri, così sono uscito dal gruppo e abbiamo anticipato la salita di Fosdinovo in otto. Poi le carte si sono mischiate e sono tornati sotto Widar, Nordhagen e Bisiaux. Nella discesa Nordhagen è caduto subito, una volta terminata siamo andati a tutta fino alla fine».

Alessandro Borgo, invece, non sprinta a causa di un salto di catena, la sua faccia dice tutto
Alessandro Borgo, invece, non sprinta a causa di un salto di catena, la sua faccia dice tutto
Alessandro, è il tuo secondo anno junior, come sta andando?

Ho fatto molte esperienze internazionali, sia l’anno scorso che quest’anno. Gare che mi hanno permesso di crescere molto e di confrontarmi con tanti ragazzi davvero forti. Quest’anno ho avuto un po’ di sfortuna nei primi mesi: cadute e forature in gare importanti (alle quali si aggiunge quella di oggi, ndr). Peccato, in preparazione al Giro della Lunigiana e al Buffoni, avevo vinto 4 gare, 3 nell’ultimo periodo.

Com’è confrontarsi con delle realtà diverse da quelle italiane?

Bello e stimolante. Già l’anno scorso ho avuto modo di correre contro Nordhagen e Bisiaux, gente che abbiamo visto tra i protagonisti a questo Giro della Lunigiana. A distanza di un anno posso dire che sono sempre molto forti, ma forse c’è meno differenza. 

Siamo a conoscenza di una persona che da quest’anno ti affianca nel tuo percorso, è Modolo, ci racconti come è nato questo contatto?

Mi ha scritto lui ad inizio di questa stagione, è sempre al mio fianco e mi aiuta spesso. Per esempio durante i primi mesi dell’anno ho avuto dei problemi al ginocchio dopo una caduta, lui mi ha portato dal suo fisioterapista, che mi ha visitato e risolto il dolore.

Ecco Borgo mentre racconta della tappa e dell’incidente meccanico accaduto, un vero peccato
Ecco Borgo mentre racconta della tappa e dell’incidente meccanico accaduto, un vero peccato
Come mai siete entrati in contatto?

Abitiamo a pochi chilometri di distanza, il suo obiettivo è quello di far crescere i corridori della nostra zona, Conegliano. Per farli poi passare nel mondo del professionismo, quindi ci siamo trovati. Tra l’altro Modolo collabora con Massimiliano Mori, che è anche il mio procuratore (nonché procuratore di Sacha quando correva, ndr). 

In che rapporti siete? Lo senti spesso?

Mi ha dato molti consigli, ad esempio: a febbraio ho corso la Gent-Wevelgem juniores con la nazionale. Prima di andare in Belgio ho parlato con lui e gli ho chiesto di raccontarmi un po’ i segreti della gara. Tra vento, pavé e muri mi è stato molto utile, mi ha detto dove posizionarmi in gruppo, muro dopo muro. Il mio 13° posto finale è in parte anche merito suo. 

Secondo ad Ameglia è arrivato Andrea Bessega, il friulano era in testa fino a 50 metri dall’arrivo
Secondo ad Ameglia è arrivato Andrea Bessega, il friulano era in testa fino a 50 metri dall’arrivo
Lo stai sentendo anche in questi giorni?

Sì. Mi sta aiutando con la gestione della gara e come curare l’alimentazione durante la corsa e dopo. Anche queste piccolezze sono fondamentali per emergere e crescere. Nelle prime due tappe non è andata male, ma ho pagato qualcosa perché il percorso non era vicino alle mie caratteristiche. Nella terza tappa (quella di ieri, ndr) abbiamo sottovalutato la fuga iniziale. Sono uscito di classifica e una volta successo volevo puntare su una vittoria. Ecco perché oggi fa male la sconfitta.

Che corridore ti senti di essere e di poter diventare?

Vedo che sono abbastanza forte nelle cronometro, ho vinto qualche prova contro il tempo, tra cui il campionato italiano a squadre. Sono arrivato quarto al campionato italiano a cronometro per juniores. Sento di poter crescere anche in questa disciplina. Tengo bene sulle salite lunghe e pedalabili e ho un buono spunto veloce. Credo di potermi definire un passista scalatore. 

La caduta in discesa di Nordhagen ha permesso a Leo Bisiaux di conquistare la maglia di leader (foto Fruzzetti)
La caduta in discesa di Nordhagen ha permesso a Leo Bisiaux di conquistare la maglia di leader (foto Fruzzetti)
E con Modolo hai anche pedalato oppure non ancora?

Non siamo riusciti ancora a fare una sgambata insieme. Appena tornerò a casa dai vari impegni prometto che andiamo a fare un giro. 

L’anno prossimo cosa farai?

Non so ancora quale sarà la mia strada. Ne ho parlato con loro (Modolo e Mori, ndr) e nei giorni dopo il Lunigiana decideremo.