E’ il momento. Uno sguardo e si va tirare. Il UAE Team Emirates decide che è ora di prendere in mano la Milano-Sanremo e di dare a tutti le “legnate” promesse. Siamo sulla Cipressa e Tadej Pogacar deve accendere i motori. Polanc sta tirando già da un po’. Il gruppo si assottiglia, ma Tadej, che intanto beve alla borraccia, con un gesto dice che non è abbastanza. E così entra in scena Davide Formolo, amico e scudiero di tante battaglie.
Ecco Formolo
“Roccia” si mette giù a testa a bassa. Rapporto monster e menate potenti. Quello sguardo con Tadej dice tutto. Dice che c’è voglia di provare, di mantenere le promesse fatte tra compagni di squadra e, se vogliamo, anche con i tifosi.
«Giornata lunga oggi – dice Formolo nel retro del bus con il mare alle spalle – Cosa c’era in quello sguardo? In quel momento stava tirando Polanc, ma volevamo fare l’andatura un po’ più forte perché non riusciamo a fare selezione che volevamo. Allora sono passato io in testa e ho accelerato ancora.
«Abbiamo fatto una bella selezione, dai. Abbiamo portato Tadej a giocarsi tutto sul Poggio. Penso che non sia mai successo che venti leader da soli, o quasi, imboccassero il Poggio tutti insieme».
Tutto secondo programma
La UAE voleva corsa dura. E si sapeva. Senza Trentin, Gaviria e con Pogacar capitano era più che scontato sferrare l’attacco in anticipo.
«Le cose sono andata abbastanza come volevamo – riprende Formolo – alla fine ci aspettavamo una corsa dura. Volevamo correre così e rendere tosta la Cipressa. Volevamo isolare qualche corridore veloce e mettere un po’ di fatica nelle gambe degli altri.
«Era anche in programma che tirassi tra Cipressa e Poggio, magari con qualche altro compagno, quello sì. Ma ci è andata bene lo stesso, non credo sarebbe cambiato poi tanto. Anche oggi abbiamo dimostrato di essere un bel gruppo, una squadra forte e siamo riusciti a mettere il capitano nel posto giusto».
«Sappiamo che la Milano-Sanremo è una corsa di 300 chilometri che si decide in quattro chilometri, il Poggio solitamente. Ebbene abbiamo cercato di aprire quei quattro chilometri a 15 chilometri dalla Cipressa. E’ lì che è cambiato il ritmo.
«Abbiamo visto che anche altre squadre quest’anno non portavano tanti velocisti, perché sapevano che noi avremmo fatto la corsa dura. E così è andata. Perciò non è stato neanche così scontato fare la selezione che comunque siamo riusciti a fare».
Ce la può fare
E Tadej come stava? Può davvero vincerla un giorno la Sanremo o forse è un po’ troppo veloce per lui?
«Certo che la può vincere – riprende Formolo – non è facile però. Soprattutto quando tutti sanno che un corridore attraversa un periodo di forma eccezionale come lui. A Tadej non gli lasciavano un metro di spazio».
Formolo parla di un Pogacar marcatissimo, specie dopo essere arrivati in Riviera. Ulissi, Covi, Troia e tutti gli altri lo hanno sempre circondato bene. Lo hanno mantenuto nelle posizioni avanzate pur senza prendere vento. E anche per questo nello staff del UAE Team Emirates c’è una generale soddisfazione: sono contenti di questa quinta piazza.
Stavolta era diverso dalle altre volte. Stavolta lo sloveno era su un terreno a lui poco congeniale e con tutti gli occhi puntati addosso. Pogacar e la UAE quello che dovevano fare l’hanno fatto. Anche Andrej Hauptman, il diesse che segue Tadej, era contento dell’esperienza fatta.
«Magari – dice il tecnico sloveno – tre, quattro scatti sul Poggio sono troppi, ma va bene così. E’ tutta esperienza e poi lo stiamo dicendo adesso, a mente fredda tra i bus. Mi tengo la prestazione di Pogacar e del team. E poi così marcato, con tutti che ti aspettano è ancora più difficile staccare tutti».
Nessun rimpianto
E a proposito di prestazione del team, quello di Formolo è un vero numero. Roccia ha tirato per 17 chilometri al massimo. Salita, discesa e pianura. E lo ha fatto dando fondo ad ogni briciolo di energia. Tanto che lo aspettavamo dopo il traguardo e invece all’imbocco del Poggio ha tirato dritto sull’Aurelia ed è arrivato direttamente ai bus.
«Ho fatto un bel lavoro dai – conclude il veronese – quando riesci a fare un lavoro del genere ti rendi conto di aver fatto un qualcosa d’importante. Ed è una bellissima soddisfazione per me. Abbiamo in squadra secondo me, anzi non secondo me ma perché è un dato oggettivo, il più forte corridore al mondo e si merita di essere messo nelle condizioni giuste.
«La mia vittoria oggi era riuscire a fare questo lavoro».
Nessun rimpianto quindi in casa UAE Team Emirates. Vincere non era facile. C’è la soddisfazione di aver fatto divertire il pubblico. E di aver fatto fare un’esperienza in più a Pogacar.