Forse ci siamo, questo è davvero l’anno della svolta per Davide Formolo. Il veronese ha fatto tesoro più che degli errori, delle esperienze maturate nelle passate stagioni e finalmente ha l’occasione di esaltare le sue qualità.
La sua squadra, la UAE, viste le sue prestazioni e il suo impegno sempre massimo, gli ha proposto un bel calendario per potersi mettere in luce.
Cinghiali sulla via
E Formolo ha iniziato a lavorarci sodo già da un po’. Anche se un episodio non è stato esaltante.
«Come si dice, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo – esordisce Davide con la sua solita simpatia – Mi stavo allenando sulle strade di Montecarlo in un tratto in discesa, anche abbastanza veloce, quando un piccolo cinghiale mi ha attraversato la strada. L’ho preso in pieno, non ho potuto farci niente.
«Sono caduto sulla ruota davanti e ho sbattuto anche la testa. Ma il peggio lo ha riportato un polso. Al momento non sembra essere rotto, però i medici mi hanno detto che nella mano ci sono molte ossa piccole ed eventuali fratture possono emergere anche dieci giorni dopo.
«Nei giorni successivi alla caduta mi sono allenato con la bici da crono per non gravare sul polso».
Formolo viaggia verso un calendario tutto diverso dal solito, o quantomeno decisamente rimaneggiato.
«Quest’anno non farò il Tour de France, ma aiuterò il nostro capitano Almeida al Giro d’Italia, mentre a me la squadra ha dato la possibilità di andare alla ricerca di qualche tappa.
«E forse questa è la cosa più congeniale alle mie caratteristiche. Per preparare al meglio il Giro non farò neanche le Ardenne. Lassù Pogacar sarà supportato da altri… molto forti».
Calendario nuovo
E qui si apre il capitolo, grande, delle possibilità di Formolo. “Roccia” ha davvero una bella occasione per dare sfogo a tutto il suo potenziale. E se le tappe saranno il suo obiettivo, ecco che il suo calendario vedrà la partecipazione a più corse di un giorno.
«Inizierò – spiega il veronese – a Majorca, poi farò l’Etoile de Besseges. Andrò in altura e quindi correrò in Italia dal Laigueglia fino alla Sanremo, passando per la Strade Bianche e la Tirreno». E anche nel finale di stagione la squadra ha previsto per lui le classiche italiane: Emilia, Lombardia, Veneto Classic…
«Una delle gare per me più importanti di questa prima parte di stagione sarà il Paesi Baschi. Lì potrò giocarmi le carte in prima persona e portare, spero, un po’ di festa in squadra.
«Questa gara mi ha impressionato per la sua durezza. L’ho fatta una sola volta, ai primi anni tra i professionisti, e adesso voglio vedere a che punto sono arrivato».
Al Giro con le idee chiare
Dopo i Baschi, per Formolo c’è ancora la Spagna. Passerà infatti dal ritiro in altura a Sierra Nevada la strada per il Giro d’Italia. E anche questa, se vogliamo, è una novità, non più il Teide ma nuove strade per allenarsi.
«Ammetto – riprende Formolo – che un po’ mi dispiace non far parte della squadra del Tour per aiutare Pogacar. Con lui e con gli altri c’è un bel feeling, ma al tempo stesso sono lusingato delle opportunità che mi vengono date, tanto più con l’arrivo di tanti corridori così forti e importanti. Non credevo di averne ancora così tante».
«Il mio supporto ad Almeida? Beh, è giusto darglielo, lui è andato molto vicino a vincere un Giro, io no. Come ho detto, cercherò di trovare i miei spazi, ma se lui sarà in lotta per il podio o per la vittoria mi voterò totalmente alla sua causa».
Corazzata UAE
Formolo si può considerare un “veterano” ormai della UAE. Lo scorso anno dopo l’arrivo della Liegi, ci impressionò l’atteggiamento di Pogacar. Lo sloveno, dopo aver lasciato scorrere la bici verso i bus, cercava con lo sguardo l’arrivo proprio di Davide per abbracciarlo e condividere con lui il successo. Quando un corridore di questo calibro cerca il compagno con tanto desiderio, significa che oltre all’amicizia ne riconosce un ottimo collega.
E in una UAE che cresce chiediamo a Davide se aumenta anche l’autostima in loro stessi. Pensiamoci un attimo: in fin dei conti almeno sulla carta sembrano essere la squadra più forte in assoluto. La Ineos e la Jumbo sono delle corazzate per le grandi corse a tappe, ma meno per le classiche. La Quick Step lo è per le classiche, ma è meno attrezzata per i grandi Giri. Mentre loro possono battagliare al massimo su entrambi i fronti. Oltre a Pogacar pensiamo ad Hirschi, Trentin, Ackermann, Ulissi, Gaviria… Si ha quindi questa sensazione di essere i migliori? Ne parlano quando sono in allenamento in gruppo?
«Quando ci si allena – conclude Davide – siamo tutti molto focalizzati a dare il massimo. Se si va a 60 all’ora tutti insieme si cerca di non cadere, per dire che non si parla molto in certi frangenti.
«In ogni caso con così tanti capitani è molto difficile trovare i propri spazi. Si possono creare delle gelosie con tanta concorrenza. Ma noi prima di essere una squadra siamo un gruppo e questo per me è molto importante. Sicuramente tanta qualità è uno stimolo e ognuno dà il massimo».