Dopo la Sanremo, Ganna può volare anche sulle pietre

10.04.2023
4 min
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Okay Van der Poel e okay Van Aert, ma ieri il numero lo ha fatto anche Filippo Ganna. Il campione della Ineos Grenadiers è arrivato sesto. Di fatto era la prima volta che dava assalto con determinate velleità di successo alla classica delle pietre.

Il piemontese è sempre stato nel vivo della corsa. Sempre sulle ruote dei favoriti. E con loro se l’è giocata a viso aperto e petto in fuori.

La sua giornata era inizia ta con molta calma. Avendo l’hotel a poche centinaia di metri dalla partenza, gli Ineos erano arrivati al bus in bici, con lo zaino in spalla. Il bus era stato saggiamente spostato con anticipo così da assicurarsi il miglior posto. Ganna firmava autografi ed era tranquillo. Prima del via, ma proprio al momento dello “sparo”, ha trovato anche il tempo di salutare la sua compagna.

Dai baci alle pietre

Ma da un’immagine così soft ad una ben più dura è bastato un attimo. Anzi, ci sono 96 chilometri, quelli che separano Compiegne dal primo settore in pavè. E lì Pippo e la sua Ineos si sono fatti trovare pronti. Da Arenberg in poi, la storia la conosciamo. 

Ritroviamo Ganna, stremato, dopo l’arrivo. E’ seduto nel velodromo. Guarda nel vuoto, beve un po’ d’acqua e continua a tossire. Una tosse da sforzo. Da sfinimento.

Eppure questa fatica è servita a qualcosa. Come dopo la Sanremo, il bicchiere va visto assolutamente mezzo pieno.

«Cosa mi porto a casa da questa Parigi-Roubaix? Tante botte e che devo essere sempre attento: ci sono colleghi che ti dicono di avere i crampi e poi… Li devi guardare in faccia. Chi sono potete immaginarlo». Il riferimento potrebbe essere, il condizionale è d’obbligo, rivolto a Pedersen e Kung.

«Non voglio far polemiche, però potevamo giocarci il podio magari. Sarebbe stato più carino».

Dopo aver tirato tanto, Ganna perde la volata con Pedersen e Kung. I tre sono giunti a soli 4″ dal drappello di Van Aert e a 50″ da VdP
Dopo aver tirato tanto, Ganna perde la volata con Pedersen e Kung. I tre sono giunti a soli 4″ dal drappello di Van Aert e a 50″ da VdP

Consapevolezza acquisita

Ganna però alla fine è soddisfatto. In cuor suo ha capito, come a Sanremo, che questa corsa la può vincere. E non è poco. Significa che il palmares può aspirare a tanto e che dopo le prossime Olimpiadi si potrà tornare quassù con tutt’altra verve e tutt’altra convinzione.

E provarci, anche se non ancora al 101%, ma al 100% è fondamentale. Per fare bene in certe corse non è importante solo parteciparvi, ma come vi si partecipa. Bisogna “impararle a vincere”, se così si può dire.

«Comunque è andata bene, dai – aggiunge Ganna – quest’anno sono stato presente più spesso del dovuto in testa al gruppo. Sono stato nel vivo della corsa. C’è stato anche un momento in cui ci ho creduto, ma dal crederci all’arrivare cambia tutto.

«Ora voglio solo riposarmi un po’, perché in questa stagione ho già consumato tanto, e voglio pensare al Giro d’Italia».

Pippo era alla sua 4ª Roubaix da pro’, la prima con l’idea di vincere veramente. Cosa che gli era riuscita da U23
Pippo era alla sua 4ª Roubaix da pro’, la prima con l’idea di vincere veramente. Cosa che gli era riuscita da U23

Cioni: pollice in su

E il discorso del provarci Dario David Cioni lo conosce bene. «Sono contento della prestazione di Filippo – ha detto il coach e diesse di Ganna – in quanto era la prima volta che si trovava in quella posizione in questa corsa. Ed è tutto diverso che farla da dietro. Oggi (ieri, ndr) Filippo ha imparato molto. 

«Certo, sicuramente c’è ancora molto da fare. Come sempre c’è da migliorare e da lavorare su tutto. Ma il lavoro svolto sin qui è stato buono. La strada è questa».

Anche Cassani ha fatto una disamina molto interessante sulla Roubaix di Ganna. E siamo d’accordo con lui quando dice che Pippo fa ancora un po’ fatica non tanto sul pavé, quanto nelle curve e nei rapidi cambi di direzione. E qui torniamo al punto di prima: queste corse vanno fatte e rifatte. E soprattutto vanno fatte davanti dove frenesia, pressione, avversari e velocità sono diverse.

«Fisicamente Ganna c’era – prosegue Cioni – perché comunque è rimasto con i primi fino alla fine, fino a 16 chilometri dal traguardo. A parte Van der Poel che è scappato, poi erano tutti lì e il distacco è nell’ordine dei secondi, non dei minuti. E questo per me è molto importante. In prospettiva il suo sesto posto è un risultato che fa ben sperare. Anche la squadra ha lavorato bene, portandolo davanti fino alla Foresta di Arenberg, dove poi è esplosa la corsa».