Ricomincia a nevicare su Schoten quando la Scheldeprijs entra nell’ultimo chilometro e il risultato è dato quasi per scontato. Bennett e la Deceuninck-Quick Step hanno una tale superiorità numerica da non ammettere repliche: in testa c’è anche Cavendish. I due soli italiani all’arrivo (entrambi inviati di bici.PRO) fanno timidamente il tifo per Nizzolo, ma la corsa onestamente è già scritta. Vince Bennett e tutti a casa.
Pronostici azzerati
Ma a capo di una giornata così fredda e resa dura dal vento, che ha spezzato il gruppo in tre ventagli, magari ci sta che nulla vada come te lo aspetti. E così Jasper Philipsen decide di fare la sua volata e parte a centro strada, mentre Bennett a ruota di Morkov si prepara a scrivere il suo finale. Cavendish è dietro. Ha lavorato per il compagno e adesso viaggia a rimorchio della volata.
Sembra tutto scritto, quando Bennett fa la sola cosa che non dovrebbe fare. Molla Morkov e si sposta verso Philipsen. E a quel punto, senza il solito riferimento, non ha altra scelta che… stantuffare fino al secondo posto, mentre “Cav” arriva terzo e quasi gli scoccia.
Conferma Philipsen
«Ogni sprint è un po’ pazzo – racconta il vincitore – non so come l’abbiano fatto gli altri, ma noi siamo stati calmi. Eravamo in tre. Dries (De Bondt, ndr) ha preso in mano la situazione e ha lanciato il treno. Jonas (Rickaert, ndr) mi ha dato l’ultimo strattone con tutta la forza e io sono partito ai 200 metri. Una bella dimostrazione per chi pensa che questa sia la squadra di Mathieu Van der Poel e basta. In realtà la stanno costruendo bene, siamo incamminati sulla strada giusta».
Jasper Philipsen ha 23 anni ed è abbastanza inspiegabile che la Alpecin-Fenix sia riuscita a strapparlo alla Uae Team Emirates o forse sarebbe più corretto dire che è inspiegabile che il team degli Emirati se lo sia fatto soffiare. Cresciuto alla scuola di Axel Merckx, il belga lo scorso anno ha vinto a 22 anni una tappa alla Vuelta e ancor prima, nel 2017, lo avevamo visto vincere al Giro d’Italia U23 nel giorno di Gabicce. Sotto la mascherina ha gli occhi che brillano.
Orgoglio Cavendish
Cavendish batte i denti, sembra quasi che non riesca a parlare o che dentro di lui ci sia un terremoto di sensazioni. Il suo rientro in squadra è avvenuto da una sorta di porta di servizio, per cui sin da subito ha evitato le interviste e preferito lavorare in silenzio. Però lo vedi che il fuoco non è affatto sopito e davanti alla riga di un arrivo il guerriero è sempre lì che brucia.
«Non so se sono felice – comincia – la vittoria per la squadra sarebbe stata molto meglio. Personalmente mi rende già felice esserci. Il mio risultato? Ho vinto questa corsa per tre volte per cui pensavo che sul podio ci sarei potuto arrivare. Siamo arrivati in fondo. Eravamo in cinque: Sam, io e tre ragazzi per tirare lo sprint. Dovevamo preparare il treno e prendere il controllo. Ma ci siamo mossi un po’ troppo tardi e Philipsen è partito sulla sinistra. Sam (Bennett, ndr) arrivava da dietro e ho dovuto spostarmi per farlo passare. Lo sapete, lui ha la gamba ed è stato la nostra arma vincente al Tour de France. L’ho fatto passare e adesso non sono contrariato. Penso che volevamo vincere. Patrick (Lefevere, team manager della Deceuninck-Quick Step, ndr) si aspetta che vinciamo. Oggi eravamo per Sam, va bene tutto purché si vinca».
Da domenica prossima Mark sarà al Presidential Tour of Turkey per lavorare e mettere chilometri nelle gambe. La sua crescita è davvero convincente.
Disappunto Bennett
Bennett ha picchiato i pugni sul manubrio. Aveva tutto da perdere e alla fine l’ha perso. Sul podio l’effetto di due compagni di squadra al secondo e terzo posto non è mai bello e fa pensare che uno dei due abbia fatto il furbo. Solo in un secondo momento, guardando e riguardando la volata ci si rende conto che Cavendish aveva già concluso la sua fatica e che lo sbaglio è di Bennett, che perde la ruota di Morkov e si sposta verso Philipsen. Il resto sono il fuggi fuggi verso l’aeroporto e la chiusura della prima parte di Nord tristemente orfano della Roubaix. Prossime tappe il Tour of the Alps e le Ardenne. Poi arriverà la primavera e sarà tempo per il Giro d’Italia.