SIENA – Alla Strade Bianche, un po’ a sorpresa, la Soudal-Quick Step ha schierato Paul Magnier. Il francese era il più giovane al via assieme al danese Jan Christen: gli unici under 20 del gruppo. Entrambi sono classe 2004.
Bramati e gli altri tecnici lo hanno schierato in Toscana quasi fosse un premio, grazie ai buoni risultati e allo stato di forma eccellente mostrato sin qui. Magnier infatti al debutto nel team WorldTour, ma proprio alla primissima corsa, ha subito vinto. Ha vinto e si è ripetuto qualche giorno dopo.
Ex biker
A Calpe il “Brama” ci aveva detto: «Abbiamo un nuovo gioiello. Guardate le gambe e capite chi è». Era Paul Magnier.
E chi è dunque questo “francesino” che nella ricognizione della Strade Bianche aveva un occhiale da sole rotondo da passeggio e il ciuffo ribelle fuori dal casco? E’ un ragazzo che viene dalla Mtb, tra i suoi successi c’è anche la tappa di Capoliveri all’Elba agli Internazionali d’Italia Series. Lo scorso anno correva nelle file della Trinity Racing, la squadra con cui Pidcock vinse il Giro U23.
Da juniores, nelle prime apparizioni su strada, si mise in mostra a crono. Al secondo anno, quando alternava ancora strada e mtb fu secondo al Lunigiana, dove vinse due tappe. Lo scorso, il primo tra gli under 23, è stato terzo agli europei. E nel mezzo tanti altri buoni piazzamenti.
In camera con Loulou
A Siena era quasi incredulo del grande evento, ma non era affatto intimorito o spaesato. «Sono contento di essere qui – ci ha detto Paul prima del via della Strade Bianche – è una grande gara. E noi siamo una grande squadra. Cercherò di fare più esperienza possibile e di divertirmi».
Magari si è anche divertito, almeno prima di cadere nel tratto di Lucignano d’Asso. Sin lì comunque aveva tenuto bene le ruote. E di certo la Strade Bianche non è una corsa semplice. Tra l’altro era anche la sua prima gara WorldTour. Magari le sue doti da biker hanno convinto i tecnici a schierarlo.
Nei giorni toscani abbiamo avuto modo di osservarlo da vicino visto che abbiamo fatto la ricognizione assieme al team belga e, guarda caso, condividevamo lo stesso albergo. Sembrava un veterano. Grande scioltezza e affiatamento con i compagni, con lo staff… Nessuno direbbe che sia un ragazzo di 19 anni.
«Julian Alaphilippe, è il francese della squadra, e anche per questo gli sono stato molto vicino. Alla Strade Bianche ero in camera con lui! Ne ho approfittato per fargli quante più domande possibili e sfruttare così questa esperienza. E poi ascoltare i suoi racconti di questa o quella corsa… Ah è stato super fantastico! Per me è stato davvero importante».
Come De Lie?
Le due corse che ha vinto Magnier sono state allo sprint, ma con delle differenze: la prima è stata di gruppo pieno, si può dire. La seconda sempre di gruppo, ma un po’ più ristretto. Entrambe, il Trofeo Ses Salines e la tappa in Oman, non erano piatte. Anzi. Quella in Oman nel finale tirava parecchio.
«Non mi aspettavo affatto di vincere subito – ci racconta Magnier – e neanche che ne sarebbero arrivate addirittura due. E’ vero, ho fatto ottimi allenamenti allo sprint questo inverno. Ed è anche vero che in quelle corse la squadra ha fatto un ottimo lavoro. Ho vinto io, ma sono state vittorie collettive. Ora sta a me aiutare Julian Alaphilippe e Kasper Asgreen. Sono super contento, davvero…».
Dicevamo di due vittorie su percorsi non del tutto piatti. Forse, è lecito ipotizzare, Magnier è più di un velocista? L’accostamento con Arnaud De Lie non è poi così peregrino.
«Per il momento – dice Paul – ho vinto quelle gare allo sprint, ma in futuro vorrei essere in grado di essere un velocista un po’ diverso, che sa colpire anche in fuga. Sì, qualche somiglianza con De Lie potrebbe esserci. E’ un grande atleta, mi piace e adoro il suo modo di correre».
Più forza che chilometri
Quest’inverno Magnier ha lavorato molto sulla forza, contrariamente a quello che si poteva pensare. Visto che doveva correre tra i pro’, accumulare chilometri era la cosa più scontata. Chiaramente ne ha fatti di più, ma ha insistito molto anche sulla forza.
«In realtà ho guadagnato peso (è alto 188 centimetri per 76 chili, ndr) – spiega Magnier – sono andato davvero tanto in palestra e ho messo su “tante gambe”. Certo, è più difficile portarle in salita, ma in pianura e negli sprint mi sento molto più a mio agio».
Probabilmente la struttura da biker era ancora evidente e in Soudal-Quick Step ci hanno voluto lavorare, per quello che è un progetto a lungo termine. Il che è plausibile visto che Magnier ha un contratto fino al 2026.
Paul ha 19 anni e il team ha intenzione di gestirlo per bene. Nessun passo più lungo della gamba e oculatezza per quel che riguarda giorni di gara e qualità delle stesse. La soluzione? Fare alcune gare anche con il devo team della Soudal-Quick Step, insomma le corse U23.
«Questo mi consentirà di puntare a vincere e a fare esperienza, senza bruciare i passi. Tra i pro’ ho visto che le gare sono più lunghe, soprattutto le salite durano di più. E il livello è altissimo. Il mio passaggio dagli under 23, ma direi anche dagli juniores, è stato molto breve. Io però non vedo l’ora di vivere sempre di più di questo mondo», quello dei pro’ chiaramente.