Se bastassero le tre crono per dire che sia un Giro disegnato per Remco Evenepoel, allora sarà certamente così. Tuttavia la sensazione, sfogliando le altimetrie e leggendone i dati, è che anche il fortissimo Remco avrà il suo bel faticare per gestire un percorso solido come sa essere il Giro d’Italia quando decide di legarsi alla sua storia.
Tre crono e tanta salita
Tre crono, d’accordo, per un totale di 70,6 chilometri dai quali si potrebbero però spuntare gli ultimi 18,6 da farsi in salita a Monte Lussari. Perché a quel punto, trattandosi della 20ª tappa, l’essere specialisti del tempo potrebbe non contare ormai molto.
«Ci sono due filosofie dietro questo percorso – ha detto Mauro Vegni – una è sportiva e l’altra è legata alla promozione del nostro territorio e della nostra cultura. Non possiamo scindere la corsa dal territorio in cui si svolge. Adesso è presto per pensare a chi correrà questo Giro, ma sicuramente chi lo vincerà sarà un grande campione. Tra chi mancherà al Giro del prossimo anno sicuramente Vincenzo Nibali, un grande corridore che ha fatto gioire migliaia di italiani e che quest’anno ha deciso di scendere dalla bici».
Il 10 di Contador
Alberto Contador, che di Giri se ne intende, ha dato un bel 10 al percorso svelato nel tardo pomeriggio nel Teatro Lirico Giorgio Gaber, nel vernissage condotto da Cristina Fantoni (giornalista di La7) e Paolo Kessisoglu (attore appassionato di ciclismo). Sul palco con loro i direttori di Corriere della Sera, lo spagnolo Marca e della Gazzetta dello Sport. In platea alcuni volti noti, come Jai Hindley, Arnaud Demare e Koen Bouwman, rispettivamente la maglia rosa, la ciclamino e la azzurra del 2022. E poi Daniele Bennati, Alberto Contador e Vincenzo Nibali, reduce dal 9° posto alla Capoliveri Legend Cup di mtb e ancora portatore del colpo d’occhio da atleta.
«Per me – le parole di Contador – è sempre speciale il Giro d’Italia. La prima parte sarà già molto interessante con la crono iniziale e poi l’arrivo in salita sul Gran Sasso. Fin dalle prime tappe è importante avere intuito, cogliere ogni opportunità. Se capisci di stare bene subito in salita devi attaccare, perché il finale del Giro è molto esigente».
Dal 6 al 28 maggio
Si parte il 6 maggio dall’Abruzzo, con una crono di 18,6 chilometri che si snoderà sulla Ciclovia dei Trabocchi: la ciclabile che ripercorre la ferrovia adriatica dismessa, seguendo un’idea del GiroBio 2012 che scattò con la crono da Giulianova ad Alba Adriatica, ugualmente su ciclabile.
E’ un percorso… democratico. Il vantaggio eventualmente concesso ai cronomen sarà compensato dalla prima tappa appenninica, che con i suoi 3.500 metri di dislivello porterà il gruppo a Lago Laceno, terra di conquista di Pozzovivo, ma anche di Alex Zulle che nel 1998 piegò e fece arrabbiare Pantani.
Il dislivello complessivo è di 51.300 metri, per una media giornaliera di 2.443 a far capire che per le gambe dei velocisti sarà comunque un percorso impegnativo: sono davvero poche le occasioni di volate… rilassanti. Valga come esempio la tappa di Napoli: sarà volata, probabilmente, ma prima ci sarà da scavalcare il Valico del Chiunzi. E proprio da Capua, alle porte di Napoli si partirà per il secondo arrivo in salita a Campo Imperatore, una salita che al giovane Evenepoel non dovrebbe spiacere.
14ª tappa: Sierre-Cassano Magnago: km 194
Solo tappe lunghe
Scordiamoci le tappe brevi, le tappette che premiano i corridori esplosivi a svantaggio di quelli più resistenti. Forse per questo Contador e Nibali, vedendo scorrere filmati e profili, si sono mangiati le mani, ricordando alcune edizioni di tappe brevi e nervose.
Ancora due tappe dopo il Gran Sasso prima di arrivare al riposo e una di questa è quella di Fossombrone, dedicata ai perfidi muri marchigiani. Se corrono come di solito negli ultimi tempi, anche quel giorno al classifica potrebbe essere scossa, dato che si affronteranno i tremendi muri marchigiani, con pendenze prossime al 20 per cento. Unica accortezza: maneggiarli con cura. Il giorno dopo infatti la cronometro di 33,6 chilometri potrebbe essere un boccone difficile da masticare e mandare giù.
Cima Coppi in Svizzera
La prima tappa alpina sarà la numero 13 con arrivo a Crans Montana in Svizzera, per l’unico sconfinamento del Giro 2023. Affronterà il Gran San Bernardo (2.469 metri – Cima Coppi, per la quarta volta all’estero) e la Croix de Coeur. Il tempo di un passaggio per velocisti a Cassano Magnago, paese di Ivan Basso e del compianto Panizza, e della nervosa tappa di Bergamo e poi il secondo riposo permetterà di caricare le batterie in vista della terza settimana, in cui si vedranno le streghe.
Difficile dire quale sarà a quel punto la classifica, ma di certo non sarà banale affrontare a questo punto l’arrivo del Monte Bondone (tappa con 5.000 metri di dislivello) con il Passo di Santa Barbara, il Passo di Bordala, l’altopiano di Folgaria e il Bondone dal versante di Aldeno.
La cavalcata finale
E poi, dopo la tappa di Caorle che davvero è tagliata su misura per i velocisti puri, il Giro inizia la sua cavalcata finale.
La tappa di Val di Zoldo prevede infatti 3.700 metri di dislivello: breve, se si possono ritenere pochi 160 chilometri di montagna. E l’indomani, 19 maggio, andrà in scena il vero tappone dolomitico, da Longarone alle Tre Cime di Lavaredo (182 chilometri e 5.400 metri di dislivello), con il Campolongo, il Valparola, il Giau (versante Selva di Cadore), Passo Tre Croci e Tre Cime di Lavaredo con le pendenze fino al 18 per cento. E solo a quel punto, se qualcuno ha salvato gambe e attitudine per la crono, potrà tentare di fare la differenza in quei 18,6 chilometri da Tarvisio al Monte Lussari, con il finale su una salita di 7,5 chilometri e pendenze attorno al 12 per cento medio con i primi 4,8 al 15 per cento.
Il gran finale a Roma sarà il solo modo (forse) di arrivare in fondo con qualche velocista: se qualcuno sarà sopravvissuto alla lotteria delle montagne.
«Se dovessi scegliere una tappa – ha commentato infatti Arnaud Demare – mi piacerebbe vincere l’ultima a Roma, significherebbe anche essere stato capace di portare a termine questa corsa!».