L’inverno della Alpecin-Deceunink ha visto un fuggi fuggi generale da parte della compagine italiana. Sono partiti: Sbaragli, Mareczko e Oldani. Il solo rimasto è Nicola Conci, al quale si è aggiunto Luca Vergallito: promosso dal team continental al WorldTour.
Conci con la fine del 2023 ha chiuso la sua prima stagione alla Alpecin, dopo la breve parentesi del 2022 nel team continental. Un’annata, quella appena conclusa, che non ha riservato particolari acuti. Il trentino ce la racconta e guarda al futuro, il tutto con estrema consapevolezza.
Un problema dietro l’altro
Dall’inizio della stagione scorsa Conci ha subito una frenata dietro l’altra. Problemi che non gli hanno permesso di trovare il colpo di pedale giusto. Nel ciclismo moderno, dove la costanza è fondamentale, questo non gli ha permesso di essere al top.
«Mi sono fermato – dice Conci – a metà ottobre. Sono andato in vacanza per un mese circa. Il 2023 non è stato un granché, si è rivelata una stagione un po’ strana. Dopo i 4 anni in Trek e il problema all’arteria iliaca, risolto con l’operazione, ero pronto per ripartire, ma il 2022 sapete tutti com’è stato. Trovare la Alpecin, anche solo a metà stagione, mi ha ridato tanta forza.
«Dal 2023 mi aspettavo una crescita definitiva – continua – ma così non è stato. Al Giro dei Paesi Baschi mi sono ammalato e al Giro d’Italia ho preso il Covid, tornando a casa dopo solo sei tappe. Anche con il riposo forzato mi sono portato dietro qualche strascico di malattia per mesi. Ho deciso di preparare al meglio la seconda metà di stagione. Una volta sceso dall’altura, dove mi sentivo bene, ho ripreso con Il Tour de Pologne ma mi sono accorto che qualcosa mancava».
Staccare e ripartire
Così le vacanze di fine stagione sono servite al trentino per rimettersi in sesto, tirare il fiato e resettare la mente. Ha chiuso un capitolo ed è pronto ad aprirne un altro.
«Più che di una pausa a livello fisico – racconta Conci – avevo bisogno di staccare la mente. Ma anche quando si è in spiaggia è normale che la mente, ogni tanto, torni sulla bici. Alla fine siamo ciclisti 365 giorni all’anno. Ci si chiede cosa non ha funzionato e ti trovi a rimuginare su ciò che hai fatto. Però sono contento di essermi riuscito a fermare senza aver la voglia o la fretta di ripartire per dimostrare quello che sono. La voglia c’è ma i tempi vanno sempre e comunque rispettati».
Tre in meno
Tornato alla vita da ciclista Conci si è ritrovato praticamente da solo. Del gruppo italiano della Alpecin-Deceuninck era rimasto solamente lui. Com’è stato riprendere con questa consapevolezza?
«In un mese ho perso la parte italiana – afferma – ma per il momento non me ne sono accorto, anche perché in ritiro ero in camera con Vergallito. Lui però partirà dall’Australia, mentre io aspetto febbraio per attaccare il numero alla schiena. Probabilmente mi renderò conto della loro assenza (Sbaragli, Oldani e Mareczko, ndr) più avanti nella stagione. Mi sono sempre trovato bene anche con i corridori stranieri, ma negli anni ho capito che certe barriere è difficile superarle. Puoi parlare inglese bene quanto vuoi, però non hai la stessa rapidità di risposta che hai con un connazionale. Anche solamente il fatto di aver vissuto adolescenze diverse ha un peso nella socializzazione».
«I tre italiani – spiega – li ho sentiti. In particolare Oldani che ho visto più di una volta dalla fine della stagione ad ora. Mi spiace che se ne siano andati, ma non per questo non ci parleremo più. Ci rivedremo, in corsa, anche se con maglie diverse».
Obiettivi e rivincite
Il focus della stagione per Conci sarà ancora il Giro d’Italia. Il conto in sospeso del 2023 deve essere saldato.
«La corsa rosa è importante per me. Il ritiro dello scorso anno mi ha fatto male per tanti motivi. Uno su tutti è che non sono riuscito a prendere il via alla tappa di Pergine Valsugana, la frazione di casa. Nel 2024 voglio tornare al Giro per rifarmi, l’ho chiesto personalmente al team e loro sono stati favorevoli. Non abbiamo un uomo di classifica quindi avrò libertà di azione. Chiaramente avremo un velocista, come tutti gli anni d’altronde e nelle tappe piane ci sarà da lavorare. Ma si tratta di un compromesso, tutti siamo a disposizione l’uno dell’altro. Ora tocca rimboccarsi le maniche e preparare la stagione».