EDITORIALE / Il ciclismo torni luogo del rispetto

17.10.2022
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Due anni sono lunghi 6.365 articoli. Oggi bici.PRO spegne la seconda candelina e lo fa alla fine di una stagione di ciclismo impreziosita dai ragazzi della pista e le loro medaglie. Il team azzurro capitanato da Marco Villa, che ha raccolto attorno a sé una serie di ottime professionalità, ha cambiato decisamente passo, al punto che il tecnico azzurro ha storto leggermente il naso per il secondo posto del quartetto, che in 14 mesi ha portato a casa l’oro olimpico, un oro e un argento mondiale. Siamo tornati a casa da Parigi con 4 ori e 3 argenti.

L’insoddisfazione dei numeri uno è parte della loro forza, la benzina che li spinge ad andare avanti. Ma proprio mentre abbiamo ammirato l’insaziabilità dei nostri campioni, abbiamo nuovamente toccato con mano la deriva di certi tifosi, pronti a osannare e poco dopo a massacrare sui social i campioni che li hanno probabilmente delusi. La stessa esperienza che, con l’aggiunta delle connotazioni razziste e uscendo dall’ambito del ciclismo, ha vissuto Paola Egonu: divinità del volley femminile finché ci ha trascinato alla vittoria, bersaglio di osservazioni becere quando l’altra sera non c’è riuscita.

Villa ha saputo raccogliere attorno a sé un grande pool di tecnici che hanno rilanciato con lui il ciclismo su pista
Villa ha saputo raccogliere attorno a sé un grande pool di tecnici che hanno rilanciato con lui il ciclismo su pista

Ganna su e giù

I social hanno aperto il recinto e la mandria s’è messa a correre. Si può fingere di non aver letto, si può anche non leggere. Il guaio è che c’è sempre qualcuno che riferisce e lo fa spesso senza leggere, limitandosi al titolo social dell’articolo. In questo modo il commento del fanatico di turno, che a sua volta non ha letto nulla ma ha una gran voglia di affermare il suo ego, assume la stessa valenza dell’articolo ragionato e il sistema va in tilt.

Subito dopo il record dell’Ora, Ganna si è puntato le dita al petto e nelle dichiarazioni a caldo e poi sui social ha parlato chiaramente del gusto di tappare la bocca a chi lo aveva dato per finito e voleva che chiudesse anzitempo la stagione.

Il record chiaramente lo ha riportato ai vertici della popolarità, l’argento nel quartetto invece ha rimescolato le carte. Qualcuno lo ha dato nuovamente per finito. Sono state criticate le scelte tecniche. E si è buttato nel mezzo il fatto, assolutamente fuori luogo, che durante la stagione non abbia vinto delle classiche. Badate bene: critiche distruttive dopo il secondo posto nel campionato del mondo. Se l’argento viene vissuto come un fallimento, forse c’è qualcosa che non va alla base.

L’atleta che si mette in gioco, pur forte fisicamente, vive fragili equilibri che richiedono grande rispetto
L’atleta che si mette in gioco, pur forte fisicamente, vive fragili equilibri che richiedono grande rispetto

La dignità degli sconfitti

Giorni fa, Andrea Agnelli si è scusato per la sconfitta della Juventus a Tel Aviv. Forse sfugge che la sconfitta fa parte del gioco e serve uno che perde affinché l’altro possa vincere. E’ di solito una ruota che gira, ma siccome si valutano gli atleti sulla base dei loro stipendi, se guadagni tanto, non ti è concesso di essere umano e perdere. Pertanto, allo stesso modo in cui schiere di esperti ci spiegano ogni giorno che i disordini nelle curve degli stadi derivano anche da difficoltà sociali che trovano a questo modo la valvola di sfogo, allora forse c’è da pensare che i social siano le curve del ciclismo.

Perciò, ottenuto il record dei record a Grenchen, Ganna è tornato sul patibolo per l’argento del quartetto e appena il giorno dopo è ridiventato gigante con l’inseguimento individuale e il relativo record del mondo.

Il mondiale delle azzurre nel quartetto è il chiaro segno che il processo va avanti
Il mondiale delle azzurre nel quartetto è il chiaro segno che il processo va avanti

Il pubblico del ciclismo

Il pubblico del ciclismo è un’altra cosa. Ci sono stati tifosi che hanno voluto più bene a Gianni Bugno per le sue sconfitte che per le sue vittorie. C’è gente che ancora oggi porta sulle salite striscioni inneggianti a Pantani. Non si era mai vista una tale mole di odio, che probabilmente deriva dall’approccio che altri media hanno col ciclismo.

Se scrivi i tuoi articoli con lo stesso passo dello scandalismo miope del calcio, se distorci le dichiarazioni degli atleti e le pieghi alla tua voglia di fare baccano, ci sta che il pubblico ti segua su quel terreno che parla alla pancia e non al cuore o al cervello. I clic contano, però mai quanto la possibilità di guardare negli occhi la gente il giorno dopo.

Il pubblico del ciclismo rispetta gli atleti, quello delle tastiere spesso sulle strade non ci va nemmeno
Il pubblico del ciclismo rispetta gli atleti, quello delle tastiere spesso sulle strade non ci va nemmeno

La nostra storia

Ebbene, 6.365 articoli dopo, noi di bici.PRO rivendichiamo con orgoglio la consapevolezza di non averlo mai fatto. Siamo partiti per parlare di ciclismo e approfondirlo per quello che eravamo, siamo e saremo capaci di fare. Un piccolo nucleo di gente che ci ha creduto, come pochi e sognatori erano i ragazzi attorno a Villa e Viviani all’inizio della loro avventura in pista. Siamo cresciuti. Sono arrivate forze nuove e ottime competenze. E per tutti la regola è quella del rispetto. Noi siamo dalla parte dei corridori. Però li invitiamo a leggere. Meglio discutere per un’idea, che per qualcosa riferito da altri con troppa fretta. Solo così le vere differenze verranno a galla. E tanti auguri a noi.