La Gazprom affonda nell’indifferenza generale

05.04.2022
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Giovedì è arrivata la lettera di risoluzione del contratto. E a questo punto, senza troppi giri di parole, la vicenda Gazprom-RusVelo potrebbe essere arrivata al capolinea. I tentativi di agganciare un altro sponsor non legato alla Russia erano parsi disperati in partenza, ma adesso che 21 corridori sono rimasti senza squadra e il personale si sta lentamente disperdendo, Rosola si guarda intorno e trova più domande che risposte.

Il tecnico bresciano, che prima fu grande velocista e poi pioniere della mountain bike, negli ultimi anni era il braccio destro di Renat Khamidulin, manager della squadra russa. Ha vissuto al suo fianco ogni fase, dalla nascita del team alla sua crescita che lasciava intuire un passaggio nel WorldTour e adesso con malinconia l’ha vista crollare come effetto delle sanzioni internazionali contro la Russia.

Rosola (al centro con la mascherina) insegna ciclismo al Liceo Scientifico Sportivo di Castelletto di Brenzone
Rosola (al centro con la mascherina) insegna ciclismo al Liceo Scientifico Sportivo di Castelletto di Brenzone

Professor Paolo

Ieri quando ci abbiamo parlato, Paolo era di rientro dal Liceo Scientifico Sportivo Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone, dove assieme a Paola Pezzo insegna ciclismo.

«Lo facciamo da cinque anni – dice – insegnando teoria e pratica. Seguiamo il protocollo della Federazione per la formazione dei direttori sportivi. Al quarto anno prendono il primo livello e al quinto escono con il brevetto di Guida Cicloturistica, pronti ad esercitare il mestiere. Siamo sul lago di Garda, c’è grande richiesta di questo tipo di figure. Ne abbiamo 25 per classe, dalla prima alla quinta. Faccio queste 50 ore e poi ho ricominciato a seguire la scuola di mountain bike, dove abbiamo 130 bambini, ma non nascondo che fino a poche settimane fa, la mia attività principale era la squadra dei pro’…».

Conci era appena arrivato alla Gazprom. E’ parso brillante in queste corse con la nazionale
Conci era appena arrivato alla Gazprom. E’ parso brillante in queste corse con la nazionale
Avete alzato bandiera bianca?

E’ arrivata la raccomandata, Renat deve tutelarsi. Abbiamo cercato da tutte le parti, aspettavamo una risposta per oggi (ieri, ndr), ma sarà stata negativa. Abbiamo continuato a sentirci tutti i giorni, solo che a un certo punto ci ritrovavamo a dire e fare sempre le stesse cose. Sollecitare chi ci aveva dato mezza parola, ma niente. Il personale russo è tornato a casa. La politica è scappata tutta

Perché?

Ci sta che il CIO abbia dato una direttiva, ma non c’è stato il minimo dialogo. Facevamo parte della stessa famiglia, eravamo in regola su tutto. Se pure ricevi l’ordine di fermarci, puoi anche cercare il dialogo e trovare un modo di farlo che non sia necessariamente un colpo mortale. Potevano gestirla diversamente. Perché semplicemente ci hanno privato del titolo sportivo senza volerci neppure parlare? Stavamo lavorando male? E perché gli altri corridori russi corrono, quando il CIO ha detto di non invitarli? Ce l’avevano a prescindere con noi? Sapete, alla fine quando non hai risposte, continui a farti domande…

Sarà anche difficile tornare il giorno in cui la guerra finirà?

Non sarà facile, perché perdi fiducia nelle istituzioni in cui avevi sempre creduto.

In effetti sembra quasi che non importi a nessuno.

E’ strano. C’è stata un’intervista in cui Silvio Martinello ha dichiarato che è stata presa la decisione giusta. Io mi chiedo cosa ci sia di giusto nei confronti dei nostri corridori. A Garda un signore si è messo a insultarmi dicendo che avevamo anche noi colpa in quella guerra. Ho cominciato a spiegargli e alla fine quasi mi chiedeva scusa. Ma io ci rimango male. Cosa c’entriamo noi con la guerra? Perché questi ragazzi devono pagare al pari dei civili che vi sono stati coinvolti senza avere alcuna responsabilità? Dicono che lo sport unisca, ma in che modo lo ha fatto con noi?

Hai detto che la politica non vi ha dato risposte.

Forse perché non sanno cosa dire. Ho chiamato Bugno, il presidente del sindacato dei corridori. Gli ho detto che quando in una fabbrica si pensa a dei licenziamenti, il sindacato va a trattare con la proprietà per cercare di salvare il salvabile o almeno trovare una tutela per chi perderà il lavoro. Mi ha risposto chiedendomi che cosa dovrebbero fare. Ma io dico: possibile che non si potesse pensare di ritardare di un minuto la partenza di una corsa per far notare che 21 corridori, fra cui sette italiani, erano di colpo disoccupati? Ma anche loro, a parte un incontro con l’UCI, non hanno fatto niente.

In tutto questo, la squadra ha continuato a seguire i ragazzi con la preparazione, ad esempio?

La struttura ha funzionato, i corridori non sono stati abbandonati. Ma sono professionisti e a un certo punto con i loro procuratori hanno cominciato a guardarsi intorno. Io continuo a sentirli, soprattutto i nostri. Canola e Scaroni, per esempio. Sento soprattutto quelli che hanno difficoltà a trovare squadra e non credo che la nazionale possa andare avanti a oltranza per dargli una possibilità.

Per ora ha funzionato…

Ho parlato con Bennati, mi rendo anche conto che lui ha il suo lavoro con i corridori che deve valutare per i vari impegni che verranno. Non si può pretendere che la nazionale faccia attività solo per noi, a meno che non facciano una squadra B per continuare a supportarli. Io comunque sarei disponibile a dare una mano. Fino a ieri non si poteva parlare, nell’attesa dell’ennesima risposta. Le abbiamo provate tutte, anche la via politica. Ma alla fine, se posso dire, sembra proprio che di noi non freghi niente a nessuno.