Siamo andati nel ritiro della Green Project Bardiani Csf Faizanè, la squadra dei Reverberi, che come da tradizione avviene presso la tenuta Il Cicalino tra le colline toscane di Massa Marittima. Ma a questa tradizione, quest’anno più che mai, si affianca tanta innovazione.
Innovazione che passa non solo attraverso il nuovo sponsor, i nuovi atleti, ma anche e soprattutto attraverso il nuovo staff medico-atletico e dal loro nuovo metodo di lavoro. Vi raccontiamo dunque una giornata tipo dei Bardiani.
Sveglia e bilancia
Sveglia alle sette circa. Poi a scaglioni in gruppi 8-9 atleti si va al controllo nella grande sala comune al centro della tenuta che è un po’ il centro nevralgico dell’intero ritiro.
In questa sala al mattino, ancora a digiuno, gli atleti vengono prima pesati e poi passano al controllo impedenziometrico, vale a dire alla presenza dei liquidi nel corpo.
«Questo – spiega il dottor Andrea Giorgi – è un esame rapidissimo ma importante. Dalla quantità dei liquidi, e volendo anche dalla loro “disposizione”, possiamo capire quanta ritenzione c’è stata dopo la cena della sera prima, il livello d’idratazione e di recupero. E quest’ultimo aspetto è molto importante soprattutto durante le corse a tappe. Ma anche in questa fase, che è quella costruttiva della preparazione».
I ragazzi passano poi nell’adiacente sala da pranzo, dove fanno la colazione. Intanto i medici, anche Borja Martinez Gonzalez e Maurizio Vicini, incamerano i loro dati e fanno i primi confronti. In caso di qualche caso eclatante “alzano la mano” e intervengono in vista dell’immediato allenamento.
Al grammo
Parlavamo della colazione. Sul tavolo ci sono: cereali, affettati, uova sode o strapazzate, yogurt, frutta secca o essiccata… ma soprattutto delle bilance vicino ai vassoi.
Agli atleti è stata fornita una App con cui sanno quanto e cosa devo mangiare. In questo modo una volta posato il piatto sulla bilancia, pesano le quantità di cibo necessarie.
E le quantità variano. Per esempio dopo una distanza devono prendere un grammo di carboidrati per chilo. Quantità inferiore magari dopo il giorno di riposo. La App dà poi le differenze di peso tra il cibo cotto e asciutto. Il caso più emblematico è la pasta. Nel vassoio del buffet c’è la pasta cotta chiaramente e se i ragazzi sanno che ne devono mangiare 100 grammi (cruda) la App gli mostra la rispettiva quantità cotta.
Gli atleti sanno che devono stare attenti, specie in questo momento, ma i diesse seduti in un altro tavolo allungano gli occhi… soprattutto col dolcetto (solitamente una crostata) della sera.
Si parte…
L’orario dell’allenamento varia a seconda del lavoro. Ma non è mai prestissimo. Nel giorno della distanza (5 ore) per esempio era stato fissato alle 9:45.
I ragazzi vengono divisi in due gruppi: coloro che sono più avanti nella preparazione, e che presumibilmente inizieranno a gareggiare prima, e quelli che sono un po’ più indietro. Sono stati anche i test fatti prima del ritiro a decretare i due gruppi.
Altro vantaggio di dividerli è che c’è più omogeneità nella sessione stessa. I direttori dicono che in questo modo in cima alle salite, che magari devono essere fatte ad un determinato passo, ci si deve attendere di meno.
Quindi ci si prepara. Stavolta si è nel secondo punto nevralgico del ritiro: due casolari all’interno di questa immensa e splendida tenuta. Dalla sala centrale ci sono un paio di minuti in macchina, ma sempre su stradine private. Qui ci sono gli alloggi dei ragazzi, gli spazi per i meccanici e anche una palestra.
Si riempiono le tasche di integratori o rice cake che hanno preparato i massaggiatori. Si prendono le borracce. I ragazzi provvedono alla borsa del freddo che caricano sulla rispettiva ammiraglia: Gruppo 1 o Gruppo 2. Qualche controllo alla bici (questo è anche il periodo per affinare la posizione tanto più che ci sono materiali nuovi) e finalmente si parte.
Intanto qualche ragazzo va con lo staff medico a fare il test del lattato, da cui poi si otterranno le varie zone d’intensità per gli allenamenti: base, medio, soglia… Finito il test una terza ammiraglia li scorterà verso il rispettivo gruppo. Le tre ammiraglie condividono in tempo reale la posizione.
Pranzo e massaggi
A pomeriggio ormai inoltrato si rientra. L’allenamento è filato via bene e delle 5 ore previste se ne sono fatte quasi 5 e mezzo. Oltre 160 i chilometri messi nel sacco.
Sono quasi le 16, quando dopo una rapida doccia i ragazzi raggiungono la sala pranzo. Gli altri dello staff, che non erano in ammiraglia (dottori e massaggiatori), avevano già mangiato ed erano pronti ad accoglierli.
Al buffet, i corridori trovano quanto i medici hanno suggerito ai cuochi. Ognuno prende le sue quantità.
Terminato il pranzo c’è il fuggi, fuggi verso l’altro casolare per riposo e massaggi. «Ma nei giorni in cui si fa meno – dice Alessandro Donati – si va in palestra». Intanto i coach raccolgono i dati sui loro software.
La sera
Prima di cena c’è un importante appuntamento con l’osteopata, Emanuele Cosentino. Tutti e 26 i ragazzi, prendono un tappetino e svolgono precisi esercizi di stretching indicati da Cosentino.
Sono esercizi volti maggiormente alla distensione della colonna vertebrale e allo sblocco del diaframma.
Una mezz’oretta e poi verso le 19:30-20 tutti a cena. Nei piatti quantità e cibi prestabiliti, come a pranzo.
Finita? Non del tutto. Prima del rompere le righe è il momento del briefing. Ci si sposta nell’ormai noto stanzone e si illustra l’allenamento del giorno successivo. Si parla di cosa non ha funzionato in quello precedente. Ci si confronta.
Quindi tutti a dormire. Non prima di aver indossato l’orologio del sonno. Altra novità introdotta dal nuovo staff medico. Altro elemento per migliorare le prestazioni e che viene poi analizzato da Borja.
Verso il futuro
Vedere questo metodo di lavoro accurato e moderno, lo ammettiamo, ci fa piacere. Dopo essere stati dalla Jumbo-Visma sapere che anche un team italiano possa lavorare bene è una bella conferma. Chiaro, i budget non sono neanche paragonabili, ma la qualità del lavoro può esserci lo stesso. Si nota dunque un bel cambio di marcia. E di mentalità.
«Dovevamo adeguarci – spiega Roberto Reverberi, manager e diesse – Vedendo come si sta evolvendo il ciclismo mondiale era un cambio di marcia necessario. C’è un gap esagerato con le squadre WorldTour più importanti, adesso cerchiamo di tenere duro con l’inserimento di persone così preparate».
«Tutto è più coordinato. L’intera squadra è un organismo. Alimentazione, recupero, allenamenti… tutto è organizzato al dettaglio. Abbiamo fatto una riunione prima del ritiro per vedere cosa serviva e lo abbiamo messo in atto. Vedo che i ragazzi hanno recepito bene questo cambiamento. Si sentono seguiti e fanno le cose con morale ed entusiasmo».
«Ne parlavo proprio con Gabburo. Mi ha detto: “Roby, abbiamo fatto un salto di qualità e i ragazzi sono contenti».
Sulla rosa
Dopo il saluto di Zana, Visconti, Modolo, Battaglin… c’è un gruppo nuovo.
«L’idea era di svecchiare l’ambiente. Visto che si parla della crisi del ciclismo italiano, abbiamo puntato ancora di più sui giovani. Abbiamo preso altri juniores prima che ci arrivassero gli altri, con l’idea di farli crescere. Faranno attività U23 di alto livello, con qualche puntata tra i pro’».
«Il corridore esperto deve essere propositivo. Deve spronare i giovani e non essere un deterrente. Se deve fare un allenamento non voglio più sentirgli dire ad un giovane: “Sei troppo convinto, vai più piano”. Solo perché lui vuole fare meno. Deve aiutare i giovani e… noi. A quel punto l’esperienza è un valore aggiunto per ottenere i risultati».
E a proposito di risultati: su chi si punta quest’anno in Green Project Bardiani?
«Noi – conclude Reverberi – facciamo molto affidamento sui più esperti: Fiorelli, Zoccarato. E anche Tonelli e Gabburo sono una garanzia. Ma anche da Covili: da lui mi aspetto un salto di qualità (sembra sia stato tra i migliori durante i test, ndr). Lo vedo più convinto. Vorrei fargli fare classifica al Giro per farlo maturare ancora e responsabilizzarlo».
«Abbiamo dei giovani davvero di grandi prospettive. Non voglio esagerare se dico che abbiamo quelli più interessanti del panorama italiano, escludendo quei 6-7 che sono passati nel WorldTour ma che non so quanto spazio avranno».