Benfatto, da corridore a preparatore pronto per nuove acrobazie

27.11.2021
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Lasciare il ciclismo a 32 anni e a 33 passare dall’altra parte della “barricata”. Da corridore a tecnico. E’ la storia di Marco Benfatto che ha deciso di appendere la bici al chiodo la scorsa stagione, di lasciare il completino da ciclista per vestire i panni del preparatore. Svolgerà questa sua professione in seno alla Gazprom-RusVelo.

Il veneto, una volta capito che non aveva grosse occasioni per continuare, ha deciso di trovare (e provare) nuove strade. Ma questi nuovi sentieri che sta iniziando a percorrere non sono del tutto sconosciuti per lui, in fin dei conti l’idea di fare il preparatore ce l’aveva già da un po’.

Per Marco ogni momento era buono per studiare
Per Marco ogni momento era buono per studiare

Da corridore a preparatore 

Marco studiava scienze motorie già da tre anni. Stando sempre in viaggio, seguiva l’università telematica eCampus.

«Esatto – afferma Benfatto – Ho sostituito Netflix con le dispense dell’università. Studiavo nei viaggi, negli hotel o a casa dopo gli allenamenti. Quello della preparazione è un mondo che mi ha sempre affascinato.

«Avrei potuto continuare un anno o due, ma visto che non c’erano delle condizioni contrattuali valide ho deciso di voltare pagina. Ho depositato la tesi e ad aprile la discuto. Ma ho già iniziato a lavorare come preparatore atletico, in più ho fatto dei corsi di biomeccanica e ho seguito il corso da direttore sportivo indetto dalla Federciclismo l’anno scorso».

«Per il resto tutto ciò è nato anche un po’ per caso. L’anno scorso ero con il mio procuratore, Moreno Nicoletti, ad una tappa del Tour e abbiamo parlato anche di queste mie idee, della mia voglia di fare un giorno il preparatore. Durante quel viaggio c’è stata una telefonata fra lui e Dimitri Sedun. Dimitri cercava un preparatore per la sua nuova avventura alla Gazprom ed eccomi qui…».

Nello staff dei preparatori della Gazprom, ci sarà anche Evgeny Popov e tutti loro faranno riferimento al centro di preparazione Modus Vivendi, diretto da Maurizio Mazzoleni.

Benfatto era una ruota veloce. Ha ottenuto oltre 20 vittorie tra i pro’ molte delle quali in Cina
Benfatto era una ruota veloce. Ha ottenuto oltre 20 vittorie tra i pro’ molte delle quali in Cina

Compagno e tecnico

A volte si chiude una porta e si apre un portone, quindi. Ed è quel che Benfatto ci ha più volte ripetuto nel corso della chiacchierata. 

Però non è facile passare in così breve tempo dall’essere corridore a tecnico. Dal condividere fatiche e spallate in gruppo a “dare ordini dall’ammiraglia” o dalla scrivania. Magari da una parte possono esserci dei vantaggi, come l’aver saggiato sulla propria pelle il ciclismo moderno, ma dall’altra possono esserci degli svantaggi, come farsi ascoltare dai corridori.

«Alcuni ragazzi che allenerò – dice Benfatto – sono stati miei compagni di squadra. Penso a Marco Canola con cui ero alla Zalf, a Giovanni Carboni in Bardiani e a Matteo Malucelli all’Androni... mi aspetto che mi aiutino. Ognuno adesso  ha il suo ruolo e va rispettato.

«Se conosco i caratteri di ognuno di loro? Dico piuttosto che bisognerà conoscerli di tutti e non solo di loro tre. Fare una tabella è facile, entrare nella testa del corridore è più difficile. Non bastano i numeri. Devi conoscere l’atleta e capire se va spronato o no».

Benfatto con Sedun, la nascita della collaborazione si è concretizzata a primi di settembre (foto Instagram)
Benfatto con Sedun, la nascita della collaborazione si è concretizzata a primi di settembre (foto Instagram)

Un lavoro di squadra

«Io comunque – riprende Marco – sono convinto che il team sia ben organizzato. Mi piace la mentalità fresca e giovanile di Sedun. Lui dà molta importanza ai dettagli, che sono poi gli aspetti che fanno la differenza nel ciclismo moderno. L’ho provato sulla mia pelle.

«Usiamo la piattaforma Training Peaks. E’ così che teniamo sotto controllo i nostri atleti. Ma non basta. Come detto, bisogna conoscerli e ai numeri si aggiunge sempre un messaggio per capire le sensazioni, le idee dell’atleta.

«E se non è sufficiente ci si parla proprio, ci si confronta. E non solo con me, anche con Popov, con i medici, i diesse. In Gazprom vogliamo lavorare come squadra, come gruppo».