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Idee chiare e tanto studio: Rodriguez svela un altro lato di Del Toro

02.09.2023
5 min
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«Un punto di forza di Isaac Del Toro? La sua testa, senza ombra di dubbio». Alejandro Rodriguez (al fianco di Isaac nella foto di apertura), è il team manager del team messicano AR Monex. Non è la prima volta che parliamo con lui. Ex biker, ha preso in mano questo progetto e di fatto lo sta portando avanti per i giovani messicani.

Se con  Piotr Ugrumov, che fa parte del progetto, abbiamo analizzato il Del Toro corridore, con Rodriguez scopriamo questo giovane atleta, re del Tour de l’Avenir, da un lato più umano. 

E partiamo proprio dalla forza mentale, mostrata sin da bambino, che non solo ha aperto questo articolo, ma si rifà anche alle parole di Ugrumov stesso.

Rodriguez ci dice di un ragazzo meticoloso. Eccolo ingerire un gel prima del via e ripassare le info sull’attacco manubrio
Alejandro, dicevamo della sua forza mentale

Isaac ha sempre avuto le idee chiare: per questo Avenir, ma anche quando era più piccolo. E’ partito per questa gara convinto di poter fare bene.

C’è stato un momento di difficoltà? Un momento in cui lo hai visto preoccupato?

Sì, e proprio all’inizio quando ha perso oltre due minuti nella cronosquadre. Ha visto che le cose in quel momento non andavano bene. A quel punto sapeva che doveva recuperare e così ha fatto piano, piano… E’ sempre stato aggressivo nel suo modo di correre. Dalla crono individuale soprattutto.

Ci credeva a questo obiettivo dunque?

Sì, sì, aveva le idee chiare anche in questo senso. Già dal primo giorno in linea ha visto che davanti non c’era qualche possibile uomo di classifica e questo gli ha fatto capire che aumentavano le sua possibilità. Tanto più dopo il terzo posto al Valle d’Aosta.

Del Toro (classe 2003) conquista il Col de la Loze
Del Toro (classe 2003) conquista il Col de la Loze
Ha influito quel podio?

Assolutamente sì. E’ stato una bella iniezione di fiducia in più. Ma anche rispetto a quanto aveva fatto l’anno scorso, sempre al Valle d’Aosta. In quel caso era stato quinto ed è migliorato. Ed era migliorato anche dopo, almeno fino alla rottura del femore – tra l’altro proprio all’Avenir 2022 – ma è tutto l’anno che andava bene. Dopo un buon inverno si è piazzato alla Corsa della Pace e persino al Sibiu Tour, dove ci sono molti pro’. Ma le prestazioni del Valle d’Aosta sono state importanti.

Perché?

Perché lì ci sono salite lunghe e c’erano avversari che hanno corso parecchio con i professionisti come per esempio i ragazzi della Bora-Hansgrohe. Isaac vedeva che riusciva a tenerli bene sulle salite più dure e anche a staccarli in qualche caso. In realtà voleva fare di più e nella seconda tappa aveva attaccato, ma poi lo hanno messo in difficoltà. Si è ripreso dando spettacolo nel tappone lungo partendo da lontano: tutti segnali importanti. In più anche dopo avevamo un progetto chiaro e siamo saliti in altura al Sestriere, per recuperare bene.

Com’è in corsa Del Toro? Prima hai detto che già nella prima tappa in linea si era accorto che mancava qualche big all’appello…

Lui in corsa pensa moltissimo. E poi è uno che studia tutto e tutti. E’ sempre molto concentrato durante la settimana di gara. Sa bene chi va e chi non va e anche perché non va. S’informa parecchio e tutto ciò gli fa capire tante cose.

Isaac Del Toro, il Giro della Valle d’Aosta passaggio cruciale per gambe e mente (foto Monex Team)
Isaac Del Toro, il Giro della Valle d’Aosta passaggio cruciale per gambe e mente (foto Monex Team)
Lo conosci da diversi anni, che ragazzo è?

E’ un ragazzo semplice, umile, tranquillo, sa sfruttare il momento. Adesso è un po’ scioccato da questa “onda”. «Mamma mia, ora tutti mi parlano come un corridore vero, ma sono un ragazzo»: mi dice. Certo, è consapevole che ha qualcosa in più degli altri.

Ha altre passioni oltre al ciclismo? Per esempio in Messico amate molto gli eroi del wrestling… O magari segue la Formula1…

No, io lo vedo sempre sul ciclismo. E se non è alle gare… vede le gare! Non ha testa per altro. Non so, ma io sul Col de la Loze ho visto un Isaac che aveva un desiderio molto forte. Un ragazzo che inseguiva il suo sogno, il suo obiettivo.

Quando lo hai conosciuto?

Era il 2019, quando iniziammo il programma di scouting in Messico. Lui faceva parte di questo gruppo di 106 ragazzini. E man mano è emerso. Ma da subito, e torno al discorso delle idee chiare, voleva venire in Italia. Voleva fare certe corse…

A Sainte-Foy-Tarentaise la sfida finale con Pellizzari: a Giulio la tappa, ad Isaac la maglia (foto Avenir)
A Sainte-Foy-Tarentaise la sfida finale con Pellizzari: a Giulio la tappa, ad Isaac la maglia (foto Avenir)
A te, Alejandro, c’è stato un momento particolare che ti ha colpito? Che ti ha emozionato?

Le emozioni sono tante, ho difficoltà a dirne una che mi ha colpito. Sapete, io non sono molto espressivo e non so festeggiare. Sarà che le cose che facciamo le studiamo, le programmiamo così al dettaglio che poi quando accadono sembrano un libro scritto. Siamo dietro ai numeri e cerchiamo di svilupparli. Per sfortuna quando alle cose pensi troppo non è più una sorpresa.

Però avete festeggiato, hai detto… 

Sì dai, alla fine della gara dopo tre ore di sala stampa, lo abbiamo aspettato tutti insieme con lo spumante. E poi tutti a casa. Mentre noi siamo rimasti qui per l’Avenir delle donne. Quando finirà questa corsa faremo festa davanti ad un bella pizza!

In Messico i media ne hanno parlato? Il presidente Federale, magari, si è fatto sentire?

Ne hanno parlato i telegiornali, quelli generalisti, non quelli specifici. E’ stato descritto come un giovane eroe… come quelli che poi vogliamo sviluppare: ragazzi che siano dei simboli. Eroi di sport e lavoro. Per fortuna Isaac e i gli altri sono ragazzi bravi, che hanno voglia di fare, e di fare ciclismo. Per quanto riguarda il presidente federale, come sapete, non c’è. La Federazione del Messico ad oggi non è riconosciuta dall’Uci, per fortuna a San Marino abbiamo trovato chi, come Valdiserra, ci ha aiutato. Però sì, Isaac Del Toro adesso è un simbolo. Sui social è passato da 4.000 ad oltre 21.000 follower. E’ una figura pubblica e speriamo che possa essere uno stimolo per altri ragazzini.

Del Toro, un messicano nel gotha degli under 23

24.07.2023
4 min
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VALTOURNANCHE – Isaac Del Toro è la tranquillità fatta ciclista. Il messicano ha tutti i ritmi lenti e tranquilli tipici della sua terra. Si prepara con lentezza, fa le cose con calma e con il sorriso. Ma di certo non è lento in bici. Il corridore del Monex Pro Cycling Team è infatti arrivato terzo nella classifica generale del Giro della Valle d’Aosta (in apertura foto Facebook – Monex Pro Cycling Team).

Del Toro fa parte di quella combriccola di ragazzi seguiti da Piotr Ugrumov. Sono di stanza a San Marino ed è lì che si allenano e imparano ciclismo. In Valle d’Aosta Isaac è rimasto con un solo compagno dopo una tappa e da solo dopo la seconda. Tutto quindi è stato farina del suo sacco. Anche se i ragazzi e lo staff lo hanno supportato alla grande, se non altro moralmente oltre che nella logistica dei rifornimenti in corsa.

Isaac Del Toro il 27 novembre 2003, deve ancora compiere 20 anni

Protagonista in Valle

Del Toro e i suoi compagni arrivano in Europa a fine febbraio e ripartono a settembre. Hanno la “casetta”, come molte squadre under 23, e lì vivono insieme, cucinano, si allenano.

Isaac ha fatto un numero nel giorno della vittoria di Meris e del super attacco di Rafferty, solo che la sua azione è rimasta più nascosta in quanto era nelle retrovie. In pratica verso Clavalité il messicano ha recuperato oltre 2′ alla testa della corsa, mostrando un grande passo in salita e anche una grande abilità in discesa. Insomma, un corridore vero.

«Sì – racconta  il classe 2003 – è andata bene verso la Clavalité, è stata la giornata più dura. Sono stato spesso davanti ma non sono andato in fuga, credevo che dopo la prima discesa tecnica gli arrivassimo vicino e che il gruppo chiudesse, invece non è andata così. Ma lo devo accettare: le corse sono anche queste».

E Del Toro ci ha provato anche verso Cervinia. L’attacco “cattivo” che ha messo in difficoltà Rafferty è stato il suo. Non si era arreso anche se consapevole che non era facile scalzare l’irlandese. Una reazione e una continuità di rendimento davvero importanti.

Del Toro marcava stretto Rafferty in maglia gialla. Isaac è andato forte fino a fine Valle d’Aosta (foto A. Courthoud)
Del Toro marcava stretto Rafferty in maglia gialla. Isaac è andato forte fino a fine Valle d’Aosta (foto A. Courthoud)

Corridore moderno

Del Toro scalatore, Del Toro discesista: che tipo di corridore è dunque questo atleta? Di certo è di quei fisici moderni: alti, filiformi. Un po’ alla Vingegaard se vogliamo.

«Io – spiega Isaac – non so se sono questo o quello. Io sono un ciclista e sono felice così. Penso ad andare forte ovunque… se posso anche negli sprint». Il suo team manager Alejandro Rodriguez, ex biker professionista, ci spiega che Del Toro è bravo anche negli sprint a ranghi ristretti.

Divertimento è la parola d’ordine, ma anche serietà e consapevolezza. Ci dicono infatti che Isaac è preciso nelle sue sedute di allenamento. Sa che nessuno gli regalerà nulla. Di professionismo non parla – anche se abbiamo avuto la sensazione che non ne volesse parlare, che è diverso – dice che per ora nessun team professionistico si è fatto avanti, ma aggiunge anche che è fiducioso.

Il messicano prima di salire sul podio del VdA. Si era ben comportato anche al Sibiu Tour

Sulle orme del fratello

La storia di Isaac, anche se Oltreoceano, è molto simile a quella di tanti altri ragazzi. Lui vive nella parte a Nord del Messico.

«In un luogo di mare, non lontano dal confine con gli Stati Uniti. Ho iniziato intorno ai 12 anni. Andava in bici mio fratello Angel, che è di due anni più grande di me. Ricordo che lo guardavo pedalare e mi piaceva molto. Così ho pensato che sarebbe stato bello anche per me.

«All’inizio non ci pensavo molto però. La bici era lì. Io pensavo alla scuola, agli amici. Poi quando ho compiuto 15 anni, ho visto che c’era un opportunità importante e mi sono impegnato molto».

Isaac ci parla del piacere di correre e di farlo in Europa soprattutto. Anche perché sono ormai tre anni che corre solo nel Vecchio Continente. In Messico ci si torna solo per recuperare e per allenarsi con temperature migliori all’inizio dell’inverno.

«Da voi in Europa il livello è più alto – spiega Del Toro – e la mentalità è diversa, più professionale. Certo, è duro, ma il ciclismo vero è quello europeo ed è qua che bisogna insistere».