Non deve essere facile veder arrivare il futuro e non avere le gambe per prenderne il ritmo. A suo modo era accaduto lo stesso quando Alaphilippe iniziò a farsi largo accanto a Philippe Gilbert e poi gli prese la ribalta. Andò a finire che, nonostante la loro amicizia, il grande belga fu costretto o preferì cambiare squadra: vinse la Roubaix del 2019 e passò alla Lotto-Soudal. Qualcuno pensa che il cammino di Julian nello squadrone belga abbia preso la stessa direzione.
Alaphilippe e il Poggio
Il futuro infatti è nelle gambe e nell’ambizione di Remco Evenepoel, mentre il francese rincorre il miglior se stesso. Pur sapendo che l’ultimo anno è andato in malora per la caduta della Liegi, Alaphilippe non nasconde che avrebbe preferito un altro inizio di 2023. La Sanremo era il primo obiettivo cerchiato di rosso. Lefevere si aspettava un segnale. E quello che più disturba il francese è non essere riuscito neppure a provarci.
«Mi è mancato soprattutto un buon piazzamento ai piedi del Poggio – ha spiegato dopo la corsa il leader della Soudal-Quick Step – è una certezza, perché le gambe sono state buone per tutta la giornata. Anche nel finale le sensazioni erano perfette. Quando Pogacar, Van der Poel e Van Aert hanno accelerato al Poggio, non ero dove avrei dovuto. Ci siamo un po’ persi con i miei compagni negli ultimi metri prima dell’inizio salita. Sulla Cipressa avevamo avuto qualche difficoltà per gli stessi motivi. Alla Sanremo hai speranze solo se sul Poggio hai la posizione giusta».
Pensi che altrimenti avresti potuto seguire i migliori?
Le gambe erano buone. Ai piedi del Poggio, il Bahrain e poi la UAE hanno fatto un grande ritmo e la mia reazione è stata tardiva. Ho avuto giusto il tempo di risalire e loro erano già partiti. Niente da dire su Van der Poel: ha vinto meritatamente. Nel mio caso, non parlerei di delusione, bensì di frustrazione per non aver dato il massimo. Potevo fare meglio di così, perché ero certo che non sarebbe finita con uno sprint di gruppo. Ora devo andare avanti.
Quest’anno hai deciso di tornare al Fiandre, come mai?
La Sanremo ha segnato l’inizio del periodo importante delle classiche ed è stato comunque bello avere buone sensazioni, anche se il risultato non è stato all’altezza. Ora mi concentrerò sulle prossime gare in Belgio, a partire da Harelbeke. So per esperienza che tutto accadrà molto velocemente. Finora ho vinto una sola corsa a inizio stagione, bella ma piccola. L’obiettivo è vincere una grande gara e il Fiandre mi si addice. Sarà difficile, ma nelle prossime settimane correrò tanto, soltanto corse in linea e intendo dare il massimo.
Sull’arrivo di Tortoreto alla Tirreno ti ha battuto solo Roglic.
Volevo vincere, ma soprattutto volevo correre come piace fare a me. Volevo vedere se sono ancora in grado di fare questo tipo di sforzo e giocarmi la vittoria. Ho avuto la conferma che è così e questo mi ha fatto bene, soprattutto per la testa.
E’ difficile riprendersi il proprio posto?
L’anno scorso non ho mai corso al mio massimo livello e sento che mi manca un po’ quella sensazione, per tornare a dare il massimo nelle gare più difficili. E’ come se fossi in ritardo di un anno. La settimana della Tirreno è stata una delle prime volte in cui ho avuto la sensazione di aver ritrovato quel livello. La tappa di Osimo è stata durissima, da tanto tempo non andavo così a fondo nella fatica. Ma non mi sono arreso e nel finale non ero con i migliori (è arrivato 14° a 22″ da Roglic, ndr).
Cosa farai di qui ad Harelbeke?
Quello che ho fatto fra la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo. Recupero, allenamenti leggeri e un po’ di tempo in famiglia.