Proprio oggi riparte la stagione della Deceuninck-Quick Step e di Remco Evenepoel. Il giovane asso belga lo avevamo lasciato in quella curva verso sinistra al Giro di Lombardia, quando volò giù da un ponte. La sua stagione fin lì era stata costellata solo di vittorie: San Juan, Algarve, Polonia (foto in apertura), Burgos.
Remco riportò la frattura del bacino e fu costretto a chiudere quel giorno la sua seconda stagione da professionista. Ieri è arrivato in quel di Calpe. Maniche corte (si notava già il segno dell’abbronzatura), cuffie al collo, capellino, zaino in spalla e due bottigliette d’acqua tra le mani. Più che un corridore sembrava un adolescente che sta per entrare in classe!
Quanti esercizi a secco
Da quella caduta al Lombardia, l’annus horribilis della Deceuninck continuava, dopo Jakobsen e Cattaneo anche Remco incappava in un grande infortunio (e non sarebbe finita lì, mancava Alaphilippe). E soprattutto la corazzata di Bramati perdeva il suo faro del Giro.
Lo stop però non ha scalfito troppo le certezze del belga. Dopo il riposo forzato durato una ventina di giorni, Remco ha ripreso a lavorare. E lo ha fatto con una determinazione tale che lo stesso Bramati durante il Giro ci diceva tra le ammiraglie in quel di Catania: «Questo è proprio forte, anche di testa. Sta lavorando come un matto».
In effetti sembrava proprio che facesse gli esercizi di riabilitazione con una facilità disarmante. Merito dell’incoscienza dei 20 anni? Forse, ma il risultato non cambia. Evenepoel camminava dopo pochi giorni e dopo tre settimane era già nel pieno del lavoro. Ha eseguito (ed esegue tutt’ora) tantissimi lavori di “core”: stabilità, equilibrio, isometria… L’imperativo era far chiudere la frattura e rinforzare le fasce (muscolari e tendinee) che lo circondano. Soprattutto la parte alta della gamba destra, quella che ha subito il maggior danno.
Ripartire dal caldo
«Sono venuto poi in Spagna a Calpe – ha detto Remco alcuni giorni fa all’Het Nieuwsblad – perché qui è più caldo e questo mi aiuta. Posso allenarmi bene. Queste salite, queste strade e soprattutto la bici sono il mio habitat naturale e da quando sono qui il recupero va meglio del previsto».
E così lo abbiamo visto pedalare. Dapprima da solo, poi in compagnia di amici e da oggi del team. Le prime impressioni parlano di un Remco in piena efficienza. In Belgio le prime sgambate e dopo una settimana in Spagna già ben oltre 700 chilometri, pedalando per quasi 4 ore al giorno. La macchina da guerra si è riaccesa.
Il Remco-pensiero è già rivolto al 2021. L’obiettivo principale sembra essere la crono olimpica: «Io volevo ripartire subito. Speravo di farlo già dall’Australia, ma il Down Under è saltato. Magari lo farò alla Valenciana, ma quel che più vorrei è debuttare in un grande Giro».
E’ già Evenepoel-Ganna
E la crono di Tokyo 2021? Per tutti, tecnici e corridori, sembra già esserci un testa a testa tra Ganna e lo stesso Remco, ma occhio anche al connazionale Van Aert.
«Dicono sia una cronometro molto dura – ha dichiarato Evenepoel – in realtà chi ha visto il percorso dice che è un po’ più filante di quel che sembra su carta. Una cosa è certa, più c’è salita e meglio è per me che sono più leggero».
In Argentina, alla Vuelta San Juan, abbiamo visto dal vivo sia Ganna che Evenepoel a cronometro. La prima parte di questa gara contro il tempo era abbastanza piatta, gli ultimi 5 chilometri invece tendevano a salire. Ebbene il folletto belga le aveva suonate a Pippo anche nel tratto in piana. Vero, differenze non grandi fino a lì, però di fatto il duello lo aveva vinto lui. E lo stesso era accaduto due giorni dopo nella frazione in salita. Ganna in primis lo aveva attaccato nel vento, ma quando la strada aveva iniziato a salire Evenepoel gliele aveva rese con gli interessi. Insomma è un duello che infiamma non poco. Ganna è cresciuto molto nel frattempo, la crono di Valdobbiadene e la tappa di Camigliatello ne sono la prova, e su Remco pendono dei punti interrogativi.
Meno chili, ma stessi watt?
Dalla Spagna arrivano notizie più che confortanti. Evenepoel come ha detto anche il Brama è un mastino. Durante il suo stop è persino dimagrito, scendendo sotto la soglia dei 60 chili pur non perdendo troppa massa muscolare. Remco stesso ammette di non sapere che limiti e che wattaggi potrà toccare adesso. Quando è stato fermo è stato un sergente di ferro con la testa. Forse troppo? Si parla di un’attenzione maniacale sul fronte dell’alimentazione, tanto che Remco stesso ha assicurato sempre all’Het Nieuwsblad che non fosse diventato anoressico, ma che semplicemente aveva capito l’importanza dell’alimentazione e del peso nel ciclismo moderno.
Eravamo curiosi di vederlo prima, figuriamoci adesso…