Bagioli, primi pensieri da capitano. E intanto prova i pedali nuovi

25.12.2023
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CALPE (Spagna) – Forse Andrea Bagioli, tra i tanti intervistati nei giorni spagnoli, è stato colui che aveva il sorriso più smagliante. T-Shirt bianca, pancia scavata e idee chiare. Il giorno prima del nostro appuntamento lo avevamo incontrato, per caso, sulle strade nell’entroterra.

Era al fianco di Juan Pedro Lopez. All’inizio non ci aveva riconosciuto, vista l’auto presa a noleggio con la targa spagnola. Mentre “Juanpe” si era sbracciato. «Mi sono accorto solo dopo che eravate voi. Pensavo che fosse uno dei tanti tifosi di Lopez. Lui qui conosce tutti», ci ha detto il valtellinese appena approdato alla Lidl-Trek.

Andrea Bagioli (classe 1999) parla con il suo nuovo addetto stampa alla Lidl-Trek, Paolo Barbieri
Andrea Bagioli (classe 1999) parla con il suo nuovo addetto stampa alla Lidl-Trek, Paolo Barbieri
Insomma, Andrea, siamo qui per avere i giusti spazi? Siamo partiti a gamba tesa!

In teoria sì, ma penso che anche in pratica sarà così. Il primo impatto è stato subito molto buono. E mi riferisco non solo al camp in Spagna, ma anche al ritiro a che abbiamo fatto a Chicago ad ottobre. Ho capito qual è la direzione del team e che ruolo avrò. Mi sento dunque di poter dire che avrò più spazio.

Bene così, no?

Ma attenzione, anche in Lidl-Trek ci sono campioni importanti, però magari non c’è il Remco Evenepoel di turno. La squadra ha detto che crede tanto in me. Ho avuto anche l’opportunità di scegliere il calendario gare e questo è un gran punto di partenza.

Quali sono le gare che hai scelto?

Quelle più adatte a me. Insieme abbiamo deciso quelle gare in cui posso puntare: mi ha fatto molto piacere. Questo mi dà ancora più stimoli.

Ci eravamo lasciati così, con Andrea fra due giganti quali Pogacar e Roglic al Lombardia
Ci eravamo lasciati così, con Andrea fra due giganti quali Pogacar e Roglic al Lombardia
Ci possiamo aspettare dunque un Bagioli all’attacco?

L’obiettivo è quello. L’ultima settimana di questa stagione mi ha dato molta fiducia. Alla fine quando fai secondo in una monumento come il Lombardia le aspettative si alzano parecchio. Spero che quello sia solo un punto di partenza.

Hai parlato di fiducia. Quanto è importante, dopo tanto tempo che lavori per gli altri, quando sai di avere solo quella cartuccia, sapere di avere spazio o addirittura essere capitano come impostazione di partenza?

Non è così scontato. Il finale di stagione è stata una sorta di riscoperta. «Cavolo, allora funziono ancora», il senso è stato quello. E, come detto, non è così scontato al giorno d’oggi essere davanti. Soprattutto nelle gare importanti è veramente difficile. Poi è anche vero che se sei abituato a fare troppo il gregario, magari perdi un po’ di quell’istinto e quello stimolo del vincente.

E lo hai riscoperto al Lombardia?

In verità penso di averlo riscoperto in Slovacchia, questa estate. Anche se era una gara minore, lì ho vinto una tappa e correvo come capitano. Ho riscoperto quelle doti da vincente.

Ritrovate anche al Gran Piemonte, quelle che insomma avevi in Colpack tra gli under 23?

Eh, perché no? Dalla Slovacchia in poi ho fatto il Lussemburgo e le ultime gare italiane. Al Lombardia, in teoria, il capitano era Remco. Poi però dopo la caduta lui non si sentiva al top e mi ha detto di fare la mia gara.

Bagioli può e deve ritrovare lo spirito battagliero, come quando era un giovane rampante della Colpack
Bagioli può e deve ritrovare lo spirito battagliero, come quando era un giovane rampante della Colpack
A quel punto è cambiato qualcosa dentro di te?

Non troppo, perché Remco me l’ha detto proprio all’ultimo, a ridosso del Passo Ganda. Lì mi fa: «Non mi aspettare». Quindi è stato tutto così veloce che non ho neanche avuto il tempo per innervosirmi o pensare alla corsa. E’ iniziata la salita e ho solo seguito i migliori. Magari se me lo avesse detto ad inizio gara sarei andato un po’ nel panico.

Il prossimo anno però sarà diverso: queste responsabilità ce le avrai sin dalla partenza.

Più responsabilità, ma anche più motivazioni. Sapere di essere capitano e che la squadra conta su di te sicuramente mi metterà più pressione, però credo anche che sarà la pressione buona.

Hai parlato di calendario, puoi illustrarcelo?

Inizierò abbastanza tardi, in Portogallo. Prima Figueras e un paio di giorni dopo l’Algarve. Ci sono ancora due mesi. Dopodiché ecco l’Italia: Strade Bianche, Tirreno, Sanremo e poi Baschi, Ardenne e Giro d’Italia. Il mio primo Giro dopo quattro anni da pro’. Era ora!

Al Giro però avrete un leader per la generale, Ciccone, e uno per le volate, Milan: lo spazio te lo dovrai un po’ ricavare?

In 21 giorni dovrò lavorare per forza, ma ci saranno anche alcune frazioni per me. Ma magari questo renderà le cose un po’ più semplici, dividendo bene i compiti.

È cambiato qualcosa invece sul fronte della preparazione?

Fino all’anno scorso ero con Vasilis Anastopoulos, adesso sono seguito da uno dei coach della Lild-Trek. Di conseguenza è normale che qualcosa sia cambiato, perché ognuno ha il proprio metodo di allenamento. Posso dire che in questo primo mese mi trovo benone. Sono aumentate forse le ore rispetto agli scorsi anni. Per ora ho fatto davvero pochi lavori. Ho pedalato ad intensità basse. Stiamo costruendo la famosa base.

Dopo aver ricaricato le pile in Tanzania con la sua compagna, Bagioli è pronto per la quinta stagione da pro’ (foto Instagram)
Dopo aver ricaricato le pile in Tanzania con la sua compagna, Bagioli è pronto per la quinta stagione da pro’ (foto Instagram)
Con quale bici ti vedremo correre? Trek vi mette a disposizione due belle belve…

L‘Emonda. E penso che sarà la bici che userò di più: è comunque veloce ma anche leggera. Poi magari in tappe piatte o alla Sanremo userò la Madone: mi dicono sia velocissima.

E le ruote, hai provato qualcosa?

Tra il ritiro di dicembre e quello di gennaio proverò tutti i setup possibili. Ruote alte o altissime con entrambi i telai e poi deciderò. 

Andrea, passi da Specialized a Trek: sei riuscito a riportare le misure alla perfezione o ne hai approfittato per fare qualche piccolo cambiamento?

Ho rivisto le tacchette. Passando dai pedali Shimano a quelli Time un piccolo adattamento c’è stato. Ed è stato stato un po’ difficile perché sono due pedali totalmente diversi. Ci ho messo un po’ ad abituarmi. Per il resto le misure sono più o meno uguali. La sella l’ho portata leggermente più indietro, ma parlo di 2-3 millimetri, giusto per riprendere gli angoli in seguito ai nuovi pedali. Ho provato ad utilizzare le tacchete fisse nelle prime uscite, ma dopo due o tre settimane ho capito che non erano per me. Non mi trovavo bene e ho optato per le mobili, che con questi pedali oscillano di 5°.