Boaro, cosa fa un gregario senza un vero capitano?

25.03.2023
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RICCIONE – Sembra paradossale, ma anche un gregario può sentirsi perso senza un capitano. E’ una situazione che si verifica raramente, ma è sempre curioso sapere come ci si adatti alla circostanza. L’Astana sta vivendo una fase transitoria rispetto al passato e Manuele Boaro, uomo di fiducia e di fatica di grandi leader, si trova a metà del guado.

Incontriamo il 36enne veneto del team kazako alla partenza della Settimana Internazionale Coppi e Bartali mentre parla e scherza con Giacomo Notari, preparatore parmense e diesse in seconda dell’Astana. I due si conoscono sin dai tempi dei dilettanti e assieme ripercorrono quegli anni con qualche ricordo, prima che Manuele provi a descriverci il suo ruolo un po’ più rivisitato all’occorrenza.

Tirare, lavorare e fuga. Per Boaro il ruolo del gregario si basa sul sapere leggere la corsa
Tirare, lavorare e fuga. Per Boaro il ruolo del gregario si basa sul sapere leggere la corsa

Lavori diversi

Il ritiro di Vincenzo Nibali ha prodotto inevitabilmente un buco nella casella “leader” benché sia stato rimpiazzato dall’arrivo di Mark Cavendish. Ovviamente sono due capitani differenti, così come il lavoro per loro del gregario. In questo caso cambia qualcosa?

«Non tanto – inizia a raccontare Boaro – alla fine fare il lavoro sporco per un velocista o per un capitano di un grande Giro per me forse è la stessa cosa. Anche perché sono abbastanza versatile per andare in fuga e posso essere d’aiuto anche quando sono davanti. Io ho il mio ruolo e vado dove mi manda la squadra. Per esempio con Nibali o con uomo da classifica generale, devi essere consapevole che in 21 giorni ti può capitare di prendere la maglia rosa all’inizio e tirare praticamente tutti i giorni. Devi essere bravo a superare i momenti difficili. Non esistono le cosiddette tappe semplici».

Boaro scherza con Notari, preparatore atletico e diesse in seconda dell’Astana
Boaro scherza con Notari, preparatore atletico e diesse in seconda dell’Astana

«Da quest’anno – va avanti – forse una cosa potrebbe cambiare. Volendo, adesso in fuga potrei avere più possibilità di giocarmi le mie carte. Prima ci andavo con l’obiettivo di essere di supporto al capitano. Ora in Astana non avendo un uomo per i grandi Giri, può essere più facile che mi capiti questa occasione».

Momento transitorio

«Siamo venuti alla Coppi e Bartali con una squadra giovane – continua Boaro, che conosce bene le strade della gara abitando a San Marino – non possiamo negare che stiamo vivendo un momento di passaggio. Dobbiamo essere consapevoli che ogni risultato può essere importante e dobbiamo cercare di portarlo a casa. Nel ciclismo di adesso tutto è importante. Vittoria, piazzamento, farsi vedere in fuga. Ad esempio, anche un ventesimo posto dà punti importanti per la squadra.

«Naturalmente partiamo sempre per vincere – dice – altrimenti non sarebbe nemmeno bello correre. Tuttavia bisogna cercare in tutte le corse di ottenere qualcosa. Siamo l’Astana, abbiamo un nome importante da portare in giro. Dobbiamo ricordarci che siamo un team di livello e impegnarci al 110 per cento. Stiamo attraversando un momento di difficoltà e dobbiamo fare ancora più gruppo di quello che siamo già».

Senza un vero capitano in squadra, Boaro potrebbe giocarsi le sue carte in fuga
Senza un vero capitano in squadra, Boaro potrebbe giocarsi le sue carte in fuga

Giovani gregari

Il ruolo del gregario è uno di quelli da trasmettere alle nuove leve. In un ciclismo che cambia in fretta bisogna saper conoscere tutti i lavori da fare. L’esperto che insegna al giovane, il giovane che chiede all’esperto.

«Quando sei giovane – prosegue Boaro – cerchi di imparare il più possibile. Ho avuto la fortuna di correre in grandi squadre e avere grandi capitani lavorando per loro. Ed era una bella cosa. In ogni caso non mi sento un insegnante. Se i giovani sono furbi, vedono da soli come si corre. Stare davanti in certe corse al momento giusto. Ad esempio le fughe. Ad essere onesti adesso andarci non è più facile come lo era prima. Le fughe vanno via di forza. Bisogna essere davanti e capire qual è il momento. Non si possono fare mille scatti per andare in fuga e poi essere morti e poco collaborativi».

Boaro è al tredicesimo anno da pro’. Ha corso con Saxo-Tinkoff, Bahrain-Merida e Astana
Boaro è al tredicesimo anno da pro’. Ha corso con Saxo-Tinkoff, Bahrain-Merida e Astana

Obiettivo Tour

Manuele Boaro e la nuova Astana devono fissare gli obiettivi poco per volta in base ai capitani che eleggerà la strada. All’orizzonte però c’è un traguardo importante da tagliare per essere parte della storia. Insomma, qualcosa più di uno stimolo.

«Quest’anno – spiega mentre si sta scaldando sui rulli accanto a Scaroni prima della partenza della tappa – sapevo che avrei avuto un ruolo importante. Ho sempre fatto il gregario in un certo modo. Da noi è arrivato Cavendish che vorrebbe centrare la 35ª vittoria al Tour de France battendo il record di Merckx. Sarebbe bello essere presenti quel giorno e sapere di aver aggiunto un mattoncino a quell’impresa».

Boaro ritiene Scaroni uno che può diventare capitano strada facendo in corsa
Boaro ritiene Scaroni uno che può diventare capitano strada facendo in corsa

«Per raggiungere quell’obiettivo – conclude Boaro – sappiamo che avremo a disposizione solo alcune tappe. Diventano quelle su cui dobbiamo concentrarci. Anche in quei casi dovremo essere pronti e bravi a gestire al meglio le situazioni più difficili, come il vento o altri momenti in cui non c’è un attimo di tregua. Basandomi sulla mia esperienza, posso dire che quando sai di avere un capitano che si gioca qualcosa di grosso, come un grande Giro o un record, ti vengono fuori delle forze che non pensavi di avere. E probabilmente la differenza nel tuo essere gregario la fai lì».