Nasce la Polti-Kometa: una botta di orgoglio italiano

10.01.2024
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MILANO – Hotel Principe di Savoia in piazza della Repubblica, nei salottini della hall ci sono procuratori di calciatori e direttori sportivi. Ariedo Braida (che in serata si intratterrà a lungo con Francesco Moser) e Oscar Damiani sono appena usciti, noi andiamo avanti a parlare con Alberto Contador. Fuori l’inverno si fa sentire, il cielo è grigio, ma per il ciclismo è una bella giornata. Si presenta il Team Polti-Kometa. Ne abbiamo viste le maglie. Abbiamo letto vari comunicati e apprezzato le immagini della Aurum Magma con cui correrà la squadra. Ma adesso Francesca Polti e Giacomo Pedranzini spiegano il perché abbiano scelto di sponsorizzare la squadra di Basso e Contador, presenti allo stesso tavolo. Il sorriso è coinvolgente, gli argomenti attaccano.

Francesca Polti ha parlato raccontando il suo entusiasmo e la sua visione
Francesca Polti ha parlato raccontando il suo entusiasmo e la sua visione

Le ragioni per partire

L’aspetto sportivo ci sta a cuore, ma quel che più ci piace sottolineare è il fatto che due grandi aziende italiane abbiano scelto di impegnarsi nel ciclismo. Fino a qualche tempo fa non sarebbe stato niente di strano (complici forse anche disinvolte abitudini fiscali), oggi è un’eccezione.

«Sono abituata a parlare in pubblico – dice Francesca Polti – ma è la prima volta che parlo della mia squadra e sono molto emozionata. La nostra squadra, la sento davvero mia. Quando si è trattato di scegliere se aderire o meno al progetto, ho riunito il mio staff ristretto e piuttosto che chiederci perché farlo, ci siamo chiesti se ci fosse un motivo per non farlo e non ne abbiamo trovati. Abbiamo visto solo opportunità e così siamo partiti.

«Ho trovato analogie di valori. Anche la squadra, come la nostra azienda, si fonda su rispetto, innovazione e sostenibilità. Abbiamo trovato nel ciclismo un bel veicolo di comunicazione, perché vogliamo che Polti si espanda nei Paesi in cui la squadra andrà a correre. Vogliamo tornare vicini al nostro pubblico, per fare vedere chi siamo e non solo per mostrare i nostri prodotti. Vogliamo far conoscere la nostra vivacità, anche se è una sfida in salita, al culmine della quale ci potrà essere grande soddisfazione. Quando ci siamo riuniti con le famiglie prima di Natale, mio padre si è avvicinato a me e Ivan (Basso, ndr) e ci ha chiesto se qualcuno ci avesse già dato dei pazzi. Noi abbiamo risposto di sì e lui ha sorriso, dicendo che allora questo progetto avrà successo. Perché anche a lui dissero che era pazzo per aver inventato la Vaporella e aver puntato quella prima volta sul ciclismo».

Il Team Polti-Kometa correrà con la Magma di Aurum, di proprietà di Basso e Contador
Il Team Polti-Kometa correrà con la Magma di Aurum, di proprietà di Basso e Contador

Il doping è una scusa

E quando le diciamo che è insolito vedere una grande azienda italiana fare ritorno al ciclismo e che tanti, in passato, hanno rifiutato la possibilità opponendo i casi di doping e il rischio per l’immagine, Francesca Polti si irrigidisce e sorride.

«Credo che i ragazzi siano tutti controllati – dice – e che la squadra sia la prima ad accorgersi se qualcosa non va. Ma se anche fosse il caso e trovassero un corridore positivo, il nostro compito non sarebbe quello di mettere in discussione il sistema, ma di stargli accanto per aiutarlo. Perché se ti dopi, hai un problema. E noi negli anni siamo stati accanto a donne maltrattate e persone con altri problemi. Perché abbandonare un corridore? Nel calcio i ragazzi con problemi di scommesse non li hanno abbandonati…».

Giacomo Pedranzini è arrivato dall’Ungheria, dove vive dal 1994.
Giacomo Pedranzini è arrivato dall’Ungheria, dove vive dal 1994.

Sport, cibo e salute

Lo stesso argomento fu utilizzato anni fa da Giacomo Pedranzini, cui al momento di entrare accanto alla Fundacion Contador fu posta la stessa obiezione. Il valtellinese di Ungheria lo abbiamo già sentito qualche settimana fa, ma il suo slancio conquista la platea.

«In bicicletta – dice – la salita non finisce mai. Noi siamo agricoltori di montagna, produciamo cibo e lo portiamo sul tavolo dei consumatori. Il nostro obiettivo è fare meglio di quanto fatto negli ultimi sette anni, ma soprattutto la squadra sarà al centro di un progetto di comunicazione. Kometa è la terza azienda alimentare in Ungheria e in Italia siamo presenti in tutte le più grandi catene di supermercati, da Conad a Coop, come Esselunga, Tigros ed Eurospin, però la gente non ci conosce. Questo è un limite che vogliamo superare.

«Crediamo che una vita sana e una sana alimentazione possano cambiare la vita degli italiani e costare meno al sistema sanitario nazionale. La scintilla è scattata quando Ivan Basso ci ha parlato di “ciclismo sociale” e di “cibo onesto”. L’Italia ha bisogno di gente che ci creda. Abbiamo pochi impianti sportivi rispetto alla media europea, siamo il fanalino di coda e questo si traduce anche in una inferiore pratica sportiva, che investe anche il ciclismo. Ho letto un articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera. Diceva che nel 1992, il reddito annuale pro capite di un italiano era il 19 per cento in meno rispetto a un cittadino degli Stati Uniti. Nel 2022, trent’anni dopo, l’italiano guadagna la metà. Se le famiglie perdono così potere di acquisto, tutto il resto va dietro, anche lo sport».

I tre fondatori del team, Alberto e Fran Contador e Ivan Basso
I tre fondatori del team, Alberto e Fran Contador e Ivan Basso

Una grande squadra

Basso annuisce. Sono stati presentati i corridori, i pochi che sono stati portati e che domani raggiungeranno il ritiro della squadra in Spagna. Maestri, definito il nuovo capitano dopo il ritiro di Gavazzi. I fratelli Bais. Matteo Fabbro. L’ungherese Fetter. E la speranza Piganzoli. Basso spiega.

«Ci riteniamo una grande squadra – dice – il comunicato che diffondemmo durante il Giro e che avevamo condiviso derivava dal fatto che credevamo di meritare più attenzione di quella che avevamo. Quello che vediamo qui oggi nasce dalla credibilità costruita negli ultimi anni. L’obiettivo è sempre stato mantenere quel che avevamo e rinforzarci per avvicinarci al livello delle grandi professional europee.

«Sono cambiati gli sponsor – prosegue – ma la società continuerà a lavorare allo stesso modo. Siamo nati nel periodo del COVID. La squadra si è resa simpatica al mondo del ciclismo ed è credibile perché unisce la Fundación Alberto Contador, la reputazione dei due ciclisti che l’hanno creata e la storia di un marchio come Polti. E’ un progetto unico che unisce più generazioni. Quando si parla di ciclismo-impresa, questa è una squadra che produce le sue biciclette. Ci sentiamo in dovere di essere attori del cambiamento, con Alberto ne parliamo spesso, restituendo quello che il ciclismo ci ha dato. Abbiamo grandi ambizioni e un calendario importante. Il Giro d’Italia? Bisognerà aspettare gli inviti».

La sensazione è che quel biglietto sia stato già staccato. Il ritiro della Lotto Dstny, le due vittorie di tappa degli ultimi due anni e le tre giornate del Giro in Valtellina fanno pensare che le possibilità siano buone. Domani il gruppo si riunirà in Spagna e le bici torneranno a recitare da protagoniste. Qui si va verso il galà di stasera, fra occhi che luccicano e il senso della nuova avventura che sta per cominciare.