Si è messo tutto in moto all’inizio della Tirreno-Adriatico, quando il team manager Miholjevic ha chiamato il suo procuratore Scimone per chiedergli se Nicolò Buratti fosse pronto per esordire subito alla Bahrain Victorious. Il friulano si era appena fatto una ragione della grande delusione per il passaggio rinviato al 2024, nonostante il grande finale di 2022, quando la porta si è riaperta.
La sua stagione era già iniziata. Terzo alla Firenze-Empoli. Secondo alla Gand-Wevelgem. Tredicesimo al Piva. E quando il resto del Cycling Team Friuli si avvicinava al Giro del Belvedere e al Palio del Recioto, Buratti ha chiuso la valigia ed è volato in Belgio (in apertura foto Team Bahrain Victorious).
Che effetto fa passare dal Belvedere alla Freccia del Brabante?
Più o meno sono la stessa cosa (ride, ndr). Un po’ di emozione la sento. Però comunque sono molto contento, felice ed entusiasta di intraprendere questa nuova avventura.
La notizia è uscita lunedì, ma il meccanismo era in ballo da un pezzo…
Mi hanno contattato più o meno un mese fa, dicendomi che c’era questa possibilità. Ovviamente ho accettato e non potevo essere più felice. Poi si è trattato di fare tutte le pratiche e le formalità. E adesso sono qui (abbiamo parlato con Buratti ieri pomeriggio: oggi alle 12,30 prenderà il via da Leuven nella prima corsa da pro’, ndr).
Ti eri rassegnato all’idea di fare un altro anno negli under 23?
E’ stato un fulmine a ciel sereno. Ormai avevo programmato la stagione, mi ero posto i miei obiettivi. All’inizio sono rimasto di sasso, proprio perché devo resettare tutto, reimpostare le tabelle e rivedere i miei obiettivi.
Il secondo posto alla Gand dice che la condizione è quantomeno decente, no?
Vero, sono in un buono stato e spero che non ci sia troppo divario tra una categoria e l’altra. Sicuramente il salto c’è, però spero di non subirlo così tanto.
Hai già ricevuto un programma delle prossime corse?
Al momento solo la Freccia del Brabante, poi si vedrà. Sicuramente mi daranno presto una bozza di calendario.
E’ stato più semplice abituarsi a questo passaggio o farsi una ragione l’anno passato del fatto che non saresti passato subito?
Me ne ero fatto una ragione, quindi è stato più complicato capire che stavo passando in maniera così veloce. Siamo rimasti tutti a bocca aperta, io per primo.
Amadori ha detto che il piano di fare di te il leader del mondiale U23 non cambia.
Sono d’accordo. Si dovrà vedere il calendario col team e quello della nazionale. Avevo in programma qualche gara con Marino, adesso vedremo se riuscirò a rispettare le date. Però comunque al mondiale vorrei esserci.
Che effetto fa ritrovarsi di colpo in ritiro nella squadra WorldTour?
Per fortuna avevo fatto ritiri con loro quest’anno a dicembre e gennaio. Quindi lo staff l’avevo già visto e anche se non li conosco bene di persona, so quali sono le persone di riferimento. Lo stesso con gli altri corridori. C’è Fran Miholjevic con cui ho corso per due anni. C’è Jonathan Milan, che è friulano anche lui. C’è Govekar, che ha 22 anni. Siamo una squadra giovane, però punteremo a fare sicuramente bene.
Hai tenuto la stessa bici?
Ho cambiato modello. Oggi nel giro di scarico (ieri, ndr) ho provato la Merida Reacto, mentre prima avevo la Scultura. Però le geometrie sono le stesse, quindi mi sono trovato subito bene.
Ti aspetti qualche incarico particolare nella prima gara da pro’?
Farò quello che mi diranno di fare e insieme dovrò capire come sarà la gara. Devo ambientarmi, dovrò capire il team e il team dovrà capire me, come mi approccio e come mi gestisco. Insomma, quel che serve si farà.
Dopo il Kemmelberg della Gand, cosa pensi di questi muri?
Le gare in Belgio sono particolari. Recentemente sono andato bene, quindi ho preso un po’ le misure di come si corre qui. Sicuramente da professionista la modalità di gara cambia. E i muri sono duri, niente da dire, bisognerà avere le gambe per superarli.
Come ti hanno salutato i compagni del CTF?
Sono stati contenti, è proprio un passaggio di testimone. Adesso tocca a loro riuscire a passare e cogliere i risultati che meritano. Mi auguro veramente di incontrarli entro un paio d’anni. Hanno le capacità per farlo e se c’è l’ho fatta io, che non sono un extraterrestre, possono tranquillamente farlo anche loro.
Dovrai cambiare preparatore?
No, sarò seguito ugualmente da Andrea Fusaz e anche questa è una grande cosa.
Si può dire in bocca al lupo?
Si deve dire, grazie. Un po’ di fortuna ci sta sempre bene.