Nelle diverse interviste di inizio stagione i ragazzi della Polti-Kometa ci hanno detto spesso che Gavazzi non aveva definitivamente abbandonato il gruppo (foto Borserini in apertura). Certo, ha smesso di correre, e questo ve lo abbiamo raccontato. Ma proprio la sua esperienza, e quei consigli preziosi dati ai giovani, hanno fatto in modo che Gavazzi risultasse ancora importante per il team di Basso e Contador.
«Mi sono preso un anno di transizione – dice Gavazzi mentre si gode la pace di casa – rimango con i bambini e mi godo la famiglia. Lavoro con mio cugino, che fa il gommista, gli do una mano. Mi serviva, troppo tempo a casa non mi avrebbe fatto così bene».
E così sei rimasto nel mondo del ciclismo…
La Polti-Kometa voleva tenermi, anche senza un posto ufficiale, con loro mi sento come in famiglia. Abbiamo trovato un compromesso, rimango in trasferta per una sessantina di giorni all’anno, tra ritiri e corse. Voglio rimanere vicino ai corridori, quelli con cui ho condiviso il cammino fino ad ora, ma anche ai nuovi.
Sei già stato con la squadra?
Ho partecipato ai ritiri di dicembre e gennaio, sono stato in Spagna una decina di giorni complessivamente. Poi penso di partire dalla Strade Bianche, Tirreno, Sanremo, forse il Tour of the Alps e sicuramente il Giro, ma non tutto.
Com’è guardare tutto da fuori?
Mi piace, è più rilassante, più tranquillo. E’ un modo per rimanere nel gruppo, ho pedalato con i miei ex compagni, ma mai più di tre ore. Devo ammettere che non mi è dispiaciuto. Ho un ruolo nuovo, con stimoli diversi. Ho scoperto tante cose che non sapevo sul mondo dei diesse e ho capito che non è facile far combaciare tutto.
Con i tuoi ex compagni che rapporto hai?
Sono sempre andato d’accordo con tutti, quindi li avevo sentiti anche durante l’inverno. Con “Piga” (Davide Piganzoli, ndr) ho un rapporto molto bello, siamo vicini di casa, ci sentiamo spesso. Lo stesso con Sevilla e Maestri, ma anche con tutti gli altri mi sono sempre trovato bene. Quello che voglio fare è dare una mano a tutti, e devo ringraziare Ivan e Fran per questa occasione.
I giovani scalpitano…
Piganzoli e Tercero sono due che hanno voglia di fare. Già nel 2023 sarebbero voluti andare al Giro, ma non era il caso. Al primo anno da pro’ era meglio adattarsi a questo mondo e crescere. Hanno imparato a programmare i lavori e sono pronti per le corse importanti.
Il Giro è una grande occasione.
Saranno parte della bozza della squadra. Piganzoli si preparerà al meglio per essere al via del Giro. La squadra dovrebbe essere composta da uno “zoccolo duro” con Maestri e Sevilla e da qualche giovane.
Senza dimenticare i nuovi arrivati.
Con Restrepo e Fabbro abbiamo fatto il salto di qualità. Fabbro si è ambientato subito, ha un bel carattere, è deciso e senza peli sulla lingua. E’ un professionista a 360 gradi, il 2024 per lui è un anno importante, da non sbagliare. Ho già avuto modo di parlarci.
E cosa vi siete detti?
Mi ha chiesto un po’ di cose, con chi parlare, il programma, qualche dettaglio sulla bici. Poi abbiamo parlato dei suoi problemi in Bora e cosa non ha funzionato. Infine mi ha raccontato cosa si aspetta da questo 2024.
Cosa si aspetta?
Spero riesca a confermare le sue qualità, ha un’esperienza tale che gli permette di conoscersi in maniera totale. Penso che il Giro sia l’appuntamento ideale per lui, un corridore del suo calibro minimo punta ad una vittoria di tappa.
Davvero la squadra, come ha detto Basso, è più forte dello scorso anno?
A livello individuale è una squadra forte. I giovani come Tercero, Piganzoli e Martin possono far fare all’ambiente un salto di qualità notevole. Sostituire Fortunato e Albanese non è facile, ma secondo me ci siamo riusciti. Fabbro e Restrepo sono due profili molto interessanti, che possono dare tanto. La stagione è appena iniziata, vedremo dove riusciremo ad arrivare.