Nell’area dei bus prima della cronometro al Tour de Pologne c’era un gran via vai di tifosi, ammiraglie e corridori. Era la sesta e penultima tappa della corsa polacca, nonché quella decisiva e i pronostici si sprecavano. Molti guardavano a Higuita, altri a Carapaz. Pochi pensavano di mettere tra i favoriti Arensman, poi vincitore di giornata o magari Samuele Battistella, dell’Astana Qazaqstan, che è andato ben più forte di molti nomi attesi.
Dopo l’esclusione forzata dal Tour de France, causa Covid, il veneto è tornato alle corse. Ed è partito senza grandi certezze, ma solo una grande voglia.
«Dopo la delusione del Tour ho staccato per qualche giorno – diceva Battistella, ancora in “borghese” prima della partenza – non era possibile portare avanti la condizione per così tanto tempo. Sono rientrato ufficialmente alle corse in Spagna, al Villafranca, ed ho fatto un buon piazzamento. In Polonia cercavo la condizione».
Com’è stato il Covid? Ti ha colpito duramente?
Ho avuto una leggera tosse ma niente di più. Mi è durata una settimana più o meno. Poi ho fatto tutte le necessarie visite del cuore, ma non mi è stato riscontrato nulla. E quindi ho potuto riprendere.
Visite che, dopo il caso Garofoli, sono ancora più approfondite nella vostra squadra?
Sì, con il fatto che Gianmarco ha avuto la miocardite la squadra ha deciso di monitorare tutti. Meglio una visita in più che una in meno.
Ora come stai?
Sereno, so che la condizione è buona. Devo e voglio arrivare alla Vuelta molto bene, quindi ho un obiettivo sul quale lavorare. Anche perché quest’anno, fino ad oggi, ho fatto meno di trenta giorni di gara, che a questo punto della stagione sono proprio pochi.
Non sei riuscito a trovare la condizione giusta?
Troppi pochi giorni di gare e troppe interruzioni per trovare la gamba giusta. Penso che la condizione che avevo prima del Tour non fosse possibile prolungarla per molto tempo. Nel mese di luglio ho sacrificato un po’ la forma anche perché dovrò arrivare a correre fino a metà ottobre. Di conseguenza ho preferito fare un periodo di stacco nel mezzo, una settimana tranquilla, senza bici.
Quindi ora mirino puntato sulla Vuelta…
Esatto, quelli di agosto, settembre ed ottobre saranno tre mesi di fuoco. Per la Vuelta mi sento bene, peso quasi scalatore! Quindi potrò essere d’aiuto a Nibali e Lopez. Non so che aspettarmi perché è la prima grande corsa a tappe dell’anno.
Dal dispiacere del Tour al fare una corsa a tappe con Nibali e Lopez, è andata male ma non malissimo, sarà una bella esperienza…
Ripiegare sulla Vuelta non è stato così male. Visto anche il tanto lavoro fatto per arrivare pronto al Tour abbiamo deciso, insieme alla squadra, di non buttarlo via.
Le sensazioni in corsa come sono?
Buone, i miei compagni in Polonia mi hanno dato supporto (ne aveva parlato anche Scaroni giorni prima, ndr). Peccato per l’arrivo esplosivo, quello della quarta tappa vinta da Ackermann, perché lì è mancata un po’ di potenza. E’ normale essendo alla prima corsa importante dopo un po’ di tempo.
Ti proietti già in là nel tempo, pensando anche alla prossima stagione?
Sicuramente. Ci sono stati tanti errori, o meglio tanti momenti, che non ho potuto controllare. In questa stagione non ho disputato le corse che avevo cerchiato nel calendario. Soprattutto le classiche delle Ardenne, l’anno scorso dopo la caduta non ero riuscito a farle ed è già il secondo anno che le salto per problemi fisici. E mi dispiace proprio.
Quanto ti ha condizionato aver avuto così tante interruzioni nell’arco della stagione?
Beh, sicuramente non mi ha aiutato – Battistella risponde con un sorriso amaro – andare in bici, allenarsi, correre e poi di punto in bianco stare fermo per un mese non è facile. Soprattutto dal punto di vista mentale, perché sai che quando ci sono di mezzo dei problemi fisici il tempo di recupero è lungo. Sono stato fortunato a rimanere sempre “duro” di testa. Sono stato bravo a rimanere concentrato, sempre.