Un incontro su Zoom in mezzo a un mucchio di giornalisti belgi. Mathieu Van der Poel è rientrato alla base dopo la Coppi e Bartali e ha negli occhi il lampo giusto. Oggi venderà cara la pelle alla Dwars door Vlaanderen, la cara vecchia corsa di Waregem, e ancora di più domenica al Giro delle Fiandre. Sulle strade ci sarà nuovamente pubblico e questo già mette di buon umore i corridori. La voglia di parlare tuttavia non è troppa: risposte laconiche come quando la concentrazione è alta.
«La vittoria nella quarta tappa della Coppi e Bartali – dice – mi ha rassicurato. Il percorso e l’intensità erano un po’ paragonabili alle classiche fiamminghe. Dopo la seconda tappa dissi che mi mancava ancora un po’ di potenza, ma ora va bene. Pensando al Fiandre, credo che non avrei nemmeno più bisogno della gara di domani (oggi per chi legge, ndr). Allora perché farla? Perché è una grande gara, l’ho vinta nel 2019 e voglio vincerla di nuovo».
Van Aert e Asgreen
La fiducia è alta, il che è sorprendente dopo un inverno piuttosto difficile. Deve essere stato duro per lui incassare la sconfitta ad opera di Colbrelli alla Roubaix e poi dover rinunciare al ciclocross per il persistere sempre più fastidioso del mal di schiena, mentre Van Aert giocava al gatto coi topi. Mathieu ha trascorso parecchio tempo in Spagna, mentre i suoi colleghi si giocavano le prime grandi corse. E solo qualche… spiata su Strava a un certo punto ha fatto capire che la condizione fosse ormai prossima.
«Ammetto – dice – che non sia stato un periodo divertente. Ma in questo modo ho messo insieme la migliore preparazione di sempre. L’ho fatto a modo mio, come volevo. Non ho dovuto correre subito dopo la stagione del ciclocross, che è stata breve, ma non ho intenzione di lamentarmi. Non avrei mai pensato che sarei arrivato pronto al Fiandre, ormai guardavo di più all’Amstel e alle classiche delle Ardenne. Ma quando le cose in Spagna sono migliorate davvero, ho capito che era possibile. Non mi dispiace che gli altri abbiano iniziato da più tempo, anche Van Aert ha vinto l’Omloop Het Nieuwsblad subito dopo il ritiro. Questo è il nuovo ciclismo. Ne fa parte anche Pogacar che verrà a provare questi muri. Lui riesce in tutto quello che fa, ma credo che i rivali più forti siano Van Aert e Asgreen».
La schiena a posto
La bella notizia in questa parte del Belgio è che si torna a correre con il pubblico, così come lo mette di buon umore il fatto che la schiena dia meno fastidio.
«Quando vado in bicicletta – spiega – sono quasi indolore. Molto meglio che negli ultimi anni. Devo continuare a lavorarci su, faccio esercizi tutti i giorni, soprattutto di allungamento e per sciogliere i glutei, affinché la schiena sia sempre sotto controllo. Negli ultimi anni avevo trascurato questi esercizi, anche perché spesso dovevo cambiare disciplina e c’era poco tempo. Ha ragione Bartoli quando dice che facendo tante specialità c’è meno tempo per prendersi cura di se stessi. E’ la vera lezione che ho imparato da questa esperienza. Mi sento bene e corro per vincere. Se funzionerà è un’altra questione…».
Stasera primo verdetto
Saluta confermando che probabilmente correrà il Giro d’Italia e ribadendo che avere così tanto tempo per allenarsi è stato un lusso per lui inedito. Alle sue spalle le pareti a fioroni della stanza d’hotel rendono la scena un po’ impersonale. Ma in un paio di occasioni nel lampeggiare del suo sguardo è parso di vedere il Mathieu dei giorni migliori. Per il pubblico sulle strade, che lo ha visto brillare a Sanremo e vincere a Montecatini, presagio migliore non potrebbe esserci.