Quando si rifugia nella sua valle trentina, Moscon diventa irraggiungibile. Non tanto per un problema tecnologico, quanto piuttosto perché sulle sue strade Gianni riesce a riconnettersi con il mondo interiore da cui ha sempre tratto la forza. E così, alla vigilia del debutto sulle strade del Nord, il trentino ci ha raccontato del suo adattamento al mondo Astana Qazaqstan, dopo che ai primi di dicembre aveva parlato delle prime sensazioni non ancora suffragate dall’esperienza.
«Sono stato qualche giorno in Trentino – dice – prima di ripassare a Innsbruck, preparare la valigia e partire per il Belgio. Avrei cominciato anche prima, ma come mezzo mondo ho preso il virus. Sto abbastanza bene, ma stavo meglio prima. Ho fatto un bell’inverno, dopo il Covid però mi sono preso anche una bronchite con cui non potevo allenarmi. Sono stato fermo una ventina di giorni, ora inizio a pedalare. Per cui farò Omloop Het Nieuwsblad, ma non Kuurne, dove l’anno scorso mi ruppi il polso. Torno in Italia, vado a Laigueglia e poi alla Strade Bianche».
Per qualche secondo, ascoltandolo e prendendo appunti, è parso di avere al telefono Francesco Moser. Stesso timbro di voce, stessa assenza di fronzoli, quasi lo stesso dialetto. La tipica concretezza dei trentini delle valli, abituati a fare i conti con la durezza della terra.
Dunque la nuova squadra?
Alla fine non è cambiato tanto. Si lavora bene e con una mentalità più italiana. Che cosa significa? Che per allenarsi si sfrutta di più il gruppo, ad esempio ricorrendo molto alla doppia fila. La mentalità anglosassone prevedeva invece che ognuno avesse la sua tabella e svolgesse il lavoro, senza guardare quel che facessero gli altri.
Cos’altro prevede il tuo calendario?
Le classiche fino alla Liegi, poi il Tour. Il fatto che la Roubaix sia stata posticipata rende più semplice legarla alla Liegi, anche se salterò la Freccia Vallone. Invece dopo la Strade Bianche, ci saranno Tirreno e Sanremo.
Pensi ancora alla Roubaix dello scorso anno? Per qualcuno l’avresti vinta tu…
Senza quelle cadute, può darsi e sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Per un po’ è andato avanti il giramento di scatole, ma ormai non ci penso più. Ogni anno si azzera tutto, anche Colbrelli che l’ha vinta riparte da zero. E’ vero che abbiamo trovato condizioni proibitive, ma qualunque sia il meteo, quella è una corsa in cui si deve combattere e prendere quel che viene.
Sai già con quali materiali la correrai?
Non ancora. Nel senso che la Wilier Filante è una bella bici, le differenze con la Pinarello sono davvero minime. Invece approfondiremo i dettagli proprio nei prossimi giorni andando lassù per le prime corse. Non è che serva poi tanto, servono soprattutto le gambe. E poi la differenza si fa con le gomme, scegliendo fra tubolari o tubeless.
La Filante va bene com’è?
Non serve cercarne una che ammortizzi più di altre. L’anno scorso ho corso con la Dogma F, la bici più rigida che avessimo, con i tubeless che però ne compensavano la durezza. E così userò la Filante, come per tutte le altre corse. Ho a disposizione anche altri modelli, ma non credo che mi metterò a cambiare.
Vedremo un Moscon d’attacco come quello del Tour of the Alps?
Partirò con la mentalità per vincere, ma anche quella è legata alla condizione. Quando stai bene, puoi esprimerti al livello che preferisci. E lo stesso devono stare bene i compagni che ti accompagnano. Io farò un programma quasi parallelo a quello di Leonardo Basso e anche Davide Martinelli sarà con noi. La squadra ha certamente una propensione più spiccata per i Giri, ma se hai gambe vai forte anche nelle classiche.
Sei nel gruppo di Zanini per il Nord?
Alle classiche ci sarà Zazà, anche se il mio tecnico di riferimento resta Martinelli. Devo dire che è bello poter lavorare parlando italiano. Di là per fortuna ha preso piede Tosatto, ma la mentalità della squadra resta inglese. Hanno un approccio diverso. Noi italiani invece abbiamo una mentalità che dal loro punto di vista può essere negativa, ma alla fine ci permette di tirare fuori ugualmente dei grandi risultati.
Si era parlato di Ineos e alimentazione, come va con i consigli di Erica Lombardi?
Lavoriamo a stretto contatto. Non ha apportato grandi cambiamenti, parliamo molto e mi dà consigli. Diciamo che stiamo facendo una sorta di formazione, aggiungendo qualche utile integrazione al mio bagaglio di esperienza. Dopo tanti anni si può pensare di sapere già tutto, con lei riuscirò a migliorare senza stravolgere la mia dieta.
L’importante è guadagnare…
Un po’ sull’allenamento, un po’ con la nutrizione. E’ tutto curato nei dettagli, poi vedremo i risultati. I marginal gains sono importanti se prima si sono raggiunti i big gains. Se mancano le basi, se si perdono di vista i fondamentali, con i dettagli ci fai poco.
Domani si corre in Belgio, differenze dallo scorso anno?
Non si faranno più i tamponi, che mi pare già un bel passo avanti. Non sono un medico, non so dire come ha fatto Van Aert se sia giusto non imporre più le quarantene. Il Covid me lo sono preso prima della stagione che comunque è tanto lunga. Speriamo che alla fine sarà stato un male che non è venuto per nuocere…