Davide Plebani è uno degli uomini storici del clan di Marco Villa. E da qualche tempo è anche il compagno di Elisa Balsamo. Con lui abbiamo fatto una simpatica chiacchierata che spazia appunto dalla pista… alla cucina! E arriva fino a Tokyo, se non a Parigi 2024.
La casa dei campioni
Da qualche mese i due campioni convivono. La vita da atleti è bella, ma può anche non essere sempre facile, tanto più se lo sport è lo stesso e la si condivide in tutto e per tutto. C’è il rischio che si parli sempre di quello e che tutto diventi monotematico in qualche modo.
«Sono fortunatissimo – dice Plebani – a casa di ciclismo ne parliamo veramente poco. Emergono solo a volte dei temi tecnici, se magari in quella cosa si può migliorare. Ma non siamo i tipi che accendono la tv e si mettono a guardare il ciclismo. Variare è importante. E’ come se fai il commesso in un centro commerciale e in quel sabato libero… vai al centro commerciale».
In generale però Plebani dice che la vita in casa è per loro più facile. Le esigenze sono le stesse e la comprensione non manca.
«Un vantaggio è che riusciamo a sintonizzarci bene su molte cose, a partire da alimentazione e allenamenti. E i sacrifici si smezzano. Il cioccolatino lo dividiamo a metà! Ognuno è uno stimolo per l’altro e i problemi si affrontano in due. Lo svantaggio è che magari sei fuori per 200 giorni l’anno e quando torni parte lei. Almeno abbiamo la fortuna che per alcuni eventi partiamo insieme e questo è buono anche per supportarci, per l’agitazione della gara».
Davide ed Elisa escono spesso insieme, quasi sempre a dire il vero, ma non si lasciano influenzare. Ognuno fa il suo lavoro. Il riscaldamento lo fanno insieme ma poi si rincontrano lungo la strada. Ad entrambi inoltre piace allenarsi da soli.
E in cucina? «Lì sono più bravo io! Ma perché ce l’ho dentro, la famiglia che aveva un ristorante. Quando mi ci metto le cose vengono bene. Però devo dire che Elisa ha una capacità di apprendimento superiore alla media. Mi osserva cucinare e poi capita che magari rientro e mi fa: ti ho preparato questo piatto. Adesso abbiamo preso anche la macchina per fare la pasta fresca».
Idea velocità
Qualche tempo fa Ivan Quaranta ci disse che uno come Plebani, molto forte e veloce, ma che a suo dire avrebbe la strada sbarrata nel quartetto, dovrebbe puntare alle specialità veloci. Se non subito almeno in vista di Parigi 2024. Cosa ne pensa Davide?
«A dire il vero non ci ho mai pensato. Sinceramente non mi reputo così veloce dal passare a quelle discipline. Magari nel tempo scoprirò di avere questa qualità. Se proprio dovessi dire una specialità veloce? Bah, forse il Keirin, mi piace e soprattutto perché ci sono tanti giri da fare. Insomma non è una velocità esagerata. Il mio best è sui 20″-30” e non sui dieci. Sarebbe troppa esplosività.
«Con Villa non ho mai parlato di questa cosa. Magari ci si può lavorare in futuro. Ho la fortuna di essere nelle Fiamme Oro e se dovessi prendere questa strada sarei supportato».
Il quartetto in testa
Ma per adesso l’obiettivo di Plebani si chiama inseguimento a squadre, quel quartetto che è già leggenda per noi italiani. Tuttavia, come i suoi colleghi Scartezzini, Lamon, Bertazzo… Plebani è a rischio in vista di Tokyo.
«Ne sono consapevole. A Tokyo ne andranno sei (e due dovranno fare anche le altre specialità: Omnium e Madison, ndr) e forse solo uno o due hanno la certezza di esserci. Ma i miei compagni non saranno mai avversari. Anche perché semmai dovessi andare io all’improvviso tornerebbero ad essere compagni? No…
«Io sono un buono e non girerei mai le spalle ai miei compagni. Magari questo è un punto a mio sfavore, ma ripeto: non saremo mai avversari. Semmai ci sono più stimoli. Non so, c’è quello che fa una partenza più forte e allora anche tu vuoi fare meglio. Per me adesso comunque l’importante è ritrovarmi. Ho avuto la mononucleosi e anche una ricaduta ad ottobre. Sento che ogni giorno sto meglio e questo è l’importante».
Plebani è un terzo uomo, colui che già in tabella di marcia deve mantenere la velocità e possibilmente fare un giro un più.
«Sono un buon terzo – conclude Plebani – un ruolo che sembra facile, ma che non lo è. E’ vero che sei già lanciato e sei in “tabella”, però nel secondo cambio devi cercare di tirare un giro in più. E se è così Ganna, o comunque il quarto, si “riposa” di più. Quando tira Pippo si sente. Se sei a ruota va bene, se sei in coda meno… In galleria del vento abbiamo visto che lui essendo grande impatta di più con l’aria e protegge il resto del quartetto. E infatti più sta là davanti e meglio è!».