Il commissariamento di una Lega è un passaggio traumatico, reso necessario da una situazione di ingovernabilità. Una sorta di trattamento radicale e rapido in seguito al quale si possa tornare a definire obiettivi e strategie.
Quando il 4 novembre 2022 il Consiglio federale della FCI ha deciso di commissariare la Lega del Ciclismo Professionistico, pare avesse valutato anche la possibilità di scioglierla. Poi il tempo ha portato altre indicazioni e adesso fra le ipotesi ci sarebbe anche la possibilità di includervi le continental, gli juniores e le donne. Probabilmente modificando l’articolo 1 dello Statuto che, sin dalla sua nascita, ammette nella Lega soltanto gli atleti il cui rapporto di lavoro è professionistico, come previsto dalla Legge 91 del 23 marzo 1981.
Fronte comune
La Lega ha per obiettivo la tutela dei diritti dei suoi associati, che mai come oggi devono affrontare situazioni economiche molto difficili. Sarebbe auspicabile che facessero per questo fronte comune, invece la situazione appare spaccata e si fatica a comprendere se l’attuale gestione commissariale, che compirà un anno il 10 novembre (il commissariamento lo ha già compiuto il 4), sia improntata o meno a una scelta democratica.
Il ciclismo professionistico italiano è in crisi, con poche squadre e corse schiacciate dallo strapotere di RCS Sport. Il 26 ottobre, la Corte di appello federale ha invalidato l’elezione di Mauro Vegni a presidente della Lega, dopo che Moreno Argentin (cui già nella prima assemblea elettiva era stata contestata la situazione debitoria) e altri organizzatori avevano presentato ricorso ravvedendo un conflitto di interessi.
Non si può dire che l’elezione del patron del Giro rientrasse in un disegno più ampio, ma certo avrebbe posto il ciclismo di fronte a un bivio. Da un lato ci sarebbe stato l’appiattimento sulle istanze del Giro d’Italia (riteniamo di no, per la stima verso Vegni), dall’altro avrebbe visto il soggetto più forte alla guida del gruppo.
In ogni caso, vista la difficoltà nel trovare una soluzione, la FCI fa ricorso al commissariamento, con un doppio incarico. L’avvocato Tognon dovrà riscrivere lo Statuto, rispetto a quello in vigore. L’avvocato Di Cintio si occuperà della contrattazione per i diritti televisivi. Il primo è uomo delle Istituzioni e viene da 12 anni alla guida della Procura federale d’appello. Il secondo e il suo collaboratore Marcel Vulpis arrivano dal mondo del calcio.
Via Tognon
Al momento di illustrare il lavoro sullo Statuto, succede però qualcosa. Per metà marzo 2023 infatti, viene indetta una riunione per parlarne, ma poco prima la collaborazione con l’avvocato Tognon si interrompe. Il suo lavoro è durato quattro mesi, la bozza di Statuto è stata consegnata alla Federciclismo e alla Lega, ma pare che nessuno fra gli associati della Lega l’abbia ancora vista. Al posto di Tognon, che dunque non illustrerà il suo lavoro, viene nominato un sub commissario: avvocato Mauro Sferrazza. Arriva dall’Avvocatura generale dell’Inps ed ha avuto a sua volta degli incarichi nel mondo del calcio.
Niente di anomalo, formalmente. Se l’incarico era quello di riscrivere lo Statuto ed è stato portato a termine, si può benissimo chiudere la collaborazione con Tognon e tenere aperta quella altrettanto complessa legata ai diritti televisivi, che è ancora sul tavolo.
I diritti televisivi
Agli organizzatori viene chiesto di dare fiducia all’ufficio del Commissario, che procederà alla trattativa per loro conto. Inizialmente aderiscono tutti. Poi con l’avvicinarsi delle gare e vista l’assenza di risultati, a fine febbraio gli organizzatori si riuniscono in una videochiamata in cui chiedono ad Argentin e Pozzato di andare a parlare con il Commissario per ricevere informazioni. A causa di due spostamenti di data, tuttavia, alla riunione si presenterà soltanto Argentin, che non riceverà risposte, perché privo delle deleghe da parte degli altri.
A questo punto il veneziano cade nell’errore di perdere lucidità e, come conseguenza di quell’incontro e per le parole pronunciate, si espone probabilmente al rischio di essere deferito alla Corte federale. Mentre all’indomani dell’incontro e probabilmente a causa di quanto accaduto, si stabilisce che ciascun organizzatore potrà ricevere informazioni unicamente sulla propria corsa e non sulle altre.
Corse scoperte
A quanto si sa, le corse che a fine 2022 non hanno copertura per la produzione televisiva sarebbero Laigueglia, Per Sempre Alfredo, Coppi e Bartali, Larciano, Giro dell’Appennino, Giro della Toscana-Memorial Alfredo Martini, Coppa Sabatini, Memorial Pantani, Adriatica Ionica Race, Giro dell’Emilia Internazionale Donne, Giro dell’Emilia Uomini (che in realtà ha un’opzione con la RAI), Coppa Bernocchi, Giro del Veneto, Veneto Classic.
A febbraio, l’assegnazione del Giro Donne a RCS Sport priva il sopracitato pacchetto del fiore all’occhiello. La trattativa con la Rai si ferma a marzo quando Alessandra De Stefano, direttore di Rai Sport, dà le dimissioni. Si apre una fase di incertezza, in cui i singoli prendono l’iniziativa. Pozzato ad esempio decide per il secondo anno consecutivo di mettere mano al portafogli e pagare per le sue corse.
Il caso Argentin
Argentin è una spina nel fianco. Chiede incontri e copie di delibere, ottenendo più che altro rifiuti. Lui insiste, ma ha il difetto di non essere inattaccabile. Ha pendenze economiche verso vari fornitori e non tutti i passaggi nella sua organizzazione appaiono immuni da difetti. Pertanto, quando si decide che è la misura è colma, basta applicare i regolamenti e la sua corsa, come già raccontato più volte, viene cancellata. Moreno cede al suo temperamento e perde le staffe, sacrificando probabilmente anche uno spicchio di credibilità. Forse per questo quando convoca la conferenza stampa di Roma, in cui spiega le sue posizioni, è evidente che all’appello manchino le grandi testate, capaci di suscitare grande clamore.
Figli e figliastri? Di situazioni complicate ce ne sarebbero anche altre. Ci sarebbero squadre (anche WorldTour) che avanzano migliaia di euro per rimborsi mai percepiti. Alcuni organizzatori li avrebbero affidati a società di intermediazione e pare che non siano mai stati versati. Si potrebbe intendere che quegli organizzatori siano inadempienti, eppure non se ne parla. Forse perché nel frattempo i soldi sono arrivati?
Il senso della Lega
La Lega, così com’è, ha ancora senso? Ci sono tante riflessioni da fare, almeno finché c’è un protagonista come RCS, che si ritrova nello stesso… recinto di realtà ben più piccole. Ripartire dopo l’annullamento dell’elezione di Mauro Vegni poteva essere il momento della svolta, invece la sensazione è che abbia peggiorato i rapporti.
Il Commissario della Lega è autonomo oppure la Federazione dà la rotta? Nel 2024 si chiude il primo quadriennio dell’attuale gestione e dopo le Olimpiadi si andrà a nuove elezioni. Per cui c’è da immaginare che presto o tardi il Consiglio federale prenderà in mano la situazione e che prima o poi lo Statuto della Lega sarà tirato fuori dal cassetto e votato, per come l’ha scritto Tognon o alla luce di qualche modifica.
Il commissariamento sta dando i frutti sperati? E’ di poche settimane fa la notizia che la Lega ha firmato un contratto con Warner Bros per “la distribuzione internazionale, a livello mondiale, delle gare professionistiche italiane su strada”. Non si parla però di produzione: a chi competerà?
Il 2023 è alle spalle, magari per l’inizio del 2024 ci saranno progetti e proposte ben definiti. Certe attenzioni, come quelle sui bilanci sono necessarie. Le vicende di cui si parla probabilmente risulteranno noiose, parlarne serve per offrirvi un quadro quanto più possibile completo. L’incontro necessario con il Commissario di Cintio permetterà finalmente a tutti di esporre la propria versione.