Il bimbo d’oro ha riattaccato il numero sulla schiena ed è tornato a giocare con la sua Colnago. Lo ha fatto a Plouay con il sorriso sulle labbra e le gambe dure dopo un mese senza correre. Vedere Pogacar chiudere una classica come quella a sei minuti dai primi potrebbe suonare strano, ma il bello dei suoi 22 anni sta soprattutto nella schiettezza con cui spiega le cose.
«Sapevo di non poter avere una grande condizione – ha detto lo sloveno (in apertura alla partenza della gara di Plouay) – perché a casa ho festeggiato il Tour. Ho mollato la bici per una settimana, quindi ho ripreso ad allenarmi gradualmente. Un po’ ho pedalato e un po’ mi sono goduto l’estate».
Alla larga dalla fama
In questa sua dimensione di Re Mida che rende d’oro ogni corsa che tocchi, si percepiscono lo stupore e il desiderio di normalità, probabilmente l’unica difesa da una fama che gli è arrivata addosso come un treno.
«La gente mi riconosce – ha detto sabato durante una videoconferenza – ma io non mi ritengo una star dello sport, sono solo un corridore. Sto vivendo il mio sogno, che è fare quello che amo. Corro in bici e mi riesce bene. Ho un grande sostegno dalla mia ragazza, la mia famiglia e i miei amici. Abbiamo trascorso un bel periodo insieme e dopo le corse, è solo questo ciò di cui ho bisogno».
Obiettivo Giro e Vuelta
La squadra lo ha tolto dal mercato per i prossimi cinque anni, offrendogli un rinnovo principesco fino al 2027 con una clausola rescissoria così alta da provocare le vertigini. In questo panorama di pochi atleti capaci di vincere i grandi Giri, aver messo in cassaforte il talento di Pogacar permetterà a Gianetti e Matxin di costruire un UAE Team Emirates al limite dell’invincibile, se non altro nelle corse in cui potranno schierare il team migliore. Pogacar da parte sua vive tutto con la spensieratezza del ventenne e un esaltante senso di libertà.
«Per mia fortuna – ha detto – posso essere competitivo in tante corse diverse, alcune che ancora non ho mai provato. Voglio mettermi alla prova. Di sicuro mi piacerebbe vincere gli altri grandi Giri, specialmente il Giro e la Vuelta. Mentre per il resto della stagione, staremo a vedere. Andremo avanti di corsa in corsa, cercando di fare bene e di tirare fuori il meglio ogni volta».
Da Trento al Belgio?
Dopo Plouay, il suo programma prevede la partecipazione agli europei di Trento, il cui circuito in salita potrebbe strizzargli l’occhio. Invece non è dato di sapere se Pogacar faccia parte del contingente sloveno per il mondiale, su di un percorso che forse non gli si addice molto. In attesa che la federazione slovena comunichi il nome del nuovo selezionatore (che a detta del nuovo presidente Mardonovic potrebbe essere ancora il dimissionario Hauptman), è difficile pensare che un Pogacar in forma venga lasciato a casa.
«Mi piacerebbe correre i mondiali – fa sapere il diretto interessato – perché indossare la maglia della nazionale è sempre un privilegio».
L’anno scorso arrivò a Imola, su un percorso certamente più duro, per favorire Roglic (e forse sdebitarsi moralmente dopo la beffa del Tour) e per poco non gli riuscì il colpo a sorpresa. Il tracciato di Leuven non è così tenero, se è vero che tra i favoriti vanno inseriti gli uomini del Fiandre. Dipende tutto da lui. Se trova la gamba, anche quel giorno sarà un brutto cliente per Van Aert e compagnia.