Ha passeggiato Remco Evenepoel. Una passeggiata magari un po’ impegnativa. Ma quando è tornato a San Sebastian per la seconda volta, quella del finale, si è avuto l’impressione di un “cicloamatore” che si stesse godendo la usa uscita su un bellissimo lungomare. Con il mare azzurro, il sole, le bellezze sulla spiaggia…
Invece era un pro’ che stava andando a conquistare per la seconda volta in carriera la Clasica di San Sebastian, appuntamento di fine luglio. Appuntamento dove si incontrano i reduci del Tour e coloro che ripartono per il finale di stagione. Di solito ne esce sempre una corsa combattuta e scoppiettante. Stavolta scoppiettante sì, combattuta no.
Duello rimandato
Combattuta no, perché di fatto al primo scatto, che poi neanche di scatto si è trattato, al primo forcing Remco Evenepoel ha fatto il vuoto. Mancavano esattamente 44,5 chilometri all’arrivo. Solo Simon Yates ha tentato di braccarlo per un po’. Poi, dopo 5’, ha alzato bandiera bianca anche lui.
L’attesissimo duello con Pogacar, davvero sfinito dopo il Tour, è quindi rimandato. Lo sloveno è rimasto indietro pochi minuti prima che l’ex calciatore desse inizio al suo show. Alla sua crono.
Perché di fatto poi ha intrapreso una crono. E in effetti certe doti e l’ottimo lavoro svolto in altura a Livigno si sono visti.
Cronoman e scalatore
Cerchiamo di andare dunque alla base di questo successo. Analizziamo l’azione di Evenepoel e prima anche la sua “nuova” personalità.
Remco è stato in ritiro con la sua Quick Step-Alpha Vinyl, o meglio, in parte con la squadra a Livigno. In realtà lui era a Trepalle, a circa 500 metri di quota più in alto rispetto ai suoi compagni. Quindi a circa 2.300 metri e vi è restato per oltre 20 giorni.
Si è spesso allenato da solo e qualche volta si è unito al gruppo guidato dal tecnico-preparatore Vasilis Anastopoulos, con il quale tra l’altro avevamo parlato.
Alla vigilia di San Sabestian Remco era davvero sereno. Aveva pedalato per un’ora e mezza. Era andato a rivedere lo Jaizkibel e l’Erlaitz (dove ha attaccato), ma soprattutto la sua discesa.
«Sono un atleta più completo rispetto a quello che ha vinto qui tre anni fa – aveva detto a Rtbf, un’emittente belga alla vigilia – Adesso sono più forte, anche fisicamente anche perché il mio corpo ha completato il suo sviluppo (all’epoca aveva 19 anni, ndr).
«Credo di essere anche più completo in tutto: vedo meglio la corsa, sono più intelligente in gara, sono cresciuto come uomo… E sono anche due chili più magro».
E poi aggiunge, sibillino: «Ma il peso dipende dagli obiettivi». Il che vuol dire che ha messo gli occhi sulla Vuelta. Ma questo è un altro capitolo.
Strategia riuscita
Alla luce di questa tranquillità, di questa sicurezza. Oggi Remco ha messo la sua squadra a controllare la corsa sin dalle prime battute. Si correva per lui senza se e senza ma. Tanto più che Alaphilippe era a casa con il Covid. Anche il fatto di essere il solo leader gli ha dato tranquillità! Magari per altri sarebbe un fardello…
Non per lui che ha gestito tutto con lucidità.
«Mi sono preso qualche giorno di riposo e nell’ultima settimana avevo fatto solo dieci ore di allenamento proprio perché oggi volevo essere fresco – ha detto Evenepoel dopo l’arrivo – E infatti penso che ciò che ha fatto la differenza oggi sia stata la freschezza.
«Mi sono sentito bene e ho deciso di aumentare il ritmo sullo Jaizkibel con la squadra. Era un piano preparato in anticipo. È andata bene. Poi è stato un finale lungo e difficile».
Tre spunti tecnici
Che sia stato lungo sicuro. Sul difficile qualche dubbio lo abbiamo! Restando sull’analisi di questo successo. Tre cose ci hanno colpito di Remco: l’agilità, la posizione, l’approccio con la discesa.
Agilità sì, ma anche rapporto: in una parola forza. Remco mulinava, ma spingeva anche. E la riprova era vedere i suoi avversari, tra chi stava in piedi, chi cercava di tenerlo con rapporti “impossibili”. Quella è forza… espressa in modo agile: mettiamola così.
Tra l’altro si sarà alzato sui pedali 3-4 volte in 44 chilometri. Cronoman puro.
E da qui ci leghiamo al secondo punto: la posizione. Remco sembrava più lungo, più disteso con i gomiti. Come se avesse, complice questo dimagrimento, allungato l’attacco manubrio di un centimetro, di solito in corso di stagione non si va oltre. Il risultato: una posizione aerodinamica, stabile, composta e anche bella esteticamente.
Secondo i dati, da quando è partito ha sviluppato una media di circa 2 km/h in più degli immediati inseguitori.
La discesa: come sappiamo non è il punto di forza di Evenepoel, però va detto che è migliorato. Nella planata successiva all’attacco è stato bravo. Ha spinto, ha persino guadagnato qualcosina sui primi inseguitori, ma certo non era una planata tecnica.
Nella seconda discesa invece, che era ben più tecnica, forte dei 2’30” di vantaggio (forse anche più) a cinque chilometri dall’arrivo, è sceso veramente piano ed in controllo. Non ha quindi rischiato nulla. Chissà se ha voluto attaccare così anticipatamente temendo questa discesa? In ogni caso ha gestito con maturità anche questo aspetto.